Die blaue welt

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Ode al fiore azzurro

Camminando verso il mare
sulla prateria
— oggi è novembre —,
tutto è ormai nato,
tutto ha statura,
ondulazione, fragranza.
Erba dopo erba
intenderò la terra,
a passo a passo,
fino alla linea folle
dell’oceano.
All’improvviso un’onda
d’aria agita e increspa
l’orzo selvatico:
salta
il volo di un uccello
dai miei piedi, il campo
pieno di fili d’oro,
di petali ignorati,
luccica brusco come rosa verde,
si aggroviglia in ortiche che rivelano
il nemico comune,
agili steli, rovi
punteggiati,
differenza infinita
di ogni vegetale che mi saluta
a volte con un rapido
scintillare di spine
e con la pulsazione del suo odore
fresco, fine ed amaro.
Camminando verso le schiume
del Pacifico
a passo lento sopra l’erba bassa
della primavera nascosta,
sembra
— prima che la terra abbia il suo limite,
a cento metri dal più grande oceano —
che tutto sia delirio,
germinazione e canto.
Le minuscole erbe
son coronate d’oro,
raggi violetti vennero
dalle piante arenose
e ad ogni piccola foglia ignorata
giunse un segnale di luna o di fuoco.
Vicino al mare, camminando,
nel mese di novembre,
tra i pruneti che accolgono
luce, fuoco e sale marini,
ho trovato un fiore azzurro
nato nella compatta prateria.
Da dove, da che abisso
estrai il tuo raggio azzurro?
La tua seta tremante,
sottoterra,
si unisce al mare profondo?
Presi quel fiore tra le mani
e lo guardai come se il mare vivesse
in una sola goccia,
come se nello scontro
della terra e delle acque
un fiore sollevasse
un piccolo stendardo
di fuoco azzurro, di pace irresistibile,
d’indomita purezza.



P. Neruda
 

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Avremo letti intrisi di sentori
tenui, divani oscuri come avelli,
sulle mensole nuovi e strani fiori,
nati per noi sotto cieli più belli.

Consumandosi a gara, i nostri cuori
come due grandi torce due ruscelli
verseranno di vampe e di fulgori
nei nostri spiriti, specchi gemelli.

Una sera di rosa e azzurro mistico,
un lampo solo ci vedrà commisti,
lungo singhiozzo carico d'addio.

Un Angelo, schiudendo indi le porte,
a ravvivar verrà, gaudioso e pio,
gli specchi opachi e le due fiamme morte.

C Baudelaire (La morte degli amanti)










Anello Pluies d'Etoiles in oro bianco 18 carati con 47 diamanti
e uno zaffiro blu da 11,82 carati, Chanel
 

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Posso scrivere i versi più tristi stanotte
Pablo Neruda


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
 

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Dolce color d’orïental zaffiro,
che s’accoglieva nel seren aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro,
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta
che m’avea contristati li occhi e ’l petto.

DANTE (Purgatorio I, 13-18)








Asterismo sulla superficie dello zaffiro Star of Bombay (182 carati)
 

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Blue

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Mentre lo schermo è interamente blu e senza immagini, 4 voci fuori campo (John Quentin, Nigel Terry, Derek Jarman, Tilda Swinton, doppiate da Walter Maestosi, Francesco Carnelutti, Massimo Rossi, Franca Cassola) dicono, su musiche di Simon Fisher Turner, riflessioni su vari temi (malattia, morte, amore, sesso, cinema, ecc.). Ispirato all'opera dell'artista francese Yves Klein, è un film sull'Aids che portò Jarman (1942-94) alla cecità, e chiude un'ideale trilogia, composta da The Last of England (1987) e The Garden (1990). È, per dirla con l'autore, "un frammento di un lavoro senza limiti, il blu del paesaggio della libertà".


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Derek Jarman è morto di Aids nel febbraio del 1994. E’ stato uno di quei cineasti relegati troppo a lungo nei meandri della cultura underground o del cinema di genere, di cui la critica si è accorta o che, forse, ha voluto aiutare troppo tardi. Mai lineare, sempre fuori dagli schemi, ha portato avanti con la sua opera un discorso di ridefinizione formale e concettuale dell’immagine filmica in ogni suo aspetto. Anche quando ha affrontato temi biografici, come in Caravaggio o Edoardo II, lo ha sempre fatto in maniera autoreferenziale e totalmente anti-classica. Molto spesso i suoi film sono stati un pretesto per parlare d’altro, portare avanti delle lotte o dei discorsi come quello sui diritti degli omosessuali.


"Blue", penultimo lavoro di Jarman, risale al 1993 e rappresenta, non solo per ragioni biografiche, quanto meno il primo atto del suo testamento spirituale .
Su schermo monocromo blue quattro voci che riflettono altrettante sfaccettature di una stessa coscienza discorrono, raccontano, riflettono.
Il film è come suddiviso in tanti piccoli paragrafi, il cui inizio, scandito da una riflessione che ha come tema il blue, è richiamato dal medesimo suono, una sorta di "rintocco" simile a quello che si può ottenere sfiorando un bicchiere di cristallo con una posata.
La malattia di Jarman è il filo conduttore dell’"intreccio", è la condizione sine qua non all’esistenza del film. Il progressivo distacco della retina causato dall’avanzare del virus ha costretto il suo autore a una quasi totale cecità, alterandone la capacità percettiva. E Jarman ha saputo dare un colore al suo sogno, al suo mondo, che è il blu, nella tonalità in cui lo dipingeva Yves Klein.

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Perché il blue ? perché "il blu trascende la geografia solenne dei limiti umani", perché " il sangue della sensibilità è blu e mi dedico alla ricerca della sua espressione più compiuta", o ancora perché "il blu è l’amore universale in cui ci si immerge". Ed è un blu caldo e freddo allo stesso tempo, è il colore del riscatto, è il colore di uno stato d’animo, anche, in cui emergono e contrastano le tinte "della malattia", quel rosso e giallo di memoria Vangoghiana che di essa sono il pendant naturale.


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E’ un film indubbiamente notturno. La sua struttura è essenzialmente musicale, e proprio come certe canzoni "d’atmosfera" rivela il suo senso più intimo solo dopo il crepuscolo, in quelle notti stanche, quando l’ora è tarda e la sensibilità accentuata dall’incedere della veglia.

E il meraviglioso e amaro finale, sospeso come il resto del film nella sublimazione poetica di un malinconico slancio, lascia Blue, e Derek Jarman suo autore, a vagare nell’oblio.

Forse non avete capito bene, o stentate a crederlo :mmmm:, ma per tutta la durata di questo film ( per fortuna "solo" 76 minuti :rolleyes:) lo schermo è sempre, senza eccezioni, blu!!! :yes: Ho perfino rischiato di perdere l'amicizia dell'amico che avevo convinto a seguirmi al cinema quella sera, ma stranamente mi saluta ancora :D
 
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Yves Klein

L'Yves Klein, ispiratore di Derek Jarman, divenne famoso col nome di "Yves - le Monochrome".

I suoi dipinti, tele di ampie dimensioni, tendono verso qualcosa, come dichiarò lo stesso Klein, che non è mai nato e mai morto, verso un valore assoluto. La monocromia, principio stilistico fondamentale dell'arte di Klein, fu l'inizio di una ricerca universale. La ricerca di un punto al di fuori degli eventi terreni e quotidiani, il tentativo di raggiungere i confini dell'infinito, l'idea del vuoto, dell'immateriale, dell'indefinibile. Questi temi attraversano la sua arte, costituendo idealmente il prolungamento della sua breve vita. Klein morì nel 1962, all'età di 34 anni, ma realizzò in soli sette anni, oltre mille dipinti.

Nel 1955 presentò un'opera monocroma al Salon des Realites Nouvelles, ma fu scartata dalla commissione esaminatrice, che consigliò a Klein di aggiungere un punto, una linea o un secondo colore. Tuttavia egli continuò ad essere fermamente convinto che il colore puro rappresentasse "qualcosa" in sé.

"Per me ogni sfumatura di colore è, in un certo senso, un individuo, una creatura vivente dello stesso tipo del colore primario, ma con un carattere e un'anima sua propria. Ci sono molte sfumature - delicate, aggressive, sublimi, volgari, serene".

Klein fece un ulteriore passo verso l'arte monocroma: cessò di dedicarsi alle sfumature e alle gradazioni per concentrarsi solo su un unico colore primario: il blu.

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Verso la fine del 1956, Klein aveva trovato quello che cercava: un blu oltremare intenso, luminoso e avvolgente che definì "l'espressione più perfetta del blu". Il pigmento, risultato di un anno di esperimenti, gli consentì di dare espressione artistica al proprio personale senso della vita, in cui distanza infinita e presenza immediata si congiungevano in un mondo senza dimensioni.

Il blu: la verità, la saggezza, la pace, la contemplazione, l'unificazione di cielo e mare, il colore dello spazio infinito, che essendo vasto, può contenere tutto.
Il blue è l'invisibile che diventa visibile.

Questo puro pigmento blu, che Klein battezzò e brevettò col nome di IKB - International Klein Blue - elevava l'importanza del colore nell'arte ad un livello assoluto. Le grandi tele impregnate del Blue Klein sembravano trasformare la materialità del supporto del dipinto in un elemento incorporeo. L'osservatore, in una posizione di estrema libertà, poteva provare e percepire di fronte all'opera qualsiasi sensazione. L'occhio non era assorbito da nessun punto fisso che attirasse il suo interesse; nessuna figura o riferimenti tradizionali erano impressi sul quadro, così da indurre chi guardava ad abbandonarsi nella sensibilità e profondità di un blu ipnotico.
La distinzione tra l'osservatore, il soggetto della visione e il suo oggetto cominciò a perdere di importanza.

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Il 1957, anno in cui Klein proclamò l'avvento dell'"Epoca blu", segnò un momento decisivo nella carriera dell'artista. Dopo il clamoroso successo dell'esposizione presso la Galleria Apollinaire di Milano, l'"Epoca blu" venne esposta a Parigi, Düsseldorf e Londra, suscitando reazioni che andavano dallo sprezzo indignato alla mistificazione dell'artista come eroe dei nostri tempi.

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“Che cos’è il blu? Il blu è l’invisibile che diventa visibile … il blu non ha dimensioni”.
Il colore blu effettivamente è forse il colore che meno possiede limiti e confini, è un colore che sa comunicare un forte senso di “infinità”. Già Goethe, precedentemente, in La teoria dei colori definiva il blu un colore assai diverso dagli altri, un colore che possiede una spazialità senza confini. Il blu è quel colore che dona vita e corpo alla tela, ma che allo stesso tempo la rende infinita (senza confini spaziali visibili) e leggera (come non avesse peso). È il colore dell’indeterminatezza spaziale e temporale (esattamente come accade al mare e al cielo). Nelle sue tele, completamente blu, il nostro occhio non sa trovare punti di riferimento, si perde nel vuoto attratto dal desiderio di infinità.
La prima esposizione totalmente monocroma di Klein ebbe luogo nel 1957 e segnò un momento cruciale nella vita dell’artista. Il titolo della mostra era “Proposte Monocrome. Epoca Blu”, allestita presso la galleria Apollinaire di Milano. Nella mostra vennero esposti undici dipinti, tutti monocromi blu, tutti realizzati con la medesima tecnica e nelle medesime dimensioni, ma ciascuno aveva un prezzo diverso. La mostra ebbe un enorme successo e pian piano il blu cominciò ad espandersi e a dilagare sempre più: nacquero oggetti e figure completamente blu. Un piatto da portata, un mappamondo, corpi umani…"

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L’attrazione di Klein per il blu aumentò quando nel 1961 ci fu la prima spedizione umana nello spazio nella quale Gagarin riferì che la terra, vista dallo spazio, sembrava una palla di un blu intenso. Dunque, aveva ragione!!! La terra era blu. Tutto era blu. Blu era il colore delle sensibilità umana e tutto ruotava intorno a questo.

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Akif Hakan Celebi

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Akif Hakan Celebi

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l'azzurro è il mio colore: difatti ho camice azzurre, completi blue notte o chiare.
ma azzurri sono il colore dei miei occhi e essendo acquario..lo zaffiro è la mia pietra
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Le Grand Bleu

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L’unico protagonista di questa magnifica storia raccontata da Luc Besson è il mare. Il mare con i suoi magnifici fondali, con i suoi misteri, con il suo accattivante profumo ed il suo inconfondibile colore.

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Jacques e Enzo, sono due bambini che adorano il mare. Vivono in un’isoletta greca e si divertono a stabilire primati di permanenza sott’acqua. Da grandi, dopo essersi persi di vista per molti anni, si ritrovano ed iniziano una loro speciale ma spettacolare sfida nei fondali marini. Ad ogni record raggiunto da Jacques ne segue un altro di Enzo e viceversa, finchè non accade qualcosa…

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Enea:bow::bow::bow:grazie per il tempo che hai dedicato ad arricchire il mio thread!:)





Cuore dell'Oceano è il nome di un diamante immaginario al centro del film Titanic di James Cameron (1997).

Secondo il racconto del film, è un diamante a 56 carati, indossato da Luigi XVI. Quando il Re perse la corona e la testa, il diamante fu tagliato in forma di cuore, per poi uscire dalla Francia e finire dopo alterne vicende sul Titanic.

Ha avuto tanto successo da essere replicato come altri fortunati pendenti, ad esempio la Stella del Vespro indossato da Liv Tyler alias Arwen ne Il Signore degli Anelli.




È anche stato ospite nel videoclip di River, canzone della band statunitense dei fratelli Hanson, in una visione nettamente più comica del suo rilascio in mare, rispetto al film.

Nella consegna degli 11 Oscar, Celine Dion ha indossato una collana con una replica del gioiello, successivamente venduta all'asta per 2,2 milioni di dollari.
 

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Su di noi
baci corrono.
Vedrai
che dopo volano.
Sui tuoi rami giovani...
Vedrai
mi azzardo a stringerti
con lo sguardo..
In te
si ritrovano
i miei
spariti aneliti..
I miei
persi spasimi.
Le mie
mani vive
Le dita abbondano..
il corpo è facile..
Festeggiamolo...
Io porto un tavolo
e tu il dolce.
Tra noi
invitiamoci.
E poi
Non risvegliamoci.
Sarai
il lenzuolo mio
farò
da cuscino a Te.
In esilio e soli Amore mio
Visibilio insieme
e vivaddio !
in esilio andremo soli
dentro un vagoncino blu!
Diremo addio
ai giorni inutili..
Addio...
inquietudini
A voi
prudenze timide,
baci miti.
Addio
ombre e tremìti.
Addio
stentato vivere.
Addio
solo chiacchere.
Te ne vai
Vengo via con Te.
Ponti d'oro e amori a fiumi
e in quell'acqua solo noi
Addio tempo che consumi ore e ore senza Lei.
In esilio soli soli dentro
un vagoncino blu
I baci corrono
raggiungiamoli....
E addio.
Addio
 

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dal film " Laguna blu"
 

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Nelle telecomunicazioni Bluetooth è uno standard tecnico-industriale di trasmissione dati per reti personali senza fili (WPAN: Wireless Personal Area Network). Fornisce un metodo standard, economico e sicuro per scambiare informazioni tra dispositivi diversi attraverso una frequenza radio sicura a corto raggio.

Bluetooth cerca i dispositivi coperti dal segnale entro un raggio di qualche decina di metri e li mette in comunicazione tra loro. Questi dispositivi possono essere ad esempio palmari, telefoni cellulari, personal computer, portatili, stampanti, fotocamere digitali, console per videogiochi.

La specifica Bluetooth è stata sviluppata da Ericsson e in seguito formalizzata dalla Bluetooth Special Interest Group (SIG). La SIG, la cui costituzione è stata formalmente annunciata il 20 maggio 1999, è un'associazione formata da Sony Ericsson, IBM, Intel, Toshiba, Nokia e altre società che si sono aggiunte come associate o come membri aggiunti.

Il nome è ispirato a Harald Blåtand (Harold Bluetooth in inglese), re Aroldo I di Danimarca (901 - 985 o 986)[1], abile diplomatico che unì gli scandinavi introducendo nella regione il cristianesimo. Gli inventori della tecnologia devono aver ritenuto che fosse un nome adatto per un protocollo capace di mettere in comunicazione dispositivi diversi (così come il re unì i popoli della penisola scandinava con la religione).

Il logo della tecnologia unisce infatti le rune nordiche H-rune.gif (Hagall) e Runic letter berkanan.svg (Berkanan), analoghe alle moderne H e B. È probabile che l'Harald Blåtand a cui si deve l'ispirazione sia quello ritratto nel libro The Long Ships di Frans Gunnar Bengtsson, un best-seller svedese ispirato alla storia vichinga.
 
Bluetooth ...bravo Tubicina!OK!




La maglia azzurra è l'uniforme adottata da tutte le compagini sportive che rappresentano lo stato italiano in ambito internazionale.

La prima disciplina sportiva ad adottare la maglia azzurra quale simbolo dell'Italia fu il calcio. La prima maglia indossata dalla nazionale italiana nell'esordio, avvenuto nel 1910 era di colore bianco con polsini e collo inamidati e un nastro tricolore appuntato sopra.
Pare infatti che, nel momento di decidere la prima tenuta di gioco, si sia voluto far indossare alla squadra italiana la maglia bianca in onore della squadra più forte del momento, la Pro Vercelli.

La tenuta bianca è stata sostituita da quella azzurra (rimanendo però come seconda divisa) a partire dal 6 gennaio 1911 data in cui, all'Arena di Milano, fu disputata una partita contro la nazionale ungherese vinta per 1-0 da quest'ultima.

Sulla scelta del colore azzurro sono state fatte varie ipotesi:
- che fosse ripreso dai colori della nazionale francese, anche se questa indossa in realtà il blu e non l'azzurro
-che venisse dal colore del mare (e del cielo) italiani
- che, a causa della forte nevicata avvenuta in mattinata e del clima nebbioso esistente in città, si scegliesse un colore alternativo al bianco (che avrebbe fatto letteralmente sparire i giocatori italiani) e che quindi la scelta cadesse casualmente sull'azzurro.

In realtà l'ipotesi più probabile (anche se non comprovata) è che esso venisse scelto in quanto rappresentava il colore della famiglia regnante fin dal 1360; questa interpretazione è anche rafforzata dallo stemma sabaudo (croce bianca in campo rosso) presente sin dall'inizio sul lato sinistro.

Il nuovo colore impiega qualche anno ad affermarsi anche nelle altre compagini nazionali, infatti nei Giochi della V Olimpiade (1912) il colore più usato è ancora il bianco, cosa che persisterà negli anni successivi, nonostante il CONI, nato nel 1914, avesse fin dall'inizio raccomandato l'adozione della nuova maglia.
Solo a partire dall'Olimpiade di Los Angeles del 1932 tutti gli atleti adotteranno l'azzurro. Nel frattempo, dal 1927, compare sulla divisa sportiva anche il fascio littorio, simbolo del Fascismo che dal 1922 governa l'Italia.

La nazionale di calcio ha avuto anche una brevissima parentesi con una maglia completamente nera voluta da Benito Mussolini. Questa maglia venne usata nell'amichevole con la Jugoslavia del 22 maggio 1938 e nelle prime 2 gare dei Mondiali dello stesso anno, contro Norvegia e Francia.

Nel dopoguerra, nonostante la nascita della Repubblica Italiana, viene mantenuto il colore azzurro nelle divise sportive nazionali ma vengono eliminati lo scudetto sabaudo e il fascio sostituiti da uno scudetto tricolore.

Da segnalare inoltre che l'unico sport a non usare la maglia azzurra nelle compagini nazionali, con alcune eccezioni, è il ciclismo
 

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Le voiture bleue di Doisneau
 

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Le monde est gris le monde est bleu - 1967
Éric Charden - Jacques Monty

Le monde est gris, le monde est bleu
Et la tristesse brûle mes yeux
Mon cœur est gris mon cœur est bleu
Je ne pourrai pas être heureux

REFRAIN:
Car je n'ai pas trouvé quelqu'un
Qui me dise je t'aime
Non je n'ai pas trouvé quelqu'un
Qui me dise je t'aime

Le monde est gris, le monde est bleu
Et la tendresse berce mes yeux
Mon cœur est gris, mon cœur est bleu
L'amour me quitte peu à peu

[ REFRAIN ]
Car je n'ai pas trouvé quelqu'un
Qui me dise je t'aime
Non je n'ai pas trouvé quelqu'un
Qui me dise je t'aime

Le monde est gris, le monde est bleu
La neige tombe sur mes yeux
Mon cœur est gris, mon cœur est bleu
C'est donc si dur de vivre à deux

[ REFRAIN ] (jusqu'à la fin)

Car je n'ai pas trouvé quelqu'un
Qui me dise je t'aime
Non je n'ai pas trouvé quelqu'un
Qui me dise je t'aime
 

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un blu "sporco" o forse un blu troppo "carico" :mad:

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Le auto blu in Italia sono 65 mila, secondo il censimento elaborato dal FormezPa dietro l’incarico del Dipartimento della Funzione pubblica.
 
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