Labriola gonfia la rete

Non so se avete già modo di leggere la notizia... comunque riporto

dal Sole 24 Ore di oggi..

Cloud della Pa, in vantaggio la cordata FastwebAruba
A sorpresa avanti in graduatoria rispetto a Tim-Cdp-Leonardo-Sogei

ROMA
Un risultato sicuramente a sorpresa. Al momento è la cordata Fastweb-Aruba in
vantaggio per l’aggiudicazione del progetto del Polo strategico nazionale (Psn),
l’infrastruttura per la gestione in cloud dei dati critici delle pubbliche
amministrazioni finanziata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)...

Saluti
 
Anche io preferirei affidare il progetto ad Aruba.
Non ha senso affidare i dati strategici nazionali a una multinazionale controllata dai francesi.
 
Alessio Butti, deputato di FdI: 'Da quando CDP ha assunto la guida di Open Fiber, l’azienda ha avuto un crollo di gestione
Alessio Butti ha depositato apposita, responsabile Tlc di FdI, ha depositato una interrogazione parlamentare indirizzata ai ministri Vittorio Colao (MiTD) e Giancarlo Giorgetti (MiSE) sulle difficoltà in cui versa Open Fiber.
“L’impegno di Open Fiber nella costruzione della rete in fibra nelle Aree bianche del Paese sta procedendo, purtroppo, ad una velocità pari a meno della metà di quella prevista nel suo Piano industriale presentato a suo tempo dallo stesso attuale AD di Open Fiber, Mario Rossetti – ha dichiarato l’on Alessio Butti responsabile del Dipartimento TLC di Fratelli d’Italia – Si tratta di un risultato ben più deludente rispetto a quelli dell’anno precedente, quando l’azienda, allora guidata dall’Enel, si trovava ad affrontare gli enormi problemi causati dalla pandemia. E va considerato -ha precisato l’on. Butti – che all’epoca bastava un operaio contagiato dal Covid 19 per chiudere l’intero cantiere. Ciononostante, la performance dei primi tre mesi del 2021 era stata di ben 3.375 km superiore a quella dell’attuale Open Fiber a trazione CDP”.
Considerato che il quadro attuale di Open Fiber (che ha recentemente vinto 8 lotti per le aree grigie) potrebbe anche peggiorare, l’interrogazione appena depositata sollecita una maggior trasparenza nel ruolo di CDP sull’intera vicenda del dossier sulla rete.
“Ho chiesto ai due ministri competenti come il Governo valuti la possibilità che Open Fiber possa non essere in grado di svolgere i lavori assegnati e completare le opere nei tempi previsti nelle Aree grigie, dal momento che non è stata in grado di rispettare i piani per le Aree bianche – ha specificato l’on. Butti – Perché in questo caso c’è la concreta possibilità che l’Italia possa anche perdere i fondi europei per le Aree grigie. Ma ho posto al governo anche un quesito cruciale – ha concluso l’on Butti – su quali garanzie intenda chiedere a CDP o con quali modalità intenda orientarne l’operato sull’intera vicenda della rete unica, considerato che gli investimenti sul settore che CDP sta facendo provengono dal risparmio postale degli italiani e che per la prima volta CDP si trova a cimentarsi alla guida di un’azienda industriale, caso senza precedenti per la Cassa, analogo al caso di ASPI-Autostrade per l’Italia, dove lo stato delle cose sembra non troppo diverso

:cool::cool::cool:
Insomma il più pulito ha la rogna!!!

Stando così le cose, mal comune mezzo gaudio, e pertanto troveranno la quadra, con Vivendi avrà la sua via di fuga ... E nell'interesse di tutti.
 
Anche io preferirei affidare il progetto ad Aruba.
Non ha senso affidare i dati strategici nazionali a una multinazionale controllata dai francesi.

non é questo il punto; in cordata ci sarebbero sia SOGEI che Leonardo che tutto sono tranne che controllate da stranieri... ancora una volta, e vale per l'RTI intera, la verità é che nelle partite serie in cui erano in chiaro vantaggio alla luce della scelta del progetto di realizzazione da loro stessi proposto, sono riusciti nell'impresa di peccare di superficialità e probabilmente di eccesso di fiducia, facendosì sopravanzare dalla cordata avversaria, se questa non é mancanza di responsabilità ditemi voi cosa sia... e venendo all'interrogazione di Butti viene davvero da chiedersi se l'ingreso di CDP nelle varie aziende debba essere salutato come il ricorso al Groupon per i ristoranti, ovvero l'anticamera del fallimento...
 
Questo sito è il piu'importante nel panorama online, sono sicuro che venga sbirciato anche da chi conta e da chi puo' riferire sull'umore generale dei vari azionisti al nostro Lacapriola.
Caro AD basta spararle grosse a tempo indeterminato, parli e dica qualcosa di convincente per tranquillizzare i vari investitori presenti e futuri, lo faccia SUBITO perché la situazione borsisticamente parlando si sta' facendo pericolosa, molto pericolosa.

Qui la situazione si fà drammatica....Lacapriola dove capzo sei !!! :mad:
 
Se non c'è accordo sulla valutazione si fa sempre più probabile il "Piano B" ovvero la societarizzazione e successiva messa sul mercato di NetCo. A giudicare dal prezzo delle azioni sembra che questa opzione non necessariamente estragga più valore. Continuo a chiedermi i francesi dove li vedono i 65c ad azione... spero solo che qualcuno riporti in auge l'opzione OPA
 
non é questo il punto; in cordata ci sarebbero sia SOGEI che Leonardo che tutto sono tranne che controllate da stranieri... ancora una volta, e vale per l'RTI intera, la verità é che nelle partite serie in cui erano in chiaro vantaggio alla luce della scelta del progetto di realizzazione da loro stessi proposto, sono riusciti nell'impresa di peccare di superficialità e probabilmente di eccesso di fiducia, facendosì sopravanzare dalla cordata avversaria, se questa non é mancanza di responsabilità ditemi voi cosa sia... e venendo all'interrogazione di Butti viene davvero da chiedersi se l'ingreso di CDP nelle varie aziende debba essere salutato come il ricorso al Groupon per i ristoranti, ovvero l'anticamera del fallimento...

Buongiorno...è l'esatto contrario con CDP le aziende non falliscono piu' ma si azzerano i vecchi soci...pero' nel nostro caso c'è la possibilità di creare un altra rendita di stato (rete unica) e quindi a differenza di quello che dice l'onorevole avere un bel guadagno per lo stato come lo sono Terna e Snam..
 
ora con i tassi in crescita il nostro debito è una buona scusa per buttarla giù pesantemente, dimenticando che, gli interessi telecom li ha sempre pagati e pure quando erano molto più alti e con un debito di 40 mld; ora con la metà del debito a tassi già fissati per anni, ci sarà da finanziare con 25/50 centesimi od anche 1 punto in più le scadenze sul debito, ma parliamo di qualche spicciolo, rispetto al debito complessivo, mentre i ricavi sono attesi in lieve diminuzione ma non tali da pregiudicare il mol ancora sostenuto, di circa 5 mld; rispetto ad altri settori, industriali o bancari, dovremmo essere riparati dalla crisi e dall'inflazione, una volta si diceva che erano i settori che sentivano in misura minore gli effetti delle crisi, mentre le manine forti continuano a buttarla giù in modo indegno, sfiancando i piccoli risparmiatori; quando salirà, senza preavviso, vedremo rimbalzi stellari e forse qualcuno si ricorderà di questo post.
Saluti a tutti, io tengo.
 
ora con i tassi in crescita il nostro debito è una buona scusa per buttarla giù pesantemente, dimenticando che, gli interessi telecom li ha sempre pagati e pure quando erano molto più alti e con un debito di 40 mld; ora con la metà del debito a tassi già fissati per anni, ci sarà da finanziare con 25/50 centesimi od anche 1 punto in più le scadenze sul debito, ma parliamo di qualche spicciolo, rispetto al debito complessivo, mentre i ricavi sono attesi in lieve diminuzione ma non tali da pregiudicare il mol ancora sostenuto, di circa 5 mld; rispetto ad altri settori, industriali o bancari, dovremmo essere riparati dalla crisi e dall'inflazione, una volta si diceva che erano i settori che sentivano in misura minore gli effetti delle crisi, mentre le manine forti continuano a buttarla giù in modo indegno, sfiancando i piccoli risparmiatori; quando salirà, senza preavviso, vedremo rimbalzi stellari e forse qualcuno si ricorderà di questo post.
Saluti a tutti, io tengo.

Il debito lordo era 32 miliardi a fine 2020...a fine 2021 circa 30 miliardi...gli interessi si pagano sul lordo...piu' che altro bisogna chiedersi cosa ci fa con la supposta liquidità ??....perchè non ricomprano le scadenze che rendono il 7% e abbattono il debito lordo facendo plusvalenze ??...vedo che lo Stato Italiano quando puo' lo fa....e noi ??...ci sono questi famosi soldi o non è vero un capzo come con Parmalat ???...
 
Buongiorno...è l'esatto contrario con CDP le aziende non falliscono piu' ma si azzerano i vecchi soci...pero' nel nostro caso c'è la possibilità di creare un altra rendita di stato (rete unica) e quindi a differenza di quello che dice l'onorevole avere un bel guadagno per lo stato come lo sono Terna e Snam..

si la mia battuta era rivolta al fallimento di chi ci investe... che poi l'azienda rimanga di forma é altra storia...
 
c è un articolo su repubblica chi è abbonato e lo posta tutto??repubblica-- di Giovanni Ponsim, la strana alleanza Vivendi-Kkr e la fragile intesa sulla rete unica


Dopo aver osteggiato l'offerta del fondo Usa, il gruppo francese si ritrova dalla sua parte nella trattativa sui concambi per la fusione Fibercop-Open Fiber Lasciando isolata la Cdp, che mira ad avere la quota di controllo
 
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c è un articolo su repubblica chi è abbonato e lo posta tutto??repubblica-- di Giovanni Ponsim, la strana alleanza Vivendi-Kkr e la fragile intesa sulla rete unica


Dopo aver osteggiato l'offerta del fondo Usa, il gruppo francese si ritrova dalla sua parte nella trattativa sui concambi per la fusione Fibercop-Open Fiber Lasciando isolata la Cdp, che mira ad avere la quota di controllo

Tim, la strana alleanza Vivendi-Kkr e la fragile intesa sulla rete unica
di Giovanni Pons
Tim, la strana alleanza Vivendi-Kkr e la fragile intesa sulla rete unica
Dopo aver osteggiato l'offerta del fondo Usa, il gruppo francese si ritrova dalla sua parte nella trattativa sui concambi per la fusione Fibercop-Open Fiber Lasciando isolata la Cdp, che mira ad avere la quota di controllo

La rete telefonica di Telecom Italia è stata privatizzata nel lontano 1997 su impulso del governo Prodi che per far entrare la lira nell'euro aveva concordato con la Ue un certo ammontare di privatizzazioni. Ma fin da subito si capì che quella non era stata la scelta migliore poiché lo Stato italiano consegnava nelle mani dei privati un asset strategico per il paese (si pensi solo al nodo a sud della Sicilia attraverso cui passano tutte le comunicazioni con il Medio Oriente) e anche molto redditizio. E così, già a partire dal governo Prodi del 2006, cominciò il lungo percorso per riportare la proprietà della rete Telecom in mani pubbliche. Molti si ricorderanno, in quell'anno, il famoso Piano Rovati, un foglietto consegnato a mano a Marco Tronchetti Provera, presidente Telecom dell'epoca, in cui si ipotizzava la separazione dell'infrastruttura dalla casa madre. La pressione dello Stato si fece ancora più forte nel 2015, quando il governo Renzi mise in cima alla sua agenda un ambizioso piano di digitalizzazione del paese attraverso una rete ad alta velocità. Ma Telecom, che aveva nei suoi bilanci il fardello del debito acceso nel 1999, non era in grado di fare quegli investimenti che Renzi chiedeva. E così Palazzo Chigi spinse in campo l'Enel per creare ex novo un'infrastruttura all'avanguardia che portasse la fibra ottica fin nelle case di tutti gli italiani, in concorrenza con Telecom. Venne così battezzata Open Fiber e partì la corsa a coprire anche le aree del paese dove non vi era una convenienza economica ad attivare una rete di quella portata (le cosiddette aree bianche) anche grazie ai contributi che venivano promessi dall'Europa.

Il tormentone irrisolto
Il risultato della concorrenza infrastrutturale tra Telecom e Open Fiber è stato che la prima ha incrementato i suoi investimenti per limitare l'impatto della seconda e questa ha concentrato l'attività più sulle aree nere (quelle a maggiore ritorno economico dove sono presenti più operatori, da Fastweb a Wind a Vodafone) che su quelle bianche. Così qualcuno ha cominciato a realizzare che non fosse molto razionale avere due operatori che investono due volte nelle stesse zone del paese (mancano da coprire anche gran parte delle aree grigie) e dunque dal 2019 si cominciò a parlare di Rete Unica, cioé della fusione tra una rete Telecom scorporata dalla casa madre con Open Fiber. Un tormentone che ancor oggi non si è concluso ma che ha già visto la firma di un Mou (contratto preliminare) nell'estate 2020 e finito alle ortiche con il cambio della guardia a Palazzo Chigi, un tentativo di lanciare un'Opa da parte del fondo americano Kkr proprio con l'obbiettivo dello scorporo della rete Tim, e un ricompattamento tra i due azionisti principali, Vivendi e Cdp per procedere senza aiuti esterni alla divisione di Telecom e portare la rete all'altare con Open Fiber. Si è così firmato a fine maggio un nuovo Mou, anch'esso non vincolante, in cui è scritto che Cassa Depositi e Prestiti (Cdp, controllata dal Mef) sarà l'azionista di riferimento della Rete Unica con i fondi Kkr e Macquarie soci di minoranza in una infrastruttura che non sarà "integrata verticalmente", cioé non avrà l'operatore Tim che esercita alcuna influenza.

In pratica, per tornare a una situazione di monopolio della rete italiana che dovrà essere approvata dalla Commissione antitrust europea, Tim è passata dal pretendere il controllo (primo Mou) a non pretendere niente e uscire del tutto lasciando l'infrastruttura in mano a Cdp e ai fondi. Un'inversione di rotta a U dettata dal principale azionista (24%) Vivendi che in sette anni di presenza dominante nella società italiana, e un investimento di oltre 3 miliardi, non è riuscita a imprimere una direzione industriale convincente.
Da qui in avanti, infatti, Vivendi giocherà un'altra partita: non più al fianco di Cdp, ma allineata all'interesse dei fondi e del mercato che mirano alla massima valorizzazione della rete. Atraverso un'intervista a Repubblica l'ad del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine ha fatto sapere che non accetterà una valutazione della rete sotto i 21 miliardi di euro, dando il via alla discussione sul nodo centrale dell'operazione, i valori degli asset. Una partita in cui la posizione più difficile è interpretata da Cdp poiché ha due interessi confliggenti: da una parte è azionista di Tim con il 10%, e quindi ha interesse a incassare il più possibile insieme a Vivendi, al fondo Kkr (azionista al 37,5% di Fibercop, la società che possiede la rete secondaria) e al mercato. Dall'altra parte Cdp è proprietaria al 60% di Open Fiber, società da cui Enel è uscita vendendo al fondo australiano Macquarie riuscendo a ottenere una valutazione molto generosa: 5,5 miliardi più 1,7 miliardi di debiti a fronte di una redditività ancora piuttosto bassa (150 milioni di mol).

Il confronto
Per fare un confronto con la rete Tim innanzitutto bisogna aspettare che l'ad Pietro Labriola decida quali pezzi far confluire nella società della rete (NetCo) e quali lasciare nella società dei servizi commerciali a famiglie e imprese (ServCo). In particolare quanto dei 20 miliardi di debito sarà preso in carico dalla società infrastrutturale (fino a 6 volte il margine operativo) e quanto ne rimarrà sulla ServCo. Lo stesso vale per i 40 mila dipendenti che dovranno essere suddivisi tra le due nuove società. Più alta sarà la cifra che Cdp e fondi saranno in grado di sborsare per comprare la NetCo, più i conti della ServCo saranno sostenibili in quanto con l'incasso della vendita potrà abbattere il debito rimanente e stare con successo sul mercato. Ma fintanto che le parti non arriveranno a un valore preciso si assisterà a una dura battaglia. Il fondo Kkr, per esempio, avendo già investito 2 miliardi in Fibercop, sta vigilando con grande attenzione affinché in questa delicata fase non si trasferisca valore a favore di Open Fiber. L'ultima mossa di Labriola, che ha chiesto di aggiustare con l'inflazione i prezzi wholesale, mandando all'aria un anno di lavoro con l'AgCom, rischia di spostare clienti verso Open Fiber. Così come l'affitto delle infrastrutture di Tim a Open Fiber, per le quali Kkr ha chiesto e ottenuto che non vengano conteggiate nella valutazione per la Rete Unica. Certo, la Cdp ha alle spalle il governo che dopo 25 anni vuole tornare a controllare la rete e può impedire la vendita della stessa esercitando il golden power. Ma incastrare tutti i tasselli non è facile e non si può escludere che finisca con un nuovo nulla di fatto.
 
Ho scoperto un modo per far risparmiare in Telecom.....mo lo scrivo ar Labriola..

Siccome da inizio giugno avrò ricevuto almeno 4 telefonate di venditori Tim per propormi il voucher pro 1000 Mb fibra...e passare con Telecom (sono già cliente da anni..)..proporrei di :

A) prima di telefonare controllare se l'utente è già cliente
B) controllare se l'utenza PUO' avere la FTTH o no (nel mio caso solo FTTC)

... risparmia Telecom e si evita di fare sempre figure di menta....comunque penso siano disperati per chiamare con questa frequenza sempre gli stessi....:censored:
 
il presidente asat è in lizza x essere nominato nell assemblea delle risparmio il 28 giugno chi vuole puo delegarlo--


se vengo eletto mi daro’ da fare su come verranno assegnate le azioni di risparmio sulla rete unica ancora non e’ stato deciso poi mi impegnero’ sulla restituzione del dividendo del 2021 che non e’ stato legale non darlo
 
Tim, la strana alleanza Vivendi-Kkr e la fragile intesa sulla rete unica
di Giovanni Pons
Tim, la strana alleanza Vivendi-Kkr e la fragile intesa sulla rete unica
Dopo aver osteggiato l'offerta del fondo Usa, il gruppo francese si ritrova dalla sua parte nella trattativa sui concambi per la fusione Fibercop-Open Fiber Lasciando isolata la Cdp, che mira ad avere la quota di controllo

La rete telefonica di Telecom Italia è stata privatizzata nel lontano 1997 su impulso del governo Prodi che per far entrare la lira nell'euro aveva concordato con la Ue un certo ammontare di privatizzazioni. Ma fin da subito si capì che quella non era stata la scelta migliore poiché lo Stato italiano consegnava nelle mani dei privati un asset strategico per il paese (si pensi solo al nodo a sud della Sicilia attraverso cui passano tutte le comunicazioni con il Medio Oriente) e anche molto redditizio. E così, già a partire dal governo Prodi del 2006, cominciò il lungo percorso per riportare la proprietà della rete Telecom in mani pubbliche. Molti si ricorderanno, in quell'anno, il famoso Piano Rovati, un foglietto consegnato a mano a Marco Tronchetti Provera, presidente Telecom dell'epoca, in cui si ipotizzava la separazione dell'infrastruttura dalla casa madre. La pressione dello Stato si fece ancora più forte nel 2015, quando il governo Renzi mise in cima alla sua agenda un ambizioso piano di digitalizzazione del paese attraverso una rete ad alta velocità. Ma Telecom, che aveva nei suoi bilanci il fardello del debito acceso nel 1999, non era in grado di fare quegli investimenti che Renzi chiedeva. E così Palazzo Chigi spinse in campo l'Enel per creare ex novo un'infrastruttura all'avanguardia che portasse la fibra ottica fin nelle case di tutti gli italiani, in concorrenza con Telecom. Venne così battezzata Open Fiber e partì la corsa a coprire anche le aree del paese dove non vi era una convenienza economica ad attivare una rete di quella portata (le cosiddette aree bianche) anche grazie ai contributi che venivano promessi dall'Europa.

Il tormentone irrisolto
Il risultato della concorrenza infrastrutturale tra Telecom e Open Fiber è stato che la prima ha incrementato i suoi investimenti per limitare l'impatto della seconda e questa ha concentrato l'attività più sulle aree nere (quelle a maggiore ritorno economico dove sono presenti più operatori, da Fastweb a Wind a Vodafone) che su quelle bianche. Così qualcuno ha cominciato a realizzare che non fosse molto razionale avere due operatori che investono due volte nelle stesse zone del paese (mancano da coprire anche gran parte delle aree grigie) e dunque dal 2019 si cominciò a parlare di Rete Unica, cioé della fusione tra una rete Telecom scorporata dalla casa madre con Open Fiber. Un tormentone che ancor oggi non si è concluso ma che ha già visto la firma di un Mou (contratto preliminare) nell'estate 2020 e finito alle ortiche con il cambio della guardia a Palazzo Chigi, un tentativo di lanciare un'Opa da parte del fondo americano Kkr proprio con l'obbiettivo dello scorporo della rete Tim, e un ricompattamento tra i due azionisti principali, Vivendi e Cdp per procedere senza aiuti esterni alla divisione di Telecom e portare la rete all'altare con Open Fiber. Si è così firmato a fine maggio un nuovo Mou, anch'esso non vincolante, in cui è scritto che Cassa Depositi e Prestiti (Cdp, controllata dal Mef) sarà l'azionista di riferimento della Rete Unica con i fondi Kkr e Macquarie soci di minoranza in una infrastruttura che non sarà "integrata verticalmente", cioé non avrà l'operatore Tim che esercita alcuna influenza.

In pratica, per tornare a una situazione di monopolio della rete italiana che dovrà essere approvata dalla Commissione antitrust europea, Tim è passata dal pretendere il controllo (primo Mou) a non pretendere niente e uscire del tutto lasciando l'infrastruttura in mano a Cdp e ai fondi. Un'inversione di rotta a U dettata dal principale azionista (24%) Vivendi che in sette anni di presenza dominante nella società italiana, e un investimento di oltre 3 miliardi, non è riuscita a imprimere una direzione industriale convincente.
Da qui in avanti, infatti, Vivendi giocherà un'altra partita: non più al fianco di Cdp, ma allineata all'interesse dei fondi e del mercato che mirano alla massima valorizzazione della rete. Atraverso un'intervista a Repubblica l'ad del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine ha fatto sapere che non accetterà una valutazione della rete sotto i 21 miliardi di euro, dando il via alla discussione sul nodo centrale dell'operazione, i valori degli asset. Una partita in cui la posizione più difficile è interpretata da Cdp poiché ha due interessi confliggenti: da una parte è azionista di Tim con il 10%, e quindi ha interesse a incassare il più possibile insieme a Vivendi, al fondo Kkr (azionista al 37,5% di Fibercop, la società che possiede la rete secondaria) e al mercato. Dall'altra parte Cdp è proprietaria al 60% di Open Fiber, società da cui Enel è uscita vendendo al fondo australiano Macquarie riuscendo a ottenere una valutazione molto generosa: 5,5 miliardi più 1,7 miliardi di debiti a fronte di una redditività ancora piuttosto bassa (150 milioni di mol).

Il confronto
Per fare un confronto con la rete Tim innanzitutto bisogna aspettare che l'ad Pietro Labriola decida quali pezzi far confluire nella società della rete (NetCo) e quali lasciare nella società dei servizi commerciali a famiglie e imprese (ServCo). In particolare quanto dei 20 miliardi di debito sarà preso in carico dalla società infrastrutturale (fino a 6 volte il margine operativo) e quanto ne rimarrà sulla ServCo. Lo stesso vale per i 40 mila dipendenti che dovranno essere suddivisi tra le due nuove società. Più alta sarà la cifra che Cdp e fondi saranno in grado di sborsare per comprare la NetCo, più i conti della ServCo saranno sostenibili in quanto con l'incasso della vendita potrà abbattere il debito rimanente e stare con successo sul mercato. Ma fintanto che le parti non arriveranno a un valore preciso si assisterà a una dura battaglia. Il fondo Kkr, per esempio, avendo già investito 2 miliardi in Fibercop, sta vigilando con grande attenzione affinché in questa delicata fase non si trasferisca valore a favore di Open Fiber. L'ultima mossa di Labriola, che ha chiesto di aggiustare con l'inflazione i prezzi wholesale, mandando all'aria un anno di lavoro con l'AgCom, rischia di spostare clienti verso Open Fiber. Così come l'affitto delle infrastrutture di Tim a Open Fiber, per le quali Kkr ha chiesto e ottenuto che non vengano conteggiate nella valutazione per la Rete Unica. Certo, la Cdp ha alle spalle il governo che dopo 25 anni vuole tornare a controllare la rete e può impedire la vendita della stessa esercitando il golden power. Ma incastrare tutti i tasselli non è facile e non si può escludere che finisca con un nuovo nulla di fatto.

A me solo a leggerlo mi è venuto il mal di testa ...se lo avessi letto prima forse sarei stato piu molto piu prudente adesso si capisce tutto sempre se questa ricostruzione sia piu veritiera di altre , ma una domandina a queste cervelloni che gestiscono se fosse vero per cdp o lo stato in generale non sarebbe stato piu facile ricomperare una parte di telecom a mercato invece di inventarsi questo labirinto di cnosso...
 
Telecom Italia - Telecom Italia Risparmio - OF supporta la rete unica e guarda alla possibilità di includere l`inflazione nei nuovi contratti. Gara per il Cloud: avanti Fastweb-Aruba.
13/06/2022 10:26 EQ
Il sole24ore di sabato riporta un`intervista a Mario Rossetti, CEO di Open Fiber, che segnala i seguenti punti:
1. Il progetto rete unica è valido e ci sono le condizioni per arrivare alla firma entro la deadline del 31 ottobre
2. Il piano stand-alone attuale vede la copertura di 24-25mn di case (sostanzialmente tutto il Paese), con investimenti complessivi per 15bn (di cui 11bn nel periodo 2022-2031). Si tratta dei target già noti dichiarati a fine 2021.
3. Il piano OF sarà aggiornato dopo l`estate per incorporare i risultati dei bandi di gara (Italia a 1 Giga) che hanno visto OF aggiudicarsi 8 su 15 lotti.
4. Nelle aree bianche il ritardo di OF si sta riducendo e per fine 2023 la situazione dovrebbe essere ben indirizzata
5. Uno dei problemi per la realizzazione delle infrastrutture è la mancanza di manodopera, almeno 3-4000 persone di cui 1500 nelle aree bianche.
6. L`inclusione dell`inflazione nei contratti è un tema su cui riflettere, non tanto sui contratti in essere ma sui prossimi, per cui OF guarda con interesse alla decisione che AGCOM prenderà sulle tariffe di co-investimento di TIM perché potrà diventare una linea guida.
Gli aspetti più importanti dell`intervista sono a nostro avviso il forte supporto di OF al progetto rete unica e il messaggio di essere pronti a introdurre una indicizzazione all`inflazione sui nuovi contratti, se AGCOM consentirà a TIM di fare altrettanto.
Per quanto riguarda le gare per il Cloud, il sole24ore di domenica riporta che la cordata Fastweb-Aruba sarebbe meglio posizionata in termini di offerta tecnica. Ora saranno valutate le offerte economiche e tra un paio di settimane sarà completata la graduatoria. Ricordiamo che il consorzio concorrente costituito da TIM-CDP-Leonardo-Sogei potrà aggiudicarsi la gara pareggiando l`offerta economica. Una volta assegnata la gara, partiranno i lavori di realizzazione dell`infrastruttura e di migrazione dei database della PA su cloud.

HOLD con Target Price 0.39
 
A me solo a leggerlo mi è venuto il mal di testa ...se lo avessi letto prima forse sarei stato piu molto piu prudente adesso si capisce tutto sempre se questa ricostruzione sia piu veritiera di altre , ma una domandina a queste cervelloni che gestiscono se fosse vero per cdp o lo stato in generale non sarebbe stato piu facile ricomperare una parte di telecom a mercato invece di inventarsi questo labirinto di cnosso...

in effetti, situazione intricata, tanto che gli istituzionali se ne stanno alla larga, pronti ad entrare o a vendere short, sulla base delle notizie che a loro arriveranno certamente qualche tempo prima del popolo bue....... è sempre stato così e sempre sarà.
Voglio proprio vedere se la porteranno ancora a 20 centesimi, profittando della situazione internazionale e dell'allarme inflazione, ma mi raccomando, aumenti generalizzati, luce, gas, carburanti, alimentari, ma tariffe telefoniche bloccate, magari aumentiamo gli stipendi ai dipendenti telecom, causa inflazione :'(
 
il presidente asat è in lizza x essere nominato nell assemblea delle risparmio il 28 giugno chi vuole puo delegarlo--


se vengo eletto mi daro’ da fare su come verranno assegnate le azioni di risparmio sulla rete unica ancora non e’ stato deciso poi mi impegnero’ sulla restituzione del dividendo del 2021 che non e’ stato legale non darlo

ammazza un populista... già su queste basi sarebbe da bocciare... che non sia stato legale negare il DVD la vedo un pò forte come posizione, visto che fior fior di istituzionali se fosse stato vero si sarebbero sicuramente mossi... poi se si dovesse giudicare ASATI dai risultati stenderei un ulteriore velo pietoso... non so chi si candiderà ma l'ex rapp. degli azionisti TME Risp. fece un ottimo lavoro all'epoca della fusione per incorporazione, ostacolando in tutti i modi i piani vergognosi di casa TIM che affosso il titolo proprio in funzione della valorizzazione da assegnare all'incorporanda, frequenze e tutto, ...tanto che la causa é ancora in corso...

PS: chiunque può cmq fare meglio dell'attuale Trevisan che basta leggere dal resoconto, di fatto nulla fà, e che si é più volte confermato una emanazione assoluta di casa madre nei vari contenziosi contro ex azionisti rsp. TME.

https://www.gruppotim.it/content/da...mune_ass_speciale_28.06.2022_con_allegati.pdf
 
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