Complimenti per l'imponente analisi del Cost Averaging o PAC.
Sul metodo Monte Carlo sei passato ad un'analisi che mi pare totalmente statistica: non ho compreso bene la correlazione con il reale delle serie casuali generate ed interpolate nella situazione.
Grazie bow. Hai sollevato diversi punti e vedo di rispondere un po' a tutti: partiamo dalla simulazione Monte Carlo.
Ho eseguito 2 tipologie di simulazioni Monte Carlo: non parametrica e parametrica. La prima prevede il riutilizzo dei rendimenti di una serie storica reale ma, nelle simulazioni, i rendimenti vengono rimescolati casualmente. Ad esempio: si parte dai 360 rendimenti mensili del Raiffeisen. Li ho rimescolati un milioni di volte, ho creato nuove serie dei prezzi partendo da quei rendimenti ed ho simulato i PAC su questo milione di nuove serie storiche dei prezzi. I risultati ottenuti (la media ovviamente, più i valori massimi, minimi ecc.) sono riportati nelle tabelle.
Poi ci sono le simulazioni parametriche: stessa cosa ma i rendimenti vengono generati a partire dalla distribuzione normale (con 3 medie: positiva, nulla, negativa; un milione di simulazioni ciascuna). Da lì si risale ai prezzi ed ai PAC.
Le simulazioni Monte Carlo sono utilissimi strumenti per vedere i possibili comportamenti di un PAC e per confrontarli con i PIC generati a partire dalle stesse serie storiche.
Sul simulatore di PAC ti ringrazio: strumento preziosissimo (per chi vorrà seguirmi).
Prego!
Ovviamente parlando di PAC non si può, nella vita reale (raramente caratterizzata da PAC a 30 anni... neppure per i fondi pensione) ignorare l'enorme carico 'commerciale' che c'è sui PAC e che spinge ad esaltarne la popolarità: avere uno strumento di 'collocamento automatico' di prodotti finanziari, dai costi spesso diluiti e non ben percepibili che è una sorta di 'rendita automatica' per chi beneficia delle commissioni.
Certo, ma dipende su cosa lo costruisci: scegliendo un ETF si evita il grosso delle commissioni, il cui impatto è approfondito in un capitolo apposito. Nelle simulazioni ho utilizzato fondi a gestione attiva perché non ci sono ancora ETF con serie storiche di pari lunghezza (per le simulazioni su serie storiche reali, averle lunghe è importante).
Mi sfugge un pò la tua personale conclusione sull'utilizzo dello strumento dei PAC.
Quale per la precisione, ce ne sono parecchie... l'implicazione della finanza comportamentale, la minor rischiosità o altro?
Per me possono essere integrati in alcune strategie (ad esempio quando la volatilità è alta, come in questi mesi, ed è più alta della soglia sopportata dal risparmiatore PIC classico, per diluirla quindi nel tempo senza rinunciare ad asset che incorporano redditività) e per i casi in cui, semplicemente, i soldi per il PIC non ce li hai e quindi versi 50 euro al mese per mettere da parte...
Per il resto appunto ci sono Pro e contro. Per il collocatore/consulente i pro sono tantissimi: collocamento automatico senza sforzi, facilità maggiore di gestione della relazione in tutte le fasi di mercato (salvo forse a fine anni '90 con il PAC Giappone).
Mi sono concentrato sui pro per l'investitore, mettendo in luce anzi i pericoli di commissioni troppo alte.
Come vediamo nello studio il PAC si caratterizza tanto più come qualcosa di vantaggioso, quanto più si allunga l'orizzonte temporale (cosa non sempre facile) e quanto più, aggiungo io, si diversifica. Portare avanti in maniera cocciuta un PAC su un fondo attivo gestito male o su un settore/mercato/investimento destinato solo a svalutarsi (Giappone anni '90) diventa solo una gabbia in cui versare ogni mese qualcosa in più in un pozzo senza fondo e passare una vita intera o una bella fetta della stessa a farlo...
Nei mercati azionari allungando l'orizzonte temporale d'investimento aumenta la probabilità di chiudere l'investimento positivamente. Nei PIC è una regola ancora più importante che nei PAC. Vista l'ampia diversificazione temporale che si attua con un PAC, quella sugli strumenti non deve essere "eccessiva" come in un PIC. Un ETF azionario globale è il meglio che si può avere in ambito di diversificazione in un PAC, dove appunto c'è già tanta diversificazione temporale.
Ovviamente sono d'accordo con te: non bisogna scegliere fondi gestiti (male) attivamente o settori o aree geografiche troppo specifiche, altrimenti il rischio cresce parecchio. E' un concetto ribadito diverse volte nell'articolo.
Non mi è poi chiaro il discorso del VIX e della gestione attiva. Utilissimo il VIX per 'capire' la fase di mercato: non per agire. Se il gestore attivo grazie al VIX fosse mai riuscito ad anticipare i crolli e difendersi lo storico dei fondi attivi sarebbe sistematicamente migliore di quello degli ETF nel lungo termine... invece vale come regola generale il contrario.
Il VIX è l'interruttore di attivazione della "Gestione attiva", intesa come disinvestimento anticipato delle quote di un PAC in seguito anche ad altri parametri. Permette di evitare - a volte - i crolli dei mercati a fine PAC ed ha un costo tutte le volte (la maggior parte) che il crollo non c'è. La Gestione attiva è una sorta di assicurazione, non uno strumento per aumentare il rendimento. Non so se hai letto tutto il capitolo relativo, spero di aver spiegato l'idea che in qualche modo ne giustifica l'applicazione.
P.S.
C'è uno strumento per ricercare/selezionare fondi/ETF con serie storiche lunghe? Oppure hai una lista? Anche io faccio non poca fatica a trovarne...
Un saluto e COMPLIMENTI !!
C'è, ma per categoria. Analisi --> Classifiche e mandi l'analisi. La classifica che esce è in base ai parametri impostati, ma scorrendo sulla destra si trovano i rendimenti annuali a partire dal 1985. Dove invece di n/a c'è un numero significa che quel fondo (o ETF) esisteva a partire da quell'anno. L'ETF si riconosce perché alla voce "Società" appare scritto ETF.
Si possono anche escludere le Sicav ed avere subito solo gli ETF ma mi sembra sia una funzione attivata solo per utenti PRO.
Un saluto anche a te e grazie!!