Stai usando un browser molto obsoleto. Puoi incorrere in problemi di visualizzazione di questo e altri siti oltre che in problemi di sicurezza. . Dovresti aggiornarlo oppure usare usarne uno alternativo, moderno e sicuro.
“E come le persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno sono le uniche che possono donare
il loro sangue a chi è vittima di un incidente, così anche un'anima può soccorrerne un'altra solo se
non è diversa da questa, se la sua concezione del mondo è la stessa, se tra loro esiste una parentela spirituale.”
Ho solo bisogno di silenzio,
tanto ho parlato troppo
è arrivato il tempo di tacere,
di raccogliere i pensieri allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio
sanno aspettare, capire.
Chi di parole da me ne ha avute tante e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.
"I muri più grandi da abbattere sono quelli della paura. Sono quelli fatti di quella paura che fa sentire
in bocca l'amara delusione del nuovo fallimento. I muri più grandi da abbattere sono quelli dove non
riesci a vedere la felicità che si cela dietro... ma solo la paura di riprovare e riassaporare il dolore
appena passato.”
Lasciate tranquilli quelli che nascono! Fate posto perché vivano! Non gli fate trovare tutto pensato,
non gli leggete lo stesso libro, lasciate che scoprano l’aurora e che diano un nome ai loro baci.
„Quante persone, lungo questo viaggio, stivano la barca fino a rischiare di farla affondare di cose sciocche che pensano essenziali al piacere e al comfort, ma che in realtà sono soltanto inutile zavorra? Come riempiono la povera piccola imbarcazione fino all'albero di bei vestiti e grandi case, di domestici inutili e di una miriade di amici alla moda ai quali non importa un fico secco di loro, e dei quali a loro importa ancora meno, di costosi divertimenti che non divertono nessuno, di formalità e mode, di finzioni e ostentazioni, e di – oh, la più pesante, la più folle delle zavorre! – della paura di che cosa penserà il vicino, di lussi che possono soltanto nauseare, di piaceri che annoiano, di vuote mostre di sé che, come la corona ferrea del criminale di un tempo, fanno sanguinare e tramortiscono il capo dolorante che la porta! È zavorra uomini… tutta zavorra! Gettatela fuoribordo. Rende la barca così pesante che remare vi sfinisce. La rende così lenta e pericolosa da manovrare che l'ansia e la preoccupazione non vi concedono mai un attimo libero; e non avete mai un momento di riposo per sognare pigramente, mai un momento per osservare le nuvole che sfiorano le onde spinte dal vento, o i scintillanti raggi di sole che giocano con le increspature, o i grandi alberi sull'argine che si curvano per fissare la loro immagine riflessa, o il bosco tutto verde e oro, o i gigli bianchi e gialli, o i giunchi che ondeggiano oscuri o i falaschi, o le orchidee o gli azzurri non-ti-scordar-di-me. Liberatevi della zavorra, uomini! Lasciate che l'imbarcazione della vostra vita sia leggera, carica soltanto di quello di cui avete bisogno: una casa accogliente e qualche semplice piacere, un paio di amici degni di questo nome, qualcuno da amare e che vi ami, un gatto, un cane, e una o due pipe, cibo e indumenti a sufficienza e da bere in abbondanza, perché la sete è una compagna pericolosa.
La barca sarà più facile da governare, e non sarà tanto soggetta a capovolgimenti, e se si capovolgerà non sarà così grave; la merce semplice e di buona qualità sopporta un bagno. Avrete tempo per pensare oltre che per lavorare. Tempo per scaldarvi al sole della vita… tempo per ascoltare le melodie eoliche che il vento divino trae dalle corde del cuore umano tutt'intorno a noi… tempo per… Scusate tanto. Divagavo.“
La miglior cosa da dare al tuo nemico è il perdono;
ad un avversario, la tolleranza;
ad un amico, il tuo cuore;
a tuo figlio, un buon esempio;
ad un padre, deferenza;
a tua madre, una condotta che la renda fiera di te;
a te stesso, rispetto;
a tutti gli uomini, carità.
"Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene,
dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che
speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere."
“La psiche orfana d’amore e di riconoscimento essenziale non riesce a stare al passo con l’Io,
lo confonde, barcolla, annaspa in struggente ricerca di un’altra centratura.
(...) Se manca l’amore, la forza dell’eros che connette, collega, riunisce, è la vita stessa a mancare
anche quando il pensiero svolge la sua parte”.
[…] Teniamo presente che ciò con cui abbiamo a che fare, in quella camera in penombra, non è un allontanamento momentaneo, bensì un’assenza definitiva, quella di chi se ne è andato/a per sempre. È un’assenza da intendersi come assoluta mancanza di una presenza: ha lasciato il suo odore, i vestiti appesi agli attaccapanni, lo spazzolino in bagno e il libro aperto sul comodino. C’è tutto tranne lui/lei.
(...) Le stanze della nostra vita sono rimaste di colpo vuote per quell’amore che è andato via. La voce rimbomba e sulle pareti ci sono i segni dei quadri di un tempo appesi. Tutto è diventato freddo, anonimo, spoglio. Semplicemente brutto. Ci sediamo un momento – per terra, perché le sedie non ci sono più –, chiudiamo gli occhi e, inspirando molto lentamente, proviamo a ricordare che cosa c’era prima.
Alla fine di via Agostinone dove s’incrocia con il lungomare aspettava paziente canticchiando su una sedia di
plastica a tre gambe e distribuiva amore ai neri e agli sbandati per il modico prezzo di cinque euro com’era
scritto sopra un cartellino che portava appuntato alla maglietta.
Lavorava in un vecchio casolare dove cedeva la pineta il posto a un viottolo invaso da sterpaglie
Passavamo di lì per abbreviare la strada per la spiaggia e sembrava volesse salutarci comparendo tra un
intervallo e l’altro con il berretto bianco e i pantaloni a mezza gamba che si abbottonava con studiata lentezza.
Scuoteva il materasso e lo metteva al sole prima che l’occupasse un altro cliente.
Con la fronte segnata dalle rughe e le guance cascanti nascondeva il carico degli anni imbrattandosi il viso
d’un fard acceso e spesse ciglia finte sopra uno sguardo casto da bambina.
Le nuove costruzioni si sono impossessate della zona cancellando ogni traccia di quella via e della sua presenza.
È rimasto soltanto un pezzo di cemento dove vanno crescendo cumuli d’immondizia e di detriti e raggiungiamo il mare
per un viale con larghi marciapiedi fiancheggiati da frassini e recinti di bosso.
L’ho rivista stasera mentre passeggiavamo per la strada che porta ai grandi alberghi con lo stesso berretto i pantaloni
azzurri a mezza gamba e il passo dondolante d’un’ubriaca. Chiedeva l’elemosina.
Non so se m’ha riconosciuto ma negli occhi brillò un sorriso casto da bambina quando accolse cinque euro nella mano. Accettala Signore nella tua casa santa ha dispensato gioia ai derelitti lei stessa una reietta sulla terra e dalle un letto
morbido e lenzuola di lino dove possa riposare il suo ventre devastato.
È terribile essere soli. Non intendo vivere soli – essere soli, dove nessuno ti sente.
Stromae torna dopo otto anni di assenza dal palcoscenico musicale con il suo nuovo singolo dal titolo “Fils de joie”. Il brano è estratto da “Moltitudine”, il terzo album del rapper belga, disponibile su tutte le piattaforme da Marzo 2022.
Durante un’intervista il cantante 36enne ha dichiarato che il titolo dell’album si riferisce alla moltitudine di personaggi che vengono interpretati nei brani, con l’intento di mettersi nei loro panni e raccontare le storie che li vedono protagonisti. Si riferisce anche alla molteplicità di influenze musicali che si ritrovano all’interno dell’album in modo da creare una miscela di pop e world music.
Il video di “Fils de joie” è stato girato a Bruxelles ed è uno dei più costosi mai realizzati dal cantante. È stato dedicato alle prostitute proponendo anche una giornata che le celebri.
Il brano racconta la vita delle prostitute dal punto di vista di un figlio di una di loro e da quello di un loro protettore che guadagna economicamente dal loro sfruttamento. Nel primo caso, racconta con fierezza il lavoro della madre, scomparsa e al centro di critiche, piene di ipocrisia. Nell’altra analisi, invece, la riflessione è più amara, più crudele e meno empatica.
STROMAE
FILS DE JOIE
Stare da soli è difficile e sono passati anni
E giudicare è facile, soprattutto se non l’hai provato
La parte più difficile è stata la prima volta
E la parte più difficile è sapere quando sarà l’ultima volta, hmm
Non mi dispiace un po’ di tenerezza ogni tanto
E poi questa volta, beh, potrei farlo insultando
Sì, tutto è negoziabile nella vita a pagamento
Inoltre, probabilmente sono il suo miglior cliente
Ma oh, lascia mia madre
Sì, lo so, è vero che non è perfetta
È un eroe e sarà sempre fiero
Che ne parlerò, che ne parlerò
Sono un figlio di putt*na come dicono
Dopo tutto quello che ha fatto per loro
Perdona le loro sciocchezze, o cara madre
Ti disumanizzano, è più semplice
Gli stessi ti corteggiano
E chiudete tutti gli occhi
Perché tutti mi odiano?
Quando sono io che do loro da mangiare
Le loro vite sarebbero molto più modeste
Senza di me sarebbero marcite
Il letto e la sicurezza hanno un prezzo signora
Beh, nella vita si paga
Non te l’hanno mai insegnato? Hmmm
Mi accusano di fare traffico di esseri umani
Ma cinquanta, quaranta, trenta o venti per cento è già buono
Non vorrei che si credessero troppo modelle
Signore, o dovrei dire “putt*ne”
Ma oh, lascia la mia mamma
Sì, lo so, è vero che non è perfetta
È un eroe e sarà sempre fiero
Che ne parlerò, che ne parlerò
Sono un figlio di ******* come dicono
Dopo tutto quello che ha fatto per loro
Perdona le loro sciocchezze, o cara madre
Ti disumanizzano, è più facile
Gli stessi ti corteggiano
E chiudete tutti gli occhi
So che è il tuo lavoro, ma devo fare il mio, giusto?
Tra il tuo e il mio, la differenza è che io pago le tasse
Andate, signora, riprendetevi i vostri documenti e che vi rimanga di dignità
Povera donna, pff, trovati un vero lavoro
Ma oh (ma oh), così lascia la mia mamma
Sì lo so (sì lo so) è allineare che non è perfetta
È un eroe (è un eroe)
E sarà sempre con orgoglio che ne parlerò (che ne parlerò), che ne parlerò (che ne parlerò)
Sono un figlio di putt*na come dicono
Dopo tutto quello che ha fatto per loro
Perdona le loro sciocchezze, o cara madre
Ti disumanizzano, è più facile
Gli stessi ti corteggiano
E chiudete tutti gli occhi