George Maciunas e Fluxus

BEN VAUTIER
GEORGE BRECHT
GEORGE MACIUNAS - Flux-Mask 1966
NAM JUNE PAIK - Duchamp Beuys TV Buddha
ROBERT WATTS
 

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Come disse John Cage: “L'arte è in procinto di diventare se stessa: vita”.



Lettura consigliata
FLUXUS: quando tutto divenne arte | Art For Breakfast

“Fluxus era uno spirito ribelle nei confronti della commercializzazione imperante del mercato dell’arte e dell’ideale borghese di opera d’arte.”
 

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Come disse John Cage: “L'arte è in procinto di diventare se stessa: vita”.



Lettura consigliata
FLUXUS: quando tutto divenne arte | Art For Breakfast

“Fluxus era uno spirito ribelle nei confronti della commercializzazione imperante del mercato dell’arte e dell’ideale borghese di opera d’arte.”

Strano che tu la citi come lettura consigliata......ma questi cioè gli estensori da dove hanno tratto tutte queste informazioni per fare un ....... copia incolla:mmmm:..bah

Lettura consigliata:rolleyes:
 
Strano che tu la citi come lettura consigliata......ma questi cioè gli estensori da dove hanno tratto tutte queste informazioni per fare un ....... copia incolla:mmmm:..bah

Lettura consigliata:rolleyes:


hai ragione;)

allora ti stralcio questa, per ridere un pò:

"Nel 1958 Cage partecipò al telequiz «Lascia o raddoppia?» in qualità di esperto di funghi e vinse la puntata, portando a casa 5 milioni di lire. Durante lo spettacolo si esibì in un concerto per caffettiere, sotto gli occhi sbigottiti di Mike Bongiorno e del pubblico italiano. Memorabile il dialogo che ci fu tra il presentatore e Cage quando questi si congedò, vittorioso.
Le parole di Bongiorno ci restituiscono la difficoltà dell'uomo medio nell'approcciare la musica contemporanea: - M.B.: Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo, bravo Cage. Beh, il signor Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se ne intendeva di funghi... quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Lo sapevo perché mi ricordo che ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate e raccogliere funghi".
- J.C.: Un ringraziamento a... funghi, e alla Rai e a tutti genti d'Italia".
- M.B.: A tutta la gente d'Italia. Bravo signor Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?"
- J.C.: "Mia musica resta"
- M.B.: Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio il contrario: che la sua musica andasse via e lei restasse qui"
 

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Di Manuela Gandini.

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Nam June Paik.
Terrorista del pensiero comune, agitatore, inventore.
Nam June Paik è un genio. E’ una specie di divinità coreana, un Buddha dinoccolato e ilare che si aggira, nel 1993, nei giardini della Biennale di Venezia con le scarpe una diversa dall’altra. E’ il primo, con Charlotte Moorman, a incarnare il concetto di trans-umanesimo (50 anni fa). E’ il primo a usare i monitor nell’arte. Irride il potere e frammenta la musica e le immagini. Manipola, deforma e costruisce muri di televisori facendo rivivere elettronicamente Cage, Cunningham, Beuys, Maciunas...Ti porta dentro un mondo nervoso, colorato, dinamico, artificiale e pieno di fantasmi. E’ il mondo che – già trent’anni - fa ti stava aspettando. Il mondo che, tradotto nel presente, è quello che indirizza ogni tua scelta. Ieri mattina, Caterina Gualco, della Unimediamodern di Genova, è stata ospite a una mia lezione sul Fluxus. Le studentesse, rapite dai suoi racconti, erano commosse. Insieme abbiamo ricostruito la storia del gruppo più lungimirante e utopico degli ultimi cento anni.

I fluxer sono stati modello di una futura comunità umana libera, creativa, piena di amore, solidarietà, contraddizione e cooperazione. L’esatto contrario dell’opaco dispotismo polarizzante e omologante dell’attuale globalismo (basato - ops -sul controllo e la sottomissione).

Ma abbiamo fatto un viaggio nel tempo, ieri, ricordando due performance capitali di Paik. La prima riguarda l’incontro tra l’artista e Clinton. Alla Casa Bianca per ritirare un premio, Paik camminava con il suo deambulatore tenendosi i pantaloni con una mano. Arrivato di fronte al presidente li ha lasciati cadere mostrando il membro al potere. Un’immenso sorriso gli ha illuminato il volto. La sua immane forza e intelligenza gli ha permesso di agire, senza tabù e senza paure, alla cena di gala in totale coerenza con il suo pensiero cristallino. Molti anni prima invece – ha raccontato Caterina - lo sconosciuto Paik, incontrando Beuys a un opening, gli saltò addosso e gli tagliò la cravatta. Da allora divennero grandi amici. Quando poi Paik morì, al suo funerale tutti gli artisti si tagliarono la cravatta.


:clap::clap::clap:
 

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Sessantesimo

Interessante iniziativa.
Chi potrà andarla a vedere a Genova?
 

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