Giorgio Griffa 3.0

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... Per il pittore italiano Giorgio Griffa (1936) il ritmi dell'universo - che include la musica, la poesia e la matematica - è un elemento fondamentale della propria attività artistica.

Ascoltando questo ritmo, Griffa accetta l'ispirazione del momento, la mescolanza dei colori, il movimento del pennello, le pieghe casuali di una tela - avvenimenti minimi che l'artista legge come metafore del suo rapporto con la realtà...


Creed | Griffa | Miyajima | Artribune
 
"Profondamente influenzato dalle dottrine buddiste, il giapponese Tatsuo Miyajima (1957) impiega luci LED colorate e display collegati a contatori numerici a diverse velocità"

influenzato pure da qualche canna:D di troppo
infatti si legge pure :

"nello sforzo di dare un senso al caos che ci circonda"

ecco, sì troppe canne, sì:yes::yes::yes:
 
"Profondamente influenzato dalle dottrine buddiste, il giapponese Tatsuo Miyajima (1957) impiega luci LED colorate e display collegati a contatori numerici a diverse velocità"

influenzato pure da qualche canna:D di troppo
infatti si legge pure :

"nello sforzo di dare un senso al caos che ci circonda"

ecco, sì troppe canne, sì:yes::yes::yes:


Sei OT Moderatore
 
Bene, anche qui, tornando sul pezzo.. anzi sulla tela.. :p visto che di comprare arte si tratta, secondo voi un Canone Aureo (quindi un'opera eseguita intorno al 2010) di circa 160x240cm quanto puo' costare?

La produzione recente di Griffa ha dei picchi notevoli :)
 
Bene, anche qui, tornando sul pezzo.. anzi sulla tela.. :p visto che di comprare arte si tratta, secondo voi un Canone Aureo (quindi un'opera eseguita intorno al 2010) di circa 160x240cm quanto puo' costare?

La produzione recente di Griffa ha dei picchi notevoli :)

Intendi coefficiente di Kaplan?
 
Già capito di che opera parli.
Prova sul 6.
 
Se non avessi riletto due volte il suo nome non ci avrei creduto.
Perché non parla nessuno di questa sua produzione? Peraltro non è per nulla malvagio

IMG_20190203_121310.jpg
 
Ammetto francamente che non avessi letto la firma non avrei saputo attribuire questo lavoro "vagamente pop" a Griffa. Del periodo figurativo si vede/legge davvero poco, mi pare di ricordare un lavoro passato in asta non molto tempo fa per me poco rilevante.

Non so come si ponga l'artista rispetto a questo periodo in cui si può individuare qualche elemento di raccordo con il passaggio successivo, mi pare lui stesso non ami esprimersi in termini di "evoluzione", e con qualche sperimentazione contemporanea e forse un vago riferimento a Matisse?:mmmm: pittore da sempre nelle sue corde.

A proposto dell'ipotetica "cronologia", tema già oggetto di qualche commento qui, mi pare di ricordare che in un'intervista attribuisse il n° 1 all'opera esposta al Museo del '900 quasi a segnare una linea di demarcazione con lavori forse solo "propedeutici"e per certi versi "fuori serie"... Lo chiedo a chi ne sa di più!

Ultima nota, se si considera che nella prima personale del '68 il suo linguaggio è già definito e riconoscibile, la sua ricerca in un arco di tempo tutto sommato limitato ha vissuto una maturazione davvero notevole.
 
Ultima modifica:
Loryred più che a Matisse direi più a Mondino ...nel 68 era ancora in sua ricerca stilistica che avviene a fine 68 ed inizio 69 ..
 
Temo che lavori di questo tipo abbiano ben scarso valore. Al di là di essere "vecchi" non sono per niente "significativi". Griffa stesso, vado a memoria, non ne ha mai fatto cenno o dato loro importanza, e non mi pare che ne sia stato inserito qualcuno in qualche antologica. Hanno quindi il valore di lavori giovanili, non certo di lavori di ricerca, nè possono essere considerati propedeutici ai primi lavori veri del 1968. Personalmente li considero semplicemente esercizi, non voglio dire belli o brutti, ma soltanto esercizi.

P.S. Non è che i quaderni di Griffa delle elementari siano delle "opere" eh?, altrimenti veramente arriviamo al feticismo: basta che ci sia la firma...
 
Chi ha visto il Griffa 'enorme' presentato ieri sera da Vanoni su Orler tv?
 
una gigantografia di un'opera di normali ed umane dimensioni.
:D
 
Temo che lavori di questo tipo abbiano ben scarso valore. Al di là di essere "vecchi" non sono per niente "significativi". Griffa stesso, vado a memoria, non ne ha mai fatto cenno o dato loro importanza, e non mi pare che ne sia stato inserito qualcuno in qualche antologica. Hanno quindi il valore di lavori giovanili, non certo di lavori di ricerca, nè possono essere considerati propedeutici ai primi lavori veri del 1968. Personalmente li considero semplicemente esercizi, non voglio dire belli o brutti, ma soltanto esercizi.

P.S. Non è che i quaderni di Griffa delle elementari siano delle "opere" eh?, altrimenti veramente arriviamo al feticismo: basta che ci sia la firma...

Ma quanto siete "precisi" voi analitici!! :D Scherzi a parte, sulla "cronologia" lui stesso sembra far partire la produzione di cui riconosce la paternità da tempi sicuramente successivi in linea con la vs. datazione. Pur rispettando gli intenti dell'autore mi domando perchè con tanta certezza si escluda possa trattarsi di un lavoro di transizione. Alla fine, al di là del gusto personale che mi indirizzerebbe altrove, è comunque firmato e datato, non un anonimo bozzetto dimenticato.

Ci sono elementi "non tradizionali" ad es. scomposizione/raddoppio della tela grezza, spazio "contenitore" e supporto prevalgono sull'elemento figurativo, le linee spesse che si ritrovano ad es. in alcuni lavori verticali successivi.

Mi è capitato invece di vedere credo riferito ai primi lavori, non so se "monocromi" o ciclo "quasi finito" superfici con ampie campiture ondulate rosa a delimitare uno spazio intermedio lasciato grezzo, così almeno parrebbe dall'img. Pur cercando non ho trovato esempi, qualche commento sarebbe gradito.
 
Ma quanto siete "precisi" voi analitici!! :D Scherzi a parte, sulla "cronologia" lui stesso sembra far partire la produzione di cui riconosce la paternità da tempi sicuramente successivi in linea con la vs. datazione. Pur rispettando gli intenti dell'autore mi domando perchè con tanta certezza si escluda possa trattarsi di un lavoro di transizione. Alla fine, al di là del gusto personale che mi indirizzerebbe altrove, è comunque firmato e datato, non un anonimo bozzetto dimenticato.

Ci sono elementi "non tradizionali" ad es. scomposizione/raddoppio della tela grezza, spazio "contenitore" e supporto prevalgono sull'elemento figurativo, le linee spesse che si ritrovano ad es. in alcuni lavori verticali successivi.

Mi è capitato invece di vedere credo riferito ai primi lavori, non so se "monocromi" o ciclo "quasi finito" superfici con ampie campiture ondulate rosa a delimitare uno spazio intermedio lasciato grezzo, così almeno parrebbe dall'img. Pur cercando non ho trovato esempi, qualche commento sarebbe gradito.

Questi sono due Castellani:

Arte contemporanea I - Enrico Castellani * - Dorotheum

Arte contemporanea - Enrico Castellani * - Dorotheum

La sperimentazione fa parte della vita di un artista. I cicli importanti sono altri e quel lavoro di Griffa lo trovo insignificante.
 
Ma quanto siete "precisi" voi analitici!! :D Scherzi a parte, sulla "cronologia" lui stesso sembra far partire la produzione di cui riconosce la paternità da tempi sicuramente successivi in linea con la vs. datazione. Pur rispettando gli intenti dell'autore mi domando perchè con tanta certezza si escluda possa trattarsi di un lavoro di transizione. Alla fine, al di là del gusto personale che mi indirizzerebbe altrove, è comunque firmato e datato, non un anonimo bozzetto dimenticato.

Ci sono elementi "non tradizionali" ad es. scomposizione/raddoppio della tela grezza, spazio "contenitore" e supporto prevalgono sull'elemento figurativo, le linee spesse che si ritrovano ad es. in alcuni lavori verticali successivi.

Mi è capitato invece di vedere credo riferito ai primi lavori, non so se "monocromi" o ciclo "quasi finito" superfici con ampie campiture ondulate rosa a delimitare uno spazio intermedio lasciato grezzo, così almeno parrebbe dall'img. Pur cercando non ho trovato esempi, qualche commento sarebbe gradito.

Le tue sono solo, lodevoli, supposizioni. La realtà la descrive lo stesso Griffa in una interessantissima intervista riportata da Marco Meneguzzo nel bel libretto "Early works" (Silvana Editoriale). Qui si legge che ha iniziato a dipingere copiando già dall'età di nove/dieci anni, che quando ha visto un quadro di Mondrian ha capito che avrebbe dovuto ricominciare da capo, che fino ad un certo punto si considerava un pittore dilettante, ecc. Se lui si racconta così... se lui stesso dice che prima "non si sentiva pronto", gli crediamo no?
 
Le tue sono solo, lodevoli, supposizioni. La realtà la descrive lo stesso Griffa in una interessantissima intervista riportata da Marco Meneguzzo nel bel libretto "Early works" (Silvana Editoriale). Qui si legge che ha iniziato a dipingere copiando già dall'età di nove/dieci anni, che quando ha visto un quadro di Mondrian ha capito che avrebbe dovuto ricominciare da capo, che fino ad un certo punto si considerava un pittore dilettante, ecc. Se lui si racconta così... se lui stesso dice che prima "non si sentiva pronto", gli crediamo no?

Colgo nelle tue parole un mix di sarcasmo e compatimento nemmeno troppo velati... ma non attribuitemi frasi non mie, mai detto che sia un lavoro significativo, ho anche scritto che non lo sceglierei mai, conosco gli inizi di Griffa che hai descritto letti da più parti, Scroppo e compagnia bella... Il punto che si pone è però diverso e anche le implicazioni, un conto è riconoscere la propria maturità artistica e aver definito la linea portante della propria ricerca, un altro "disconoscere" il pregresso.

Tu hai scritto di "esercizio" ma si tratta pur sempre di un'opera forse giovanile esposta ad una fiera da una galleria, non in un retrbottega o in un mercatino e di paternità certa, che prob. chi apprezza Griffa non acquisterà mai ma che potrebbe soddisfare i gusti di qualcuno... Che accadrà ad es. alla pubblicazione di un catalogo ragionato? Certo tu potrai sempre dire che occorre studiare un artista, conoscere i cicli giusti... bla, bla, bla...
 
Colgo nelle tue parole un mix di sarcasmo e compatimento nemmeno troppo velati... ma non attribuitemi frasi non mie, mai detto che sia un lavoro significativo, ho anche scritto che non lo sceglierei mai, conosco gli inizi di Griffa che hai descritto letti da più parti, Scroppo e compagnia bella... Il punto che si pone è però diverso e anche le implicazioni, un conto è riconoscere la propria maturità artistica e aver definito la linea portante della propria ricerca, un altro "disconoscere" il pregresso.

Tu hai scritto di "esercizio" ma si tratta pur sempre di un'opera forse giovanile esposta ad una fiera da una galleria, non in un retrbottega o in un mercatino e di paternità certa, che prob. chi apprezza Griffa non acquisterà mai ma che potrebbe soddisfare i gusti di qualcuno... Che accadrà ad es. alla pubblicazione di un catalogo ragionato? Certo tu potrai sempre dire che occorre studiare un artista, conoscere i cicli giusti... bla, bla, bla...

Nessun sarcasmo (nei tuoi confronti poi...). Semplicemente ogni post è gioco forza una sintesi di pensiero molto diretta alla quale sono solito abbinare pochi fronzoli.
Intendevo dire che le tue supposizioni non trovano riscontro. Griffa ha dipinto fin da ragazzino per diletto. Avendo una buonissima mano si è inizialmente dedicato a copiare e poi a imparare la tecnica presso Scroppo. Terminati gli studi ha iniziato a fare l'avvocato, attività che ha sempre esercitato anche quando dopo il 1968 diventa un Artista riconosciuto. Prima di quella data non ha fatto l'artista, "non si sentiva pronto" (parole sue). Quando vide per la prima volta lavori di Mondrian, rimase "sconvolto" (cit.) e capì che "tutto quello che stavo facendo in pittura (imparare a dipingere) aveva qualche senso solo se avesse portata da qualche altra parte" (cit.) Quella "esperienza non solo mi ha fatto guardare al altri pittori, ma anche dentro me stesso, e capivo che dovevo ricominciare da capo" (cit.) Insomma solo allora elabora le sue teorie sulla memoria della pittura e le spiega con la bella metafora del mito di Orfeo, si sente vicino all'Arte Povera (senza mai minimamente farne parte) e parte con i "segni primari". Grazie a questi lavori dal fortissimo impianto teorico, viene in contatto con Sperone e Martano e di colpo entra nel grande giro. Questo è il percorso, quindi tutto quello che ha fatto prima del 1968 conta ben poco. Non sono propedeutici a niente, dicevo. Non sarà un caso se lui stesso non li cita mai, e se nessun curatore ne ha mai cercato mezzo da inserire in una antologica o in qualche monografia. Se oggi un gallerista ne ha trovato uno... bene, cerca di venderlo e fa il suo mestiere. Ma sta proponendo niente di più di un esercizio giovanile, veramente poco significativo.
 
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