Quando investire sull'oro?
Gli Stati Uniti molto probabilmente stanno entrando in recessione, mentre l'inflazione sta salendo ai massimi degli ultimi 40 anni.
Tutto questo crea la cosiddetta stagflazione (inflazione + recessione), fenomeno che, secondo la maggior parte degli economisti, è stata la principale forza trainante del mercato rialzista dell'oro degli anni '70.
Ma allora, perché oggi, a differenza degli anni '70, l'oro è cosi' debole?
La ragione è semplice.
Negli anni '70 vi fu una fuga dal dollaro, sia in America che all'estero, proprio sui timori che l'inflazione galoppante ne facesse precipitare il valore.
Oggi invece, essendo la stagflazione un fenomeno globale, il dollaro è diventato la meno scassata dell'ormai nutrito gruppo di valute mondiali sull'orlo del collasso.
Le principali valute mondiali, come l'euro e lo yen, sono crollate negli ultimi mesi per una moltitudine di ragioni, alcune spontanee, come l'eccessiva massa monetaria globale e gli effetti del covid sull'economia, altre create apposta per favorire il dollaro, come la guerra russo-ucraina e le sanzioni.
Di conseguenza, a differenza degli anni '70, il valore del biglietto verde è in aumento, mentre i futures sull'oro e i prezzi del metallo fisico scendono.
Ma quanto durerà la forza del dollaro?
Il dollaro e l'oro stanno seguendo lo stesso percorso del 2018.
All'epoca, proprio come oggi, il mix di tariffe doganali contro la Cina e di aumenti dei tassi della Federal Reserve causo' una corsa al dollaro e una fuga dall'oro (quest'ultimo tocco' il fondo a settembre, raggiungendo un minimo infragiornaliero di $ 1.180/oncia).
Dobbiamo aspettarci che anche questo settembre l'oro potrebbe toccare il minimo, scambiando a $ 1.500, mentre l'argento si avvicinerà ai $ 17?
A differenza del 2018, oggi la Fed sta pianificando con molto anticipo gli aumenti dei tassi, in modo da non prendere di sorpresa i mercati.
Non dovrebbe quindi ripetersi il trend di dicembre 2018, quando all'ennesimo rialzo inatteso dei tassi, l'S&P 500 scese del 19,8% e Trump e Mnuchin si accordarono con i vertici delle maggiori banche creando il Plunge Protection Team, cioè un gruppo di traders deputati a manipolare a rialzo le borse per contrastare una caduta che sembrava inarrestabile.
Oggi, grazie alla comunicazione molto piu' puntuale della Fed, i mercati possono permettersi di avere prospettive piu' a lungo termine.
Ecco quindi che nelle borse gli investitori si dividono già fra quelli che prendono contromisure adeguate per fronteggiare ulteriori aumenti dei tassi da parte della Fed (sono quelli che vendono oro e preferiscono i dollari) e gli altri che invece si preparano al dopo, quando cioè la Fed inizierà a revocare la sua politica restrittiva (l'aumento delle borse per 4 giorni di seguito la scorsa settimana è il segno della loro presenza).
A complicare le cose, se nel 2018 c'era il Plunge Protection Team, oggi vi sono dei gruppi di traders che lavorano con l'obiettivo opposto, quello cioè di mantenere basso il prezzo degli asset in modo da scoraggiare gli investimenti e ridurre all'osso la massa monetaria (abbiamo dimostrato la presenza di questi gruppi nei preziosi e nelle cripto, ma sicuramente ce ne sono altri che lavorano nell'azionario e nelle obbligazioni).
In ogni caso, la reattività dei mercati oggi sarà molto piu' rapida che nel 2018 e i primi segnali di recessione potranno mettere un freno alla discesa dell'oro, o almeno abbreviare il tempo di permanenza del metallo giallo a quotazioni che pensavamo non avrebbe mai piu' raggiunto, come 1500 dollari l'oncia, appunto.
In conclusione: ulteriori ribassi dell'oro, anche forti, non sono da escludere, magari proprio per settembre. In ogni caso, prima di investire sui preziosi aspetterei almeno che la Fed annunci apertamente la fine dell'aumento dei tassi.