Adesso Telecom vale almeno 3,5 euro
C’è ottimismo tra gli analisti dopo l’Opa su Tim Per molti di essi il titolo crescerà ancora Nel 2006 il rapporto debito/mol tornerà a 2,6
di Sara Bennewitz - 29-01-2005
Nel quarto anno di presidenza di Marco Tronchetti Provera sta per cominciare la «quinta repubblica» di Telecom Italia. Dopo la privatizzazione e le gestioni di Guido Rossi, Gian Mario Rossignolo, Franco Bernabè e Roberto Colaninno, ora che il prossimo giugno si fonderà con la controllata Tim, inizierà una nuova era all’insegna della convergenza, ma soprattutto della creazione di valore. Quali sono i numeri del nuovo gruppo che nascerà dalla fusione e, soprattutto, quanto possono valere i titoli della nuova Telecom Italia? «Ora che l’offerta è andata in porto con successo - spiega Carola Bardelli di Deutsche Bank nel suo ultimo report - abbiamo alzato il target price sulle Telecom Italia ordinarie da 3,3 a 3,5 euro per azione e quello sulle risparmio da 2,4 a 2,8 euro». Secondo il broker, la maggiore leva applicata ai titoli Tim da una parte, e la crescita dei flussi di cassa dall’altra, faranno aumentare del 9% l’utile per azione nel 2006. Un’evoluzione che dovrebbe portare anche a un ritocco all’insù della cedola. Considerando i 700 milioni di dividendi che verranno risparmiati quest’anno sulle Tim (appena riacquistate da Telecom), oltre ai maggiori utili generati in futuro, a partire dal prossimo anno la società di tlc potrebbe aumentare la cedola anche del 40 per cento. Al di là delle prospettive di maggior rendimento, l’azione del nuovo gruppo appare sottovalutata anche guardando ai fondamentali delle due entità post-fusione: secondo le stime di Deutsche Bank, Telecom tratta a 11 volte l’utile atteso per il 2006. Un multiplo basso per una società di telefonia, addirittura sotto la media del comparto che si attesta su un p/e compreso tra 12-13. Proprio per queste considerazioni, Morgan Stanley dà un giudizio overweight sulla società di Tronchetti Provera e fissa un target price di 3,5 euro. Ma c’è chi è ancora più ottimista. «Per effetto della fusione - spiega Edoardo Bonanno di Centrosim - ho alzato il mio obiettivo di prezzo sulle Telecom ordinarie a 3,7 euro e quello sulle risparmio a 2,8 euro. L’operazione ha il pregio di ottimizzare la leva finanziaria di Tim». Il maggior indebitamento che il gruppo dovrà sopportare, non è infatti un problema, e questo per un duplice motivo: sia perché le banche hanno accordato a Tronchetti Provera delle linee di credito a un tasso vantaggioso (il 3,2% all’anno); sia perché i maggiori flussi di cassa permetteranno alla società di ripagarsi i costi dell’Opa in 3-4 anni. In settimana Telecom ha inoltre perfezionato con successo la vendita del 54,76% di Entel Cile. Grazie a questa dismissione l’indebitamento del gruppo, a livello consolidato, diminuirà di 1,1 miliardi. Peraltro, altre vendite sono all’orizzonte: da Finsiel (che ha un valore stimato in circa 250 milioni), alle attività in Perù, Bolivia e Cuba, unite ad altri asset giudicati non più strategici. Dismissioni che, secondo gli analisti, ammonterebbero a un valore complessivo di 1,5-2 miliardi. Il costo dell’Opa Tim è stato invece di 13,8 miliardi, cui vanno aggiunti 120 milioni relativi alle opzioni, acquisite da Telecom Italia, per rilevare a fermo il 18% delle Tim risparmio. Al momento, quindi, considerando anche la cessione delle attività cilene, il gruppo dovrebbe avere un indebitamento di circa 42,7 miliardi. Considerando le future dismissioni, la cassa generata e il minor monte dividendi che verrà distribuito il prossimo 18 aprile (2,1 miliardi contro i 2,8 pagati nel 2004 quando sul mercato c’era ancora il 46% di Tim), la società di telefonia dovrebbe chiudere il 2005 con un indebitamento inferiore a 40 miliardi. A partire dal prossimo anno, con meno debiti e maggiori flussi di cassa, secondo Telecom Italia si troverà perciò ad avere 5,1 miliardi di cassa da utilizzare per ridurre ulteriormente il debito, fare nuove acquisizioni o remunerare di più gli azionisti. Senza per questo rischiare di compromettere il proprio rating. Del resto, Standard & Poor’s ha già confermato un giudizio di BBB+ sulla società italiana, in quanto il rapporto tra debito e mol di Telecom Italia, a fine 2005, dovrebbe essere comunque inferiore a 3. E anche se a fine 2006 l’operatore telefonico aumentasse la cedola del 27-30%, il rapporto scenderebbe ugualmente: a 2,6. Insomma, il prossimo anno la nuova Telecom Italia avrà lo stesso rapporto debito/mol (appunto 2,6) che aveva nel 2004, prima dell’Opa su Tim.