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La scelta americana di retrocedere dalla globalizzazione è molto più profonda di quanto sovente si legge, non è una semplice scelta economica di Trump. Le scelte americane sono guidate principalmente dalla volontà di estendere potere, controllo e sfera d'influenza. Per qualche decennio la globalizzazione economica si è ben sposata con queste esigenze da superpotenza: globalizzare era anche una maniera per intrecciare affari e saldare legami economici e finanziari con vari paesi. Controllare o perlomeno poter interferire sull'economia e le finanze di altri paesi dà potere. Però questa penetrazione finanziaria ed economica non ha funzionato nè con la Russia, nè con la Cina; anzi, l'effetto geopolitico della globalizzazione potrebbe aver danneggiato gli Usa in alcune zone del mondo, la Cina sino a 2 decenni fa era un paese debole e scarsamente influente, ora è una potenza e si rafforzerà ancora. Questo è l'elemento chiave che si notava già prima dell'elezione di Trump, cambiamenti nelle strategie, legati in sostanza al fallimento o alla pericolosità (dal punto di vista dell'imperialismo americano) nel proseguire sulla strada seguita per qualche decenni. D'altra parte alcune guerre spinte dagli Usa negli ultimi decenni devono aver consigliato a Russia e Cina molta cautela nei rapporti con gli Usa.
E come già era accaduto nel 2007-2008, prima cambia la strategia dell'establishment americano, poi scelgono quale presidente appoggiare per far prevalere o tentare di far prevalere quella rinnovata e differente linea strategica e politica; non è che Trump ha vinto e ha poi deciso cosa fare.
La questione "globalizzazione" era appunto uno dei punti di rinnovamento della linea americana; altre questioni calde erano di natura non economica ma più militare e han poco a che fare con questa sezione. Come capita spesso, i periodi di cambiamenti sono anche periodi di forti contrasti, dopodichè l'america tende a unirsi sulla nuova linea...perlomeno finchè non risulti da cambiare.
Vadremo nei prossimi anni quanto questo cambiamento sarà profondo, ma credo lo sarà abbastanza, poichè dopo i contrasti iniziali l'america tende appunto a compattarsi sulle nuove linee.
Poi a me pare che certi apparati militari-strategici-politici vogliano a volte tirar fuori qualche nuova idea per dar un senso al loro lavoro, al loro stipendio, o per svago: la guerra piace, che sia commerciale o fatta con le bombe per alcuni è una vera, sincera e genuina passione
Berlino, 05 giu 15:53 - (Agenzia Nova) - Per far fronte alla concorrenza della Cina, con il capitalismo di Stato, e degli Stati Uniti, con la dottrina “America first” del presidente Donald Trump, è necessaria una maggiore integrazione in Europa. Lo ha affermato l'amministratore delegato di Deutsche Bank, Christian Sewing, durante una conferenza degli investitori tenuta oggi a Berlino. Lo riferisce il quotidiano tedesco “Handelsblatt”.
Per Sewing, è in una maggiore integrazione europea che si trovano “le risposte giuste, soprattutto con riguardo alla digitalizzazione, per far fronte a Cina e Stati Uniti”. Secondo Sewing, nel digitale europeo “ora la situazione è nient'altro che deludente”.
(Geb) © Agenzia Nova -
Ue: Ad Deutsche Bank Sewing, piu Europa contro competizione Cina e Usa | Agenzia Nova