ennio1963
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MELONI A TUTTO VOUCHER: DOPO LA CACCIA AI POVERI TORNA LA SCHIAVITÙ. Dopo la guerra al Reddito di cittadinanza e ai percettori abili al lavoro considerati fannulloni, tornano i voucher. Una delle forme più precarie e inique di pagamento per chi lavora. I buoni sono stati introdotti nel 2008 come forma di pagamento del lavoro occasionale, poi aboliti nel 2017 dal governo Gentiloni dopo un acceso dibattito politico che aveva messo in luce come rappresentassero una forma di elusione fiscale e precarizzazione estrema, tutto a vantaggio dei datori di lavoro. Secondo l’Inps, tra il 2008 e il 2017 furono venduti complessivamente 433 milioni di voucher. Il decreto dignità del 2018 ci aveva messo una pietra sopra, limitandolo a pochissimi casi e a un tetto massimo di utilizzo di 5000 euro. Invece ora ci pensa il centrodestra guidato da Giorgia Meloni a fare un salto nel passato. Il testo ufficiale della manovra non è stato ancora reso pubblico, ma stando agli annunci della conferenza stampa di ieri, dal 1 gennaio 2023 si potrà ricorrere ai buoni lavoro nei settori agricolo (dove ci sono già ma con limitazioni), alberghiero, della ristorazione e della cura della persona e anche per i lavori domestici. Il limite di utilizzo sarà raddoppiato a 10 mila euro annui, i voucher varranno 10 euro lordi l’ora, 7,50 euro netti. Meloni ha garantito che verranno applicati “controlli molto rigidi”, ma c’è da dubitarne. I sindacati confederali, che avevano guidato la battaglia per l’abolizione, hanno criticato duramente la decisione. Per la Cgil agricoltura: “Innalzare soglie o eliminare tutele non significa semplificare le procedure burocratiche ma dare maggiori spazi ai caporali”. Per la Uil si destruttura un settore dove l’illegalità è già molto diffusa, con l’unico effetto di cancellare diritti.