Sei un pochino lungo e probabilmente non ho colto alcune sfumature,
La lunghezza è direttamente proporzionale sia alla complessità del problema sia alla difficoltà di spiegare a chi in classe non c'è mai stato (o lo ha fatto in tempi molto lontani, che poi porta anche di più fuori strada) di cosa sia realmente fatta la realtà scolastica
Non a caso i genitori con cui ho avuto meno problemi erano, a loro volta, insegnanti, o erano quelli che pur rendendosi contro dei problemi di crescita dei loro ragazzi, e pur non essendo sprovveduti e con poco da rimproverarsi, si trovavano con le armi spuntate per intervenire
Se avessi dovuto parlare solo con Missed il mio post si sarebbe ridotto ad 1/4.
Comunque si, ne hai perse parecchie di sfumature .....
l'impressione che mi ha fatto è che, sbaglierò, chi non ha insegnato non possa parlare di scuola, se così fosse, mi pare un concetto un tantino supponente se mi posso permettere.
Permettiti pure, ho ben scritto che io stesso, negli ultimi anni di insegnamento, non avrei creduto alla rapidità di involuzione dei ragazzi (e, ripeto, parlo di tecnici e professionali, nei licei le cose non vanno tanto meglio, ma c'è ancora qualche possibilità di interervento) se non l'avessi toccata con mano
Se mi fossi allontanato per un paio d'anni, e miei colleghi mi avessero raccontato quello che poi avrei visto dopo un ipotetico ritorno, non avrei creduto ai loro racconti
Quindi, semmai, il supponente (e tolgo il tantino) è la persona a cui sto parlando.
Ma per fortuna, facendo l'insegnamento parte della mia vita precedente e non di quella attuale, non ho obbligo di alcun tipo nel dimostrare qualcosa a chi non ci crede, problema suo, non mio.
Per tua conoscenza, ne ho visti parecchi di supplenti anziani, alcuni assolutamente non sprovveduti, che dopo aver perso il lavoro hanno ripiegato sulla scuola ma pieni di buone intenzioni e anche un certo entusiasmo e idee, che in pochi mesi ci hanno sbattuto la faccia.
Negli ultimi anni i ragazzi sono cambiati anno dopo anno....
Non mi pare che si stia incitando alla mancanza di rispetto verso i professori, ad esempio personalmente non l'ho mai fatto con i miei figli, neppure con l'esempio di comportamenti irrispettosi, nella consapevolezza che erano i loro professori e, seppur vedessi quelli che, a mio parere, apparivano vizi comportamentali e che mi pare, sbaglierò sicuramente, credo d'intravvedere nel tuo intervento, ossia la difesa a prescindere del proprio lavoro e quasi la pretesa di avere alunni già istruiti ed educati in pieno, in pratica soldatini disciplinati, come se l'insegnante fosse solo un giudicante, purtuttavia ho sempre salvaguardato la loro figura, fosse solo che ne potessero, comunque, ricavare del buono.
Alla tua supponenza aggiungiamo anche la scarsa attenzione o la lettura a senso unico di quello che ho scritto: sono al contrario tra quelli che per almeno 20 anni (e a prezzi personali anche elevati) sono riuscito, con altri come me, a rallentare il declino, con un investimento massiccio non solo sulla didattica ma soprattutto nella credibilità personale e nell'attenzione all'aspetto relazione ed educativo
Quest'ultimo piano non lo raggiungi certo con autoritarismo (ottieni esattamente il contrario) ma neanche di lassismo, quanto piuttosto una via di mezzo, l'autorevolezza
E quella non la consegui con i corsi di aggiornamento, tenuti spesso da persone che in classe o non ci sono stati o ne mancando da molti anni, quanto piuttosto quella che ti conquisti giorno per giorno nella quotidianità in classe e che ti giochi in pochi episodi, se non stai attento.
E quella autorevolezza non la puoi ottenere se non ami il tuo lavoro, se non ti piace insegnare e più in generale la didattica, che è fatta di una ricerca continua di nuove strade per rendere più efficiente il tuo lavoro ma anche più efficiente quello dei tuoi ragazzi, perché in tempi in cui il mondo ti entra in casa e in cui avresti bisogno di giornate fatte da 96 ore per poter provare il ben di dio che ti entra in casa anche il tempo che richiedi a casa ai tuoi studenti è una risorsa preziosa da rispettare e da non sprecare.
Il punto centrale è che in un sistema in cui ogni ragazzo si sente iperprotetto, non c'è alcuno stimolo a crescere, anche come persona, perché crescere costa, anche quando affronti cose che ti piace fare, e la gran massa di loro preferisce adagiarsi, lasciar perdere, rinviare ogni volta a domani, come Zeno Cosini con la sua ultima sigaretta
Quello che ti sfugge, nel mio discorso, e che per parecchi anni sono riuscito, a livello personale ma anche di consigli di classe all'altezza (da solo fai poco) di prendere terze di ragazzi "poco civilizzati" e qui uso un'espressione con cui si sono definiti alcuni miei studenti (ma alla fine del percorso ....) contribuendoli a farli crescere sia come persone sia, dopo, come studenti, nella classica acquisizione di abilità, conoscenze, competenze.
La differenza che vent'anni fa ho avuto genitori che ci hanno (plurale, riferito al Consiglio di Classe) ringraziato con la motivazione "ve li abbiamo affidati che erano ragazzini, in terza, con voi e grazie a voi sono diventati uomini", il migliore riconoscimento che possa ottenere un insegnante degno di questo nome
Oggi è già tanto se riusciamo (sempre al tecnico) fargli rispettare le regole di base di reciproco comportamento, tra di loro e tra di loro con noi, ma non riusciamo, salvo casi particolari, a livello di massa ad ottenere scolasticamente se non le briciole del passato, soprattutto a livello di tenacia, autonomia ed organizzazione, e il mondo del lavoro non è diventato più semplice, semmai l'esatto contrario
Ottenere il rispetto dei proprio studenti, e raggiungere gli obiettivi educativi di base, ma non quelli che li aiuteranno a superare le cocenti delusioni e frustrazioni che incontreranno domani, è il massimo che, sempre a livello di massa, i singoli o i pochi non fanno testo, si riesce a raggiungere.
E avendo avuto la fortuna (non tutti l'hanno avuta) di lavorare in un ottimo istituto, con un alto o comunque più che dignitoso livello medio di capacità e credibilità di insegnamento e, a mio avviso, diretto mediamente bene nell'arco di 25 e passa anni (ho lavorato in due istituti, parlo dell'ultimo) non posso che essere pessimista riguardo al futuro, anche dal ritorno dei miei ex colleghi.
E sono proprio quelli che hanno investito e creduto di più nella scuola che, arrivando a fine carriera sempre più logori, ormai aspettano la fine della carriera come una liberazione e questo malgrado, come me, l'abbiano sempre ritenuto il lavoro più bello al mondo.
Sicuramente io sarei del tutto inadeguato a condurre una classe, però non mi lamento dei problemi che incontro quotidianamente nel lavoro che faccio, perché ho scelto io di farlo, se iniziassi dovrei anche domandarmi se sono ancora in grado di svolgerlo, soprattutto se non facessi altro che dare a tutto ciò che mi circonda la colpa esclusiva di ciò che non va bene.
Quello che tu chiami "lamentarsi" io lo chiamo "raccontare a tutti come vanno le cose", i forum servono anche a questo. E se mi "lamentassi" non avrei giocato carte sempre più pesanti nell'insegnamento proprio negli ultimi anni di scuola.
Si lamenta Gratteri quando denuncia che riducono i tempi per i processi ma contemporaneamente invece di semplificare le procedure processuali le complicano e le allungano ?
Molti di noi insegnanti della vecchia guardia hanno scelto di insegnare in un momento storico della scuola ben diverso, e in quello hanno investito, seguendolo nei cambiamenti
Ma se avessi capito dall'inizio come sarebbe andata a finire, mi sarei adeguato molto prima all'andazzo, non sacrificando energie a investimenti sulla didattica che avranno pure avuto un ritorno importante in termini di stima da parte dei miei studenti, ma si sono dimostrati del tutto inutili, alla fine, per conseguire risultati che comunque richiedono uno sforzo e una applicazione che i nostri ragazzi sono sempre meno in grado di fare
E come me molti altri colleghi.
Avendo avuto l'ultimo anno di insegnamento la fortuna di provare la didattica a distanza e la possibilità istituzionale di collegarmi in video conferenza con gli studenti, ero uno dei pochi disponibile ad ogni ora del giorno e della notte, se ero in casa e sveglio, anche il sabato sera o la domenica mattina, se serviva.
Il punto è che esistono situazioni strutturali che ti rendono impossibile ottenere i risultati minimi che rendono indispensabile l'istituzione scolastica.
È come a chi deve scavare nelle montagne tunnel sempre più lunghi, con tempi sempre più stringenti e con rocce sempre più dure continuassero ad ostacolare il lavoro con crescenti pastoie burocratiche eliminando scavatrici e mezzi meccanici fornendoti sempre di più picconi e scalpelli, e creando le condizioni perché il grosso dei tuoi compagni di lavoro trovino più comodo (e protetti dalle normative) scaricare ai pochi rimasti disponibili le proprie responsabilità di lavoro
Arriva un punto di non ritorno in cui gli obbiettivi diventano per definizione irrealizzabili e a quel punto ti adegui, perché, sia ben chiaro, la responsabilità è prima di tutto ministeriale e comune a tutti i governi, di destra o di sinistra. Ci deve essere la possibilità di fornire ai ragazzi soluzioni educative diverse a seconda delle loro motivazioni all'apprendimento e alla crescita, con possibilità, in corso d'opera di passare da una soluzione all'altra, a fronte di maggiore o minore motivazione
Io stesso, iscritto ad politecnico di milano, seguivo uno degli indirizzi più teorici e più complessi, anche se di maggior prestigio e peso. Avendo avuto esperienze di lavoro anche lunghe, in campo informatico, mi sono reso conto che non avevo né le attitudini né la tenacia né tanto meno le motivazioni per affrontare quell'indirizzo.
Ne ho scelto uno più abbordabile ma anche più interessante, e mi sono così laureato. Non capisco perché non si possa fare lo stesso nella scuola italiana, consentendo ad ognuno di seguire il percorso scolastico ed educativo a sua misura. Tanto già adesso lo si fa, aggirando il problema, cercando istituti con fama di pretendere di più o di meno,
Lo si istituzionalizzi, e almeno non si costringerà chi vuole crescere più rapidamente ad adeguarsi, al ribasso, con chi in modo del tutto legittimo ha fatto scelte diverse
In tal modo i migliori insegnanti probabilmente accetterebbero la sfida di seguire i meno motivati, ma avendo anche chiarito a tutti che gli obbiettivi didattico-educativi non potranno mai essere a livello di indirizzi seguiti da studenti più motivati che, a quel punto, ottengono risultati anche con insegnanti di medio calibro