Ecco il tuo "senatore a vita":
Controversie e procedimenti giudiziari
Umberto Bossi nel 1993
ENIMONT
Il 5 gennaio 1994, al processo ENIMONT[80], Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell'amministratore del movimento Alessandro Patelli[81] relativamente a un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama[82] della Montedison. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200 000 000 di lire, raccolta dagli stessi militanti leghisti, e dopo l'allontanamento dal partito di Patelli, Umberto Bossi è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti[83].
Fatti di via Bellerio
Per i fatti di via Bellerio del 18 settembre 1996, che videro opposti alcuni militanti leghisti ad agenti di polizia inviati col compito di effettuare una perquisizione della sede del partito su ordine della magistratura della città di Verona, Bossi è stato condannato a 4 mesi, 20 giorni in meno rispetto a Roberto Maroni[84].
Vilipendio alla bandiera
Umberto Bossi è stato condannato in contumacia ad un anno e quattro mesi di reclusione per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in due occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa: nella prima occasione ha usato la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il ****", nel secondo caso, rivolto a una signora che esponeva il tricolore, ha detto "Il tricolore lo metta al *****, signora" ed ha chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore"[85]. Il Tribunale di Como concede all'imputato Umberto Bossi il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale[86]. Il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva[87].
Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi, allora ministro delle Riforme per l'accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006[88].
Grazie alle modifiche intervenute con l'art.5 della Legge 24 febbraio 2006, n. 85 "Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione" che all'art 5 modifica l'art. 292 del Codice Penale "Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato" Bossi, originariamente condannato in via definitiva ad 1 anno e 4 mesi, ha visto la pena commutata nel pagamento di una sanzione di 3000 euro. Aveva inizialmente chiesto che anche la multa gli venisse tolta, in quanto europarlamentare, ma la Cassazione aveva rigettato il ricorso confermando la condanna a pagare 3 000 euro di multa[89] sebbene poi la sanzione sia stata interamente coperta da indulto.
Vilipendio al Capo dello Stato
Bossi è stato processato per giudizi sul conto di Oscar Luigi Scalfaro espressi nel 1993; è stato assolto il 7 ottobre 1998 dal Tribunale di Milano, che ha riconosciuto l'insindacabilità delle opinioni espresse[84].
Il 12 settembre 2018 è stato condannato dalla Corte suprema di Cassazione ad 1 anno e 15 giorni di reclusione per vilipendio al Presidente della Repubblica[90] nonché al pagamento di una multa di 2 000 euro[91] alla Cassa delle ammende. I fatti contestati risalgono al 29 dicembre 2011, quando ad Albino – in provincia di Bergamo – il fondatore della Lega aveva partecipato alla seconda edizione della festa locale Berghém Frecc organizzata dal Carroccio[92]. In quell'occasione l’ex leader della Lega insultò l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – chiamandolo «terrone»[90] e rivolgendogli il gesto delle corna[91] – ma anche l’allora premier Mario Monti[92]. Tali condotte indussero alcuni cittadini a presentare un esposto alla Procura di Bergamo, competente a procedere contro Bossi[91]. In primo grado, il tribunale di Bergamo nel 2015 lo condannò a 18 mesi[93], pena poi ridotta in appello e confermata in Cassazione, sentenza però sospesa per le condizioni di salute dell'imputato.[94][95]
Il 5 dicembre 2019, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella emette un decreto di grazia per Bossi.[96]
Diffamazione dei magistrati
Bossi ha subito una condanna a cinque mesi di reclusione nel novembre 1995 dal tribunale di Brescia, per diffamazione pluriaggravata nei riguardi di Agostino Abate, sostituto procuratore della città di Varese, per eventi accaduti durante dei comizi. Nel settembre del 1996 è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Padova per avere rivolto minacce alla magistratura.[84].
Attentato ai diritti politici dei cittadini
Il 7 maggio 1999 i giudici della Corte d’Appello della città di Brescia condanna Bossi a un anno per istigazione a delinquere ai danni di Gianfranco Fini e di altri esponenti di Alleanza Nazionale. Gli avvenimenti risalgono al 4 agosto 1995 quando, nel corso di due comizi a Brembate e ad Albano Sant'Alessandro, nella provincia bergamasca, aveva invitato i leghisti a cercare "casa per casa i fascisti" includendo gli esponenti di Alleanza Nazionale, definiti "il fetore peggiore del Parlamento"[84].
Centomila bergamaschi armati
Bossi è stato condannato a un anno di reclusione in primo grado per aver affermato che centomila bergamaschi erano pronti per lottare con le armi per la secessione[84].
Scandalo dei rimborsi elettorali
Truffa ai danni dello Stato
Nel maggio 2012 Bossi è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano con l'accusa di truffa ai danni dello Stato a causa dello scandalo dei rimborsi elettorali, ossia di aver usato denaro pubblico per esigenze personali (nell'ambito del cosiddetto scandalo Belsito)[97][98][99].
Il 5 febbraio 2015 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova ha chiesto di rinviare a giudizio Bossi e il tesoriere Francesco Belsito per truffa sui rimborsi elettorali ai danni dello Stato (40 milioni di euro). L'inchiesta, da Milano, era stata trasferita a Genova per competenza territoriale.[100] Nel 2018 riceve la condanna a 1 anno e 10 mesi per aver sottratto indebitamente allo stato circa 49 milioni di euro[101]. Nell'agosto del 2019 viene prescritto il reato di truffa per Bossi e Belsito; la Cassazione conferma la confisca dei 49 milioni di euro alla Lega, mentre cadono le confische personali.[102]
Appropriazione indebita
Il 27 marzo 2017 nel processo "The family" il PM della Procura di Milano Paolo Filippini chiede per Bossi 2 anni e 3 mesi e 700 euro di multa per appropriazione indebita dei fondi del partito; per il figlio Renzo vengono chiesti 1 anni e 6 mesi (l'altro figlio Riccardo con rito abbreviato era stato condannato alla stessa pena), mentre per Francesco Belsito 2 anni e 6 mesi. Bossi senior avrebbe speso 208 000 euro di fondi del partito per sue esigenze personali.[103] Il 10 luglio l'ex leader del Carroccio viene condannato a 2 anni e 3 mesi.[104] Il 23 gennaio 2019 dopo 7 anni circa si chiude il processo per i Bossi poiché la IV Corte d’appello di Milano ha disposto il non luogo a procedere in virtù della mancata querela presentata nei loro confronti da parte della vittima ovvero la Lega in base a una norma introdotta dal governo Gentiloni; il Carroccio guidato da Matteo Salvini aveva denunciato solo l'ex tesoriere Francesco Belsito, che è così l'unico condannato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Umber...inato Il Senatur,è stato anche Ministro delle