Piero Dorazio

No:no: sono pericolose le anomalie di tale sistema..e anche i rimedi farmacologici per curarle.. se mal dosati.

Tra questi non dovrebbero rientrare le opere d'arte quindi..vai con gli acquisti!!

Ma meditati "consapevolmente":D:D non compulsivi..:no::no:

Beh, la farmacia sotto casa mia vende delle ottime imitazioni di Damien Hirst e funzionano benissimo :o
 
Beh, la farmacia sotto casa mia vende delle ottime imitazioni di Damien Hirst e funzionano benissimo :o

Farti credere che funzionano benissimo è il vero segreto!!

Ma tra un Hirst multiplo e un Dorazio senza archivio tu chi consigli come investimento?

:D
 
vogliamo tornare sull'argomento?
Grazie:ot::ot:

Condivido..... spesse volte si esce da quello che' e' l'argomento per perderci in conversazioni sterili e inutili se pur simpatiche...
Consiglio di aprire una pagina dedicata a battute ecc come una sorta di bar e di rispondere solo a tema alle domande che si fanno.
:yes:
 
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Una precisazione.:o

Prima di scrivere di Federico Sardella
che personalmente stimo

abbiate la certezza di quanto riportate.

Non mi risulta sia nell'archivio Simeti, per quanto collabori in un evento,
ma del resto lo fa e lo ha sempre fatto, con professionalità.

Grazie
 
Una precisazione.:o

Prima di scrivere di Federico Sardella
che personalmente stimo

abbiate la certezza di quanto riportate.

Non mi risulta sia nell'archivio Simeti, per quanto collabori in un evento,
ma del resto lo fa e lo ha sempre fatto, con professionalità.

Grazie
Direi che collabora al catalogo ragionato , o almeno così dichiara Addamiano in una intervista pubblicata da Liveauctioneers

Ma a che cosa si deve questa crescita del mercato? Oltre al grande successo che l’arte italiana degli anni 60 da alcuni anni riscuote sul mercato, ha contribuito l’inizio della collaborazione con la Dep Art Gallery, che ha anche preso in mano l’archivio dell’artista per sistemarlo e per dare vita ad un catalogo ragionato a cura di Antonio Addamiano e Federico Sardella, in pubblicazione nell’estate 2016.
 
Una precisazione.:o

Prima di scrivere di Federico Sardella
che personalmente stimo

abbiate la certezza di quanto riportate.

Non mi risulta sia nell'archivio Simeti, per quanto collabori in un evento,
ma del resto lo fa e lo ha sempre fatto, con professionalità.

Grazie

mi raccomando cazzia chi ha diffuso la notizia :rolleyes:
Ciò non toglie che sarebbe bello sapere dal Signor Sardella notizie dell'archivio Dorazio di cui è stato curatore visto che le lettere in attesa di archiviazione le ha inviate lui.......
al riguardo anche io avevo una bella lettera diventata poi lettera morta.....
 
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io intanto
per non mandare :ot:
pure questo, riporto questa
che mi piacque assai:D
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Dorazio, l’astratto a tutti i costi
di Maurizio Calvesi

Piero Dorazio, mancato nella giornata di ieri, era nato a Roma nel 1927.
Oggi, salire alla notorietà a vent’anni, è per un artista pressochè impossibile; ma fu possibile, nel 1947, per Dorazio, quando firmò con Perilli, Turcato, Consagra e Carla Accardi, tra gli altri, il manifesto della pittura astratta italiana del secondo dopoguerra; il raggruppamento prese il nome di «Forma 1», dal primo numero della rivista in cui lo scritto fu pubblicato.

Tutti molto giovani anche gli altri, questi artisti si dichiaravano «formalisti e marxisti», in anni in cui le due dichiarazioni di appartenenza culturale sembravano antitetiche.
Si era infatti alle soglie della ben nota battaglia tra astratti e figurativi , o meglio «realisti», e delle famigerate invettive di Palmiro Togliatti contro l’arte non figurativa, in quanto impopolare e inaccessibile alle masse.

Gli artisti di «Forma 1» sostenevano invece di voler perseguire il progresso tanto sul piano sociale, con l’adesione al verbo di Marx, quanto sul piano culturale, allineando pittura e scultura alle più avanzate evoluzioni internazionali del linguaggio.

Nel perseguire una ricerca astratta, Dorazio fu uno degli artisti più rigorosi e inflessibilmente legati al proprio credo. Della recente tradizione italiana rifiutava tutto, soprattutto il «Novecento», ma anche quello era stato il più coraggioso movimento d’avanguardia: il Futurismo, di cui Dorazio accettava soltanto la pittura di Giacomo Balla (allora ancora vivente), in quanto non tanto legata alle tematiche dinamiche e macchinistiche del manipolo marinettiano, quanto interessata a pionieristiche ricerche di arte non figurativa.

Da Balla Dorazio ereditò la felicità del colore, in stesure di piani giocati sulla superficie, senza ricerca di profondità spaziale. Contemporaneamente seguiva con grande e allora eccezionale attenzione le vicende dell’arte fuori d’Italia, con particolare interesse verso gli artisti della nuova scuola francese e verso lo svizzero Max Bill.

Nel corso di quasi sessant’anni di attività, Dorazio è rimasto fedele al suo linguaggio fatto di scansioni lineari e coloristiche, con guizzi di fantasia che gli permettevano di trovare soluzioni sempre nuove all’interno di un discorso a senso unico. Verso il 1960 raggiunse uno dei suoi momenti espressivamente più intensi, orchestrando una fitta tessitura pittorica su tonalità tendenti al monocromo e affiancandosi così, sia pure con una diversa sensibilità, alle ricerche messe in atto da una nuova generazione di artisti: i futuri protagonisti della «Scuola di piazza del Popolo» intendevano infatti far ripartire la ricerca da un «azzeramento» (monocromo appunto) della pittura.

Ma mentre questi nuovi artisti sfociarono immediatamente in ricerche parallele (nella grande originalità e freschezza) alla nascente Pop Art anericana, Dorazio rimase ostilmente chiuso a questa clamorosa svolta del gusto; e contro di essa polemizzò duramente, con quella aggressiva vivacità che gli era propria e che aveva ereditato proprio dai poco amati futuristi.
In quel momento (appunto agli inizi degli anni Sessanta) Dorazio cercava di fare sbarramento contro tutte le novità della ricerca artistica che la allontanassero dalla meta, ritenuta irrinunciabile, dell’astrattismo.
Sono così rimaste famose le sue polemiche anche molto violente, contro un critico che pure che lo aveva seguito e prediletto: Giulio Carlo Argan.
Argan infatti in quel momento, pur essendo schierato anche lui con decisione contro la Pop Art, aveva segnalato un’altra direzione di ricerca, quella della cosiddetta «arte programmata» o cinetica, che per il suo carattere scientifico favoriva e anzi esigeva il lavoro di gruppo. Qui l’idealismo romantico di Dorazio si ribellò in difesa dell’individualità dell’artista, e sorse un’altra memorabile stagione di polemiche (dopo il conflitto tra astratti e figurativi) che concorse a rendere così vivi e irripetibilmente coinvolgenti quegli anni di appassionata partecipazione ai problemi dell’arte.

La vis polemica di Dorazio è un tratto che continuò a contraddistinguerlo in tutte le sue numerose battaglie, specie quelle contro l’istituzione della Biennale, monopolizzata a suo avviso da una critica a cui egli avrebbe voluto sostituire il diretto intervento e giudizio degli artisti.
Era per lui, la polemica, un modo di manifestare la propria esuberante vitalità, vitalità che la sua pittura rifletteva pienamente, pur nel rigore degli impianti, attraverso l’irruenza e insieme la raffinatezza del colore.

Con Dorazio scompare non soltanto un eccellente pittore italiano, ma anche uno dei testimoni più vivi e appassionati di quello che fu un periodo fortunato dell’arte: un periodo in cui sembrava che l’arte potesse davvero, con le sue conquiste di linguaggio, emancipare il mondo e guidarlo sulla via di un consapevole progresso.

Maurizio Calvesi
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E Balla lo sapeva reggere bene, eh
 

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Condivido..... spesse volte si esce da quello che' e' l'argomento per perderci in conversazioni sterili e inutili se pur simaptiche...
Consiglio di aprire una pagina dedicata a battute ecc come una sorta di bar e di rispondere solo a tema alle domande che si fanno.
:yes:

Hai ragione.

Ma riguardo le conversazioni intendevi dire simpatiche o sinaptiche?

Tornando all'argomento "seriamente" come da te richiesto è da intendersi come un vero investimento un Dorazio tardo o colui per il quale ci sono novita' inerenti la sua produzione?
 
beh

io starei sul Serpente del 1968 olio su tela
appeso senza cornice sopra



se potessi, però:D

... per intenderci
anni buoni, eh?

= Conferimento del Gran Premio per la Pittura a Piero Dorazio, XIV Premio Lissone 1965 =
 

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e rivediamoli felicemente insieme questi due Maestri
Piero & Giulio
:clap::clap::clap::clap:
 

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beh

io starei sul Serpente del 1968 olio su tela
appeso senza cornice sopra



se potessi, però:D

Io non considererei un Dorazio tardo come investimento. Soprattutto senza autentica e/o archivio e senza pubblicazioni. Prima che questi lavori possano rivalutarsi, temo passeranno anni e anni. E forse non saranno abbastanza.
Magari la botta di natica in fase di vendita può succedere... tipo il proprietario del Dorazio orrendo che è stato venduto recentemente da meeting a 9600 euro diritti compresi :eek:
 
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E un critico ebbe una delicata ed acuta riflessione su di Lui.

“Tra i protagonisti di Forma 1, il più acuto interprete di Kandinsky è Piero Dorazio che mantiene un costante dialogo con la moglie Nina a cui scrive, tra il 1948 e il 1979, in ben 76 occasioni una corrispondenza formata da lettere, cartoline e biglietti postali.
Particolarmente acute anche le sue riflessioni teoriche e Dorazio nel 1950 sottolinea come il problema della forma affrontato da Kandinsky, che già nel 1914 la definisce come espressione materiale del contenuto astratto, appaia assai prossima all’indagine del Gruppo romano.

Ma l’aspetto più interessante della sua ****isi è quello nel quale sottolinea come l’artista russo abbia saputo superare la crisi del linguaggio proponendo un rinnovato meccanismo compositivo dove “le forme evocatrici assumono gli aspetti più diversi e affascinanti di un mondo che rivive negli accessi remoti di ogni memoria e presentano come unico attributo sensibile una organicità plastica nuova.”
In questa prospettiva “tutto quanto è stato prodotto e assimilato ritorna come elemento attivo nella nuova unità formale.*“


Alberto Fiz


* Rif. Piero Dorazio, Kandinsky secondo la forma, in Omaggio a W. Kandinsky, “Forma 2-Quaderni tecnico informativi di arte contemporanea, n.1 L’Age d’Or, Roma, maggio 1950.


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PS: quel Serpente del 1968 è c/o Gallerie d'Italia - Collezione Banca Intesa :cool::cool:
 

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il serpentone qui sopra non sarà un reticolo... ma a me piace anche di più
che dorazio superlativo, grazie!
 
E un critico ebbe una delicata ed acuta riflessione su di Lui.

“Tra i protagonisti di Forma 1, il più acuto interprete di Kandinsky è Piero Dorazio che mantiene un costante dialogo con la moglie Nina a cui scrive, tra il 1948 e il 1979, in ben 76 occasioni una corrispondenza formata da lettere, cartoline e biglietti postali.
Particolarmente acute anche le sue riflessioni teoriche e Dorazio nel 1950 sottolinea come il problema della forma affrontato da Kandinsky, che già nel 1914 la definisce come espressione materiale del contenuto astratto, appaia assai prossima all’indagine del Gruppo romano.

Ma l’aspetto più interessante della sua analisi è quello nel quale sottolinea come l’artista russo abbia saputo superare la crisi del linguaggio proponendo un rinnovato meccanismo compositivo dove “le forme evocatrici assumono gli aspetti più diversi e affascinanti di un mondo che rivive negli accessi remoti di ogni memoria e presentano come unico attributo sensibile una organicità plastica nuova.”
In questa prospettiva “tutto quanto è stato prodotto e assimilato ritorna come elemento attivo nella nuova unità formale.*“


Alberto Fiz


* Rif. Piero Dorazio, Kandinsky secondo la forma, in Omaggio a W. Kandinsky, “Forma 2-Quaderni tecnico informativi di arte contemporanea, n.1 L’Age d’Or, Roma, maggio 1950.


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PS: quel Serpente del 1968 è c/o Gallerie d'Italia - Collezione Banca Intesa :cool::cool:

A parte quell'analisi prontamente censurata dal nostro vaticanesco programma - integro per chiarezza, puoi farlo anche tu - certamente la seconda parte dell'intervento è un tipico esempio di discorso fumoso che non dice nulla in quanto potrebbe applicarsi a qualunque pittore sulla faccia della terra, e ora anche su Marte.

Troppo semplice dire che l'artista Dorazio volendo esprimere la forza nativa dei colori prima sceglie forme geometriche, poi, per non dare una sensazione di eccessiva rigidità, che bloccherebbe la comunicazione del colore, rompe egli stesso queste forme geometriche inserendo superfici apparentemente in disordine o lacerate, recuperando così il senso della vitalità e profittandone per arricchire la danza dei colori con questi inserti? I quali inserti possono mostrare il colore stesso non solo come elemento di "ordine", ma anche come "aspetto complementare", a seconda del rapporto colore/forma che di volta in volta si viene a creare (vorrei risultare ancora più semplice, ma allora ci vorrebbe molto più tempo :p ).

Quanto a Kandinskij, si può essere meno generici citando un'alternanza tra forme geometriche e forme vagamente organiche in cui si esprime sia un dialogo tra rette e curve, sia, parallelamente, un altro dialogo tra il quasi morto ed il quasi vivente. Senza dimenticare che l'uso "magico" del colore in K., proveniente dalla sua cultura russa, cioè da icone che non volevano rappresentare il reale, ma lo spirituale che nel reale agisce, non può essere ripreso dall'italiano se non come visione che, a confronto, appare addirittura classicheggiante.

Altro che “tutto quanto è stato prodotto e assimilato ritorna come elemento attivo nella nuova unità formale", frase che si può usare da Giotto a Monet senza problemi per tutti i pittori vissuti nel frattempo, e anche dopo.
 
...Troppo semplice dire che l'artista Dorazio volendo esprimere la forza nativa dei colori prima sceglie forme geometriche, poi, per non dare una sensazione di eccessiva rigidità, che bloccherebbe la comunicazione del colore, rompe egli stesso queste forme geometriche inserendo superfici apparentemente in disordine o lacerate, recuperando così il senso della vitalità e profittandone per arricchire la danza dei colori con questi inserti? I quali inserti possono mostrare il colore stesso non solo come elemento di "ordine", ma anche come "aspetto complementare", a seconda del rapporto colore/forma che di volta in volta si viene a creare (vorrei risultare ancora più semplice, ma allora ci vorrebbe molto più tempo :p ).

QUOTE]


ora mi è più chiaro, grazie gino
 
Hai ragione.

Ma riguardo le conversazioni intendevi dire simpatiche o sinaptiche?

Tornando all'argomento "seriamente" come da te richiesto è da intendersi come un vero investimento un Dorazio tardo o colui per il quale ci sono novita' inerenti la sua produzione?

Errore di sbaglio sorry....
Per quello che riguarda la rivalutazione a mio avviso non andrei oltre gli anni 70 massimo primi 80, in questo lasso di tempo credo sia stato davvero il numero uno riconosciuto anche a livello internazionale.
Per il resto mi sembra sia abbastanza difficile una seria rivalutazione, quello che succede ora anche per Perilli dal 2000 in poi.
 
A parte quell'analisi prontamente censurata dal nostro vaticanesco programma - integro per chiarezza, puoi farlo anche tu - certamente la seconda parte dell'intervento è un tipico esempio di discorso fumoso che non dice nulla in quanto potrebbe applicarsi a qualunque pittore sulla faccia della terra, e ora anche su Marte.

Troppo semplice dire che l'artista Dorazio volendo esprimere la forza nativa dei colori prima sceglie forme geometriche, poi, per non dare una sensazione di eccessiva rigidità, che bloccherebbe la comunicazione del colore, rompe egli stesso queste forme geometriche inserendo superfici apparentemente in disordine o lacerate, recuperando così il senso della vitalità e profittandone per arricchire la danza dei colori con questi inserti? I quali inserti possono mostrare il colore stesso non solo come elemento di "ordine", ma anche come "aspetto complementare", a seconda del rapporto colore/forma che di volta in volta si viene a creare (vorrei risultare ancora più semplice, ma allora ci vorrebbe molto più tempo :p ).

Quanto a Kandinskij, si può essere meno generici citando un'alternanza tra forme geometriche e forme vagamente organiche in cui si esprime sia un dialogo tra rette e curve, sia, parallelamente, un altro dialogo tra il quasi morto ed il quasi vivente. Senza dimenticare che l'uso "magico" del colore in K., proveniente dalla sua cultura russa, cioè da icone che non volevano rappresentare il reale, ma lo spirituale che nel reale agisce, non può essere ripreso dall'italiano se non come visione che, a confronto, appare addirittura classicheggiante.

Altro che “tutto quanto è stato prodotto e assimilato ritorna come elemento attivo nella nuova unità formale", frase che si può usare da Giotto a Monet senza problemi per tutti i pittori vissuti nel frattempo, e anche dopo.

Grazie Gino,
aggiungerei che in questa opera esiste un elemento di forza, tentato da Dorazio in diverse opere ma raggiunto in questa più che in altre.
Questo elemento di forza è la riuscita eccellente della dinamica spazio-temporale.
Quello che intendo è che si vede distintamente (e si potrebbero indicare nell'opera) la sequenza temporale della realizzazione delle strisce e contemporaneamente si vedono anche piuttosto distintamente i piani spaziali sovrapposti (piani che peraltro vengono esaltati rispetto allo sfondo).
Molto gradevole è anche il contrasto tra regolarità delle forme (le strisce) e l'irregolarità delle campiture.
Come osservazione minore l'uso riuscito di alcune velature in contrasto con il generale uso di colori saturi. L'effetto è quello che hai indicato tu, una impressione di danza tra ordine e disordine, tra forma e informe.
Personalmente la ritengo una delle sue opere più riuscite.
 
Grazie a tutti
coloro
che tornano a trattare di arte
(Gino compreso, eh)
e non di mercato.

Grazie:bow:
 
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