Inflazione-livello dei prezzi-banche centrali

pensando invece in maniera più specifica all'articolo leggibile al link sopra, sottolineerei che le scelte di incremento della quantità di moneta realizzate tramite qualche helicopter, hanno un effetto dovuto sostanzialmente alle asimmetrie nei comportamenti. Nel senso che aggiunger oggi uno zero ad ogni banconota, ad ogni conto corrente, ad ogni credito, debito, e cifra nei contratti, non modifica ovviamente nulla. Viceversa dare ad esempio una somma solo ad alcuni (i più poveri o i più meritevoli secondo qualche criterio, o solo ai più furbi o ladri) può avere un impatto; abbastanza simile al tassare gli altri per poi redistribuire a questi, però con un effetto direttamente inflattivo ed in periodi di bassa inflazione e tasse alte, può esser ragionevolmente considerata la possibilità di preferire questo stampare e spendere.

Va però nuovamente sottolineato che queste scelte di cui pare lecito parlare grazie alla bassa inflazione, non devono esser intese come una maniera per mantenere aziende fallimentari, o per comprar voti, questo sarebbe uno scenario disastroso e chi promuove queste idee dovrebbe, oltre a sostenere l'applicabilità tecnica, dire come queste scelte potrebbero interfacciarsi con la realtà. Potrebbe esser la bc a gestire e regolare l'emissione? Mi pare improponibile sia la politica a farlo, vi sarebbe una rincorsa senza freni: se votate me ordinerò alla bc di dar 1000 euro a tutti... E come dovrebbero esser usati questi soldi? Per l'istruzione, per dare un sussidio per un paio d'anni e far frequentare dei corsi a chi viene licenziato da un'azienda fallita che chiude, oppure per mantenere quell'azienda fallita per sempre?


Sulle politiche monetarie ho una certa difficoltà a valutare implicazioni ed efficacia e mi sembra che, nell'articolo citato, anche il fornire soldi 'a pioggia' sia considerato dagli stessi proponenti come scarsamente applicabile e scarsamente efficace in un panorama come quello UE.

Anche volendo, certamente l'allocazione di investimenti in istruzione (qualsiasi sia l'ambito) ha certamente un effetto migliore del tenere in piedi aziende decotte, ma va tenuto conto che l'effetto positivo si esplica nel medio-lungo periodo (e, forse per questo, sono investimenti che andrebbero fatti comunque, se non altro per lungimiranza).

Quello che, credo, sia più difficile evitare a più breve termine, in periodi di bassa inflazione, è che un costo del denaro basso o nullo favorisca, in sé, la sopravvivenza di aziende/attività non competitive. E la penuria di canali di investimento 'classici' appetibili dal punto di vista dei rendimenti potrebbe, di per sé, spostare risorse su aziende/attività solo sulla base di un presunto rendimento futuro a prescindere dalla loro 'bontà'.

In questo vedo una concorrenza di mercato imperfetta in cui, forse, si annida quella 'giapponesizzazione' dell'economia di cui si parla e anche una futura scarsa crescita (sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dell'evoluzione tecnologica) dovuta alla mancanza di selezione.
 
Quello che, credo, sia più difficile evitare a più breve termine, in periodi di bassa inflazione, è che un costo del denaro basso o nullo favorisca, in sé, la sopravvivenza di aziende/attività non competitive. E la penuria di canali di investimento 'classici' appetibili dal punto di vista dei rendimenti potrebbe, di per sé, spostare risorse su aziende/attività solo sulla base di un presunto rendimento futuro a prescindere dalla loro 'bontà'.

In questo vedo una concorrenza di mercato imperfetta in cui, forse, si annida quella 'giapponesizzazione' dell'economia di cui si parla e anche una futura scarsa crescita (sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dell'evoluzione tecnologica) dovuta alla mancanza di selezione.

E partendo da considerazioni di questo tipo, proprio qui, alcuni anni fa sostenevano l'idea di rialzare i tassi per far fallire le imprese meno competitive per innescare quella selezione che farebbe emergere i migliori.
Mi ha sempre incuriosito il fatto che queste idee fortemente interventiste, dirigiste provengano tipicamente da chi a parole si presenta come liberista-austriaco. In concreto si potrebbero portare i tassi verso il 3-4% in europa, ci si dovrebbe però chiedere qual è la probabilità che dopo aver favorito fallimenti e crisi (magari anche sui debiti pubblici) le cose migliorino grazie a questo tipo di selezione. A me paiono idee non poco pericolose. L'europa è cresciuta poco dopo una delle più grandi selezioni di sempre, quella del 2008.

Ma tu non ha certo scritto tutto ciò a cui faccio riferimento:D

Riguardo la mancanza di selezione distinguerei in maniera netta tra il criticare le sovvenzioni pubbliche ad aziende fallimentari (alitalia ad esempio) ed il criticare il mancato rialzo dei tassi che nega la selezione che sarebbe indotta dal rialzo.
Ma siamo poi sicuri che in Giappone, dalla crisi del 1991 siano veramente mancati i fallimenti e così è mancata la selezione? Avrei qualche dubbio e andrebbe fatto un confronto coi fallimenti negli anni precedenti e nello stesso periodo in economie simili.
Inoltre la crisi giapponese del 1991-92 nasce dopo un periodo di tassi elevati (alzati anche per sgonfiare una bolla, chissà se le cose non sarebbero andate meglio evitando quei rialzi), mi pare difficile ritenere che l'origine della stagnazione giapponese siano i tassi bassi (cosa diversa è dire che sono stati scarsamente efficaci per rilanciare la crescita) e dubito siano mancati i fallimenti, anche se appunto bisognerebbe prendere dei numeri.
Ed in Europa? Con la crisi del 2008 vi è stata una grande selezione (fallimenti), eppure la crescita è poi stata moderata, difficile credere che il motivo o trai motivi vi sia che è mancata la prosecuzione della selezione inducibile tramite tassi maggiori.

In sostanza se si ritiene di dover limitare al massimo la sovvenzione ad aziende fallite, concordo pienamente, si ristrutturino, si fondano con altre, ristrutturino il debito; ma se si propone l'idea di alzare i tassi appositamente per far fallire un po' di aziende, non concordo e mi pare debole l'idea secondo la quale dietro alla bassa crescita giapponese vi sia una mancanza di fallimenti indotti dai non avvenuti rialzi dei tassi
 
In realtà, sono troppo ignorante in politica monetaria anche solo per immaginare interventi o soluzioni di possibili effetti dei bassi tassi (il fallimento generalizzato di attività poco competituve di cui parli, fosse anche positivo a lungo periodo, pone tali e tanti problemi di breve termine che non lo ipotizzavo neanche per scherzo).

Mi ponevo invece il dubbio, in ottica strettamente nazionale, di come mitigare quello che considero un possibile effetto legato ai bassi tassi e che, da noi, potrebbe avere un peso maggiore a causa della grande percentuale di aziende piccole e poco strutturate, che avrebbero, invece, necessità di un miglioramento tecnologico e di produttività anziché di vivacchiare tout court.
 
In realtà, sono troppo ignorante in politica monetaria anche solo per immaginare interventi o soluzioni di possibili effetti dei bassi tassi (il fallimento generalizzato di attività poco competitive di cui parli, fosse anche positivo a lungo periodo, pone tali e tanti problemi di breve termine che non lo ipotizzavo neanche per scherzo).

Più che altro mi pare un'idea molto forte, molto netta quella di ritenere che anche per il lungo periodo sarebbe preferibile far
fallire ora attività che con questo livello di tassi (che comunque è sostanzialmente coerente con il livello di inflazione e crescita, benchè si possa discutere di uno 0,5 in più) stanno in piedi e non falliscono. Ma posso immaginare che questa linea sia suggerita da alcuni video molto seguiti:D Video pure piacevoli, però a me non pare convincente l'idea secondo la quale la stagnazione economica giapponese ed il perdurare di bassa inflazione siano dovuti anche ai tassi bassi.
Eppure il giappone è un caso particolare, ha fatto meglio dell'italia negli ultimi decenni, ma rispetto agli altri paesi evoluti ha fatto peggio, pur non avendo avuto tantissimi dei problemi (politici, sul debito e di pessima gestione politica) che ha invece avuto ad esempio l'Italia. E la demografia da sola non è sufficiente a spiegare la performance giapponese. Dopo il 1992, dopo la crisi, non si è mai reinnescato quel processo privato di investimento, assunzioni e crescita. La bolla fu favorita probabilmente dalla rivalutazione dello yen concordata nel 1985 con gli Usa, nel senso che dopo il 1985, avendo rivalutato lo yen, si compensò la rivalutazione con scelte monetarie più espansive e ciò favorì una bolla su azionario/immobiliare che scoppiò nel 1991; forse non fu molto azzeccata neppure l'idea di contenere la bolla rialzando i tassi. Successivamente non si è mai reinnescato appunto quel processo "autonomo" di investimento, assunzioni e crescita. Eccessiva lentezza nel risolvere la crisi e nell'erogare liquidità? Disoccupazione che non ebbe una rapida crescita subito dopo lo scoppio della bolla? Non lo so, ma certamente più che qualcosa non ha funzionato
 
stagnazione Giappone

Per quanto riguarda la stagnazione giapponese dopo il 1991, elemento con un ruolo chiave nell'aver favorito la stagnazione (ovvero la mancanza della ripartenza di quel rapido processo di crescita di investimenti, assunzioni che favorisce una crescita che si autoalimenta e che ha caratterizzato numerosi periodi post-crisi, si vedano gli Usa anche dopo il 2008)...elemento chiave che potrebbe aver favorito la mancanza della ripartenza è la lentezza con la quale è stata affrontata la crisi.

L'ideale sarebbe che alla fine del periodo di taglio dei tassi di 4-5-6 punti %, le principali questioni critiche e crisi fossero risolte o comunque in fase di risoluzione: le banche abbiano pulito i bilanci, svalutato/ceduto (eventualmente anche a fondi pubblici) crediti inesigibili; siano state ricapitalizzate se necessario; le aziende abbiano ristrutturato licenziato, siano fallite se troppo indebitate o si siano fuse con altre, magari dopo ristrutturazione dei debiti.
In sostanza le situazioni critiche vanno accettate, analizzate e risolte rapidamente, senza rimandare, senza mantenere aziende fallimentari per anni magari tramite intervento pubblico o non pubblico.

Tagliare i tassi dal 6-7% all'1% si può fare solo una volta, non si sprechi quella cartuccia, "tutto" deve esser pronto per ripartire a fine taglio tassi. Non è accettabile che, tagliati i tassi, ancora non siano risolte questioni soprattutto bancarie che provocherebbero la prosecuzione dell'incertezza.
Una elevata disoccupazione post crisi può favorire il reinnescarsi di un processo di investimento e crescita (elevata disponibilità di lavoratori a costo moderato e possibilità di espansione del mercato per anni, mentre sale il numero di occupati); non si mantengano aziende fallite per non crear disoccupazione, meglio un sussidio temporaneo e moderato.

La crisi giapponese, forse anche per motivi culturali, non fu caratterizzata da interventi rapidi e risolutivi, anzi andò esattamente nella direzione opposta (nascondere, rimandare, mantenere in vita...)
Il risultato fu che, tagliati i tassi, non era ancora stata fatta..."pulizia"; e non è che i tassi si possano poi ritagliare 8 anni dopo, nuovamente di un 5%, se sono già bassissimi. Quel che conta è il rapido taglio dei tassi; non l'avere tassi bassi; è il taglio rapido con inflazione magari ancora non bassa a modificare i comportamenti, a spingere verso l'investimento...se vi sono le condizioni al contorno. Se invece, fatto il taglio, restano incertezze gravissime legate ad altro la ripresa viene facilmente rimandata.
Non può poi esser la stessa cosa risolvere le questioni, le crisi bancarie e aziendali 10 anni dopo che i tassi sono stati tagliati quasi a zero; perchè quelle questioni saranno anche risolte, con ritardo, ma i tassi sono fissi e non tagliabili; e manca quindi un elemento chiave per favorire la ripartenza che invece vi sarebbe stato risolvendo le cose 10 anni prima in contemporanea col taglio dei tassi.

A tutto ciò aggiungiamo che al momento del taglio dei tassi ad inizio di una crisi come quella del 1991 in giappone, partendo da tassi del 6-7% ; con inflazione non bassa, tagliare i tassi consente tassi reali bassi. Avere invece tassi all'1% o zero in deflazione, significa avere tassi reali non particolarmente bassi.

In sostanza il maggior ruolo nell'aver favorito non la crisi giapponese (che va studiata a partire da quanto avvenuto negli anni precedenti, perlomeno partendo dal 1985), ma la mancata ripartenza economica post crisi, potrebbe averlo avuto la lentezza nell'affrontare la situazione, la lentezza nell'accettare i fallimenti e le ristrutturazioni.

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Chi vuol fare confronti con l'europa attuale, secondo me dovrebbe puntare su questi elementi, sui ritardi europei nell'affrontare e risolvere la crisi; sui ritardi anche nelle scelte espansive.

Si può pensare che pure gli Usa corrano il rischio di finire per altra e diversa via in situazioni simili, se scelgono di tagliare i tassi non appena via sia un segnale piccolo di incertezza economica: non vorrei vedere la fed dover gestire l'innesco di una crisi seria con tassi già a zero, ma in america han regolarmente dato prova di esser un passo avanti rispetto a tutti gli altri in queste cose
 
Tornando alla questione "tassi negativi"...

direi che le criptovalute sono ormai ben viste da alcuni banchieri centrali: abituano le persone a nuovi tipi di valuta, e sperimentano; aprendo la strada ad una possibile futura introduzione di valute non più cartacee, emesse da banche centrali.
Ciò renderebbe più facile introdurre tassi largamente negativi, difficilmente introducibili col contante
 
probabilmente sino ad anche solo un mese fa si riteneva vi fosse tempo per pensare a cosa fare nel caso di crisi economiche gravi, invece si rischia che già a breve si senta fortemente il peso di esser giunti a tassi nulli/negativi in buona parte del mondo senza un piano di rilancio economico e di intervento nel caso di crisi, con questi tassi non più tagliabili. Si parlava e discuteva di possibili interventi particolari da parte delle bc, come di qualcosa di ipotetico e lontano, invece non è detto sia così.

Nel frattempo proprio non seguo, nè condivido il parere degli economisti che han criticato e ancora criticano il recente taglio dei tassi negli Usa.
 
Tornando alla questione "tassi negativi"...

direi che le criptovalute sono ormai ben viste da alcuni banchieri centrali: abituano le persone a nuovi tipi di valuta, e sperimentano; aprendo la strada ad una possibile futura introduzione di valute non più cartacee, emesse da banche centrali.
Ciò renderebbe più facile introdurre tassi largamente negativi, difficilmente introducibili col contante

ma finché c'è il cash di carta difficile introdurre tassi negativi....
 
ma finché c'è il cash di carta difficile introdurre tassi negativi....

inoltre è inutile pensare di cavar sangue da una rapa

La Lagarde mostra tutta la sua inadeguatezza alla prima occasione importante; come previsto, rimpiangeremo Draghi. L'affermazione della lagarde di oggi è del tutto inopportuna ed inaccettabile, l'attenzione degli operatori finanziari, degli investitori alle parole dei banchieri centrali è massima, e la lagarde non può non saperlo, nè può esprimersi come se non lo sapesse.

Soprattutto perchè questa ricerca dell'influenza delle parole, questo cercare effetti sia sui mercati finanziari sia sull'economia detta reale tramite frasi, tramite la creazione di aspettative è cosa volutamente ed assiduamente ricercata dalle bc. E quelle frasi sono un danno ed un costo per l'italia.

Inoltre la successiva retromarcia, combinata con l'inopportuna frase precedente, è un danno anche per la credibilità della bce; e ridurre la credibilità aumenta il costo di scelte future e rende meno facile incidere sui mercati tramite parole e garanzie anche appunto futuro.

E' abbastanza chiaro che in europa vi sia chi ritiene che per l'italia la ristrutturazione del debito sia una strada da scegliere nei prossimi anni e da domani alcuni operatori finanziari in più si chiederanno cosa ne pensa la lagarde

Ma la frase è anche criticabile nel merito, poichè benchè formalmente non sia compito della bce il contenimento dello spread, è palese che poi in sostanza anche in europa, come in numerosi altri paesi del mondo, il costo del debito è contenuto anche tramite precise scelte delle bc.



Purtroppo le critiche italiane alle bce arrivano e arriveranno da personaggi assolutamente ridicoli e giustamente verranno accolte con un sorriso e magari una pacca sulla spalla, impossibile considerare in maniera diversa le critiche ad esempio di chi crede di poter uscire dall'euro in una notte.

Le parole della lagarde avranno anche un effetto negativo sull'opinione pubblica italiana e regaleranno consenso a chi imposta la propaganda su "l'europa cattiva è il nostro problema". Quando la realtà è che l'europa funziona male, ma l'italia peggio.

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Il coronavirus probabilmente avrà un effetto diretto sull'economia abbastanza breve, secondo me entro 3-4 giorni i nuovi contagiati al giorno in italia avranno raggiunto il massimo. Per un problema così acuto, ma breve è assolutamente doveroso il massimo impegno anche da parte delle bc per evitare che si inneschino problemi più gravi e di lunga durata, che in parte saranno forse inevitabili, già il calo del petrolio, dell'azionario e di alcune valute emergenti avranno effetti non brevi
 
Se neanche chi ha posizioni di responsabilità sembra rendersi conto che le parole pesano (e andrebbero attentamente pesate) siamo messi veramente molto male. :rolleyes:
 
inoltre una crisi sul debito italiano a breve avverrebbe in un momento in cui l'europa, bce compresa, è del tutto impreparata ad affrontarla.

Il messaggio arrivato ai mercati da parte della Lagarde non è certo "l'Italia dovrebbe fare le riforme per contenere lo spread" (anche perchè sarebbe una risposta completamente senza senso alla domanda sulla crescita dello spread causa crisi, non si contiene lo spread in questo momento facendo la riforma della scuola o della giustizia); il messaggio giunto ai mercati è: per contenere lo spread vi sono altre procedure europee, ovvero il mes (esm).
 
Qualcuno ha un idea di quanto potrebbe andare su il rapporto debito PIL combinando un probabile deficit al 4 e una recessione per ora non quantificabile? Secondo voi reggera la baracca senza ristrutturazioni? Sono discorsi prematuri, ma è per aver un idea
 
Secondo me va concordata una linea europea, il governo italiano non può ora spendere largamente in deficit senza pieno consenso e supporto europeo. Alcuni leader politici esteri hanno garantito larga disponibilità per quanto riguarda lo sforare i patti di stabilità, cosa ovvia, ma ai mercati (faccio riferimento ai bond italiani) mica piace che contemporaneamente si inviti l'italia a far deficit e si dica che però non si interverrà per limitare lo spread. Se non vi è una risposta coerente alla situazione, è chiaro che possono crearsi problemi gravi.
Dato che numerosi altri paesi avranno necessità di far deficit, secondo me si potrebbe pensare ad un bond europeo, emesso da un ente europeo, con garanzia europea/bce, tramite il quale erogare un finanziamento ai paesi in difficoltà causa virus. Potrebbe pure esser parte del qe, potrebbe comprarlo la bce, sterilizzando l'acquisto, volendo, ovvero comprando minori quantità di bond statali
 
L'aumento dello spread innescato dalla lagarde non sta rientrando, a mio parere anche le varie voci europee che subito dopo le frasi della lagarde hanno invitato l'italia a spendere in deficit senza curarsi del patto di stabilità, sono state inopportune.
E' chiaro che si sforeranno i patti, ma il messaggio dato ai mercati (l'italia può spendere finchè vuole, ma la bce non conterrà lo spread) è pessimo. Istituzioni e politica europea sono del tutto inadeguate, rischiano di trasformare in un disastro quel che è un problema gestibile. Se non sanno parlare collegando la lingua al cervello, parlino di meno.
 
Poichè non pare realistico pensare ad altre soluzioni (eurobond, interventi bce...), Nei prossimi giorni il governo italiano dovrà valutare se richiedere l'assistenza del mes. Il rendimento dei bond italiani è salito in maniera decisa dopo le parole della lagarde, anche nei giorni in cui la borsa ha recuperato.
L'ideale per l'italia (e secondo me anche per l'europa) sarebbe un utilizzo del mes a livello europeo, per più paesi, in maniera generalizzata, non in maniera specifica per l'italia. Perchè l'utilizzo specifico solo per l'italia, dietro richiesta italiana, potrebbe dare ai mercati un messaggio pericoloso e poi autoavverante sulla sostenibilità del debito italiano.
Sarebbe quindi assolutamente opportuno far ricorso al mes prima che salga ulteriormente l'interesse sul debito italiano, altrimenti il rischio è quello di dover far ricorso al mes non per ottenere fondi di sostegno causa virus, ma esplicitamente per far fronte ad un problema di debito e ciò sarebbe grave, sia perchè i mercati non la prenderebbero bene, sia perchè alcuni paesi europei a quel punto potrebbero chiedere di verificare la sostenibilità del debito...
Naturalmente in altri paesi europei i vertici politici ed economici sanno bene quanto è grave e fragile la situazione italiana e sanno bene che servirebbe un intervento rapido, e proprio per questo perlomeno alcuni si opporranno; è anche abbastanza naturale, solo pochi mesi fa il nostro governo andava ad appoggiare i teppisti francesi che devastavano parigi; per non parlare degli insulti e delle polemiche innescate negli ultimi anni dal governo italiano. Ecco, tutto questo ha un prezzo, rischiamo di pagare con gli interessi questo scambio di cortesie tra italia e paesi europei. Troveremo, anzi abbiamo già trovato in questi giorni persone in europa che tramite scelte e dichiarazioni aggravano la nostra situazione.
 
Ciao Piof, interessante sapere la tua opinione su possibile futuro inflazionistico o deflazionistico. Ho iniziato la discussione in Macroeconomia

difficile fare previsioni. La logica è che per ora e a breve lo scenario è deflazionistico, poichè è crollata la domanda di beni che per ora non scarseggiano. E per qualche mese secondo me lo scenario resta questo, ovvero bassa inflazione.
Poi se la questione sanitaria non si risolve è chiaro che potrebbe subentrare una vera e propria scarsità di prodotti (rispetto a prima della crisi) per via dell'impossibilità di produrre quanto prima, con la produttività di prima. E allora potrebbe esservi inflazione, anche perchè appunto alcune bc faranno scelte che favoriranno l'inflazione. Ma secondo me è uno scenario abbastanza catastrofico dal quale siamo ancora lontani.
Ci si potrebbe comunque in questo caso attendere un'inflazione molto differente a seconda dei beni, poichè è ovvio che se ad esempio gli impianti da sci restan chiusi pure il prossimo inverno, potrà anche crollare la capacità produttiva di sci, ma non nessuno vorrà comprarli e quindi difficilmente avresti inflazione sugli sci, il crollo della domanda sarebbe ben più significativo del crollo della capacità produttiva.
Viceversa i prodotti ad esempio alimentari continueremo a comprarli...
Ma secondo me lo scenario di alta inflazione su alcuni prodotti causa minor produttività è per ora non il più probabile
 
Poichè non pare realistico pensare ad altre soluzioni (eurobond, interventi bce...), Nei prossimi giorni il governo italiano dovrà valutare se richiedere l'assistenza del mes. Il rendimento dei bond italiani è salito in maniera decisa dopo le parole della lagarde, anche nei giorni in cui la borsa ha recuperato.

ciao piof complimenti per i messaggi molto dettagliati
non ho capito però una cosa, perché la BCE non potrebbe intervenire e dovrebbe essere il MES ad "aiutarci"? c'è qualche motivo legale/statutario della BCE o qualche altro razionale economico?
 
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