EPS - Da startup a player globale dell’Energy storage. Ora fa gola a molti
31/01/2017 08:54 WS
Nella sede milanese della Bovisa i contabili stanno verificando gli ultimi numeri dell'esercizio 2016. I dati piovono sull'iPad del Ceo Carlalberto Guglielminotti e gli innescano sorrisi di godimento, uno dopo l'altro. Ormai non ci sono dubbi: Electro Power Systems (EPS.PAR), la startup nata da uno spinoff dei Politecnici di Torino e Milano e quotata alla Borsa di Parigi quando era poco più che un'idea, ha vinto la scommessa.
La società si è data una mission molto concreta: trasformare le fonti rinnovabili intermittenti in una vera e propria fonte di energia stabile, attraverso innovativi sistemi di stoccaggio e microreti, in grado di accoppiare l'idrogeno per eliminare la generazione a gasolio.
Il piano industriale che era stato illustrato agli investitori due anni fa, in occasione della quotazione sul mercato, è stato rispettato passo dopo passo. La società è oggi una realtà accreditata a livello internazionale, un punto di riferimento anche per i giganti del settore che osservano attentamente l'eccellenza tecnologica di questa azienda, che vanta 125 brevetti. Metà degli 85 dipendenti di Eps sono ingegneri, e la metà di loro vanta un Phd.
"Oggi lavoriamo con clienti come General Electric, Enel, Terna e Toshiba" dice Guglielminotti. E aggiunge: "I numeri sono molto soddisfacenti, ma danno solo una pallida idea delle potenzialità enormi di questo business: il fatturato 2016 sarà nella parte alta del range che avevamo indicato in autunno, fra 6,4 e 6,9 milioni di euro, con un gross margin in linea con la semestrale". L'anno prima i ricavi avevano superato di poco 1 milione di euro.
Al convegno di McKinsey "Utility of the Future" a Singapore, l'ottobre scorso, l'Energy Storage e l'intelligenza artificiale (A.I.) sono stati indicati come i due megatrend tecnologici più importanti del 2017 ed Eps è stata la success story selezionata per l'evento.
Il concetto di fondo è che grazie agli enormi sviluppi delle fonti rinnovabili, tutto il mondo si sta interrogando se non valga la pena cambiare il modo di produrre energia elettrica. I grandi impianti termici a carbone, gasolio e gas sono superati sul piano della convenienza dalle pale eoliche e dai pannelli fotovoltaici, che però hanno un limite, quello dell'intermittenza della produzione. Ed è qui che entrano in gioco i sistemi di stoccaggio di energia, in grado di rendere stabile la produzione da rinnovabili.
"Nell'Energy storage abbiamo la tecnologia più efficiente, più affidabile e meno costosa - dice Guglielminotti (nella foto) -. I primi a rendersene conto sono state Enel e Terna che sono oggi nostri partner".
Nei Paesi ad economia più avanzata, fortemente penetrati da fonti rinnovabili, EPS offre insieme ai suoi partner sistemi di stoccaggio di energia per dare stabilità alle reti (grid support) a costi inferiori rispetto al gas e al carbone.
Nei Paesi emergenti, invece, il business è quello delle microreti connesse a impianti locali di produzione da rinnovabili abbinati ai generatori a gasolio. In Africa, dove vive il 15% della popolazione mondiale e viene prodotto solo il 2% dell'elettricità, non c'è più nessuno che progetti l'elettrificazione del Continente partendo da megacentrali. Il focus è sullo sviluppo di microreti: i progetti sono orientati verso impianti distribuiti, dove la generazione a gasolio esistente viene ibridata con rinnovabili, rese stabili da sistemi di storage.
A meno di due anni dalla quotazione Eps ha installato e ha in corso di messa in servizio 36 progetti di grande taglia, tra i quali sistemi ibridi off-grid alimentati in microrete da rinnovabili e stoccaggio di energia per una capacita` totale di 47 MWh e 25 MW di sistemi in 21 Paesi in Europa, America Latina, Asia e Africa, dando energia ad oltre 160.000 persone ogni giorno.
A inizio 2017, spiega Guglielminotti, Eps ha una pipeline di progetti da oltre 100 milioni di euro, di cui 40 milioni in "hard pipeline", che vuole dire che i progetti sono nella fase finale della negoziazione o della gara, oppure dove il cliente finale sta strutturando il finanziamento dell'operazione.
L'amministratore delegato conferma una previsione di ricavi per il 2017 in linea con il consensus degli analisti, compresa fra 15 e 20 milioni. I mezzi finanziari per raggiungere questi obiettivi non mancano e la società gode del supporto dei principali istituti finanziari italiani: in prima linea c'è Intesa Sanpaolo, ufficialmente house bank di riferimento di Eps.
Detto questo, è lecito domandarsi se una società così piccola possa affrontare da sola il mercato mondiale dell'Energy storage. Risponde Guglielminotti: "Stiamo valutando il piano futuro di investimenti. Fra le diverse opzioni c'è quella di collaborare intensamente con un partner industriale di rilievo. Abbiamo dialoghi in corso con alcuni grandi player mondiali. Vedremo…"
Oggi il principale azionista di Eps con il 29% del capitale è il fondo di investimento 360 Capital Partners. La banca d'investimento torinese Ersel ha una quota del 19% e il management ha complessivamente il 6%.
Al prezzo attuale di 6,10 euro, Eps capitalizza poco meno di 50 milioni di euro. Tutti e tre i broker che seguono il titolo, Cantor Fitzgerald, Société Générale e la francese Invest Securities, hanno raccomandazione Buy con target price fra 8,20 euro e 10,50 euro.
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