Inflazione-livello dei prezzi-banche centrali

Aggiungo che la linea economica dell'America di Trump non mi dispiace, perlomeno per alcuni aspetti. Alcuni provvedimenti fiscali potrebbero aver effettivamente contribuito a determinare la decisa prosecuzione dell'espansione economica, senza particolari preoccupazioni per il debito pubblico. In particolare queste scelte economicamente espansive, unite alla tempestività con la quale la fed reagì alla crisi nel 2008, hanno consentito il rialzo dei tassi in america negli ultimi anni. (tutto esattamente al contrario di quanto avvenuto in europa). Non condivido invece per nulla le pressioni politiche sulla fed degli ultimi mesi portate avanti da Trump che già chiede tagli dei tassi
 
Aggiungo che la linea economica dell'America di Trump non mi dispiace, perlomeno per alcuni aspetti. Alcuni provvedimenti fiscali potrebbero aver effettivamente contribuito a determinare la decisa prosecuzione dell'espansione economica, senza particolari preoccupazioni per il debito pubblico. In particolare queste scelte economicamente espansive, unite alla tempestività con la quale la fed reagì alla crisi nel 2008, hanno consentito il rialzo dei tassi in america negli ultimi anni. (tutto esattamente al contrario di quanto avvenuto in europa). Non condivido invece per nulla le pressioni politiche sulla fed degli ultimi mesi portate avanti da Trump che già chiede tagli dei tassi

bisogna vedere quanto Trump ritiene sufficente il livello di ripresa oggi in USA per acconsentire a un rialzo dei tassi.
Noto con piacere quando ammetti che alcuni provvedimenti fiscali potrebbero aver effettivamente contribuito a determinare la decisa prosecuzione dell'espansione economica, senza particolari preoccupazioni per il debito pubblico. Aggiungerei che l'espansione economica in USA è stata iniziata da Obama con l'obamacare ovvero mediante l'immissione forzosa di capitali dovuta a una nuova legge sanitaria che obbligava all'assicurazione oltre al consueto posticipio del problema deficit rispetto al rilancio del pil.
Tutto esattamente all'opposto di quanto fatto in UE.Quando dico che il neoliberismo non è più la bandiera del capitalismo e la UE è un capitalismo zoppo piegato alle necessita mercantili della germania non lo dico per caso.Dove vedo ancora delle barriere in usa e in trump e pertanto in tutto il capitalismo oggi è sui controlli finanziari su cui si è fatto ancora poco.
 
L'invecchiamento della popolazione in età lavorativa nei paesi sviluppati, quanto sta influenzando, e influenzerà, l'inflazione?
 
L'invecchiamento della popolazione in età lavorativa nei paesi sviluppati, quanto sta influenzando, e influenzerà, l'inflazione?

Non c'è una relazione diretta fra inflazione ed invecchiamento.C'e semmai un revisione dei capitoli di spesa per rendere compatibili il bilancio dello stato,una politica orientata al futuro prossimo venturo che manca del tutto.

Di certo c'è l'assunto che se il peso del debito oggi limita la crescita economica ed il mantenimento del welfare,l'invecchiamento spinto e l'assenza di correttivi la può fermare del tutto per avviarla sui sentieri della decrescita infelice.

L'inflazione, la svalutazione, il default,sono i crateri laterali di un vulcano che servono a ristabilire i vincoli di bilancio incontrollato come piace ai politici di oggi più di quanto facevano quelli di ieri.
 
Non c'è una relazione diretta fra inflazione ed invecchiamento.C'e semmai un revisione dei capitoli di spesa per rendere compatibili il bilancio dello stato,una politica orientata al futuro prossimo venturo che manca del tutto.

Di certo c'è l'assunto che se il peso del debito oggi limita la crescita economica ed il mantenimento del welfare,l'invecchiamento spinto e l'assenza di correttivi la può fermare del tutto per avviarla sui sentieri della decrescita infelice.

L'inflazione, la svalutazione, il default,sono i crateri laterali di un vulcano che servono a ristabilire i vincoli di bilancio incontrollato come piace ai politici di oggi più di quanto facevano quelli di ieri.

aho!!!
questa è poesia !!!!
 
aho!!!
questa è poesia !!!!

Non è poesia è la sintesi di tutta la macroeconomia,il postulato accettato da tutti gli economisti,secondo cui il vincolo di bilancio o lo rispetti come metodo, o prima o poi paghi pegno,secondo il detto non ci sono pasti gratis.A pagare pegno sono prima il sistema, poi i
risparmiatori,ed infine i lavoratori e i ceti deboli.


Non bastano le cippe ed i minibot di Borghi,ritornati prepotentemente d'attualità a dispetto del buon senso e dei Santi.
 
Non è poesia è la sintesi di tutta la macroeconomia,il postulato accettato da tutti gli economisti,secondo cui il vincolo di bilancio o lo rispetti come metodo, o prima o poi paghi pegno,secondo il detto non ci sono pasti gratis.A pagare pegno sono prima il sistema, poi i
risparmiatori,ed infine i lavoratori e i ceti deboli.


Non bastano le cippe ed i minibot di Borghi,ritornati prepotentemente d'attualità a dispetto del buon senso e dei Santi.

bravo,quanno ce vo' ce vo' :clap::clap:
 
Non c'è una relazione diretta fra inflazione ed invecchiamento.C'e semmai un revisione dei capitoli di spesa per rendere compatibili il bilancio dello stato,una politica orientata al futuro prossimo venturo che manca del tutto.

Di certo c'è l'assunto che se il peso del debito oggi limita la crescita economica ed il mantenimento del welfare,l'invecchiamento spinto e l'assenza di correttivi la può fermare del tutto per avviarla sui sentieri della decrescita infelice.

L'inflazione, la svalutazione, il default,sono i crateri laterali di un vulcano che servono a ristabilire i vincoli di bilancio incontrollato come piace ai politici di oggi più di quanto facevano quelli di ieri.

Se per follia tutti gli stati ripagassero metà debito pubblico cosa accadrebbe?
Hai mai pensato che ci possa essere una correlazione tra debito e prodotto interno lordo?
Lo chiedo perché magari è un caso ma quelli senza debito hanno le strade di terra, quelli col debito sono i primi 10 al mondo.
 
Se per follia tutti gli stati ripagassero metà debito pubblico cosa accadrebbe?
Hai mai pensato che ci possa essere una correlazione tra debito e prodotto interno lordo?
Lo chiedo perché magari è un caso ma quelli senza debito hanno le strade di terra, quelli col debito sono i primi 10 al mondo.

Parlo di "vincoli di bilancio"non di debiti di funzionamento.
 
Siamo quasi nel 2019, credo si possa aggiornare la descrizione della situazione.
Come già scritto in passato, a me pare che in parte dei paesi del mondo vi sia stata negli ultimi decenni (secoli) una crescita economica favorita sostanzialmente da 2 elementi di base: l’allargamento dei mercati (incremento demografico, inserimento femminile nel mondo del lavoro, progressivo coinvolgimento nel sistema economico “moderno” di categorie che sino a 100 anni fa o molto meno a seconda dei paesi ne erano escluse o scarsamente coinvolte, si pensi ad un contadino che vive in una valle e si nutre di quanto ricava dalla sua coltivazione diretta più il baratto con un allevatore dello stesso paesino). Quindi allargamento dei mercati e sviluppo tecnologico-scientifico, questi probabilmente i 2 elementi chiave ai quali è stato legato lo sviluppo negli ultimi decenni.

A questi 2 elementi di fondo secondo me si è sovrapposto un tipo di ciclicità che è quasi intrinseca del sistema economico in cui viviamo, ed è legata a 2 fattori essenziali: la crescita tende ad autoalimentarsi, a favorire ulteriore crescita poiché quando un imprenditore investe, mette in circolazione moneta che va a favorire la realizzazione di utili altrui, utili di chi ha investito prima e che sarà portato ad investire ancora. Quindi in aggregato quando l’economia ricomincia, partendo da un rallentamento, ad andar bene, se crescono gli investimenti in maniera cospicua, è più che possibile che il processo tenda ad autoalimentarsi: il mio investimento di oggi rappresenta, favorisce utili per chi ha investito prima, ed io raccoglierò utili anche grazie al fatto che domani vi saranno ulteriori investimenti altrui. Argomenti già trattati e descritti in messaggi passati.
Questo processo virtuoso può tendere ad autoalimentarsi sin quando il sistema può espandersi, ed in ciò il livello di occupazione gioca un ruolo significativo: quando la disoccupazione è molto elevata, le possibilità di espansione del sistema sono molto elevate; quando invece la disoccupazione è ai minimi, fingiamo sia a zero, la prosecuzione dell’espansione diviene sostanzialmente legata all’incremento di capacità di consumare e di produrre di ogni attore economico, ma non si ha più un allargamento del numero di attori economici coinvolti nel sistema (se non per via dell’eventuale e lento aumento demografico, cosa completamente diversa dal rapido aumento del numero di attori economici coinvolti generato dal reinserimento nel mondo produttivo di chi era disoccupato sino al giorno prima).

Naturalmente a questa ciclicità intrinseca di un sistema, si sovrappone una ulteriore ciclicità indotta da scelte e comportamenti umani (operazioni politiche e strategiche, guerre, azioni delle bc, dazi, ecc).
Si veda il disastro venezuelano, o quello di Macri (liberalizzazione del cambio e dei movimenti di capitali in un pese non pronto a subirli, e quando la cosa fu evidente, a fuga di capitali e svalutazione largamente innescate, invece di reintrodurre limiti ai flussi di capitali han proseguito in quella direzione reperendo valuta estera tramite il debito in valuta estera. Errori ed incapacità di ammettere gli errori e tornare indietro. Nei prossimi mesi l’Argentina dovrà ristrutturare il debito ed attuare riforme pesanti per limitare l’import ed avviarsi verso un periodo di bilancia dei pagamenti positiva; i limiti sul flusso di capitali son già stati reintrodotti. Ed il fmi, non esente da responsabilità pesanti, dopo la ristrutturazione del debito pubblico, garantirà altri prestiti per consentire un lungo periodo di stabilizzazione e ritorno ad una maggior fiducia sul peso; ma è prevedibile rimarranno i limiti sul cambio a lungo).

Come si colloca l’Europa in questo scenario?
La gestione dell’euro dal 2008 in poi è stata molto lontana dall’ideale. Nel 2008 Trichet alzò ancora i tassi a crisi ormai innescata. Negli anni successivi proprio l’europa fu, trai paesi (vabbè, non è un paese e forse fu questo il problema) economicamente evoluti, forse in assoluto il più ritardatario nell’intraprendere scelte espansive al fine di far fronte alla crisi (taglio dei tassi e qe, risanamento delle banche, taglio fiscale accettando maggiori deficit). Tutto in colpevole e dannoso ritardo. E quali furono le cause? Le cause sono distribuite tra alcuni paesi europei, in particolare il comportamento pessimo negli anni precedenti di paesi come Grecia ed Italia, che hanno sostanzialmente utilizzato il calo del costo per interessi sul debito generato dall’ingresso nell’euro per “rubare di più” (riassumiamo così le politiche economiche di certi paesi) e spendere al fine di comprar voti;…questo pessimo comportamento di alcuni paesi europei ha favorito il risentimento di altri paesi che si sono così a lungo opposti alle scelte espansive, talvolta anche in malafede e per interessi eccessivamente nazionalistici e con una visione economica miope. Le responsabilità dei ritardi e della pessima gestione dell’euro sono quindi distribuite in europa, ed oggi tutti paghiamo un prezzo per le sconsiderate scelte passate. In particolare lo pagano anche paesi come la Germania, perché se la bce oggi di fatto non può alzare i tassi è anche perché la gestione del ciclo economico è mancata a partire dal 2008 anche a causa dell’opposizione tedesca (legata in parte al comportamento di certi altri paesi, come scritto sopra): tagli dei tassi, qe e tagli fiscali accettando deficit maggiori avrebbero con ogni probabilità favorito maggior crescita in europa, maggior inflazione e l’innescarsi di quel processo privato post crisi, fatto di investimenti>assunzioni>occupazione che avrebbe favorito ripresa economica e rialzo dei tassi, invece rimasti a zero.

Viceversa in Europa i tassi furono addirittura alzati nel 2011 (forse ai vertici della bce, tra le altre cose, pensavano che così, partendo da tassi più alti, i poco successivi prestiti ltro sarebbero stati più efficaci nel favorire la realizzazione di utili per le banche, che fra l’altro comprarono titoli di stato e beneficiarono poi del taglio dei tassi e del qe avvenuti dopo i ltro?). In ogni caso il parziale risanamento del sistema bancario in europa giunse per vie traverse ed in ritardo, così come il qe.

Negli stati uniti le azioni furono più rapide ed incisive; quando poi pareva di esser giunti se non proprio alla fine, comunque verso la fase matura di un ciclo espansivo, la vittoria elettorale di Trump e le conseguenti scelte fiscali hanno dato un ulteriore impulso alla crescita. Cosa pensare di queste ulteriori scelte economiche espansive? Mah…luci ed ombre, i tassi in america, all’insediamento di DT erano ancora bassi e sarebbe stato complicato e poco efficace dover riniziare a quasi a breve con scelte di politica monetaria espansive, perlomeno la leva monetaria sarebbe stata di dubbia efficacia e poteva esser quindi ragionevole ritenere di dover dare ancora un impulso; però la disoccupazione era già a livelli molto bassi ed i mercati a livelli alti.
Mercati già alti e disoccupazione bassa: e allora in che direzione va e cosa genera l’ulteriore sviluppo economico favorito da quell’impulso fiscale? Certamente non ha avuto notevoli effetti sulla disoccupazione, ancora scesa, ma di poco, era già contenuta all’insediamento di DT. Viceversa certamente il mercato azionario ed obbligazionario sono cresciuti molto e parte dei soldi rimpatriati dalle aziende Us son stati usati per incrementare il buy-back. In particolare dall’avvento di Greenspan in poi, la tendenza da parte della fed ad utilizzare il market (azionario ed obbligazionario) per incidere sulla crescita si è sempre più affermata. L’attenzione della fed sugli effetti delle proprie scelte e delle singole frasi dei governatori sul market è una costante da anni. Il market è divenuto un vero e proprio strumento da utilizzare per favorire la realizzazione di utili, la creazione e la circolazione di moneta. Se tutti noi ci mettiamo progressivamente nel tempo long in leva sul nasdaq in crescita, creiamo moneta circolante e redditi, che poi si riversano anche sull’economia detta reale. Alcune bc hanno già iniziato a comprare l’azionario. Inoltre un mercato in crescita favorisce l’investimento, le ipo ed in generale favorisce la scelta di investire, spinge verso la creazione e quotazione di aziende, favorisce la ricerca di capitali.
Quindi in un certo senso l’attenzione al market da parte delle bc è fondata e ragionevole. Ci si dovrebbe però chiedere quali devono essere i tempi, le logiche ed i rischi in questo fenomeno, che è pure classista, non è che tutti i cittadini raccolgano equamente gli utili di queste scelte, alcuni molto più degli altri e magari qualcuno raccoglie solo gli effetti collaterali. Credo, come già scritto, che una certa ciclicità sia inevitabile ed intrinseca di un sistema, e può esser innescata anche solo da qualche disastro improvviso (guerre, bolle, grandi errori o frodi di fondi, bc o aziende importanti). Come sono stati utilizzati i maggiori redditi e la liquidità reperita grazie alle riforme economiche di Trump? Un effetto positivo è certamente stato la prosecuzione della crescita e l’uscita dal tasso zero, la fed ha potuto parzialmente “normalizzare” la sua politica monetaria, però quella liquidità può aver accentuato la dipendenza dei risultati economici dal market: è stata utilizzata per buy-back ed abbiamo assistito ad una notevole crescita dei mercati, mentre la disoccupazione era già molto contenuta. L’effetto sull’occupazione è stato minimo, l’effetto sui mercati è stato massimo. Ottimo, per il breve periodo, però è piuttosto chiaro che i mercati danno i contributo positivo solo sin quando continuano a crescere e più crescono e più vi è poi il rischio di discese rapide o prolungate, con deleveraging e distruzione di moneta, con effetto negativo sull’economia detta reale.

Penso che nell’ultimo anno una fed più indipendente e meno condizionata dalla politica avrebbe attuato scelte più restrittive, secondo me più opportune, i tassi potrebbero tranquillamente esser più alti negli Usa. Magari i mercati, azionario ed obbligazionario, avrebbero già corretto con decisione, ma questo va di tanto in tanto accettato e semmai gestito, non ha molto senso ritenere di poter gonfiare a tempo indeterminato i mercati per favorire l’economia reale, tanto una crisi, prima o poi arriva, l’importante è poterla gestire e non arrivarvi con tassi a zero o quasi.
Le crisi sono inevitabili e quando un paese è in piena occupazione è molto facile che ulteriori spinte (fiscali, monetarie, di spesa pubblica in deficit) tendano a creare bolle od investimenti che risulteranno poi profittevoli solo sino a quando verranno incrementate le scelta espansive, perché manca alla base l’aumento dell’occupazione, manca l’allargamento del mercato di consumatori e produttori (i tagli fiscali e la possibilità di rimpatriare capitali non possono nuovamente ripetersi negli usa, il loro effetto c’è stato e ora si troverà altro?).

Quindi in sostanza, giunti alla fine di un ciclo, dovrebbe esser compito delle bc e della politica gestire la situazione in modo che:

1) La crisi venga accettata, non deve esser considerata ragionevole la possibilità di rimandarla all’infinito
2) Le aziende devono poter licenziare e ristrutturarsi, e un buon sussidio di disoccupazione deve favorire la cosa
3) Cresciuta la disoccupazione, deve esser favorito il ritorno all’investimento che favorisce il ricrearsi di quell’espansione che coinvolge progressivamente più attori economici e reinnesca un ciclo virtuoso. Elemento chiave per favorire la ripartenza è il taglio dei tassi, poi potranno esservi il market, investimenti pubblici, riforme, ma solo il taglio dei tassi (e la svalutazione per alcuni paesi) hanno un effetto rapido, quasi immediato nel modificare la tendenza all’investimento.
Ecco che qui nasce un grande problema: i tassi sono già bassi e difficilmente tagliabili in maniera significativa.
La fed, con le scelte dell’ultimo anno, tagliando i tassi, rischia non di evitare il rallentamento economico, ma di rallentarlo, di renderlo più duraturo, in un certo senso lo accompagna, tentando di annullare una ciclicità economica che comunque ci sarà.
Tutto ciò non dovrebbe esser necessariamente considerato a priori negativo, però l’esperienza giapponese tende a lasciar pensare che l’idea di portare e mantenere i tassi a zero, annullando o quasi la ciclicità e le crisi non sia una scelta particolarmente favorevole allo sviluppo, meglio una ciclicità parzialmente governata.


In questo scenario di tassi bassi, qual è la strada che sta scegliendo l’europa? La giapponesizzazione, ovvero invece di “accettare” la ciclicità economica, accettando un periodo di crisi dopo 10 anni di crescita, l’europa sta scegliendo di tentare di rimandare la crisi con ulteriori tagli dei tassi (tassi negativi sulle riserve depositate presso la bce, scelta particolare). Tutto ciò è quasi inevitabile in europa, ove i tassi non sono stati alzati a causa di errori precedenti, e ove alcuni paesi trai quali l’italia, principalmente a causa di politiche economiche nazionali del tutto demenziali, non hanno avuto alcuna ripresa economica e hanno una situazione debitoria che mal sopporterebbe aumenti dei tassi.

Insomma, per l’europa la strada pare segnata, scelte keynesiane e giapponesizzazione.
L’america in caso di rallentamento economico o bassa crescita ha ancora un certo margine per scelte convenzionali sui tassi. Da notare che la fed potrebbe riprendere il qe prima di tagliare i tassi a zero, anche questa scelta è particolare: sapendo che la possibilità di taglio dei tassi ha un limite, le bc han scelto di incidere sulla curva dei rendimenti abbattendo il rendimento dei titoli a lunga scadenza ritenendo di poter così incidere sulle scelte degli investitori che potrebbero così preferire altri investimenti a breve nell’economia reale. E naturalmente generando utili per banche, fondi e privati long sull’obbligazionario. Scelte particolari ed innovative da parte delle bc legate alla consapevolezza della scarsa possibilità di agire sui tassi.
Ci si dovrebbe ora chiedere cosa accadrebbe all’economia americana nel caso di calo significativo dei mercati (azionario ed obbligazionario), vi sarebbero perdite per fondi, banche, privati che da anni raccolgono invece profitti, con conseguente deleveraging e distruzione di moneta.

La volontà da parte delle bc di spingere verso scelte inflattive, in larga parte non è legata ad una particolare ed illusoria fiducia nella curva di Phillips, ma essenzialmente al timore di cadere verso scenari che richiederebbero tassi negativi, di difficile attuazione.

Quindi, sia in europa sia negli usa, la risposta allo scenario di tassi bassi è e sarà:
1) Evitare o limitare la ciclicità, perché in sostanza non vi è certezza di poter facilmente agire per favorire la ripartenza dopo una crisi
2) Incremento di tutte quelle politiche considerata alternative al taglio dei tassi
Naturalmente tutto ciò difficilmente funzionerà bene ed altre strade dovrebbero e potrebbero esser valutate: i tassi negativi. Sono veramente possibili? Non oggi, ma forse in futuro sì
 
In teoria i tassi negativi potrebbero divenire una realtà:
1) La bce presta alle banche con tasso negativo del 10%
2) L’unicredit (mi pare apprezzerebbe) prende in prestito 100 dalla bce, deve restituire poi solo 90, e quindi può prestare all’imprenditore o a chi fa il mutuo ad un tasso negativo, ad esempio meno 5%. Così dopo un anno l’unicredit incassa 95 da Michele che ha pagato il suo mutuo (aveva preso 100 in prestito), poi l’unicredit restituisce 90 alla bce e tutti son molto felici e contenti.
3) Il tasso sui depositi bancari presso la bce potrebbe esser tranquillamente negativo, ad esempio meno 10%
4) Le banche potrebbero/dovrebbero offrire tassi negativi sui conti correnti, se michele fa un mutuo di liquidità e lascia tutto l’importo sul conto corrente l’unicredit gli prende il 7% l’anno
5) Questi tassi negativi sarebbero associati ad uno scenario di deflazione, certo non di inflazione, in questo modo la deflazione risulterebbe accettabile

Qual è il vantaggio essenziale di questa scelta? il ritorno alla consueta gestione della ciclicità. L’economia va bene, alziamo i tassi, poi va male, cresce la disoccupazione e tagliamo, se necessario con tassi negativi, sino a far ripartire quel ciclo virtuoso di investimenti e crescita, evitando tutte quelle politiche particolari, giapponesi, che sono proprio fatte per evitare di dover gestire la ciclicità quando si ritiene che ciò sia impedito causa tassi non più tagliabili.


Sono ora possibili i tassi negativi? No, non sono possibili, perlomeno non troppo negativi.

Naturalmente si noti che con tassi negativi chi investe può tranquillamente farlo in deflazione e senza un utile “nominale”: mi indebito di 100, poi però devo restituire solo 92 tra 1 anno, allora mi va bene incassare tra un anno anche solo 97, ho fatto il mio utile. E si noti quindi che avrò pagato stipendi o per investimenti un importo di 100, per poi incassare solo 97, il mio investimento è “nominalmente” in perdita, ma poi risulterà in attivo, dovendo restituire solo 92 alla banca. E’ chiaro che ad esempio il sistema di tassazione dovrebbe esser modificato e considerare tutto ciò.
E se utilizzo capitali miei? I miei risparmi? Non c’è problema, avrò comunque convenienza ad investire oggi 100 dei miei risparmi per poi incassare 97 tra un anno, perché essendo i tassi sui depositi bancari negativi, se lascio per un anno i miei 100 in banca, poi mi ritrovo con molto meno di 97.

In sostanza un sistema a tassi negativi può esser studiato e magari nel tempo realizzato.
Uno dei problemi è il contante. Se lasciando 100 in banca per un anno poi l’unicredit si prende il 7%, beh, prenderò una cassetta di sicurezza all’unicredit e vi stiperò banconote gialle (le blu sono come i rinoceronti, in fase di estinzione). E dato che siamo pure in deflazione, realizzerò pure un utile reale pur possedendo sempre 100 meno il costo di tenuta della cassetta di sicurezza.

Mi pare quindi difficile implementare un sistema a tassi significativamente negativi finchè esiste in libero utilizzo ed accumulo, il contante. L’idea più coerente con l’ideazione di un sistema a tassi negativi sarebbe un contante dotato di chip, che si svaluta nel tempo in maniera regolabile dalla bc. In alternativa, la completa abolizione del contante o il mantenimento delle sole banconote di piccolo taglio (5 euro) e restrizioni/tassazioni su utilizzo ed accumulo.
Parliamo quindi di cose che difficilmente possono avvenire a breve e che hanno numerosi effetti collaterali, il mio vuole esser più che altro un ragionamento sulle possibilità, senza voler sostenere la praticabilità di una strada.


E quanto potrebbe salire l’oro se comprandolo in leva, con interesse negativo, più uso una leva elevata, e più lo tengo a lungo, meno soldi devo poi restituire alla chiusura dell’operazione? Sarebbe un mondo in cui si viene remunerati per prendere in prestito e mantenerlo a lungo (purchè poi si possa impiegare quanto chiesto in prestito, poiché depositando in banca si ottiene un tasso negativo). Diverrebbe conveniente l’acquisto di oro, soprattutto in leva, addirittura nel caso di calo del suo prezzo. E se cala, basta incrementare la leva…
3 problemi immediati per i tassi negativi:
1) Il contante
2) La tassazione
3) Le bolle
Più tanti altri da valutare.
Eppure la questione dovrebbe perlomeno esser studiata, poiché l’idea che demografia-sviluppo tecnologico ed economico possano favorire per sempre inflazione e non deflazione è del tutto illusoria, non vi è alcun motivo per ritenere sia quella la norma, anzi, vi sono numerosi motivi per ritenere che vi possano esser forti spinte deflazionistiche e credere di poterle sempre contenere con azioni delle bc e degli stati ha poco senso. Dovrebbe esser abbastanza naturale ritenere che lo scenario economico possa divenire deflazionistico. Naturalmente in alcuni paesi trai quali l’italia vi sono enormi margini di miglioramento legati non alla politica monetaria, ma ad una migliore gestione politica del sistema economico (istruzione, qualità della spesa pubblica, minor burocrazia ecc). Le scelte monetarie non devono esser considerate un’alternativa ad una miglior gestione dell’economia da parte della classe politica.

Cosa che merita di esser detta e sottolineata è il fatto che la possibilità di agire, la libertà d’azione da parte delle bc è largamente legata alla fiducia che la bc ed il paese si sono conquistati nel tempo. La bc turca non ha le stesse possibilità della fed. In particolare pochi paesi al mondo possono permettersi deficit commerciale e deficit pubblico marcati e magari pure recessione economica e crisi bancaria senza causare una crisi valutaria (fuga dalla valuta), cose che gli Usa possono invece permettersi. Dollarizzazione e fiducia nel dollaro hanno garantito agli Usa amplissima libertà nella gestione economica.
 
la tendenza ai tassi negativi si sta riversando sui conti; una scelta particolare quella della bce. Indubbiamente tassi negativi sui conti possono tendere a livellare ulteriormente verso il basso i rendimenti, soprattutto dell'obbligazionario, di fatto uniformando verso il basso anche i rendimenti dell'obbligazionario rischioso. Tutto bene finchè dura, ma il debito italiano non è uguale a quello tedesco e spingere enti e privati non propensi al rischio, verso l'acquisto massiccio di asset non esenti dal rischio e con scadenze lunghe può portare verso situazioni potenzialmente rischiose, nel caso in cui qualcosa vada non come previsto.

Si noti che non siamo in deflazione e l'altenativa all'acquisto di asset potrebbe presto divenire il perdere soldi sul conto corrente.

Questo tipo di tassi negativi va nella direzione della giapponesizzazione, non nella direzione della gestione di una ciclicità accettando tassi negativi: rendimenti livellati verso il basso in parte indipendentemente dalla rischiosità e dalla scadenza
 
si noti che tassi negativi sui depositi delle banche presso la bce (mentre non è negativo il tasso al quale la bce presta alle banche) è una scelta particolare; come immagino fosse previsto le banche stanno ora introducendo di conseguenza tassi negativi sulla liquidità depositata nei loro conti da aziende e cittadini.
Tutto cìò tendenzialmente può spingere verso un ulteriore livellamento dei rendimenti, può spingere verso l'investimento, ma difficilmente chi aveva una grande liquidità ferma, la investirà nell'economia detta reale (per aprire una pizzeria o un'impresa qualsiasi) spinto dal tasso negativo se lascia la liquidità ferma, molto più facilmente investirà sui mercati (obbligazioni ad esempio).

L'effetto positivo diretto sull'economia detta appunto reale sarà scarso, poi è chiaro che se la cosa taglia ancora il costo del debito per paesi come l'italia, allora per alcuni paesi un effetto concreto potrà esservi...

si noti però che la cosa può avere effetti contrastanti con la logica delle scelte espansive della bce degli ultimi anni: chi sceglie di non prendere il rischio, chi mantiene la liquidità, subirà una tassa, un drenaggio di liquidità, lo stesso vale per le banche che depositano presso la bce. Quindi vi è un effetto potenzialmente espansivo, (ma sempre all'interno della logica di quelle scelte "giapponesi", scarsamente efficaci) e poi un possibile effetto monetariamente restrittivo: calo della liquidità e tassazione.

Inoltre la scelta potrebbe apparire pro-ciclica: in un periodo (eventuale) di crisi e vendita sui mercati la liquidità potrebbe tendere a salire, sia sui conti bancari, sia quella depositata dalle banche presso la bce, con incremento dell'effetto restrittivo e deflattivo...

Vedremo quanto sarà efficace il tiering, per le banche, non per i cittadini...
 
Oggi ho visto pagare una brioches salata con una fetta di prosciutto marcio dentro quattro euro. Nemmeno l'insalata c'hanno messo e la brioches salata non era fatta da un forno, ma comprata nel supermercato. 4 euro. Otto mila lire.
 
Oggi ho visto pagare una brioches salata con una fetta di prosciutto marcio dentro quattro euro. Nemmeno l'insalata c'hanno messo e la brioches salata non era fatta da un forno, ma comprata nel supermercato. 4 euro. Otto mila lire.

ringrazia romano prodi.
 
vorrei raccogliere in qualche messaggio le possibili scelte future da parte della politica e delle bc, in questo scenario di tassi bassi

1) Nuovo e in parte differente QE.
Una delle risposte alla crisi del 2008 fu il QE; la logica essenziale del primo qe era: erogare liquidità alle banche in un periodo in cui improvvisamente, per vari motivi trai quali la sfiducia, la liquidità ha smesso di circolare. In sostanza il primo qe fu erogato al fine di prevenire un disastroso avvitamento della crisi del 2008, prendendo certamente spunto dalle considerazioni di alcuni noti economisti sulla crisi del 29. Non fu quindi pensato al fine di incrementare e sostenere la spesa pubblica.

Negli anni successivi alla grande crisi i qe hanno seguito altre logiche, si può ritenere abbiano favorito il calo dei rendimenti obbligazionari (spingendo così ad investire nell'economia detta reale...forse).
Hanno favorito la sostenibilità (perlomeno a breve, poi si vedrà) del debito pubblico di alcuni paesi, trai quali l'Italia.
Combinati con altre azioni possono aver favorito la realizzazione di utili da parte delle banche.

L'effetto inflazionistico è stato moderato, anzi, meglio dire: indiretto. Nel senso che ad esempio nel 2008-2009 lo scenario di possibile credit crunch e deleveraging avrebbero potuto portare verso una crisi disastrosa e deflazione e le azioni che hanno evitato il peggio, tra le quali il qe hanno quindi in questo senso avuto un effetto inflazionistico.

Va però sottolineato che realizzare un qe ove una bc acquisti titoli di stato da banche che semplicemente sostituiscono in questo modo il possesso di titoli di stato con soldi, di per sè non tende a generare inflazione, semplicemente vi è una certa quantità di titoli di stato che vengono sostituiti da...banconote. In tal caso ci si deve attendere: a) un calo della velocità di circolazione della moneta (non nel senso che la gente inizia a prender 7 caffè tutti assieme la domenica invece che uno ogni mattina) poichè ovviamente vi è una parte crescente della moneta che rimane ferma, inutilizzata.

Siamo nel 2019 ed un nuovo qe è alle porte, eppure non vi è ora il rischio di credit crunch, non possono esservi certo i timori del 2008. Grecia e Italia a parte, non vi sono particolari timori sulla sostenibilità dei debiti pubblici. I titoli di stato a lunga scadenza hanno già, in europa, rendimenti talvolta negativi. Quale sarà l'utilità di questo nuovo qe? Sarebbe stato attuato se i rendimenti dei titoli di italia e grecia fossero allineati a quelli europei?
 
credo che qe e più in generale tassi bassi e scelte espansive si prestino a possibili illusioni ed interpretazioni non necessariamente corrette degli eventi. Siamo sicuri che l'effetto del qe, unito ad altre scelte (tassi bassi) sia solo o principalmente quanto sopra scritto? I tassi bassi servono principalmente per spingere ad investire? Tagliando il costo del denaro? Gli effetti essenziali, forse positivi sull'economia sono questi descritti?

Non mi pare scontato e neppure probabile; qe e tassi bassi hanno avuto un altro effetto molto significativo: favorire la crescita dei mercati, azionario ed obbligazionario, come forse non si era mai visto, generando di fatto utili e favorendo la creazione e circolazione di moneta. Utili e moneta che si riversano poi anche sull'economia detta reale. Apparentemente non vi sono bolle "localizzate" come quella sull'immobiliare nel 2007, ma è possibile che più in generale un po' tutti i settori dell'economia siano stati fortemente favoriti da liquidità e redditi generati tramite la crescita dei mercati. Se così è e tutto ciò è una bolla, lo scopriremo in futuro, per ora la fed può ancora tagliare i tassi gestendo eventuali situazioni di rallentamento economico. Non sarei particolarmente pessimista

Pare però difficile credere non vi siano strade migliori e meno rischiose di un nuovo qe; è che fare il qe è molto facile e poi c'è l'italia...e la grecia
 
in europa non è consentito il finanziamento diretto degli stati da parte della bce, ed il qe europeo, perlomeno formalmente ha rispettato questa norma.
A me non sembra probabile che da questo punto di vista le cose cambino in assenza di esigenze particolari che potrebbero ad esempio esser innescate da un futuro rallentamento economico, però sulla carta questa è certamente una delle possibilità: un'azione della bce diretta non all'acquisto di titoli di stato già detenuti dalle banche, ma diretta a finanziare direttamente dei progetti europei.

Potrebbe essere un qe dagli effetti molto differenti rispetto all'attuale, si pensi ad esempio ad una bce che invece del qe attuale (o meglio quello che inizierà a breve), compra sul primario solo alcune emissioni di "debito europeo" comprato esclusivamente dalla bce magari a tasso leggermente negativo, anche se non fossero dei perpetui, la cosa sarebbe di fatto una monetizzazione, uno "stampare e spendere". Sarebbe un debito, anzi, una monetizzazione che si aggiungerebbe alle consuete aste tramite le quali i singoli paesi europei emettono debito pubblico.
Ecco che, esattamente al contrario del qe attuale si avrebbe un effetto inflattivo, non si avrebbe un effetto diretto sul contenimento dell'interesse che i paesi europei pagano sui bond, anzi, l'aspettativa di maggior inflazione (questi monetizzano!!) potrebbe secondo me far crescere decisamente il costo dell'"altro" debito pubblico regolarmente emesso.

Naturalmente non è che sostenga l'utilità e la bontà di questa o altre strade, sono solo idee, possibilità.

Certamente però stiamo andando verso una progressiva perdita di efficacia delle politiche monetarie degli ultimi anni, o meglio, resta l'effetto sul market, svaniscono altri effetti.

Credo che in europa un ostacolo molto serio a scelte anche piccole e parziali (per importi molto piccoli) di monetizzazione sia l'Italia, la quale rende molto più delicato un eventuale controllo dell'ascesa dei tassi di interesse sul debito nel caso di crescita delle aspettative di inflazione.
La classe politica italiana dovrebbe capire che una bce che non riceva pressioni continue, proposte di monetizzazioni del tutto inattuabili e deliranti, avrebbe maggiori libertà e possibilità proprio in quella strada.

Viceversa sono proprio certe pressioni, certe idee di cui è pieno di video il web; l'idea di monetizzare a volontà e spendere e di voler riportare sotto controllo politico diretto certe scelte delle bc, sono proprio tutte queste cose a spaventare i mercati e a rendere inattuabili certe scelte, a meno di voler correre il rischio di combinare disastri.
Più una bc è forte e più vi è fiducia in essa, e più è libera di agire, anche nella direzione della monetizzazione. Politici che richiedano/propongano in maniera insistente, polemica, che si scelga questa strada con strampalate motivazioni sulla bontà della monetizzazione, rendono di fatto questa strada non percorribile. Il maggior ostacolo a questa strada è l'italia, con la sua classe dirigente.

Il qe è e sarà comunque, effettuato in un modo o nell'altro, quasi certamente una delle risposte ai rallentamenti economici.

Naturalmente paesi come l'Italia avrebbero altre strade preferenziali per recuperare crescita economica, ovvero riformarsi al fine di inserire un maggior numero di persone nel mondo del lavoro ed al fine di migliorare la produttività. Benchè questa sia una ovvietà, è incredibile che larga parte del dibattito pubblico su cosa fare per risanare la situazione economica in italia sia stato deviato su cosa dovrebbe fare la bce, su quando debito in più dovremmo fare o sull'uscita dall'euro.
 
della "monetizzazione" si continuerà a parlare a lungo. Come scritto sopra una delle conseguenze della monetizzazione (ad esempio: la bce compra direttamente ed in esclusiva un "bond europeo" perpetuo con rendimento nullo o negativo e un ente europeo spende) sarebbe facilmente un incremento dell'aspettativa di inflazione e dell'inflazione. Gli investitori certamente chiederebbero un maggior rendimento soprattutto sui bond a lunga scadenza. Proprio questo è quindi uno dei meccanismi che da sempre ha reso delicata e talvolta disastrosa la scelta di monetizzare, viene interpretata dai mercati come scelta realizzata per problemi di debito pubblico, ed in effetti così è stato in molti casi.

Si potrà obiettare che poco importa se il mercato chiede, in seguito ad una monetizzazione, rendimenti maggiori sui bond statali (e in più in generale su tutti quelli in quella valuta); poichè tanto i bond se li potrebbe comprare la bc, la bc contenendone l'interesse. Questa strada però comporta in tempi molto rapidi l'assenza di compratori al di fuori della bc, perchè nessuno si compra un titolo italiano a 50 anni che rende meno del 2% con inflazione che sale.
E questo è proprio ciò che può accadere monetizzando, lo stato spende moneta fresca di stampa, sale l'interesse richiesto dal mercato per detenere titoli di quello stato, e allora la bc per contenere il costo del debito compra in maniera generalizzata titoli di stato.

A parte i problemi dei bond corporate che non godrebbero dell'intervento pubblico, perlomeno non quanto i titoli di stato (quindi le aziende pagherebbero un premio difficilmente comprimibile), naturalmente nel caso di monetizzazione, rialzo del costo per interessi sui titoli di stato ed intervento diretto della bc per contenerli...cosa accadrebbe?
Accadrebbe ciò che tipicamente accade in questi casi, ovvero in assenza o comunque in scarsità di titoli di stato e di titoli in generale in valuta locale che diano un rendimento reale soddisfacente (in linea o appena inferiore al rendimento reale in altre valute) molto semplicemente si innescherebbe una fuga di capitali che andrebbero a cercare valute e titoli che mettano al riparo dall'inflazione
 
e naturalmente la fuga di capitali e la conseguente svalutazione aggraverebbero la situazione incrementando ulteriormente il livello dell'inflazione attesa.
E il governo in questa situazione potrebbe intanto scegliere di bloccare/limitare l'export di valuta, oppure potrebbe ricorrere all'indebitamento in valuta estera al fine di stabilizzare il cambio, o meglio, alla crescita del debito in valuta estera (pare che l'argentino Macri ne sia il massimo esperto attuale, mentre la kirchner preferiva il controllo sui flussi valutari).
Situazioni complicate che sovente portano al default, all'Argentina non resta che ristrutturare il debito ed attuare riforme di contenimento dell'import, al fine di tornare al surplus commerciale; poi naturalmente per il medio e lungo periodo potrebbe attuare altre riforme che favoriscano la crescita, ma sul breve periodo è essenziale che torni al surplus commerciale al fine di recuperare un minimo di credibilità. A proposito, il problema delle bilance commerciali non era specifico dei paesi dell'area euro? Sempre secondo certe correnti di pensiero...

In generale l'idea di monetizzare al fine di sanare un problema di debito pubblico, può essere pericolosa e può portare ad esiti disastrosi.

Non bisogna però dimenticare che la nostra moneta ha un valore che dipende anche dalla fiducia che gli attori economici hanno in quella valuta, e non è scontato l'innesco dei disastrosi processi di cui sopra.

Io non credo si arrivi a scelte di questo tipo a breve in europa, mi pare però possibile vi si arrivi dopo eventuali altre crisi economiche o in seguito ad eventuale deflazione.

La monetizzazione dovrebbe esser intesa e presentata non come una soluzione al problema del debito (cosa che tenderebbe a spingere verso l'innesco di quella disastrosa spirale), ma come gestione monetaria attuata al fine di rilanciare la crescita. Partendo con importi molto contenuti in europa, la cosa potrebbe risultare fattibile, e si potrebbe pensare anche a meccanismi di parziale sterilizzazione, meccanismi di sostituzione della spesa pubblica di alcuni stati con altra spesa pubblica in tal modo finanziata.

Naturalmente non mi aspetterei nulla di particolarmente positivo da tutta sta roba, più che altro il mio è un pensiero sulle possibili future scelte delle bc.

Va anche considerato il fatto che la fiducia in una moneta in parte va valutata in assoluto, in parte in maniera relativa, intendo dire che se anche Usa e giappone seguissero una certa strada, sarebbe poi più facile seguirla per altri nel mondo, d'altra parte se i titoli in euro han rendimento reale negativo mi compro magari dollari, ma se anche quelli non rendono...al limite si compra oro

In sostanza alcuni paesi potrebbero permettersi di monetizzare magari per importi piccolissimi, quelli che non ne hanno alcun bisogno al fine di rendere sostenibile il debito.

Ho quindi una opinione assolutamente pessima di tutte quelle correnti pensiero pseudoeconomico secondo le quali si può tranquillamente monetizzare, controllare il costo del debito, far più debito, purchè si abbia valuta propria, idiozie, come la storia mostra.
 
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