Mamma.....

maf@lda

il bello, il buono, il giusto
Registrato
29/6/05
Messaggi
35.664
Punti reazioni
2.563
tumblr_n2ls7dJNaw1s4e9y0o1_1280.jpg





Pier Paolo Pasolini
Supplica a mia madre


È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
 

Allegati

  • Pasolini-con-la-madre.jpg
    Pasolini-con-la-madre.jpg
    39,2 KB · Visite: 783
Ultima modifica:
“Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre,

di ricordare qualcosa di lei, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.

Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 o del 1931, rata mamma

e io camminiamo per il sentiero di un prato abbastanza fuori

dal paese; siamo soli, completamente soli.

Intorno a noi ci sono i cespugli appena ingemmati, ma con l’aspetto

ancora invernale; anche gli alberi sono nudi, e, attraverso

le distese dei tronchi neri, si intravedono in fondo le montagne

azzurre. Ma le primule sono già nate. Le prode dei fossi ne sono

piene. Ciò mi dà una gioia infinita che anche adesso, mentre ne parlo,

mi soffoca. Stringo forte il braccio di mia madre (cammino infatti

a braccetto con lei) e affondo la guancia nella povera pelliccia

che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della

primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di

fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita”



(da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini)
 

Allegati

  • tumblr_nnzbmaqnC81qj2u1wo1_500.jpg
    tumblr_nnzbmaqnC81qj2u1wo1_500.jpg
    97,9 KB · Visite: 790
Celine Dion - Because You Loved Me


Sei stata la mia forza nei momenti di debolezza,
sei stata la mia voce quando non riuscivo a parlare,
sei stata i miei occhi quando non riuscivo a vedere,
hai visto il meglio dentro di me, mi hai sollevata quando non riuscivo ad arrivare in alto,
mi hai dato fiducia perché credevi in me.
Sono tutto quello che sono perché mi hai amata.





Quanti anni sono passati da quando te ne sei andata via
in punta di piedi come avevi vissuto.
Tacevi le tue paure, le tue sofferenze,
oggi lo capisco di più,
solo perché non volevi mai dar fastidio a nessuno.
Mi guardo allo specchio e ti rivedo in me...fa un certo effetto.
Mi manchi ancora, un vuoto che non si ricolma.
 

Allegati

  • tumblr_msj4giMA7J1qeb2g1o1_500.jpg
    tumblr_msj4giMA7J1qeb2g1o1_500.jpg
    141,8 KB · Visite: 804




Edoardo Bennato - Viva La Mamma

Viva la mamma, affezionata a quella gonna un po' lunga,
così elegantemente anni '50, sempre così sincera!
Viva la mamma, viva le donne con i piedi per terra,
le sorridenti miss del dopoguerra, pettinate come lei!
 

Allegati

  • tumblr_mqymmwZGrX1rav43uo1_1280.jpg
    tumblr_mqymmwZGrX1rav43uo1_1280.jpg
    67,2 KB · Visite: 775
"Ma parlare di mia madre mi imbarazza. Posso dire che, come si vede nel
film, ci sono generazioni di studenti che hanno continuato ad andare a trovarla
e a parlare con lei di tantissime cose. E che, solo dopo la sua morte, ho avuto
la sensazione di aver perduto una parte di lei che conoscevano i suoi studenti".
(NANNI MORETTI)

"Mia madre" il film in cui Nanni Moretti racconta le difficoltà di una regista
(Margherita Buy) divisa tra un set complicato, il capezzale della mamma
malata (Giulia Lazzarini) e la figlia adolescente
 

Allegati

  • 00889933321222.jpg
    00889933321222.jpg
    75,4 KB · Visite: 762
Il ricordo delle più belle rose che mi sovviene
non è legato al profumo che il fiore detiene
è l'immagine di mia madre con un vestitino
a sfondo nero e con un fiocchettino
ma l'abitino in flanella leggera
di roselline rosa era una vera fioriera
e in una foto ancora lei mi sorride
elegante in quella mise
credo in occasione di una cerimonia
e si era spruzzata anche dell' acqua di colonia
che se ci ripenso mi sembra di sentire
queste sono le rose che non potranno mai sfiorire!

(Maf@lda)
 

Allegati

  • 1568622d1332489222t-le-rose-scan788899.jpg
    1568622d1332489222t-le-rose-scan788899.jpg
    167,5 KB · Visite: 760


Ma mère chantait toujours la la la
Une vielle chanson d'amour que je te chante a mon tour
Ma fille tu grandiras et puis tu t'en iras
Mais un beau jour tu te souviendras à ton tour de cette chanson là
Il était un matelot qui pour gagner le cœur des filles
Leur promettait des jours plus beaux sous le ciel des Antilles
Bien vite elles lui rendaient les armes mais quand il repartait sur l'eau
Leurs larmes allaient grossir les flots
Ma mère chantait toujours la la la
Une vielle chanson d'amour que je te chante a mon tour
Ma fille tu grandiras et puis tu t'en iras
Mais un beau jour tu te souviendras à ton tour de cette chanson là
Mais un jour le matelot fut tué d'un coup de couteau
Ensuite j'ai oublié les mots mais la fin je m'en souviens
Aussitôt qu'ils sont amoureux tous les hommes sont des matelots
Dans leurs yeux dansent des vagues bleues
Ma mère chantait toujours la la la
Une vielle chanson d'amour que je te chante a mon tour
Ma fille tu grandiras et puis tu t'en iras
Mais un beau jour tu la chanteras à ton tour en souvenir de moi

:flower:

Regali-fai-da-te-festa-della-mamma-a-tema-fiori-Vaso-decorato.jpg
 
Anche se in ritardo Auguri a tutte le mamme !!!!!

 



“Oggi si dice che ti serve uno speciale apparecchietto da applicare alla TV
in modo che i bambini non possano guardare questo o quello.
Ai miei tempi, non avevamo bisogno di un simile marchingegno.
Mia madre era l'apparecchietto. Fine della storia.”

Ray Charles
 

Allegati

  • MissouriBaptist_SkintoSkin.jpg
    MissouriBaptist_SkintoSkin.jpg
    102,3 KB · Visite: 54
"Mia madre non ha una storia, c’è sempre stata. E’ così, le madri non
dovrebbero mai morire, la loro perdita appare sempre come una sorpresa
che lascia attoniti"

ANNIE ERNAUX




Sotto: Opera di Julia Krahn, artista tedesca, residente a Milano da anni,
che descrive la sua versione della maternità,
una versione rivista e contemporanea della Pietà,
il simbolo della distanza tra madre e figlio nell’era di Internet,
del lavoro, della performance professionale.
 

Allegati

  • Julia-Krahn-MUTTER_2009.jpg
    Julia-Krahn-MUTTER_2009.jpg
    45,3 KB · Visite: 41





Carmen Consoli - In bianco e nero

Guardo mia madre a quei tempi e rivedo
il mio stesso sorriso
E pensare a quante volte
l'ho sentita lontana
E pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me
 

Allegati

  • haringmaternite.jpg
    haringmaternite.jpg
    95,1 KB · Visite: 568
"Ero l’unico della classe a non essere più accessoriato di madre amorevole.
E anche se la Maestra stava attenta a non pronunciare mai la
parola «mamma» in mia presenza, dentro di me il disagio per la condizione
di orfano si mescolava al terrore che fosse ineluttabile e nutriva il demone
dell’aggressività.
.... Ora invece reagivo colpo su colpo alle provocazioni dei più maneschi.
Perché avrei dovuto continuare a comportarmi bene, se tanto non c’era più
nessuno a dirmi bravo?
.. Non ho mai sopportato chi si piange addosso. Io non piangevo nemmeno di
notte. Credevo ancora che una mattina mi sarei svegliato e avrei visto la
mamma ai piedi del letto con la vestaglia sulle spalle. Non volevo che
trovasse il cuscino zuppo di lacrime".

MASSIMO GRAMELLINI
 

Allegati

  • mar.jpg
    mar.jpg
    103,5 KB · Visite: 100
Le tre età della donna di Gustav Klimt

◦Categoria – Dipinto
◦Inventario – 951
◦Materia e tecnica – olio su tela
◦Autore – Klimt, Gustav
◦Dimensioni – 171×171 cm
◦Datazione – 1905
◦Provenienza – 1911, acquisto all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma

Si tratta di un’opera della maturità di Klimt: le figure sono asciutte, sintetiche ed il decorativismo geometrico si materializza in forme che ricordano sete raffinate e pietre preziose.

Sulla grande tela quadrata Klimt spartisce lo spazio in un fondale orizzontale ribassato e luccicante, addossato al buio che si apre al di là di esso, mentre le figure sono strette in un angusto spazio decorativo al centro del quadro. Il tema è una rivisitazione, in chiave simbolica, delle tre fasi della vita femminile: l’infanzia,la maternità e l’inevitabile declino della vecchiaia. Il diverso sentimento della vita è suggerito dalle posizioni assunte dalle figure e dalla scelta di rappresentarle nude su vari livelli di un fondo privo di dati naturalistici. Il pittore ritrae la vecchia di profilo, per evidenziare, attraverso un forte realismo del modellato, la deformazione provocata dal tempo sul corpo. La rinuncia ad aprire gli occhi sulla realtà, l’impotenza di fronte a quello che riserva il futuro si manifesta nel gesto disperato di coprirsi il volto con le mani. La giovane madre invece si offre frontalmente alla visione, in contrasto con l’altra figura: il nudo risulta piatto nel rilievo e luminoso nella colorazione quasi ad evocare una dimensione sacra, una allusione alla maternità della Madonna a cui sembra riferirsi anche il coronamento di fiori collocato sulla testa; un serpente stilizzato, mimetizzato con il drappo trasparente avvolto intorno alle gambe, indica il male sempre in agguato, il pericolo incombente in ogni momento della vita. La bimba, infine, assorbita totalmente nella figura materna, è ritratta di tre quarti con il corpo paffuto e arrotondato, abbandonata in un sonno profondo
 

Allegati

  • le_tre_eta_della_donna_klimt.jpg
    le_tre_eta_della_donna_klimt.jpg
    232,2 KB · Visite: 76





A cchiù sincera
(poesia di Antonio de Curtis dedicata alla mamma)




Tengo na 'nnammurata

ca è tutt' 'a vita mia.

Mo tene sittant'anne, povera mamma mia!

Cu chella faccia 'e cera,

sotto 'e capille janche,

me pare na sant'Anna

cu ll'uocchie triste e stanche.

Me legge dint' 'o penziero,

me guarda e m'anduvina

si tengo nu dulore

si tengo quacche spina...
 

Allegati

  • oro_di_napoli3.jpg
    oro_di_napoli3.jpg
    38,9 KB · Visite: 331
L'ultima poesia scritta da Sylvia Plath
porta la data del 5 febbraio 1963. Si chiama "Edge", "Limite". Sylvia Plath è
sulla soglia. Quella soglia che varcherà la notte tra il 10 e l'11 febbraio,
sigillando con lo scotch ogni fessura della cucina nella quale si era chiusa, e
posando la testa all'interno del forno, il gas aperto.
Aveva in precedenza sigillato la camera dei bimbi, perchè il gas non arrivasse
fin lì, e lasciato accanto ai loro lettini il latte e il pane con il burro per la
colazione.




B9jK-okIEAA27_H.jpg:large


Limite

La donna ora è perfetta
Il suo corpo

morto ha il sorriso della compiutezza,
l'illusione di una necessità greca

fluisce nei volumi della sua toga,
i suoi piedi

nudi sembrano dire:
Siamo arrivati fin qui, è finita.

I bambini morti si sono acciambellati,
ciascuno, bianco serpente,

presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota.
Lei li ha raccolti

di nuovo nel suo corpo come i petali
di una rosa si chiudono quando il giardino

s'irrigidisce e sanguinano i profumi
dalle dolci gole profonde del fiore notturno.

La luna, spettatrice nel suo cappuccio d'osso,
non ha motivo di essere triste.

E' abituata a queste cose.
I suoi neri crepitano e tirano.
 

Allegati

  • sylvia_plath_2.jpg
    sylvia_plath_2.jpg
    125 KB · Visite: 339
Sylvia Plath svolse in modo normale le mansioni di casalinga e di moglie. Poi nacquero i figli e la sua vita cominciò a trascinarsi su un binario monotono, e la maternità, da gesto creativo, diventò fonte di frustrazione e causa di depressione; infine scoprì di essere diventata irrimediabilmente moglie, con la consapevolezza che dall’altra parte c’era l’amante, perché il suo Ted la tradiva.
Sylvia si separò e portò i figli con sé, cominciando a vivere in ristrettezze economiche. E’ proprio in questo periodo che esplose la sua attività letteraria; nel 1960 pubblicò The Colossus, presentazione immediata del suo stile personale ed elaborato e, come tentativo di liberazione andando indietro nel tempo, testimonianza del suo crollo psichico, scrisse il romanzo The Bell Jar, in italiano La campana di vetro, che pubblicò nel 1963 con lo pseudonimo di Victoria Lewis.
La campana di vetro è la testimonianza del disperato bisogno di affermazione di una donna lacerata dal conflitto irrisolto tra le aspirazioni personali ed il ruolo imposto dalla società.
Sylvia non era "matta", era solo una donna fragile, sensibile e in crisi, di giorno faceva la madre, accudendo rigorosamente ai suoi figli, alla notte rubava qualche ora per scrivere, cercando di soffocare il proprio istinto di ribellione che riversava solo nelle poesie e che cercava poi di farsi perdonare comportandosi da figlia, moglie e madre esemplare:..
"Non è vero quello che scrivo, sono buona, sono felice, rispetto le regole, lo prova la mia vita, ho fatto tutto quello che una donna deve fare"
 

Allegati

  • sylvia-plath_clip_image021.jpg
    sylvia-plath_clip_image021.jpg
    22,7 KB · Visite: 668
  • Sylvia-Plath-con-Nicholas.jpg
    Sylvia-Plath-con-Nicholas.jpg
    74,2 KB · Visite: 405
Le lettere di Sylvia alla madre sono sempre piene di affetto e di riconoscenza nei suoi confronti, in contraddizione con l’insofferenza e il rancore che emergono in The Bell Jar; Aurelia, la madre-vampiro, non deve, non può vedere sua figlia come quel calice di cristallo, prossimo a frantumarsi, come quella ragazza di vetro dentro una campana di vetro dopo che Ted l’ha lasciata. Silvia, spezzata dal dolore, proibisce alla madre di raggiungerla a Londra.
Un’altra delle colpe imputate alla madre Aurelia è la morte del padre Otto. Quest’ultimo aveva deciso che sarebbe morto precocemente di malattia e si era autodiagnosticato un tumore, chiudendosi nelle sue stanze e vivendo totalmente alienato dai figli.

La madre si aspettava sempre di essere compiaciuta dalla figlia, la quale le dava tutte le rassicurazioni di cui aveva bisogno.

Sylvia si sfoga attraverso i suoi versi e in una poesia l'autrice di Ariel spiega il perché:

Tu mi chiedi perché mai io passi la vita a scrivere.
Lo trovo forse un divertimento?
Ne vale la pena?
Ma, soprattutto, è ben pagato?
Altrimenti, quale sarebbe il motivo?...
Io scrivo solo perché
c'è una voce in me
che non vuol tacere
.

Quando non abbiamo nessuno a cui raccontare i nostri stati d'animo è come se vivessimo sotto una campana di vetro. Una campana di vetro proprio come il titolo omonimo del romanzo della scrittrice americana.
 

Allegati

  • nicholas-hughes-REX.jpg
    nicholas-hughes-REX.jpg
    46,5 KB · Visite: 869





«Nei libri in cui racconto la mia infanzia, ad un tratto non so più che cosa
ho tralasciato e che cosa ho raccontato, credo di aver parlato del nostro
amore per nostra madre, ma non so se ho parlato anche dell’odio, di quanto
ci amavamo e di quanto anche riuscivamo a odiarci, vivendo quella storia
di rovina e di morte che era la storia della nostra famiglia, una storia fatta
di amore e odio, che sfugge ancora ad ogni mio intendere, che mi è ancora
inaccessibile, celata nella profondità della mia carne, cieca come un neonato
il primo giorno».

(M. Duras, L’amante)
 

Allegati

  • Madmae%20Donadieu%20et%20ses%20enfants%202.jpg
    Madmae%20Donadieu%20et%20ses%20enfants%202.jpg
    64,1 KB · Visite: 481
La mamma
La mamma non è più giovane
e ha già molti capelli
grigi: ma la sua voce è squillante
di ragazzetta e tutto in lei è chiaro
ed energico: il passo, il movimento,
lo sguardo, la parola


Ada neri è considerata una delle più grandi potesse italiane di sempre. Nata a Lodi nel 1870--- 1945


biglietti-festa-mamma.jpg
 



Nel 1965 a Toronto la cantante Joni Mitchell diede alla luce una bambina.
Ma all'epoca era una studentessa di arte senza prospettive (gia' un matrimonio
fallito alle spalle con il folksinger da cui prese il cognome): decise di non
tenere con se' la piccola e di darla in adozione.
Dopo una ricerca durata anni, madre e figlia si sono ritrovate.

Joni a meta' degli anni 60 comincio' a farsi notare nei locali dove interpretava
canzoni folk. Poi arrivo' il successo internazionale con "The circle game"
e "Woodstock" e, piu' tardi ancora, il passaggio a sonorita' jazz.
 

Allegati

  • 191025994-f2f9a279-85e5-4dc3-9ba4-7cd862a91c63.jpg
    191025994-f2f9a279-85e5-4dc3-9ba4-7cd862a91c63.jpg
    120,7 KB · Visite: 541
Indietro