Giorgio Griffa 3.0

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  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

In merito al rapporto Griffa-Arte Povera mi ritrovo con le valutazioni di @artpop anche perché l'autore stesso ne spiega chiaramente le ragioni e se vogliamo la genesi. Riporto lo stralcio di una sua intervista che riporta e seguenti parole chiave... "necessità di fissare un fenomeno"... '"e in tutto questo la pittura non c'entrava nulla".
Gli "opportunismi commerciali" e gli accostamenti arditi lasciamoli a galleristi e critici avventurosi, io sposo la linea "purista" e il dichiarato degli artisti.

Ad un certo punto c’è una mostra in Germania [ProspectRetrospect Europa 1946-1976, che si tiene nel 1976 alla Städtische Kunsthalle di Düsseldorf, N.d.R.], a cui eravamo stati invitati anche io, Piacentino, Gastini… Vennero a scegliere le opere, ma alla fine in mostra c’erano soltanto gli artisti dell’Arte Povera.

Che spiegazione ti sei dato?
Probabilmente era intervenuto qualcosa che aveva una sua logica. Io non ho alcun rancore per quello che è avvenuto. Era necessario, forse…

Un’esigenza di stringere sull’uniformità delle poetiche?
Esatto, c’era la necessità di fissare un fenomeno. E in tutto questo la pittura non c’entrava nulla. Anche se nella pittura c’erano le premesse per un lavoro parallelo…

D’altronde l’esempio di Mario Merz è lampante!
Quante volte Mario mi ha detto di essere sempre stato un pittore e di non aver mai smesso di dipingere…

Altro contributo interessante.

La pittura non ha mai dimenticato Orfeo: intervista a Giorgio Griffa
Scusate se interrompo il lungo OT, che forse merita una discussione a parte.

È un peccato che l’interessante intervento di Loryred sia passato in secondo piano. Provo a riportarlo al centro dell’attenzione.

Non voglio parlare anche per gli altri coinvolti nello scambio precedente sul rapporto Griffa-Arte Povera, ma non mi sembra che le posizioni siano così distanti. Il tutto era nato dall’uso della parola “antitesi” che artpop ha poi precisato meglio. Mi pare che sia il classico caso in cui le parole scritte sembrano creare distanze, quando magari davanti ad una birra o, trattandosi di Griffa, ad un bel bicchiere di rosso piemontese ci troveremmo in fretta d’accordo.

Comunque, grazie Loryred per il contributo!
 
ne metto tre anche io che il mercato potrebbe riscoprire e rilanciare:
Sanfilippo, Griffa, Apollonio.
 
ieri un amico in visita a Londra mi ha inviato un bel Griffa in esposizione permanente alla Tate, nella sezione "In the studio" in ottima compagnia di venerati Maestri. Tra l'altro è anche un'opera del Griffa più "recente" (1995) rispetto all'altra del 1975 che non è esposta al momento. L'opera è stata acquistata e non è regalata (a differenza di quelle a Parigi), un bel traguardo per l'artista.

In the Studio – Display at Tate Modern | Tate
 

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iniziano a spuntare risultati incoraggianti anche in asta, Griffa è un artista che vende bene anche opere recenti, queste due vendute nei giorni scorsi ad esempio (diritti esclusi):
 

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Ciao a tutti. Ho passato il week-end a Torino e sono riuscito a visitare la mostra al Castello di Miradolo. È una mostra appositamente pensata da Griffa per gli spazi interni ed esterni del castello. Mi sembra che il Maestro abbia scelto un basso profilo, quello che alcuni chiamano “understatement sabaudo”, scegliendo opere antispettacolari molto rispettose del contesto. Molto bella anche la scelta delle musiche che accompagnano la visita nelle sale (Claude Debussy, Chick Corea, Steve Reich, ecc.).

Consiglio di visitare questa mostra in una bella giornata, per poter apprezzare meglio il parco e la splendida vista delle montagne.

Sperando di fare cosa gradita, condivido alcune immagini. Comincio dal parco. Qui Griffa ha installato tre tele su altrettanti alberi; come già accadeva con le mostre all’aperto di Supports/Surfaces, le tele subiranno l’azione degli agenti atmosferici e ne recheranno traccia.

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Un’altra installazione è costituita da una linea tracciata su quindici frammenti di ceramica:

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Grazie mille Stefano. Per chi come me, per vari motivi, non sempre può spostarsi liberamente come vorrebbe, i tuoi post sono davvero preziosi.
 
Comincio dal parco. Qui Griffa ha installato tre tele su altrettanti alberi; come già accadeva con le mostre all’aperto di Supports/Surfaces, le tele subiranno l’azione degli agenti atmosferici e ne recheranno traccia.
Munch stendeva le sue tele in giardino e le lasciava ricoprire dalla neve. E anche Nolde mi pare facesse qualcosa del genere.
 
Munch stendeva le sue tele in giardino e le lasciava ricoprire dalla neve. E anche Nolde mi pare facesse qualcosa del genere.
Esatto, Munch la chiamava "La cura da cavalli"

L’amore che provava per le sue opere era tale da volerle mettere alla prova: è leggenda la “cura da cavalli” che Munch imponeva loro; lasciate all’aperto, anche sotto la neve, le opere che sopravvivevano si “conquistavano” il diritto a vivere. Anche per questo le sue opere possono essere definite immortali. (Cit. Francesca Guffanti)
 
Sono sempre un po’ imbarazzato a ringraziare per i ringraziamenti e i complimenti ricevuti, comunque ringrazio tutti in un solo post (anche ol€g the picker per le belle parole spese in un’altra discussione).

Munch stendeva le sue tele in giardino e le lasciava ricoprire dalla neve. E anche Nolde mi pare facesse qualcosa del genere.

Esatto, Munch la chiamava "La cura da cavalli"

L’amore che provava per le sue opere era tale da volerle mettere alla prova: è leggenda la “cura da cavalli” che Munch imponeva loro; lasciate all’aperto, anche sotto la neve, le opere che sopravvivevano si “conquistavano” il diritto a vivere. Anche per questo le sue opere possono essere definite immortali. (Cit. Francesca Guffanti)
Avete ragione, molti artisti hanno utilizzato gli agenti atmosferici come “coadiuvanti” per realizzare le loro opere. Io mi riferivo ad opere pittoriche esposte all’aperto per l’intera durata di una mostra. Quelli di Supports/Surfaces sono stati tra i primi (non voglio stabilire io la primogenitura) con le loro mostre a Coaraze e poi a Aubais. Credo che l’idea di Griffa sia molto affine, anche se in questo caso stupisce la durata molto lunga dell’esposizione.

Comunque, “mi avete sbloccato un ricordo”, come dicono adesso. Un artista piuttosto in voga che utilizza gli agenti atmosferici per segnare le proprie opere è Sam Falls e, naturalmente, fanno tutti finta di credere che abbia inventato lui questo modo di agire. Qualche anno fa, in una delle prime personali, provai a fare presente al gallerista cose tipo quelle che avete ricordato voi e fu come bestemmiare in chiesa.
 
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