Softbank vince la sfida da 20,5 miliardi: domani il debutto in Borsa - Il Sole 24 ORE
Debutta domani agli scambi alla borsa di Tokyo Softbank, valutata 20,5 miliardi di euro. Così, ancora una volta Masayoshi Son si rivela come un campione non solo di gigantismo finanziario, ma di salto di ostacoli che altri avrebbero rinunciato ad affrontare, quantomeno rinviando la difficile prova. Il debutto con successo, domani alla Borsa di Tokyo, delle attività nella telefonia mobile in Giappone di Softbank rappresenta una doppia buona notizia per l’intero settore tecnologico globale: da un lato, la seconda maggiore Ipo della storia dopo quella di Alibaba avviene a ruota di un momento difficile per i mercati azionari e in particolare per i titoli tecnologici, dall’altro permetterà a Son – a parte una riduzione del debito - di concentrarsi sulle sue spericolate attività di investimento sulle nuove frontiere dell’hi-tech perseguite tramite il suo colossale Vision Fund da 100 miliardi di dollari, il più grande fondo privato di private equity tecnologico del mondo.
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Le due Ipo più imponenti della storia, del resto, trovano proprio in Son il punto di contatto: fu il suo investimento iniziale da 20 milioni di dollari nell’allora oscura start-up cinese a generare il più redditizio ritorno che un individuo abbia mai conseguito (la quota, 18 anni dopo, vale 130 miliardi di dollari) e a consentirgli di trasformarsi definitivamente da ricco imprenditore delle tlc a profeta e re Mida del prossimo venturo mutamento genetico del mondo trainato dall'intelligenza artificiale.
Fissato il prezzo giusto
Il meno giapponese tra i grandi imprenditori espressi dal Sol levante (non a caso è di origini coreane) non è certo il tipo che si spaventa. Al punto da non aver nemmeno fissato il range di prezzo preliminare come è consuetudine per i collocamenti iniziali: 1500 yen per azione ha detto e 1500 ha ottenuto, attirando una domanda che gli ha consentito anche di utilizzare per intero l’overallotment portando il valore dell’Ipo a 2.650 miliardi di yen, ossia 23,4 miliardi di dollari, 20,5 miliardi di euro. Questo anche se la maggior parte dei quasi 2 miliardi di azioni messe in vendita sono dedicate a investitori retail che sono anche clienti del servizio di telefonia mobile andato incontro a un clamoroso infortunio lo scorso 6 dicembre: una interruzione pomeridiana – pare dovuta a un difetto delle attrezzature fornite da Ericsson – che ha fatto almeno momentaneamente infuriare gli utenti (e potenziali sottoscrittori) e indotto alcune società di servizi a progettare di chiedergli i danni.
A parte il momentaccio della Borsa, altre nubi si erano addensate sulla progettata Ipo: dai possibili effetti negativi dei suoi legami con i sauditi (investitori per quasi la meta' del Vision Fund) in seguito al caso Kashoggi fino ai riflessi della linea dura americana nei confronti della cinese Huawei per motivi di sicurezza nazionale (immediatamente sposati dal governo giapponese). Softbank è l’unico gestore di tlc nipponico che utilizza Huawei come fornitore: secondo anticipazioni lanciate dall’agenzia Kyodo, verrà sostituito da altri e ovviamente escluso dalla partecipazione al network aziendale 5g.
Le cedole promesse
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La grande domanda per la maggiore Ipo giapponese di sempre ha poi sorpreso molti analisti, propensi a ritenere troppo alto il prezzo chiesto da Son alla luce della saturazione del mercato e di una sicura nuova guerra dei prezzi che si profila l’anno prossimo, sia per impulso governativo sia per l’ingresso in campo di un nuovo pericoloso concorrente come Rakuten. Per ora ha vinto Son, lusingando il retail con la promessa di un attraente dividendo fino a strappare una valutazione complessiva per la sua telefonia mobile (all’equivalente di circa 90 miliardi di dollari) superiore a quella della piu' grande rivale KDDI e pari a nove volte l'Ebitda annuale.
Non che il vulcanico uomo più ricco del Giappone sia stato distratto più di tanto dall'Ipo: nelle scorse settimane ha continuato a distribuire denaro a pioggia in giro per il mondo, per lo piu' tramite il Vision Fund Qualche esempio: altri 2 miliardi per la societa' sudcoreana di e-commerce Coupang di cui è già il maggiore azionista; 300 milioni per l'unicorno della Silicon Valley Automated Anywhere; 3 miliardi addizionali per WeWork; 1,1 miliardi, assieme a Alibaba, nel leader indonesiano dell'e-commerce Tokopedia.
Se alcuni analisti dubitano sulla realizzabilità di rilevanti sinergie tra le società in cui Son investe e i pilastri del gruppo (come Yahoo Japan, Sprint e Arm Holdings), sono in molti a guardare con grande simpatia - che non esclude un certo sconcerto - a un uomo che a 61 anni mantiene l'audacia intemperante di un ragazzino. Con l'obiettivo, nientemeno, di dare un contributo decisivo al cambiamento del mondo nel segno dell'hi-tech.