Kounellis

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Un'ulteriore annotazione.
Pensate a quanto negli anni 60 Kounellis è distante dalle ricerche contemporanee dei colleghi americani: gli americani vanno verso il minimalismo in cui deve dominare l'inespressività, l'assenza della mano che crea.
Kounellis al contrario, rende espressivi anche i materiali più anonimi, più distanti dall'arte, meno considerati. Ma potenti. Sembra sottolineare come gli americani non abbiano storia, e come invece Roma e la Grecia siano capaci di impregnare di vissuto, di memoria e di storia ogni cosa.
Fantastico!
 
Le grandi installazioni di Kounellis hanno un che evidente di "sacralità". Infatti l'opera di Kounellis ha bisogno di grandi spazi, è invadente, è monumentale. Tragica. Gli oggetti che usa (straordinari i cappotti, tutti neri, tutti uguali) richiamano senza mezzi termini la condizione umana, la difficoltà, la sofferenza, la morte. Quegli oggetti più che simboli, sono maschere. Infatti quegli oggetti non cambiano a seconda della situazione, ma hanno un loro ruolo, una loro identità e lui li usa per mettere in scena la realtà.
 
Ringrazio tutti gli amici
che hanno offerto un prezioso contributo
:bow::bow::bow:
 
Quando dodici cavalli veri divennero un'opera d'arte. Era il 1969, nella sala eella galleria romana L'Attico. Gli animali furono legati attorno al perimetro della quattro mura che formava lo spazio rettangolare della sala espositiva. Pulsanti di energia vitale, col loro odore e la loro fisiologia attiva, quei cavalli diventarono un lavoro leggendario, l'ambigua e surreale installazione con cui il greco, ma romano d'adozione, Jannis Kounellis affermava il suo prorompente e provocatorio vitalismo creativo.

Era il trionfo del "recupero della natura viva", dell'esplosione della vita nella sua attualità, raccontata in tempo reale. Con i cavalli, comparvero pappagalli veri su trespoli d'acciaio, donne coperte di un sudario e stese su un letto col becco a gas legato ad un piede, giochi di fuochi sprigionati da fiamme ossidriche, carbone, caffè e oro, sacchi e pietre, cactus e uccelli.

Grande artista ma in questo caso Richard serra lo aveva anticipato e tra l' altro tre anni prima a Roma..e sicuramente un contatto tra i due c'e' stato.
 

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Che dire......post bellissimo. :clap:
Kounellis è semplicemente un grande dell'Arte povera che vorrei avere in collezione ma che aimè non ho...
 
C'e' anche un' altra similitudine...
 

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Cavolo, questa non la conoscevo. Grazie Mambor!

Beuys

Come anche questa sui cavalli per non parlare dei sacchi....

Abbiamo appena finito di parlare di critici che non criticano
Un po' di approfondimento e non solo di osanne da parte nostra fa bene
 

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Questa per me è una lezione di storia dell'arte! Grazie! Purtroppo di Beuys ho visto ancora pochissimo rispetto alla grandezza della sua opera e all'intensità della sua travagliata vita di artista e genio!


Beuys

Come anche questa sui cavalli per non parlare dei sacchi....

Abbiamo appena finito di parlare di critici che non criticano
Un po' di approfondimento e non solo di osanne da parte nostra fa bene
 
Premettendo che Beuys è un gigante, il tentativo di accodare Kounellis a Beuys è assolutamente maldestro e parte da presupposti inesistenti.
Beuys, con il suo fare da sciamano, interagisce con l'animale per avvicinare l'Uomo alla natura, Kounellis usa i cavalli come metafora della vita, espone la vita nell'Arte, parla della poetica della realtà diretta, senza mediazioni. Concetti completamente diversi.
Beuys, espone i suoi abiti come vissuto semplice quotidiano, Kounellis espone i cappotti neri come metafora del rapporto dell'Uomo con la morte. Come dicevo prima più che simboli, sono maschere, che come tali non cambiano, ma hanno una loro identità. I due concetti sono quasi opposti.
Beuys, espone le 7000 querce come rivoluzionaria (per l'epoca) sensibilizzazione ecologica, Kounellis usa gli oggetti fatti dall'uomo insieme a elementi della natura perchè vuole creare un contrasto tra l'elemento naturale e quello industriale. Ma il tema è sempre il reale riportato, in un contesto lirico. Anche qui temi ben diversi.
Se poi, come ormai accade sempre, lo sport preferito è quello di dire che qualsiasi cosa l'ha fatta prima un altro, allora non serve studiare. Basta inventarsi dei nessi e spararle grosse.
 
Ultima modifica:
Premettendo che Beuys è un gigante, il tentativo di accodare Kounellys a Beuys è assolutamente maldestro e parte da presupposti inesistenti.
Beuys, con il suo fare da sciamano, interagisce con l'animale per avvicinare l'Uomo alla natura, Kounellis usa i cavalli come metafora della vita, espone la vita nell'Arte, parla della poetica della realtà diretta, senza mediazioni. Concetti completamente diversi.
Beuys, espone i suoi abiti come vissuto semplice quotidiano, Kounellys espone i cappotti neri come metafora del rapporto dell'Uomo con la morte. Come dicevo prima più che simboli, sono maschere, che come tali non cambiano, ma hanno una loro identità. I due concetti sono quasi opposti.
Beuys, espone le 7000 querce come rivoluzionaria (per l'epoca) sensibilizzazione ecologica, Kounellys usa gli oggetti fatti dall'uomo insieme a elementi della natura perchè vuole creare un contrasto tra l'elemento naturale e quello industriale. Ma il tema è sempre il reale riportato, in un contesto lirico. Anche qui temi ben diversi.
Se poi, come ormai accade sempre, lo sport preferito è quello di dire che qualsiasi cosa l'ha fatta prima un altro, allora non serve studiare. Basta inventarsi dei nessi e spararle grosse.

Hai perfettaente ragione ma io intendevo come approfondimento il fatto di capire dove l'artista aveva guardato ed era andato oltre, in questo caso il "l'ho fatto prima io" e' secondario ma e'innegabile che cisia un po' di beuys e un po' di richard serra
 
Non rammento che presentava la mostra:mmmm:

Ma alla Galleria L’Incontro, Chiari, Brescia :D agli inizi del 2007
mi ero appuntato questa cosa su u foglietto:

"Jannis Kounellis specificava la differenza decisiva tra lo spessore di Pollock e l’inconsistenza di Fautrier nella chiave di fantasmagoria del secondo, e del primo di rottura della centralità in favore di un coagulo specifico di realtà.

Erano le riflessioni che avevano consentito a lui, e alla parte più viva della sua generazione, di aggirare le secche ultime di retaggio pittoricistico dell’art autre in favore del rapporto diretto, drammatico, con la materia e l’immagine nello spazio: il quale è misura e storia, che le mediazioni della retorica consentono di affrontare in una partita espressiva ove non è questione di rappresentazione, ma di determinazione di condizioni d’esistenza."


Le opere purtroppo esposte non erano di mio gradimento
 

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Cari amici, l'arte è meravigliosa proprio perchè territorio di ASSOLUTA LIBERTA'!!! Ancorchè profondi conoscitori di artisti / argomenti / tematiche / correnti, attenzione a non cadere nel totalitarismo mentale! E' un pericolo che limita l'arte e il proprio rapporto con essa. Trovare dei nessi è l'esercizio vitale che genera la costante conoscenza e la crescita, il proprio perfezionamento interiore. Metastasio, il grande Pietro...
Tra l'altro, le volte in cui, negli ultimi anni, mi è capitato di avere il privilegio, la fortuna, di incontrare grandi personaggi dell'arte e porre loro delle domande, l'elemento che immediatamente risaltava, e che li accomunava, era una profonda umiltà e un'apertura reale, non finta, nei confronti delle mie ipotesi ed opinioni di semi neofito. Quindi, per riassumere, direi che la grandezza interiore e intellettuale di una persona è sempre, dico sempre, direttamente proporzionale alla sua umiltà e apertura mentale!
 
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Grazie Artebrixia :bow:
e grazie a tutti :bow:

Leggendo questo topic, mi e' tornato in mente un libro che ho tovato molto interessante, "Perche'" di Lucrezia de Dominici Durini, la quale ha raccontato il mondo dell'arte, da collezionista e amica di artisti, senza risparmiare lodi e critiche sopratutto al sistema (una donna fuori dagli schemi senza peli sulla lingua) compreso il dietro le quinte, da lei vissuto con il marito, e grande sostenitrice di Beuys. Parla anche degli incontri con Kounellis e molti altri artisti.
Ne consiglio la lettura.
 
Purtroppo questo ciclo di opere su carta a mio parere non sono mai state molto rappresentative del vero Kounellis. Sono un po' la "voglia di Kounellis" perchè ovviamente sono molto pochi i collezionisti che possono permettersi un lavoro vero, magari una bella mensola di piombo, con quattro sacchi di carbone... A parte il costo, il trasporto, la collocazione e lo spazio da dedicargli sono per chiunque un bel problema! Questi lavori su carta, dicevo, non hanno minimamente la forza e la "sacralità" del Kounellis ultra-potente cui accennavo prima. Sono solo dei segni su carta, ecco tutto.
 
Purtroppo questo ciclo di opere su carta a mio parere non sono mai state molto rappresentative del vero Kounellis. Sono un po' la "voglia di Kounellis" perchè ovviamente sono molto pochi i collezionisti che possono permettersi un lavoro vero, magari una bella mensola di piombo, con quattro sacchi di carbone... A parte il costo, il trasporto, la collocazione e lo spazio da dedicargli sono per chiunque un bel problema! Questi lavori su carta, dicevo, non hanno minimamente la forza e la "sacralità" del Kounellis ultra-potente cui accennavo prima. Sono solo dei segni su carta, ecco tutto.

Che poi queste carte già costano tanto….;)
 
Resta il fatto che quando a Milano
al Museo del Novecento

mi trovai davanti a questa
Rosa Nera

e solo il titolo la dice tutta
(ci ho riflettuto parecchio, essendo tardo:ave::boh:)

non riuscivo più a togliermela di dosso
quell'immagine:eek::eek:

e non so ancora il motivo:rolleyes::(
 

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Cari amici, l'arte è meravigliosa proprio perchè territorio di ASSOLUTA LIBERTA'!!! Ancorchè profondi conoscitori di artisti / argomenti / tematiche / correnti, attenzione a non cadere nel totalitarismo mentale! E' un pericolo che limita l'arte e il proprio rapporto con essa. Trovare dei nessi è l'esercizio vitale che genera la costante conoscenza e la crescita, il proprio perfezionamento interiore. Metastasio, il grande Pietro...

Non voglio sembrare scioccamente polemico, ma io questo totalitarismo mentale non lo conosco. Si tratta di seguire i giusti percorsi, cercando di capire il più possibile, senza voler cercare deviazioni inappropriate e campate in aria. La storia dell'arte è qualcosa di molto più scientifico di quanto normalmente si tenda a considerare. Il famigerato "secondo me" (secondo me non è così, secondo me l'ha fatto perchè, secondo me non è vero, secondo me non è arte, e altri infiniti secondo me) non contano assolutamente niente. Anzi sono assolutamente da evitare. Si studia e si inquadra l'argomento. Altre vie non ne vedo.
 
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