Il discorso di rivalutazione del Gruppo Forma è legato al fatto che in Italia certamente Forma ha avuto la sua rilevanza se messa a confronto con la pittura analitica , con l’informale o con altre situazioni minori. Le quotazioni quindi possono risentire anche di una dinamica nazionale. In più se cresce Accardi viene di conseguenza che anche Sanfilippo, Turcato e Perilli dovrebbero beneficiare di quotazioni migliori viste le loro qualità assai simili ed in alcuni casi a mio parere superiori.
Dorazio ha fatto parte di Forma ma ha fatto tanto altro . Dorazio era interlocutore diretto con Fontana, Nuova Tendenza, gruppo Zero, scuola di Ulm, arte cinetica e programmata, con i big dell’astattismo geometrico internazionale etc.., cioè tutta un’altra storia.
Riporto qui un intervento fatto nella conversazione su Salvo.
Con il conforto di artepassion che conosce Forma certamente più di me, nei libri di storia dell’arte non italiani che ho consultato il gruppo Forma viene al più citato parlando di Dorazio.
Ad esempio, è il caso del recente
“Naissance de l’art contemporain”, pubblicato a Parigi nel 2021, ma scritto dalla professoressa Joyeux-Prunel, dell’Università di Ginevra. Dorazio è molto presente nel libro, mentre la composizione del gruppo Forma è solo citata in nota. A proposito di Dorazio viene citata tra le fonti la monografia della storica dell’arte Annette Papenberg-Weber, uscita in tedesco nel 2002 e poi uscita anche in italiano per Skira l’anno dopo (“Piero Dorazio. La formazione artistica”; nel titolo originale: “fino al 1959”). Si può vedere su Youtube un talk-show in tedesco del 1987 dove sono presenti sia l’artista che Annette Papenberg-Weber (la traduzione in tedesco copre in maniera un po’ fastidiosa le parole di Dorazio, ma si riesce a seguire quello che dice):
Talkshow mit Piero Dorazio und Hans Dieter Huber, 1987
Nel libro di Joyeux-Prunel viene anche citato lo storico dell’arte tedesco Udo Kultermann, che nel 1960, per il secondo numero di Azimuth, nell’articolo “Una nuova concezione di pittura”, arriva a parlare di “un piccolo gruppo di pittori che lavorano isolatamente” che finiscono per ritrovarsi in una stessa posizione estetica: Castellani, Manzoni, i loro predecessori Dorazio e Fontana, e con loro i parigini Klein e Tinguely, i tedeschi Mack e Piene, ma anche i newyorkesi Mark Rothko e Clyfford Still.
Anche guardando le date (1960, 1987, 2002, 2021), mi sembra sia una buona testimonianza di un interesse internazionale diffuso e duraturo per questo grande Maestro.