Sulle nuove minacce di Draghi di ieri sul tema dell'energia: a chi pensava ?

P.A.T.

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Ieri Draghi in conferenza stampa e' tornato a minacciare le aziende del gas e dell'energia che dovrebbero condividere con gli utenti parte degli aumenti attuali dei prezzi energetici per gli utili enormi che hanno avuto in passato.

Visto che io sono investitore interessato ed ho timore di un prossimo crollo delle quotazioni per interventi legislativi, vorrei chiedervi quali sono secondo voi le aziende a cui Draghi avrebbe pensato come target di un suo prossimo provvedimento di legge:

1 ENEL ?
2 TERNA ?
3 EDISON ?
4 SNAM ?
5 A2A ?

ALTRI ?
 
Ah, avevo dimenticato nella lista di aggiungere l'Italgas :)

Avendo aperto il 3d inizio io ad esporre le mie apprensioni.

LIVELLO DI APPRENSIONE 1

Riguardano ditte private, sulle quali il governo potrebbe imporre una nuova Robin Hood Tax

Metterei tra queste A2A, Italgas, Hera, Edison.

LIVELLO DI APPRENSIONE 2

ENEL ed ENI

LIVELLO DI APPRENSIONE 3

Attivita' regolate, quali
TERNA SNAM

Forse sono le meno a rischio di mazzate regolamentatorie

Siete d'accordo sul rischio che ho attribuito a questi titoli ?
 
Ah, avevo dimenticato nella lista di aggiungere l'Italgas :)

Avendo aperto il 3d inizio io ad esporre le mie apprensioni.

LIVELLO DI APPRENSIONE 1

Riguardano ditte private, sulle quali il governo potrebbe imporre una nuova Robin Hood Tax

Metterei tra queste A2A, Italgas, Hera, Edison.

LIVELLO DI APPRENSIONE 2

ENEL ed ENI

LIVELLO DI APPRENSIONE 3

Attivita' regolate, quali
TERNA SNAM

Forse sono le meno a rischio di mazzate regolamentatorie

Siete d'accordo sul rischio che ho attribuito a questi titoli ?

Buongiorno P.A.T. , l'argomento non è semplice da sviluppare. La narrativa della politica è andata troppo avanti per tornare ad un nulla di fatto, allo stesso tempo ogni tentativo di introdurre questo tipo di penalizzazione (a suo tempo definita la "tassa del tubo" sui gestori delle reti) nel passato è stato abbandonato. Ci sono conflitti di interesse per lo Stato che penalizzando gli utili riduce gli introiti (dividendi) e non a senso spingere gli investitori di lungo corso (per esempio i fondi pensione) a vendere nomi italiani per comprare equivalenti non-italiani.


La logica direbbe che in questo contesto i gestori delle reti dovrebbero essere "salvi" visto che sono remunerati in semplicità sui flussi che gestiscono indipendentemente dal prezzo. Sicuramente ENI ed ENEL sono più impattate perchè in qualche misura hanno tratto vantaggio dalla situazione (anche se spesso si arbitraggiano i prezzi per stabilizzare i profitti eliminando i rischi di caduta dei prezzi del sottostante ma anche escludendo la possibilità di ricavi extra). Le municipalizzate o ex-municipalizzate locali anche secondo me vedono i rischi maggiori, soprattutto perchè oggettivamente (e non si capisce bene perchè) sono in pratica delle macchine da ricavi con pochi o nulli rischi operativi.


Secondo i commentatori la penalizzazione di ENEL ed ENI danneggia la politica nazionale nel suo complesso (minori dividendi e redditività per le entrate pubbliche), la penalizzazione di A2A (al 50% ancora in mano a Brescia e Milano), Hera (al 45% in mano a una serie di città e enti da Bologna sino a Ferrara), etc penalizza la politica locale....un bel conflitto.

Probabilmente la tua valutazione è corretta, ma la mia situazione ideale è che ci sia un intervento molto soft che colpisca in parte residuale la marginalità di ENI ed ENEL ma non in misura tale da compromettere il payout dei ricavi, ma non sono sicuro di come andrà a finire.
 
Buongiorno P.A.T. , l'argomento non è semplice da sviluppare. La narrativa della politica è andata troppo avanti per tornare ad un nulla di fatto, allo stesso tempo ogni tentativo di introdurre questo tipo di penalizzazione (a suo tempo definita la "tassa del tubo" sui gestori delle reti) nel passato è stato abbandonato. Ci sono conflitti di interesse per lo Stato che penalizzando gli utili riduce gli introiti (dividendi) e non a senso spingere gli investitori di lungo corso (per esempio i fondi pensione) a vendere nomi italiani per comprare equivalenti non-italiani.


La logica direbbe che in questo contesto i gestori delle reti dovrebbero essere "salvi" visto che sono remunerati in semplicità sui flussi che gestiscono indipendentemente dal prezzo. Sicuramente ENI ed ENEL sono più impattate perchè in qualche misura hanno tratto vantaggio dalla situazione (anche se spesso si arbitraggiano i prezzi per stabilizzare i profitti eliminando i rischi di caduta dei prezzi del sottostante ma anche escludendo la possibilità di ricavi extra). Le municipalizzate o ex-municipalizzate locali anche secondo me vedono i rischi maggiori, soprattutto perchè oggettivamente (e non si capisce bene perchè) sono in pratica delle macchine da ricavi con pochi o nulli rischi operativi.


Secondo i commentatori la penalizzazione di ENEL ed ENI danneggia la politica nazionale nel suo complesso (minori dividendi e redditività per le entrate pubbliche), la penalizzazione di A2A (al 50% ancora in mano a Brescia e Milano), Hera (al 45% in mano a una serie di città e enti da Bologna sino a Ferrara), etc penalizza la politica locale....un bel conflitto.

Probabilmente la tua valutazione è corretta, ma la mia situazione ideale è che ci sia un intervento molto soft che colpisca in parte residuale la marginalità di ENI ed ENEL ma non in misura tale da compromettere il payout dei ricavi, ma non sono sicuro di come andrà a finire.

Secondo un recente aggiornamento di Goldman Sachs, il rischio geo-politico e l'instabilità in Libia, Nigeria e Egitto presenta più rischi che una "energy tax" per ENI
 
Buongiorno P.A.T. , l'argomento non è semplice da sviluppare. La narrativa della politica è andata troppo avanti per tornare ad un nulla di fatto, allo stesso tempo ogni tentativo di introdurre questo tipo di penalizzazione (a suo tempo definita la "tassa del tubo" sui gestori delle reti) nel passato è stato abbandonato. Ci sono conflitti di interesse per lo Stato che penalizzando gli utili riduce gli introiti (dividendi) e non a senso spingere gli investitori di lungo corso (per esempio i fondi pensione) a vendere nomi italiani per comprare equivalenti non-italiani.


La logica direbbe che in questo contesto i gestori delle reti dovrebbero essere "salvi" visto che sono remunerati in semplicità sui flussi che gestiscono indipendentemente dal prezzo. Sicuramente ENI ed ENEL sono più impattate perchè in qualche misura hanno tratto vantaggio dalla situazione (anche se spesso si arbitraggiano i prezzi per stabilizzare i profitti eliminando i rischi di caduta dei prezzi del sottostante ma anche escludendo la possibilità di ricavi extra). Le municipalizzate o ex-municipalizzate locali anche secondo me vedono i rischi maggiori, soprattutto perchè oggettivamente (e non si capisce bene perchè) sono in pratica delle macchine da ricavi con pochi o nulli rischi operativi.


Secondo i commentatori la penalizzazione di ENEL ed ENI danneggia la politica nazionale nel suo complesso (minori dividendi e redditività per le entrate pubbliche), la penalizzazione di A2A (al 50% ancora in mano a Brescia e Milano), Hera (al 45% in mano a una serie di città e enti da Bologna sino a Ferrara), etc penalizza la politica locale....un bel conflitto.

Probabilmente la tua valutazione è corretta, ma la mia situazione ideale è che ci sia un intervento molto soft che colpisca in parte residuale la marginalità di ENI ed ENEL ma non in misura tale da compromettere il payout dei ricavi, ma non sono sicuro di come andrà a finire.

Grazie per il commento.

Oggi l'ENEL risponde alle parole di Draghi, cercando di anticipare le decisioni che potrebbero essere assunte

L'articolo completo lo trovate oggi su un quotidiano, in cui l'ENEL cerca di spiegare che non guadagna un centesimo di Euro dai recenti rincari del gas o di altra fonte combustibile.
 

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Probabilmente la tua valutazione è corretta, ma la mia situazione ideale è che ci sia un intervento molto soft che colpisca in parte residuale la marginalità di ENI ed ENEL ma non in misura tale da compromettere il payout dei ricavi, ma non sono sicuro di come andrà a finire.

Ricordo le parole precise di Draghi:

"Occorre chiedere a chi ha fatto grandi profitti con questo aumento del prezzo del gas di condividerli con il resto della societa'"

e ribadisco il predicato, "occorre", inteso nel suo significato principale "e' necessario"

Difficile a questo punto che il governo non intervenga dopo che Draghi e' arrivato a sbilanciarsi in modo cosi' drastico su impegni derivati da necessita' in conferenza stampa. Anche perche' chiudono continuamente aziende, cartiere, fucine, i vetrai di Murano, etc. per il prezzo del gas e rischiano il posto di lavoro addirittura 500.000 lavoratori, secondo alcune stime.
 
Draghi tra due settimane esatte potrebbe essere bruciato :o
Non dimentichiamo che in Europa sta parecchio antipatico e non lo vedono bene.
Tornando al 3D vedo male titoli locali punto1 e aumento ricadrà su clienti
 
Ricordo le parole precise di Draghi:

"Occorre chiedere a chi ha fatto grandi profitti con questo aumento del prezzo del gas di condividerli con il resto della societa'"

e ribadisco il predicato, "occorre", inteso nel suo significato principale "e' necessario"

Difficile a questo punto che il governo non intervenga dopo che Draghi e' arrivato a sbilanciarsi in modo cosi' drastico su impegni derivati da necessita' in conferenza stampa. Anche perche' chiudono continuamente aziende, cartiere, fucine, i vetrai di Murano, etc. per il prezzo del gas e rischiano il posto di lavoro addirittura 500.000 lavoratori, secondo alcune stime.

Ciao P.A.T. secondo me dovresti allargare il tuo orizzonte :D
l'influenza di SuperMario va ben oltre la borsetta italiana.
Da quanto ho capito io, poteva alludere a:
Total per il gas africano e Rosneft Oil Corporation per quello russo
 
Io credo invece che volesse intendere quelle società che hanno impianti idroelettrici che per vari motivi hanno i prezzi peggati a quelli del gas.

Ma sono fuori da questi temi da troppi anni.

My 2 cents.
 
Faccio il punto, da come viene descritto dai giornali di oggi.
Salvini e' scatenato contro l'ENEL, che viene considerata "romana", la quale invece trova nei 5 stelle uno strenuo difensore.
A loro volta i 5 Stelle vorrebbero tassare invece A2A, ma a questa tassazione si oppone, naturalmente, la Lega.

Dovrebbero scamparla alla grande Snam, Italgas e Terna, mentre di Eni nessun quotidiano parla.

Tutti i politici pero' sono d'accordo nel tassare "i produttori" con una pesante maggiorazione IRES, solo che non hanno la competenza e la conoscenza di proporre una sensata tassonomia di come avviene la produzione italica di energia. Agiscono per stereotipi, ad esempio Salvini cita la montagna di utili di Enel in passato.

Secondo il Messaggero sembra comunque che Alerion non ce la faccia a scappare dato che non ha padrini politici.
Stessa sorte potrebbe capitare ad Edison, che non viene riconosciuta come azienda "patriottica".

Il compromesso potrebbe essere una tassa sui produttori che non colpisca le societa' patriottiche.

Ma quali sono ?
Come verranno individuate le societa' patriottiche da escludere dalla vendetta politica contro gli asseriti arricchimenti sul gas di cui parlava Draghi ? :mmmm:
 
News appena sentita su Sky Tg: il ministro Giovannini convochera' la prossima settimana "i grossi produttori di energia" per discutere della nuova tassa da introdurre sui guadagni derivanti da posizione dominante.
 
Intanto in Francia si portano avanti...

*EDF SLUMPS 25%; FRANCE ASKS FOR FURTHER POWER PRICE DISCOUNTS
 
Intanto in Francia si portano avanti...

*EDF SLUMPS 25%; FRANCE ASKS FOR FURTHER POWER PRICE DISCOUNTS

al momento nessun effetto contagio per i nomi italiani
 
"Credo che sia opinione condivisa all'interno del governo che gli extra-profitti di coloro che, in relazione a questa situazione del tutto particolare, stanno registrando debbano in qualche modo contribuire alla fiscalità generale per permettere di intervenire nei confronti delle categorie più svantaggiate".

Così il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo ad una domanda sulla ipotesi di una tassazione della extra-marginalità delle imprese energetiche.

"Le modalità le sta studiando il ministero dell'Economia ma credo - conclude - che si andrà in questa direzione".
 
Io credo invece che volesse intendere quelle società che hanno impianti idroelettrici che per vari motivi hanno i prezzi peggati a quelli del gas.

Ma sono fuori da questi temi da troppi anni.

My 2 cents.

Sul tuo insight, sembrerebbe dalle voci che si rincorrono che le societa' che possiedono impianti idroelettrici non abbiano applicato alla clientela gli stessi aumenti che hanno invece applicato le societa' che derivano gli acquisti di energia dalle fonti fossili. In altre parole, le societa' idroelettriche negli anni non hanno cercato di aumentare l'Ebidta allineando i propri listini al rincaro del gas, quanto hanno invece cercato di allargare la base della clientela proponendo tariffazioni a prezzi di favore, bloccati o calmierati. Quindi anch'esse, come l'Enel, negano di aver goduto di quei vantaggi che lo "storytelling" politico cerca di accreditare loro per lucrare i vantaggi elettorali che ne derivano.

E' una vicenda ipercomplessa: da un lato si lanciano accuse generiche, non solo dalla politica ma anche da parte di Draghi che si dimostra anch'esso in questo caso come un consumato attore politico, dall'altro lato si evidenzia la difficolta' di svolgere analisi serie e disaggregate sui possibili vantaggi di cui taluni produttori di energia avrebbero goduto.
 
Permettetemi in chiusura una considerazione del tutto O.T.

Credo che a gioire piu' di tutti da questa vicenda del gas siano i Benetton (quelli residui della nuova generazione, mi pare che ve ne siano morti diversi della vecchia), che avranno presto la loro bella liquidazione cash dallo stato e dopo aver scongiurato i rischi di caducazioni varie guarderanno con distacco questa vicenda che ricorda per un unico aspetto la loro, riguardo la necessita' di trovare un capro espiatorio "ad usum delphini".
 
Buongiorno,

A qualcuno risulta se (ed eventualmente in quale misura) lo stato francese sia presente nel capitale di EDF ?
 
al momento nessun effetto contagio per i nomi italiani

Proprio adesso inizia a risentirne marginalmente Enel .... (-2,7%)
Comunque l'impatto su EDF appare clamoroso, mai visto nulla del genere in passato. Ricordo che le varie tasse regionali sul tubo portavano a perdite daily del 5-10% massimo, un -25% per una mera ipotesi e' sensazionale.

Ad ogni modo in attesa delle decisioni del MEF, come dice Giorgetti, viste queste perdite che accadono nella vicina Francia il mio personale consiglio e' stare lontani da tutto che puo' essere collegato o direttamente o indirettamente alla "produzione" o alla presunta applicazione di ricarichi a detta dei commentatori politici, "ingiustificati"
 
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