Buoni Ordinari Comunali - Quanti comuni italiani rischiano il default?

chojin

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http://www.corriere.it/cronache/08_...si_5823ccd8-86dd-11dd-bd39-00144f02aabc.shtml

Il primo sembra essere Catania, ma molti altri comuni sono in condizioni simili per varie ragioni..
ad esempio per pessima gestione, incauto acquisto di prodotti derivati... etc etc

quanti e quali comuni sono in condizioni simili?

quali sono i comuni che hanno emesso I Buoni Ordinari Comunali?

I BOC sono garantiti dalla regione o dallo stato?
 
http://www.corriere.it/cronache/08_...si_5823ccd8-86dd-11dd-bd39-00144f02aabc.shtml

Il primo sembra essere Catania, ma molti altri comuni sono in condizioni simili per varie ragioni..
ad esempio per pessima gestione, incauto acquisto di prodotti derivati... etc etc

quanti e quali comuni sono in condizioni simili?

quali sono i comuni che hanno emesso I Buoni Ordinari Comunali?

I BOC sono garantiti dalla regione o dallo stato?

ho fatto una veloce ricerca con google, non pensavo che i boc fossero cos diffusi..


avere un Boc equivale ad avere un titolo dello stato italiano?
 

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ho trovato qualcosa online anche se forse non è molto aggiornato


I Buoni ordinari comunali (BOC)
L’art.35 della legge n.724/1994 (legge finanziari 1995) ha sancito la nascita dei Buoni ordinari comunali, prevedendo che il Ministro del Tesoro determinasse le caratteristiche con apposito regolamento da emanarsi entro il 30 giugno 1995. Le norme attuattive per le emissioni dei prestiti obbligazionari degli enti locali sono state invece emanate con sette mesi di ritardo, difatti il Ministro del Tesoro Dini ha firmato ed emanato il testo del regolamento per l’emissione il 29 gennaio 1996. L’art.35 non fa alcun riferimento alle emissioni in valuta quindi il Tesoro ha richiesto il parere del Consiglio di Stato in merito a ciò; pertanto l’attuale regolamento fissa solo le disposizioni relative all’emissione di prestiti obbligazionari sul mercato interno in lire.
Il termine BOC è un acronimo di origine giornalistica che sta per Buoni ordinari comunali; si tratta, in realtà, di titoli obbligazionari che possono essere emessi da tutti gli enti territoriali (regioni, province, comuni, unioni di comunità). Il regolamento emanato recentemente si applica agli enti locali che svolgono attività economica e imprenditoriale: si escludono quindi le regioni. I BOC sono destinati al finanziamento di investimenti che gli enti locali devono documentare nella delibera di emissione del prestito. E’ espressamente vietato utilizzare tali risorse per spese di parte corrente.
Inoltre ci sono due vincoli all’emissione. Il primo riguarda lo stato di salute finanziaria dell’ente emittente: gli enti locali per potere emettere prestiti obbligazionari non devono trovarsi in condizioni di dissesto o in quella situazione strutturalmente deficitaria definita nell’art. 45 del decreto legislativo n.504/1992. Il secondo stabilisce che il prestito obbligazionario deve essere pari all’ammontare del valore del progetto esecutivo dell’opera a cui fa riferimento. Più in particolare la norma precisa che gli investimenti ai quali è finalizzato il prestito devono avere un valore attuale almeno pari all’ammontare del prestito.
Il collocamento può avvenire tramite il canale privato "a fermo", o mediante "offerta al pubblico". I Buoni ordinari comunali possono essere emessi a tasso fisso o variabile, ma il loro rendimento effettivo al lordo d’imposta non deve essere superiore di un punto percentuale ai titoli di stato di pari durata o, in mancanza, con vita residua più vicina.
L’art. 35 della legge n.724/1994 vieta espressamente ogni forma di garanzia a carico dello stato, in altre parole lo stato non fornirà garanzie alle emissioni di questi titoli. Inoltre per le emissioni disposte dagli enti locali minori è vietata anche ogni forma di garanzia a carico delle regioni. Per il rimborso è previsto che l’ente emittente rilasci al proprio tesoriere delle delegazioni di pagamento affinché parte delle entrate siano destinate a tale scopo.
Gli enti locali non saranno sottoposti a controlli speciali da parte della Consob e della Banca d’Italia, saranno trattati come ogni altro ente emittente. L’emissione dei Buoni ordinari deve essere autorizzata dalla Banca d’Italia con un benestare preventivo; la Banca d’Italia bloccherà i BOC solo nel caso in cui la loro emissione possa destabilizzare il mercato e incidere negativamente sulla politica monetaria. La Banca d’Italia non valuta la solidità finanziaria dei comuni emittenti.
La Consob invece deve controllare la veridicità e la trasparenza delle informazioni contenute nel prospetto informativo relativo all’offerta al pubblico dei titoli.
Sicuramente la possibilità concessa agli enti locali di emettere questi titoli obbligazionari apre una strada all’autonomia degli enti locali, però non amplia la loro capacità di indebitamento. I BOC sono una forma alternativa (e non aggiuntiva) di indebitamento. Ai sensi dell’art.35 gli interessi sui prestiti obbligazionari concorrono a tutti gli effetti alla determinazione del limite di indebitamento stabilito dalla normativa vigente.
 
io ho sentito anche taranto è quasi sull'orlo.
 
ho fatto una veloce ricerca con google, non pensavo che i boc fossero cos diffusi..


avere un Boc equivale ad avere un titolo dello stato italiano?

avere un boc equivale ad avere un credito presso il comune che lo ha emesso

se il comune è kaput il titolo è kaput
 
avere un boc equivale ad avere un credito presso il comune che lo ha emesso

se il comune è kaput il titolo è kaput



sembra che molti comuni del abbiamo emesso un grande quantita di BOC

"I buoni obbligazionari comunali costituiscono uno strumento innovativo di finanza per gli Enti Locali e si configurano giuridicamente come un prestito obbligazionario; uno strumento di finanziamento utilizzabile in alternativa o in accompagnamento a mutui della cassa depositi e prestiti o a finanziamenti bancari. I vantaggi maggiori sono riconducibili ad una riduzione del costo della raccolta rispetto alla Cassa Depositi e Prestiti, alla flessibilità operativa dell'operazione, alla disintermediazione del sistema bancario ed al contributo di cultura aziendale che lo strumento offre attraverso il collegamento tra fondi raccolti e progetti. Va ricordato inoltre, che nel caso di opere che comportano un ritorno economico, oltre che sociale, l'emissione di Boc può essere abbinata anche al project financing. L'emissione è possibile sia sul mercato interno che sul mercato estero; in quest'ultimo caso la raccolta di valuta deve essere coperta contro il rischio di cambio e va richiesta l'assegnazione di un rating da parte di società specializzate (es. Moody's, Standard & Poor's ecc.). Il Comune di Napoli è stata finora l'unica città ad avere emesso un prestito sui mercati internazionali con una emissione di Boc decennali per 195 miliardi in dollari collocati presso investitori istituzionali. Si ricorda d'altra parte che la collocazione sul mercato estero è penalizzata dal fatto che la normativa, allo stato attuale, non riconosce il recupero della ritenuta del 12,5% per i Boc detenuti dai non residenti; ciò comporta un aggravio del costo della raccolta che si stima nello 0,6-0,7%.
Molti comuni hanno utilizzato questo nuovo strumento finanziario: in Emilia Romagna Forlì, Ravenna, Modena, Rimini, Parma e Reggio Emilia, ma anche in altre regioni come il comune di Roma, Siena, Brescia, Rovigo, ecc.
Oltre ai BOC anche i BOR, buoni obbligazionari regionali, sono stati molto utilizzati, anzi negli ultimi anni, sono le regioni a fare da padroni su questa nuova modalità di finanziamento. Oltre alla Lombardia, come citavi tu, anche la regione Lazio, Umbria, Marche, Sicilia e Toscana hanno emesso BOR.
Al contrario i BOP, buoni ordinari provinciali, si sono rivelati finora investimenti di raccolta di minor successo e hanno un volume di emissione di gran lunga inferiore rispetto ai Bor e ai Boc."

ad esempio a Napoli con i BOC ci hanno comprato i tram che non hanno mai utilizzato

http://www.decidiamoinsieme.it/su-vari-temi/10_sprechi-e-costi-della-politica/

Repubblica - Napoli
23 ottobre 2007

Tram e bus mai utilizzati uno spreco da 22 milioni
Dossier della Finanza alla Corte dei conti
di Angelo Carotenuto e Irene De Arcangelis

Trenta filobus fermi nei depositi e tre dei nuovissimi tram Sirio mai visti sui binari. Ventidue milioni di euro pubblici che sono andati sprecati, secondo la segnalazione della Guardia di finanza alla Procura della Corte dei conti. Le spese dell´Azienda napoletana mobilità (Anm) finiscono così sotto osservazione. Mezzi di trasporto acquistati con soldi pubblici, ma senza essere utilizzati, perché la rete elettrica non regge. Abbandonati nei depositi dell´Anm, mai ritirati dalle aziende produttrici o, peggio ancora, ritirati e rispediti indietro. Spreco da manuale, tanto eclatante da non sembrare possibile. Ventidue milioni di danno all´erario, e la storia di un parco mezzi su rotaie che i napoletani non hanno avuto la fortuna di utilizzare. La causa: un errore nel programma aziendale Anm datato metà anni Novanta, che ha deciso gli acquisti - esorbitanti rispetto al fabbisogno - senza valutare le reali possibilità del servizio. Un errore di cui tutti i consigli di amministrazione della partecipata non si sarebbero accorti da allora a oggi. È il nucleo di un´inchiesta della Guardia di finanza giunta alla conclusione con una lunga informativa alla Corte dei conti, sulla «inefficiente e inefficace gestione dei mezzi filotranviari».
 
Di conseguenza.......molto meglio starne alla larga. Francamente è un titolo che non ho mai preso in considerazione, visto lo stato attuale e passato dei nostri comuni...
 
I BOC sono solo la punta dell'iceberg. Grazie al solito giochetto della finanza creativa se salta il comune di Napoli il debito se lo accolla la Regione Lombardia che lo ha acquistato etc. etc.
 
Gia fallita , fallimento peggiore di quello di napoli. :) Catania quai fallita , ma moltissime città fallirano ancora. NON COMPRATE BOC.

qui non mi preoccuperei tanto ,sai quante tasse,multe, vendite di immobili del comune, proprieta', chiusure di asili, mense,ecc,comunque in tutti i casi meglio starne alla larga molto alla larga.
 
qui non mi preoccuperei tanto ,sai quante tasse,multe, vendite di immobili del comune, proprieta', chiusure di asili, mense,ecc, comunque in tutti i casi meglio starne alla larga molto alla larga.

beni immoboliari ci sono, ma un prignoramente immobiliare dura 10 anni in italia ed il comune non é un'impresa, tecnicamente potrebbe essere difficile pignorare beni comunali.
Non penso nemmeno che possa essere intrapresa una procedura fallimentare nei confronti di un comune.
 
io ho sentito anche taranto è quasi sull'orlo.


agrigento sembra messo male

Lillo Miccichè : Impiegati comunali senza stipendio, ovvero la parabola del comune fallito e non dichiarato. Intanto per capodanno con i soldi della Provincia il Comune canta e balla.

Nel rapporto sulla qualità della vita delle città capoluogo, pubblicato lunedì sul giornale economico “Il Sole 24 Ore”, Agrigento risulta l’ultima in classifica, rapporto che non ha sorpreso gli agrigentini dato che da sempre ha oscillato tra l’ultimo e il penultimo, al massimo al terz’ultimo posto. Bene ha fatto il sindaco a precisare che questo dato non è altro che il frutto delle cattive amministrazioni precedenti, peccato che non siamo più in campagna elettorale! Il sindaco, uscito sbattendo la porta da segretario provinciale dell’Udc (partito che non è secondo a nessuno per le gravi responsabilità nell’avere malamente governato per più di un decennio con la Cdl), aveva accusato di nefandezze la politica locale e soprattutto (e le orecchie ancora ci rimbombano) aveva gridato contro i baroni della politica facendo nomi e cognomi, in primis quello dell’on. Angelino Alfano affermando che bisognava avere il coraggio di cambiare.
Che il comune non ha più nemmeno i soldi per pagare gli stipendi ai suoi dipendenti era cosa già risaputa ed era facile prevedere che per fine anno ai dipendenti si potesse pagare solo la tredicesima o solo lo stipendio mensile, e non già i due emolumenti assieme, forse sarà possibile riscuotere la mensilità di dicembre nel mese di gennaio.
Il sindaco prima ancora i mettere piede al comune già sapeva quanto me che le casse comunali erano vuote e che sarebbe stato criminoso nei confronti dei cittadini prolungare l’agonia di un corpo morente. Dopo essere stato costretto alle dimissioni da chi andava affermando pubblicamente che i conti erano a posto, e che continua ad affermarlo ancora oggi con l’approvazione dell’equilibrio di bilancio e con la benedizione di 3 consiglieri del Pd (un tempo oppositori !?), vedere sindaco e assessori elemosinare alla Provincia alcune migliaia di euro solo per “pupiamenti” e tramite i buoni auspici del neo plenipotenziario di Forza Italia on. Angelino Alfano, mi sembra più che altro un modo per stare politicamente con un piede in due scarpe, accettando alla Camera applausi di alcuni esponenti del centro del centrosinistra (Pd e Udeur) e dall’altro ammiccando con quelli del centrodestra (Udc e Forza Italia).
Farsi dare i soldi dal parente ricco e vicino (alias Provincia) per pagare gli stipendi ai dipendenti comunali è impossibile, ma onestamente far impegnare soldi per utilizzarli in dibattiti, convegni, feste, festicciole, balli e feste di capodanno, francamente è uno scandalo. Sarebbe stato più utile impegnare tali fondi per assistenza alle numerose famiglie povere agrigentine, che per bisogno assediano le parrocchie e la Caritas, famiglie che quest’anno non potranno pagare nè la bolletta dell’acqua, la cui tariffa è aumentata del 60%, nè quella dei rifiuti, pure questa aumentata (e qui il governo non centra).
Io non ho mai chiesto la dichiarazione di dissesto per ridurre drasticamente l’autonomia di spesa gestionale, ma per dare priorità alle irrinunciabili esigenze pubbliche (riparare una fogna o un tubo dell’acqua per esempio); e se ci fosse stato il dissesto, l’appalto per il servizio dei gabinetti pubblici per legge si sarebbe dovuto fare comunque, oggi, invece, con la discrezionalità politica si può dire a questi signori: non abbiamo soldi per la gara, andatevene a casa! Risultato: nuovi disoccupati e altri morti di fame!.
Ritornando ai festini, se uno senza soldi va da un parente facoltoso (in questo caso la Provincia), non gli chiede denaro per comprare pellicce e gioielli, ma generi alimentari di prima necessita per i figli affamati.
In verità dietro il silenzioso e ambiguo ritorno di fiamma del sindaco verso gli amici del centrodestra, ci stanno progetti politici molto più ambiziosi rispetto ai rognosi problemi del quotidiano amministrare. Certamente è difficile dare risposte concrete e stare dietro il dramma della povertà, che spesso scopriamo solo a tragedia avvenuta, vedi il giovane Pedalino morto solo come un cane su un vagone ferroviario. Con il Natale alle porte mi auguro che il sindaco Marco Zambuto possa ravvedersi dall’errore di avere proposto un bilancio falso stilato dal Cdl e non aver subito dichiarato il fallimento del comune, qualcuno, probabilmente, ci avrebbe aiutati, come quei volenterosi cittadini che volevano farci prestiti senza interessi attraverso il BOC (buoni ordinari comunali), ma questa era un’altra storia!
 
In apparenza Torino ha 3 mgd di debiti, informazione 0.
Esiste il modo di controllare la notizia ?

http://www.comune.torino.it/ucstampa/comunicati/article_324.shtml

Antonello Angeleri (Verso il Partito Popolare Europeo): Avevamo chiesto di affrontare in modo preventivo i temi del bilancio in Commissione, ma la maggioranza si è sottratta al confronto. L’assessore Passoni non ci ha rassicurato. Il Comune ha tre miliardi di euro di debiti, 1,5 dei quali a causa dei “derivati”.
 
I BOC sono solo la punta dell'iceberg. Grazie al solito giochetto della finanza creativa se salta il comune di Napoli il debito se lo accolla la Regione Lombardia che lo ha acquistato etc. etc.

futta da stare alla larga, ai comuni hanno tagliato i finanziamenti, quindi ricorro spesso ad altri forme di raccolta...
 
apperò manco sapevo che esistessero. Beata ignoranza?
 
Taranto rappresenta il primo caso in Italia di Comune capoluogo di provincia fallito.
Servizi comunali ridotti quasi a zero, tasse comunali al massimo imponibile, BOC divenuti carta straccia o quasi.

Alcuni articoli trovati nella rete, per meditare sul futuro che attende probabilmente altri comuni italiani (Catania probabilmente per prima)


Debiti, scandali e stipendi d'oro

Taranto, così "fallisce" una città
Se entro l'anno non arriveranno dal governo 60 milioni sarà la bancarotta

dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI

TARANTO - I primi a fermarsi saranno i camion della spazzatura. E poi gli autobus. Tutti a piedi, per strade sporche e buie. In cassa non ci sono più nemmeno i soldi per pagare le bollette, in ogni pubblica via si spegneranno le luci. E per la festa dei morti non si seppelliranno più i morti: i servizi cimiteriali verranno ufficialmente sospesi il primo novembre. Il Comune di Taranto non ha più niente. Neanche un solo miserabile euro.

Quella che segue è la ricostruzione dei fatti che hanno sprofondato una città del Sud in un gorgo di debiti, il più grande dissesto finanziario di un ente locale dal fallimento della Napoli dei vicerè degli Anni Ottanta. Un buco di quasi 500 milioni, un sindaco rovesciato dagli scandali, stipendi d'oro che hanno arricchito un clan di burocrati, un prefetto nominato a governare quella Puglia diventata famosa per Giancarlo Cito, intruglio tra un guappo e un picchiatore nero che si era impadronito di un pezzo d'Italia.

E sono stati proprio gli eredi naturali del "feroce telepredicatore" finito in carcere per mafia a divorarsela, a mangiarsela fino all'ultima briciola. Così Taranto ha dichiarato la sua bancarotta amministrativa e la sua bancarotta politica. "La situazione di cassa è paurosa, fatti i conti ho un'autonomia per soli 10 giorni e poi non posso più garantire i servizi essenziali", annuncia Tommaso Blonda, il prefetto incaricato di salvare questa città di 200 mila abitanti che respira i fumi della più grande acciaieria d'Europa e si sta preparando alla sopravvivenza civile.

Il prefetto ha portato con sé 5 sub commissari e 6 alti funzionari che ha piazzato nelle ripartizioni chiave del Comune, quelle dove tiranneggiavano dirigenti da 100 mila euro in su. Ma aver messo a posto le carte - e averle spedite in procura - non basterà più ormai per sottrarsi al tracollo. "Solo un atto straordinario dello Stato può mettere in salvo Taranto", spiega il prefetto. A Palazzo Chigi ha chiesto 60 milioni di euro sino alla fine dell'anno. Se non arriveranno, Taranto è spacciata.
Su come questa capitale di Magna Grecia sia finita così in basso, non è un gran mistero per chi ci sta o c'è nato. "È una città che appena 15 anni fa, quando doveva scegliere il proprio sindaco fra un onesto magistrato e un pregiudicato, ha preferito il pregiudicato e si è incamminata verso l'isolamento", risponde Giancarlo De Cataldo, un tarantino che vive a Roma, giudice di Corte di Assise, saggista, autore anche di quel "Romanzo criminale" che magnificamente narra le gesta della banda della Magliana. E sospira De Cataldo: "La città migliore è quella che non ha potere".

Dopo Cito e le scorribande ricattatorie dagli schermi della sua Antenna 6 o la caccia grossa agli emigrati sui marciapiedi, il destino di Taranto era come segnato. Mantenuta nel dopoguerra dall'arsenale dell'Ammiragliato, ingrassata poi dalle commesse dei cantieri navali, tramontato il sogno industriale degli anni '60 e '70, è andata sempre disperatamente in cerca di padroni. Trovandoli di volta in volta. In quel tribuno prima, in quell'allegra compagnia di giro che poi ha vinto le amministrative del 2000 prosciugando le finanze comunali. "Io ho perso contro il 65% dei voti dell'altro candidato a primo cittadino: subito dopo, noi dell'opposizione, siamo stati costretti a portare 20 chili di carte alla magistratura", ricorda Ludovico Vico, oggi parlamentare eletto nell'Unione e rivale dell'ultimo sindaco, Rossana Di Bello. È cominciato con lei - una che da Fi è passata a capeggiare una lista civica - l'inizio della fine del Comune di Taranto.

Eventi e poi eventi e ancora eventi. Tutti di cartapesta. E costosissimi. E appalti e appalti e ancora appalti. Tutti a trattativa privata. E assunzioni a go go. E incarichi, consulenze, contratti a ore per aspiranti clienti da sistemare a ogni tornata elettorale. Direttamente in Comune. O nelle "partecipate", l'Amat (servizio trasporti) e l'Amiu (nettezza urbana). Assunzioni dopo assunzioni, nell'ultima primavera sono diventati più di 3mila quelli che prendono una busta da paga dal Comune.

E intanto i conti sono andati in rosso. Il disavanzo era di oltre 83 milioni di euro nel 2004, è lievitato a quasi 138 milioni nel 2005. I debiti fuori bilancio sfiorano i 150 milioni. Gli oneri latenti sono di quasi 160 milioni di euro. Il commissario straordinario stima con precisione il "buco" fra i 446 e i 447 milioni. Con un trucco le voci passive le hanno trasformate in attive, i debiti in crediti, nelle entrate sono finite le voci "uscite" delle partecipate e voci incerte come quelle dei tributi ancora non riscossi. Una contabilità taroccata dal primo all'ultimo numero.

Il sindaco Di Bello si è dimesso subito dopo una condanna a 16 mesi per l'appalto dell'inceneritore, in 33 sono sotto inchiesta per falso in bilancio. "Il Comune è stata una fabbrica di distribuzione indiscriminata di ricchezza, c'è stato un saccheggio", spiega Roberto Nistri, insegnante di storia e filosofia al liceo classico Archita per tanti anni, scrittore anche lui. E aggiunge Gino d'Isabella, uno dei segretari della Cgil: "L'ultima giunta ha costruito il suo potere su sabbie mobili che poi hanno risucchiato la città". Hanno mandato in rovina Taranto. "Stiamo solo cercando di farla migliore e ci riusciremo". È stato uno degli ultimi solenni giuramenti della Di Bello alla "Voce del Popolo", battagliero quindicinale che ha seguito ogni passo della vicenda amministrativa. Poi è sparita.

È una sacca Taranto. Di veleni, di soperchierie. Uno uno Stato nello Stato come ai tempi di Cito. Adesso hanno chiuso le mense scolastiche, cancellati i buoni libro, ridotto le auto dei vigili urbani. E a fine mese i dipendenti comunali non avranno più lo stipendio. Da qualche settimana, fuori dal Municipio, ogni mattina arriva puntuale Giovanna, una ragazzina che distribuisce piccola pubblicità. Sta in piedi davanti al portone, ha in mano un pacco di foglietti colorati e tutti uguali. Vanno a ruba. Promettono: "Un prestito eccezionale dedicato solo a te, tassi e condizioni riservati ai dipendenti pubblici di Taranto".

(14 ottobre 2006)

Deficit di Taranto, «il peggiore della storia»

Il fallimento del comune è da cifre che non smettono mai di crescere, un buco spaventoso arrivato ad oggi a quasi 650 milioni di euro. La nuova cifra resa nota da Francesco Boccia, commissario liquidatore

TARANTO – E' di 637mln e non 357, l’ammontare del dissesto finanziario del Comune di Taranto, come invece aveva dichiarato il 17 ottobre scorso il commissario straordinario del Comune, Tommaso Blonda. La nuova cifra è stata resa nota da Francesco Boccia, capo della commissione di liquidazione del Comune. L’importo è comprensiva di quella già evidenziata dalla gestione commissariale e che si articola in due grandi filoni: 298 milioni relativi a crediti manifestati da 3.175 privati e 339 milioni di debiti finanziari, a loro volta articolati in 243 milioni di Buoni ordinari comunali, 29 milioni di Swap e 67 milioni di mutui erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti. Due le banche coinvolte: Bnl per gli Swap e Imi-San Paolo per i Boc. «Quando ci siamo insediati – ha dichiarato Boccia – partivamo da una base di 357 milioni tra disavanzo di gestione acclarato a dicembre 2005 e debiti fuori bilancio accertati e in via di accertamento. Sapevamo che saremmo andati oltre queste cifre e individuavamo in circa 500 milioni la soglia possibile». «La ricostruzione dei vari passaggi e soprattutto l’arrivo delle domande dei creditori – ha aggiunto- hanno sfondato questa soglia e delineato numeri più alti di quelli che speravamo. Non c'è dubbio: oggi la vicenda del dissesto del Comune di Taranto è la più grande della storia del nostro Paese. Per entità, Taranto ha superato anche il dissesto del Comune di Napoli».

eri la commissione di liquidazione ha concesso altri 30 giorni per l’inoltro delle istanze che dovranno riguardare crediti sino al 31 dicembre 2006. «La proroga – spiega Boccia – è una misura che abbiamo preso per tutelare soprattutto i piccoli». In prossimità della scadenza del 9 marzo l’arrivo delle domande ha subito una accelerazione, salendo dalle 1.600 della seconda parte di febbraio alle 3.175 di ieri. Boccia si augura di poter dare le prime risposte a giugno, incrociando la valutazione della massa passiva con quella attiva. Da quest’ultima dovrebbero venire le risorse per pagare i creditori. Ma è già chiaro che non basterà l’attivo di cui possono disporre i liquidatori, ovvero trasferimenti statali non incassati, crediti, tributi locali non riscossi. Sarà inevitabile vendere il patrimonio comunale. Mentre i debiti finanziari si impatteranno anche con la gestione ordinaria (oggi nelle mani di Blonda) in quanto andranno onorate le delegazioni di pagamento verso le banche. A meno che, rammenta Boccia, la Magistratura, che sta indagando sui contratti Boc, «non acclari gravi irregolarità rendendo nulli i contratti stessi».

9/3/2007
 
Gia fallita , fallimento peggiore di quello di napoli. :) Catania quai fallita , ma moltissime città fallirano ancora. NON COMPRATE BOC.

Guarda che ti sbagli...il comune di Napoli avrà tanti guai e tanti ne ha combinati, ma almeno fallito non è!:no:
Io piuttosto invece che dei BOC mi preoccuperei della immane quantità di derivati stipulati ignominosamente ed ignorantemente da tutti i comuni....quella sì che è una vera bomba ad orologeria....e allora saranno "uccelli per diabetici" per tutti...:'(
Tenete conto che solo a Milano c'è una cifra in ballo esorbitante, derivati stipulati con Merrill Lynch...ora la Moratti vuole cercare di uscirne fuori, e sapete a chi ha affidato lo studio del problema e della possibile soluzione...no'?? ALLA MEERILL LYNCH!!!!!OK!
Se non fossi italiano mi sbellicherei dalle risate....:'(
 
Guarda che ti sbagli...il comune di Napoli avrà tanti guai e tanti ne ha combinati, ma almeno fallito non è!:no:
Io piuttosto invece che dei BOC mi preoccuperei della immane quantità di derivati stipulati ignominosamente ed ignorantemente da tutti i comuni....quella sì che è una vera bomba ad orologeria....e allora saranno "uccelli per diabetici" per tutti...:'(
Tenete conto che solo a Milano c'è una cifra in ballo esorbitante, derivati stipulati con Merrill Lynch...ora la Moratti vuole cercare di uscirne fuori, e sapete a chi ha affidato lo studio del problema e della possibile soluzione...no'?? ALLA MEERILL LYNCH!!!!!OK!
Se non fossi italiano mi sbellicherei dalle risate....:'(

Boc e derivate dei comuni/enti locali sono problemi collegati.

Se il derivato che il comune ha sottoscritto, il piú volte senza capirne niente, grava sul bilancio comunale, creando forti perdite, il sottoscrittore di Boc si troverà con un titolo che vale sempre meno…
 
c'é qualcno che ha comprato BOC?
quancuno a cui hanno proposto di comprarli?
o gli hanno offerti tutti ai fondi di investimento o pensione?

ho cercato di fare alcune ricerche ma non mi sembra facile reperire informationi...

qualcuno sa quante e quali comuni hanno emesso boc ed quanto quotano ora?
 
c'é qualcno che ha comprato BOC?
quancuno a cui hanno proposto di comprarli?
o gli hanno offerti tutti ai fondi di investimento o pensione?

ho cercato di fare alcune ricerche ma non mi sembra facile reperire informationi...

qualcuno sa quante e quali comuni hanno emesso boc ed quanto quotano ora?

a Terni hanno creato problemi...

"140.000€ chiesti dalla Corte dei Conti ai consiglieri per il caso dei Buoni Ordinari del Comune di Terni"
http://ternimania.blogspot.com/2008/05/140000-chiesti-dalla-corte-dei-conti-ai.html
 
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