La rimonta del M5S vista da Maurizio Belpietro, uno dei tanti portatori d'acqua dell'

ennio1963

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La rimonta del M5S vista da Maurizio Belpietro, uno dei tanti portatori d'acqua dell'ammucchiata di centro destra. In queste ore in cui il partitone unico che va da Letta fino alla Meloni passando per le frattaglie del cosidetto terzo polo di centro sta cercando, invano, di occultare i sondaggi che danno Giuseppe Conte al sud e non solo, in inarrestabile ascesa. E con questa inoppugnabile realtà che la stampa nazionale sta cominciando a fare i conti.
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CONTE ARCHIVIERÀ LETTA (E PURE IL PD)

Maurizio Belpietro – La Verità

Letta archivia Conte, titolano i giornali commentando le ultime parole del segretario Pd. «Hanno deciso di fare cadere Draghi, una responsabilità grave», ha detto a proposito dei 5 stelle l’ex presidente del Consiglio concludendo la campagna elettorale. «Le nostre strade, dunque, si sono divise in quel momento in maniera irreversibile».

Chiaro, no? In realtà non molto, perché se si dà retta ai sondaggi, che continuano a circolare anche se una legge stupida pretende che siano tenuti nascosti agli elettori per non influenzarli, il fatto nuovo non è che «Letta archivia Conte», come scrivono le testate di riferimento della sinistra, ovvero i giornaloni, ma che Conte archivia Letta.

Già, perché se fino a pochi mesi fa il destino dell’avvocato di Volturara Appula sembrava segnato, schiacciato com’ era tra le manovre del padre del Movimento e quelle dell’ex capo politico Luigi Di Maio, adesso, a essere segnato pare quello del professore di Sciences Po richiamato in servizio dalle correnti per mettere ordine in un Pd balcanizzato. Prima che calasse il silenzio sulle rilevazioni, il Partito democratico era stimato intorno al 22 per cento di consensi, non una grande percentuale, anche perché oltre a doverla confrontare con il 25 attribuito a Fratelli d’Italia bisognava calcolare che alle precedenti elezioni del 2018 non c’era Articolo Uno.

Ma pur non riuscendo a conquistare lo scettro di primo partito del Paese, Letta poteva cercare di spacciare una sconfitta per una vittoria. Però sotto quel 22 per cento, vera soglia psicologica costruita come un argine per contrastare le critiche, sarà difficile reggere. E che la frana sia cominciata e l’argine rischi di essere spazzato via lo si capisce non solo scrutando i sondaggi, che ribadisco ci sono ma non si possono svelare, ma anche dalle dichiarazioni dei cacicchi dello stesso Pd. Da Andrea Orlando a Michele Emiliano, passando per il nuovo astro nascente del partito, ovvero Ely Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, è tutto uno srotolare di tappeti rossi davanti a Giuseppe Conte e ai 5 stelle.

Sì, mentre Letta dice che l’alleanza con i grillini è archiviata per sempre, i suoi archiviano lui e già nelle segrete stanze si parla di Stefano Bonaccini segretario oppure del sindaco di Bari, Antonio Decaro, come candidato al prossimo congresso. Neppure chi lo ha richiamato da Parigi, mettendolo in sella alla guida di un partito che Nicola Zingaretti ha abbandonato accusando i compagni di pensare solo alle poltrone, ormai crede che Letta possa restare. A maggior ragione se il risultato delle elezioni somiglierà a quello che Matteo Renzi portò a casa nel 2018 e in conseguenza del quale fu costretto a fare le valigie.

Ma a proposito del fondatore di Italia viva: mesi fa, subito dopo la scissione dei 5 stelle capitanata da Luigi Di Maio, osservò che l’operazione era riuscita nel non facile compito di resuscitare Giuseppe Conte, che da fantasma della politica alla fine era riuscito a trovare un ruolo: quello di oppositore di Draghi. Profezia azzeccata, perché con una campagna tutta giocata nel Mezzogiorno e sul reddito di cittadinanza, con un gigantesco voto di scambio, l’ex premier gialloverde e giallorosso ha rianimato i 5 stelle, sottraendo consensi al Pd e gonfiando quelli grillini. Paradossalmente, correndo da solo e contro tutti, Conte ha recuperato parte dei voti che aveva perso, ponendosi come vero punto di riferimento della sinistra.

In altre parole, non solo è Conte che archivia Letta, ma è il capo dei 5 stelle che dopo aver archiviato Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e la vecchia guardia del Movimento, oggi si candida a lanciare l’Opa sul Pd. Se infatti da queste elezioni il Partito democratico uscirà con le ossa rotte non sarà segnato solo il destino di Letta, ma anche quello di ciò che resta del vecchio partitone rosso.

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La rimonta del M5S vista da Maurizio Belpietro, uno dei tanti portatori d'acqua dell'ammucchiata di centro destra. In queste ore in cui il partitone unico che va da Letta fino alla Meloni passando per le frattaglie del cosidetto terzo polo di centro sta cercando, invano, di occultare i sondaggi che danno Giuseppe Conte al sud e non solo, in inarrestabile ascesa. E con questa inoppugnabile realtà che la stampa nazionale sta cominciando a fare i conti.
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CONTE ARCHIVIERÀ LETTA (E PURE IL PD)

Maurizio Belpietro – La Verità

Letta archivia Conte, titolano i giornali commentando le ultime parole del segretario Pd. «Hanno deciso di fare cadere Draghi, una responsabilità grave», ha detto a proposito dei 5 stelle l’ex presidente del Consiglio concludendo la campagna elettorale. «Le nostre strade, dunque, si sono divise in quel momento in maniera irreversibile».

Chiaro, no? In realtà non molto, perché se si dà retta ai sondaggi, che continuano a circolare anche se una legge stupida pretende che siano tenuti nascosti agli elettori per non influenzarli, il fatto nuovo non è che «Letta archivia Conte», come scrivono le testate di riferimento della sinistra, ovvero i giornaloni, ma che Conte archivia Letta.

Già, perché se fino a pochi mesi fa il destino dell’avvocato di Volturara Appula sembrava segnato, schiacciato com’ era tra le manovre del padre del Movimento e quelle dell’ex capo politico Luigi Di Maio, adesso, a essere segnato pare quello del professore di Sciences Po richiamato in servizio dalle correnti per mettere ordine in un Pd balcanizzato. Prima che calasse il silenzio sulle rilevazioni, il Partito democratico era stimato intorno al 22 per cento di consensi, non una grande percentuale, anche perché oltre a doverla confrontare con il 25 attribuito a Fratelli d’Italia bisognava calcolare che alle precedenti elezioni del 2018 non c’era Articolo Uno.

Ma pur non riuscendo a conquistare lo scettro di primo partito del Paese, Letta poteva cercare di spacciare una sconfitta per una vittoria. Però sotto quel 22 per cento, vera soglia psicologica costruita come un argine per contrastare le critiche, sarà difficile reggere. E che la frana sia cominciata e l’argine rischi di essere spazzato via lo si capisce non solo scrutando i sondaggi, che ribadisco ci sono ma non si possono svelare, ma anche dalle dichiarazioni dei cacicchi dello stesso Pd. Da Andrea Orlando a Michele Emiliano, passando per il nuovo astro nascente del partito, ovvero Ely Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, è tutto uno srotolare di tappeti rossi davanti a Giuseppe Conte e ai 5 stelle.

Sì, mentre Letta dice che l’alleanza con i grillini è archiviata per sempre, i suoi archiviano lui e già nelle segrete stanze si parla di Stefano Bonaccini segretario oppure del sindaco di Bari, Antonio Decaro, come candidato al prossimo congresso. Neppure chi lo ha richiamato da Parigi, mettendolo in sella alla guida di un partito che Nicola Zingaretti ha abbandonato accusando i compagni di pensare solo alle poltrone, ormai crede che Letta possa restare. A maggior ragione se il risultato delle elezioni somiglierà a quello che Matteo Renzi portò a casa nel 2018 e in conseguenza del quale fu costretto a fare le valigie.

Ma a proposito del fondatore di Italia viva: mesi fa, subito dopo la scissione dei 5 stelle capitanata da Luigi Di Maio, osservò che l’operazione era riuscita nel non facile compito di resuscitare Giuseppe Conte, che da fantasma della politica alla fine era riuscito a trovare un ruolo: quello di oppositore di Draghi. Profezia azzeccata, perché con una campagna tutta giocata nel Mezzogiorno e sul reddito di cittadinanza, con un gigantesco voto di scambio, l’ex premier gialloverde e giallorosso ha rianimato i 5 stelle, sottraendo consensi al Pd e gonfiando quelli grillini. Paradossalmente, correndo da solo e contro tutti, Conte ha recuperato parte dei voti che aveva perso, ponendosi come vero punto di riferimento della sinistra.

In altre parole, non solo è Conte che archivia Letta, ma è il capo dei 5 stelle che dopo aver archiviato Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e la vecchia guardia del Movimento, oggi si candida a lanciare l’Opa sul Pd. Se infatti da queste elezioni il Partito democratico uscirà con le ossa rotte non sarà segnato solo il destino di Letta, ma anche quello di ciò che resta del vecchio partitone rosso.

Vedi l'allegato 2849039


I due partiti più votati saranno i 5stelle e fdi...... cioè i partiti che più si sono opposti a Draghi .....

e in democrazia il popolo ha sempre ragione...... Draghi ha governato male.

E attenzione se il centrodestra non avrà la maggioranza.......non credo ci sarà un'altro governissimo.....

ma un governo Conte Meloni e .... Salvini....
 
I due partiti più votati saranno i 5stelle e fdi...... cioè i partiti che più si sono opposti a Draghi .....

e in democrazia il popolo ha sempre ragione...... Draghi ha governato male.

E attenzione se il centrodestra non avrà la maggioranza.......non credo ci sarà un'altro governissimo.....

ma un governo Conte Meloni e .... Salvini....

Addirittura :confused:
 
Beh, i votanti sono quelli......se d una parte aumentano da qualche altra devono diminuire........e francamente mi pare più credibile che se i 5 s prendono più voti, quello che ne prende meno sia il PD......se crescessero i 5 s e il PD non li perdesse ci sarebbe da preoccuparsi seriamente.......e il PD
deve cominciare a preoccuparsi anche delle percentuali in crescita di Calenda e Renzi sono altri voti della sua dote.......
 
Alla fine, se i sondaggi sono veri ,un governo Meloni Conte sarebbe legittimato dal voto popolare.....e in democrazia è quello conta
 
Sarebbe ora di smetterla che con le seg he mentali sui sondaggi

Finalmente domani si vota
 
Fino a quando non ne paghera' le conseguenze, la gente continuera' a votare i venditori di olio di serpente.
Adesso sono rimasti meloni e conte, che bevano anche la loro medicina e vediamo l'effetto che fa.
 
Alla fine, se i sondaggi sono veri ,un governo Meloni Conte sarebbe legittimato dal voto popolare.....e in democrazia è quello conta

Non è vero, nessuno dei 2 lo ha paventato per necessità. Se io voto uno dei 2 è anche per escludere l'altro, e non mi sembrano partiti affini.
 
Alla fine, se i sondaggi sono veri ,un governo Meloni Conte sarebbe legittimato dal voto popolare.....e in democrazia è quello conta

Verissimo, solo che la vedo difficile che i due si accordino per chi deve essere il PDC

In soldoni, chi deve comandare:D
 
Giusto per sapere…..ma ci credevate davvero?
 
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