FaGal
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Il Tribunale di Venezia impone alla Deutsche Bank di restituire 152 mila euro a una coppia: non ha informato in modo adeguato
Bond argentini, primi risarcimenti
L´Abi contro l´offerta di Buenos Aires: ma c´è libertà di adesione
Banche invitate a pagare le spese legali a chi vorrà far causa al governo sudamericano
BARBARA ARDU
ROMA - Banche sempre meno tranquille sul fronte dei tango-bond. Arrivano i primi risarcimenti a favore dei risparmiatori rimasti scottati dall´investimento nei titoli di Buenos Aires. A Venezia un giudice ha imposto alla Deutsche Bank di restituire 152mila euro a una coppia di anziani che nel 1998 avevano investito ben 295 milioni delle vecchie lire nei titoli argentini. Pensionato lui, casalinga lei, i due hanno già incassato la somma. La sentenza ha riconosciuto che deve essere la banca a provare di aver fornito al cliente adeguate informazioni sull´investimento e non il contrario. E, ancora: spetta agli istituti di credito fornire una diligente informazione sui rischi degli investimenti. Più o meno le stesse motivazioni con cui la Banca agricola mantovana è stata condannata nell´aprile del 2004 a risarcire un cliente rimasto scottato dall´investimento in tango-bond. Che siano le banche a pagare per poi rivalersi sul governo argentino è poi quello che da tempo chiedono le associazioni dei consumatori. Richiesta che gli istituti di credito, per ora, rimandano al mittente.
L´Abi, intanto, si schiera dalla parte di Nicola Stock, il presidente della Task force argentina che giudica «inaccettabile, iniqua e inammissibile» l´offerta di Buenos Aires. Ne ha spiegato i motivi non più di una settimana fa alla Commissione Finanze della Camera. E ieri è tornato a ripetere le sue ragioni ai banchieri: l´offerta prevede termini di durata estremamente lunghi, nessun riconoscimento degli interessi pregressi, l´incertezza sull´assegnazione del titolo scelto ("par bond" o "discount bond"). Non solo. Stock ha ricordato che aderendo all´offerta «gli obbligazionisti rinunceranno al diritto di promuovere azioni giudiziarie nei confronti della repubblica Argentina». L´esecutivo dell´Abi, a nome delle banche, ha approvato all´unanimità, ma si è guardato bene dal consigliare i risparmiatori coinvolti, i quali hanno «libertà di scelta». Ma fa una promessa sostanziale: saranno le banche a farsi carico delle eventuali spese legali sostenute da quei risparmiatori che vorranno fare causa al governo argentino.
Le associazioni dei consumatori apprezzano. Il governo di Buenos Aires, invece, accusa. «Le banche italiane - ha dichiarato Victorio Targetti, ambasciatore argentino a Roma - scommettono sull´insuccesso della proposta argentina». Ma gli istituti di credito stanno già scendendo in campo contro l´offerta di scambio. In una lettera inviata dal Banco Popolare di Verona e Novara a uno dei risparmiatori coinvolti nel crac è scritto nero su bianco "non accettate l´offerta". http://www.assinews.it/rassegna/articoli/rep200105bo.html
Venezia «condanna» Deutsche
Tribunali in azione
ROMA • Delusi dall'Offerta argentina, dubbiosi sulle concrete possibilità di una seconda proposta a condizioni migliori, incerti sull'efficacia delle azioni legali italiane ed americane per pignorare o sequestrare flussi finanziari e beni, i sottoscrittori di Tangobond iniziano a far causa alle banche. Alcuni cantano già vittoria: per ora a Venezia, Mantova, Bari e Firenze.
Le sentenze di cui si è appresa notizia finora, a favore dei bondholder contro banche del calibro di Deutsche Bank, SanpaoloImi, UniCredit, si contano sulla punta delle dita: per rimborsi che totalmente non arrivano a 1 • milione di euro. Briciole rispetto ai 14 miliardi di Tango-bond in Italia. Se però si tiene conto dei lunghi tempi di maturazione di questo iter giudiziario, circa duetre anni, è possibile che molte decisioni dei giudici siano ancora pendenti. E che altre azioni stiano maturando.
Agli atti dunque una manciata di casi. Alcuni in attesa di appelli e controappelli. Il 18 marzo del 2004, il Tribunale di Mantova nella sentenza n.614 ha riconosciuto a un investitore un rimborso parziale a carico della Banca agricola mantovana: su due operazioni di acquisto di Tangobond, rispettivamente da 501 e 502 milioni di lire, il giudice ha richiesto il risarcimento per una soltanto, pari a 258.729,70 euro, cui devono aggiungersi gli interessi al tasso legale dal 5 settembre 2001 sino al saldo definitivo. Il Tribunale ha stabilito che la banca non ha prestato servizi di investimento con diligenza e non ha adeguatamente informato il cliente, come stabilito dal Testo unico della Finanza e da regolamenti Consob.
Sempre il Tribunale di Mantova, lo scorso 12 novembre ha condannato Unicredit Banca spa a corrispondere 44.000 euro a due pensionati in base a tre ordini di acquisto di titoli argentini eseguiti nell'aprile 2001, a pochi mesi dal default. Il Tribunale ha dichiarato la nullità degli ordini, richiamando i principi generali in tema di «correttezza, diligenza e trasparenza dei comportamenti negoziali imposti dalla normativa generale e speciale». Secondo il giudice, «deve ritenersi non adeguata l'operazione di acquisto di obbligazioni argentini in considerazione della dimensione (oltre la metà del patrimonio mobiliare dei clienti), della natura altamente rischiosa dei titoli, delle condizioni di mercato dei titoli (rating in declassamento), della circostanza che i clienti erano investitori non professionali e oltretutto ultrasettantenni».
Una coppia di coniugi, un pensionato e una casalinga, hanno ottenuto lo scorso 22 novembre, questa volta dal Tribunale di Venezia, il diritto al risarcimento a 152mila euro investiti in Tango bond. L'acquisto in questo caso, effettuato nell'estate del 1998, riguardava un "Argentina cap protect" scadenza 2018 venduto da Deutsche Bank. La formula cap protect era stata intesa dagli investitori come garanzia di rimborso del capitale in caso di insolvenza dell'emittente. La banca, come ha stabilito il Tribunale, non li ha adeguatamente informati. Il Tribunale di Bari ha ingiunto San Paolo-Banco di Napoli a restituire 26mila euro a un sottoscrittore di Tango-bond. Almeno un caso analogo viene segnalato a Firenze.
Bond argentini, primi risarcimenti
L´Abi contro l´offerta di Buenos Aires: ma c´è libertà di adesione
Banche invitate a pagare le spese legali a chi vorrà far causa al governo sudamericano
BARBARA ARDU
ROMA - Banche sempre meno tranquille sul fronte dei tango-bond. Arrivano i primi risarcimenti a favore dei risparmiatori rimasti scottati dall´investimento nei titoli di Buenos Aires. A Venezia un giudice ha imposto alla Deutsche Bank di restituire 152mila euro a una coppia di anziani che nel 1998 avevano investito ben 295 milioni delle vecchie lire nei titoli argentini. Pensionato lui, casalinga lei, i due hanno già incassato la somma. La sentenza ha riconosciuto che deve essere la banca a provare di aver fornito al cliente adeguate informazioni sull´investimento e non il contrario. E, ancora: spetta agli istituti di credito fornire una diligente informazione sui rischi degli investimenti. Più o meno le stesse motivazioni con cui la Banca agricola mantovana è stata condannata nell´aprile del 2004 a risarcire un cliente rimasto scottato dall´investimento in tango-bond. Che siano le banche a pagare per poi rivalersi sul governo argentino è poi quello che da tempo chiedono le associazioni dei consumatori. Richiesta che gli istituti di credito, per ora, rimandano al mittente.
L´Abi, intanto, si schiera dalla parte di Nicola Stock, il presidente della Task force argentina che giudica «inaccettabile, iniqua e inammissibile» l´offerta di Buenos Aires. Ne ha spiegato i motivi non più di una settimana fa alla Commissione Finanze della Camera. E ieri è tornato a ripetere le sue ragioni ai banchieri: l´offerta prevede termini di durata estremamente lunghi, nessun riconoscimento degli interessi pregressi, l´incertezza sull´assegnazione del titolo scelto ("par bond" o "discount bond"). Non solo. Stock ha ricordato che aderendo all´offerta «gli obbligazionisti rinunceranno al diritto di promuovere azioni giudiziarie nei confronti della repubblica Argentina». L´esecutivo dell´Abi, a nome delle banche, ha approvato all´unanimità, ma si è guardato bene dal consigliare i risparmiatori coinvolti, i quali hanno «libertà di scelta». Ma fa una promessa sostanziale: saranno le banche a farsi carico delle eventuali spese legali sostenute da quei risparmiatori che vorranno fare causa al governo argentino.
Le associazioni dei consumatori apprezzano. Il governo di Buenos Aires, invece, accusa. «Le banche italiane - ha dichiarato Victorio Targetti, ambasciatore argentino a Roma - scommettono sull´insuccesso della proposta argentina». Ma gli istituti di credito stanno già scendendo in campo contro l´offerta di scambio. In una lettera inviata dal Banco Popolare di Verona e Novara a uno dei risparmiatori coinvolti nel crac è scritto nero su bianco "non accettate l´offerta". http://www.assinews.it/rassegna/articoli/rep200105bo.html
Venezia «condanna» Deutsche
Tribunali in azione
ROMA • Delusi dall'Offerta argentina, dubbiosi sulle concrete possibilità di una seconda proposta a condizioni migliori, incerti sull'efficacia delle azioni legali italiane ed americane per pignorare o sequestrare flussi finanziari e beni, i sottoscrittori di Tangobond iniziano a far causa alle banche. Alcuni cantano già vittoria: per ora a Venezia, Mantova, Bari e Firenze.
Le sentenze di cui si è appresa notizia finora, a favore dei bondholder contro banche del calibro di Deutsche Bank, SanpaoloImi, UniCredit, si contano sulla punta delle dita: per rimborsi che totalmente non arrivano a 1 • milione di euro. Briciole rispetto ai 14 miliardi di Tango-bond in Italia. Se però si tiene conto dei lunghi tempi di maturazione di questo iter giudiziario, circa duetre anni, è possibile che molte decisioni dei giudici siano ancora pendenti. E che altre azioni stiano maturando.
Agli atti dunque una manciata di casi. Alcuni in attesa di appelli e controappelli. Il 18 marzo del 2004, il Tribunale di Mantova nella sentenza n.614 ha riconosciuto a un investitore un rimborso parziale a carico della Banca agricola mantovana: su due operazioni di acquisto di Tangobond, rispettivamente da 501 e 502 milioni di lire, il giudice ha richiesto il risarcimento per una soltanto, pari a 258.729,70 euro, cui devono aggiungersi gli interessi al tasso legale dal 5 settembre 2001 sino al saldo definitivo. Il Tribunale ha stabilito che la banca non ha prestato servizi di investimento con diligenza e non ha adeguatamente informato il cliente, come stabilito dal Testo unico della Finanza e da regolamenti Consob.
Sempre il Tribunale di Mantova, lo scorso 12 novembre ha condannato Unicredit Banca spa a corrispondere 44.000 euro a due pensionati in base a tre ordini di acquisto di titoli argentini eseguiti nell'aprile 2001, a pochi mesi dal default. Il Tribunale ha dichiarato la nullità degli ordini, richiamando i principi generali in tema di «correttezza, diligenza e trasparenza dei comportamenti negoziali imposti dalla normativa generale e speciale». Secondo il giudice, «deve ritenersi non adeguata l'operazione di acquisto di obbligazioni argentini in considerazione della dimensione (oltre la metà del patrimonio mobiliare dei clienti), della natura altamente rischiosa dei titoli, delle condizioni di mercato dei titoli (rating in declassamento), della circostanza che i clienti erano investitori non professionali e oltretutto ultrasettantenni».
Una coppia di coniugi, un pensionato e una casalinga, hanno ottenuto lo scorso 22 novembre, questa volta dal Tribunale di Venezia, il diritto al risarcimento a 152mila euro investiti in Tango bond. L'acquisto in questo caso, effettuato nell'estate del 1998, riguardava un "Argentina cap protect" scadenza 2018 venduto da Deutsche Bank. La formula cap protect era stata intesa dagli investitori come garanzia di rimborso del capitale in caso di insolvenza dell'emittente. La banca, come ha stabilito il Tribunale, non li ha adeguatamente informati. Il Tribunale di Bari ha ingiunto San Paolo-Banco di Napoli a restituire 26mila euro a un sottoscrittore di Tango-bond. Almeno un caso analogo viene segnalato a Firenze.