j'accuse...!

gli anni settanta e i movimenti radicali o di avanguardia sono scomparsi da 50 anni.
Non vedo alcun segnale che possa far nascere situazioni analoghe anche perché - come giustamente hai fatto notare - il marketing spinge l'arte come forma di investimento, che ben poco ha a che fare con cultura e creazione di massa critica.

L'individualismo è ormai la regola su cui regge tutta 'sta grande menzogna, sia dell'artista e sia del collezionista:(

Sono in una giornata da pessimista, eh?:D

No, dici come stanno le cose.
La società contemporanea si sta spostando sempre più verso forme sociali individualistiche dove anche il contatto umano è sempre più mediato da mezzi virtuali.
Una società per certi versi 'disumanizzata'.
E la questione covid ha accelerato tutto questo.
Personalmente trovo sia una condizione tristissima, ma ciò che penso poco conta.
 
Alessandro.. partendo dal bel post di Lory.. hai espresso molto meglio di quanto avrei fatto io quello che è, anche, il mio pensiero.. non è questione di pessimismo cosmico.. è che le cose, non solo nell'Arte, sono peggiorate.. ci siamo incattiviti come esseri umani. Capisco benissimo se un Gallerista " signore"... si rinchiude un po' in se stesso, nauseato da quel che gli sta attorno... Buona serata :)
 
Una società per certi versi 'disumanizzata'.
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.. è che le cose, non solo nell'Arte, sono peggiorate.. ci siamo incattiviti come esseri umani.


triste ma è la realtà,
un gallerista (in chat perchè ormai manco con quelli riesci a farci una telefonata)
mi ha confessato che ha trattato per anni degli artisti emergenti stranieri senza mai conoscerli di persona.

diosanto, ma come si fa?
:angry::angry::angry:
 
triste ma è la realtà,
un gallerista (in chat perchè ormai manco con quelli riesci a farci una telefonata)
mi ha confessato che ha trattato per anni degli artisti emergenti stranieri senza mai conoscerli di persona.

diosanto, ma come si fa?
:angry::angry::angry:

Chiedilo ai colossi del big tech (ed ora doveroso aggiungere anche big pharma) che stanno ancora brindando :eek:
Il resto è una inevitabile conseguenza.
Chi non comprende come stanno radicalmente cambiando le cose (quindi anche l'arte) in maniera irreversibile, è in una sorta di lockdown cognitivo :D
 
Alessandro.. partendo dal bel post di Lory.. hai espresso molto meglio di quanto avrei fatto io quello che è, anche, il mio pensiero.. non è questione di pessimismo cosmico.. è che le cose, non solo nell'Arte, sono peggiorate.. ci siamo incattiviti come esseri umani. Capisco benissimo se un Gallerista " signore"... si rinchiude un po' in se stesso, nauseato da quel che gli sta attorno... Buona serata :)

D'accordo con Kiappo.
 
certamente avrei potuto postarlo nel 3D di Claudio Parmiggiani, ma ho preferito qui :o

Queste Sue parole sintetizzano i motivi per cui prendo le distanze da tanti gettonatissimi artisti:yes:

"Il silenzio lo considero una presenza ed un gesto estetico oggi necessari all’interno di un discorso sull’arte e, anche se potrà sembrare un paradosso, un modo di assumere una posizione, una reazione a quel linguaggio che fa del clamore, del gratuito e della superficialità il suo obbiettivo artistico. Il silenzio lo considero quindi un segno di fermezza perché silenzio non significa solo silenzio ma significa anche non concedersi e non concedere nulla.
C’è l’esigenza che l’arte di oggi, in gran parte asservita alla moda e al mercato , esca da molte ambiguità e compromessi.

Invece di attardarsi attorno a obsolete formule stilistiche, a mode da rincorrere, si dovrebbe prendere coscienza di una nostra globale condizione tragica e sentirci piuttosto come condannati al rogo che chiamano attraverso le fiamme.

Questo asservimento credo sia principalmente alla base della demoralizzazione attuale e riguarda, appunto, una forma di cultura che si sottrae al preciso dovere di essere tale. Una cultura che non coincide con la vita e che è fatta per dettare legge alla vita.
Per un artista l’arte, quando é vissuta con veritá, è l’unica, anche se silenziosa, forma di esistenza e di resistenza.
Per la società, per quella cultura dell’ effimero di cui parlavo, l’arte che amiamo, che difendiamo e attraverso la quale ci opponiamo, cosi come la letteratura o la poesia, sono parole spesso dimenticate. Sono problematiche, pongono domande, non danno risposte, offrono solo dubbi. Per chi ha una responsabilità politica e quindi etica, tenerne conto, difenderle come un dovere e sentirle come un bene, significa accettare un rischio, nella consapevolezza che un bene spirituale è ricchezza, che “cultura” è essenza di benessere.
Noi abbiamo bisogno di questa arte.
L’arte deve ritornare ad essere arte, tornare a parlare al cuore dell’uomo.

Nell’infanzia del tempo l’arte fu preghiera. Poco è rimasto di quella infinita bellezza.
Ora non siamo più capaci nemmeno di pregare.
Camminiamo come ciechi erranti tra la rovine."
 

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la cosa grave è che la stimatissima:sborone: casa d'asta cita il
Ruhé & Rigo M7-12

ma temo non lo abbiano mai aperto:D:p
 
possono essere fatti durante la produzione, ma non essendo numerati e firmati non sono opere d'arte.
 
Ma sono stati realizzati da Fontana in vita?

il Rigo Rhué (considerato autorevole per i multipli e realizzato con la collaborazione della fondazione) NON li menziona questi.
La Fondazione men che meno.:no:

Ma che ci vuoi far .... a Christie's and Sotheby's pare tutto concesso.

... ci rimuoverei il "con" ... se dovessi giudicarli:p
 
messaggio valido anche per le tanto osannate major:D:p
 

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pubblicato un libro fondamentale sugli investimenti in arte:D:D

in regalo nelle migliori gallerie e pure nelle televendite:censored:
 

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j'accuse di Biasi 1968!:cool:
 

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