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Trentadanari

mater
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sti vecchi insopportabili, soprattutto nella declinazione femminile, sorpassano in coda, rompono i maroni
 
I vecchi sulle panchine dei giardini
Succhiano fili d'aria a un vento di ricordi
Il segno del cappello sulle teste da pulcini
I vecchi mezzi ciechi
I vecchi mezzi sordi...
I vecchi che si addannano alle bocce
Mattine lucide di festa che si può dormire
Gli occhiali per vederci da vicino
A misurar le gocce
Per una malattia difficile da dire...
I vecchi, tosse secca che non dormono di notte
Seduti in pizzo a un letto a riposare la stanchezza
Si mangiano i sospiri e un po' di mele cotte
I vecchi senza un corpo
I vecchi senza una carezza...
I vecchi un po' contadini
Che nel cielo sperano e temono il cielo
Voci bruciate dal fumo
E dai grappini di un'osteria...
I vecchi, vecchie canaglie
Sempre pieni di sputi e consigli
I vecchi senza più figli
E questi figli che non chiamano mai...
I vecchi che portano il mangiare per i gatti
E come i gatti frugano tra i rifiuti
Le ossa piene di rumori
E smorfie e versi un po' da matti
I vecchi che non sono mai cresciuti...
I vecchi, anima bianca di calce in controluce
Occhi annacquati dalla pioggia della vita
I vecchi soli come i pali della luce
E dover vivere fino alla morte
Che fatica...
I vecchi, cuori di pezza
Un vecchio cane e una pena al guinzaglio
Confusi inciampano di tenerezza
E brontolando se ne vanno via...
I vecchi invecchiano piano
Con una piccola busta della spesa
Quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie
E fanno pace con Dio...
I vecchi, povere stelle
I vecchi, povere patte sbottonate
Guance raspose arrossate
Di mal di cuore e di nostalgia...
I vecchi sempre tra i piedi
Chiusi in cucina, se viene qualcuno
I vecchi che non li vuole nessuno
I vecchi da buttare via...
Ma i vecchi... i vecchi
Se avessi un'auto da caricarne tanti
Mi piacerebbe un giorno portarli al mare
Arrotolargli i pantaloni
E prendermeli in braccio tutti quanti...
Sedia, sediola... oggi si vola...
E attenti a non sudare...
Fonte: Musixmatch
Compositori: Claudio Baglioni
 
Il pensionato (testo)

F. Guccini



Canzone per la prima volta pubblicata nell'album "Via Paolo Fabbri 43" del 1976



Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare,
l' odore quasi povero di roba da mangiare,
lo vedo nella luce che anch' io mi ricordo bene
di lampadina fioca, quella da trenta candele,
fra mobili che non hanno mai visto altri splendori,
giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori,
fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani:
mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani.

Lo sento quando torno stanco e tardi alla mattina
aprire la persiana, tirare la tendina
e mentre sto fumando ancora un'altra sigaretta,
andar piano, in pantofole, verso il giorno che lo aspetta
e poi lo incontro ancora quando viene l' ora mia,
mi dà un piacere assurdo la sua antica cortesia:
"Buon giorno, professore. Come sta la sua signora?
E i gatti? E questo tempo che non si rimette ancora..."

Mi dice cento volte fra la rete dei giardini
di una sua gatta morta, di una lite coi vicini
e mi racconta piano, col suo tono un po' sommesso,
di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso...

Io ascolto e i miei pensieri corron dietro alla sua vita,
a tutti i volti visti dalla lampadina antica,
a quell' odore solito di polvere e di muffa,
a tutte le minestre riscaldate sulla stufa,
a quel tic-tac di sveglia che enfatizza ogni secondo,
a come da quel posto si può mai vedere il mondo,
a un' esistenza andata in tanti giorni uguali e duri,
a come anche la storia sia passata fra quei muri...

Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce
la vita, com'è fatta e come uno la gestisce
e i mille modi e i tempi, poi le possibilità,
le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità
e ancora mi domando se sia stato mai felice,
se un dubbio l' ebbe mai, se solo oggi si assopisce,
se un dubbio l' abbia avuto poche volte oppure spesso,
se è stato sufficiente sopravvivere a se stesso...

Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo
di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo:
non posso o non so dir per niente se peggiore sia,
a conti fatti, la sua solitudine o la mia...

Diremo forse un giorno: "Ma se stava così bene..."
Avrà il marmo con l' angelo che spezza le catene
coi soldi risparmiati un po' perchè non si sa mai,
un po' per abitudine: "eh, son sempre pronti i guai" .
Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti:
"Piacere", "E' mio", "Son lieto", "Eravate suoi parenti?"
E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena:
soltanto un' impressione che ricorderemo appena...
 
Ier sera ne esce uno senza guardare da una laterale*, si immette in strada con la calma che li contraddistingue per poi entrare in un'altra stradina 5 metri più avanti.

Se ero in camion nemmeno le briciole trovavano.
Poi è colpa del camionista.

Ma guarda te vàààà!!!

*Da questa laterale ci sono mezzi in sosta che coprono la visuale dei mezzi uscenti.
Meno male che ho visto attraverso i vetri di un'auto in sosta il movimento dell'anziano uscente.
 
Un grazie ad @AceVentura e a @Intruder per aver portato un po' di poesia
in un luogo dove il cinismo imperversa.
Io sono vecchio e vorrei ricordare ai giovani che anche loro diventeranno vecchi,
se non decideranno di morire prima.
 
vecchi...non è carino
si dice anziani
e il fol ne è pieno
 
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