Non dobbiamo neppure dimenticare la dimensione “psicologica” che il contesto va ad implicare. Uno Stato come la Russia la cui struttura di governo (o, meglio, di potere) è essenzialmente piramidale (basata essenzialmente sull’imposizione del terrore per garantirsi la fedeltà dei sottoposti di ogni grado gerarchico) pone sul vertice (Putin) delle “tensioni decisionali” supplementari non indifferenti. Pare oltretutto che Putin stia dirigendo direttamente anche talune operazioni di larga scala sul campo di battaglia avendo perso la fiducia nei vertici militari. La situazione generale, poi, sta evidentemente tralignando andando ben oltre quelle che potevano essere le aspettative e le pianificazioni iniziali in un ipotetico “albero di gioco” pre-meditato. Tutto ciò finisce per scaricare tutte le tensioni e gli sforzi, in definitiva, su un solo soggetto. Indipendentemente dalle illazioni sullo stato di salute, fisico e psichico, di Putin, qualsiasi soggetto in possesso di un normale equilibrio psicofisico, dovendo esercitare la propria capacità di controllo, valutazione ed indirizzo su un contesto di tal genere, credo finirebbe per andare in crisi e commettere errori anche madornali nel prendere le decisioni necessarie.
Personalmente, se fossi nei panni di Putin, mi metterei a piangere è chiamerei la mamma che non c’è più
, ma è ovvio che Putin abbia una tenuta nervosa ben superiore alla mia (se no non sarebbe finito dove è finito mentre io, conoscendo i miei limiti, preferivo passare le giornate in bicicletta, a passeggiare o fare yoga per “amor del quieto vivere”). L’interrogativo però è questo: “sarà sufficiente la tenuta nervosa di cui è capace Putin per evitargli di commettere errori irreparabili?” E, quesito ancor più generale: “Putin può ancora essere considerato un “decisore razionale” e come tale “interpretabile” e “prevedibile” adoperando le sole categorie atte a delineare e prevedere le possibili scelte razionali nel contesto di riferimento?”