Sei nel mio portafoglio e qui ci resti per sempre(o quasi)

ANIMA ha mostrato un forte interesse nel diventare attore attivo nel processo di consolidamento dell'industria italiana del risparmio gestito con l'obiettivo di rafforzare la sua rete distributiva basata su accordi di lungo termine con le banche, a partire da quello con Banco Bpm che scade nel 2037, e con le Poste italiane per le quali la società guidata dal ceo Alessandro Melzi d'Eril gestisce diversi mandati.

In particolare due anni fa Poste ha affidato ad Anima gli investimenti dei portafogli dei prodotti assicurativi di Ramo I di Poste Vita per masse che superano gli 70 miliardi di euro, oltre ad avere esteso la collaborazione per la gestione in delega dei fondi promossi da Banco Posta Fondi Sgr.

Anche Fidentiis lascia invariato il giudizio buy sul titolo con prezzo obiettivo tra 7,5 e 8 euro. Il broker evidenzia che Anima scambia sulla base di un rapporto prezzo/utili 2020 di 6,6 volte, la metà di quello di Amundi, 13,2.

Inoltre Fidentiis evidenzia che da punto di vista degli azionisti Anima, l'accordo con Banco Bpm e con Poste resterebbe valido qualunque sia la sua proprietà.

Dal canto sui Equita ribadisce il buy e il targett price di 4,7 euro affermando che in ogni caso "il settore del risparmio gestito potrà essere ulteriormente oggetto di consolidamento in futuro, spinto dall'esigenza di far leva sulle economie di scala e ingresso in nuovi segmenti", e Anima in questo processo "può rappresentare un polo aggregante".

Nonostante il rimbalzo di ieri, la sim nota che "il titolo tratta ancora su valutazioni molto compresse non scontando a nostro avviso scenari speculativi". (riproduzione riservata)
 
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Mediobanca, Anima non prezza l'm&a



Mediobanca Securities cambia il modello di valutazione di Anima. Lo scorso luglio l'investment bank aveva deciso di dividere in quattro il conto economico della società ora guidata dall'ad Alessandro Melzi d'Eril per riflettere meglio ciò che l'azione ai tempi stava scontando. Il target price è di 4,2 euro con giudizio outperform confermato. In particolare nel 2019 erano stati tenuti distinti i contributi al bilancio prodotti dagli accordi con Banco Bpm (azionista di Anima con il 15,4%), con Banca Mps (che oggi non ha più azioni di Anima, ma ha un accordo di distribuzione) con le Poste (che detiene il 10,3%) e con altri player di dimensioni più ridotte. "Dopo una robusta performance di mercato nel primo trimestre 2019 e a seguito del netto calo del primo trimestre, abbiamo aggiornato il nostro modello per incorporare gli eventi che Anima sta attualmente prezzando", affermano gli analisti di Piazzetta Cuccia.

E ciò tenendo conto sia del rafforzamento del Banco Bpm, salito dal 14,7% al 15,4%, sia delle recenti indiscrezioni di stampa secondo cui il gruppo di asset management sarebbe al centro dell'interesse dal punto di vista dell'm&a. E' stato fatto il nome di Amundi, ma il gruppo francese ha smentito di essere in procinto di acquisire una quota di Anima. La conclusione delle valutazioni di Mediobanca indicano che l'attuale prezzo di 3,2 euro per azione (al momento è in marginale calo dello 0,06%) è coerente con uno scenario di uscita di Banco Bpm e di Mps.

Ma questo scenario "non è realistico per due ragioni. In primo luogo la raccolta retail non è un problema al momento: la società ha registrato nel primo trimestre flussi per 421 milioni, che diventerebbero negativi per circa 300 milioni al netto dei 700 milioni di raccolta istituzionale. Non male considerando il calo dei mercati azionari nel 2020", spiegano gli analisti.

In secondo luogo " Anima ha delle clausole legali che la proteggono e questo è particolarmente evidente con Banco Bpm, simili strumenti si applicano nei confronti delle Poste, mentre la relazione con Mps ha minori difese, ma uno scenario di uscita non è possibile senza rompere gli accordi di distribuzione. Infine l'm&a non è prezzato dall'attuale quotazione del titolo", dice Mediobanca.

In sintesi, calcolano gli analisti, un'ipotesi di run-off sia di Banco Bpm, sia di Mps porta a una valutazione di 3,22 euro per azione, in linea con il prezzo attuale di borsa. "Quindi crediamo che il prezzo di borsa accentui alcuni timori che non possono materializzarsi per via delle calusole legali che proteggono Anima, oltre al possibile scenario di m&a che non è riflesso", conclude la banca d'affari.
 
ANIMA Holding S.p.A. (ANIM.IM) ha approvato i risultati consolidati per il semestre chiuso al 30 giugno 2020. La raccolta netta del Gruppo ANIMA (escluse le deleghe assicurative di Ramo I) è stata positiva per oltre 0,6 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020; il totale delle masse gestite a fine semestre è pari a circa 183,4 miliardi di euro, in calo d i circa l’1% rispetto ai 185,7 miliardi di euro al 31 dicembre 2019. Per quanto riguarda le grandezze economiche, le commissioni nette di gestione hanno raggiunto i 135,4 milioni di euro (-4% rispetto ai 141,1 milioni di euro del 1H19). Nel corso dei primi sei mesi dell’esercizio le commissioni di incentivo sono state pari a 36,7 milioni di euro (in forte incremento rispetto ai 9,6 milioni di euro del 1H19). Considerando queste ultime e gli altri proventi, i ricavi totali si sono attestati a 185,7 milioni di euro (in aumento del 14% rispetto ai 162,5 milioni di euro del 1H19). I costi operativi ordinari sono stati pari a 40,8 milioni di euro (in calo rispetto ai 41,6 milioni di euro del 1H19). Il rapporto fra costi e ricavi netti complessivi (escludendo dai ricavi netti le commissioni di incentivo) si è attestato al 27,4% (cost/income ratio). L’utile ante imposte ha raggiunto i 109,4 milioni di euro (in aumento del 26% rispetto agli 86,8 milioni di euro del 1H19); l’utile netto si è attestato a 72,6 milioni di euro (+15% rispetto ai 63,4 milioni di euro del 1H19). L’utile netto normalizzato (che non tiene conto di costi e/o ricavi straordinari e/o non monetari fra i quali gli ammortamenti di intangibili a vita utile definita) è stato di 94,1 milioni di euro nel 1H20 (+19% sui 79,0 milioni di euro del 1H19). L’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2020 risulta pari a 270,6 milioni di euro. L’aumento rispetto ai 223,3 milioni di euro alla fine dell’esercizio 2019 tiene conto di dividendi per oltre 73 milioni di euro pagati a maggio 2020 e del pagamento di imposte per oltre 47 milioni di euro nel mese di giugno 2020.“I risultati del primo semestre evidenziano come il nostro Gruppo riesca a generare risultati economico-finanziari molto positivi anche in un contesto così volatile come quello del 2020, dominato dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria; la visibilità sui prossimi mesi rimane ancora limitata ancorché l’evolvere della situazione ci lascia sicuramente ottimisti per il medio termine” ha commentato Alessandro Melzi d’Eril, Amministratore Delegato di ANIMA Holding S.p.A. “Per quanto riguarda la crescita organica va sottolineato il continuo aumento nel nostro paese dei depositi di liquidità, che costituisce un’ottima base per una nuova fase di crescita del settore una volta che il quadro macroeconomico sarà più stabile; guardando alle opportunità di crescita esterna, vediamo una forte spinta al consolidamento del settore, anche a livello italiano, nell’ambito del quale riteniamo di poter giocare un ruolo importante”.
 
Se non è un affare a 3,83 ditemelo voi
 
infatti è un affare oggi
non 6anni fa:p
 
H1 con tutti gli indicatori in forte crescita e probabile m¥a ...

Secondo me c è parecchio spazio per salire
 
Anima, nel semestre buona crescita di utili e ricavi
Semestre piuttosto robusto e in linea con le aspettative degli analisti per Anima, società specializzata nella gestione del risparmio. I risultati consolidati per il primo semestre del 2020 hanno mostrato infatti ricavi e utili in aumento rispetto al corrispondente periodo del 2019. Entrando nel dettaglio, la raccolta netta del gruppo nel primo semestre è stata positiva per più di 600 milioni di euro, portando a un totale di masse gestite dalla società di 183,4 miliardi (in leggero calo dell'1% su base annuale).

Le commissioni nette di gestioni, pari a 135,4 milioni, sono lievemente diminuite (-4%) rispetto ai primi sei mesi del 2019, ma sono state ampiamente compensate dalle commissioni di incentivo, passate da 9,6 a 36,7 milioni. Questo ha permesso ad Anima di chiudere il semestre con ricavi totali in crescita del +14% a 187,7 milioni contro i 162,5 dell'anno passato. Gli analisti di Intesa Sanpaolo avevano pronosticato un dato perfettamente allineato pari a 185,3 milioni.

La società di risparmio gestito ha registrato nel semestre un ebidta pari a 144,8 milioni contro i 120,9 del 2019. In crescita anche l'ebit, da 92,6 a 114,6 milioni ( Intesa stimava un valore di 109,7).

L'utile prima delle imposte si è assestato sui 109,4 milioni, anch'esso in aumento rispetto agli 86,8 dell'anno scorso (+26%). L'utile netto di 72,6 milioni ha migliorato del +15% i 63,4 milioni dello stesso periodo del 2019 (gli esperti di Intesa pronosticavano 69,7).

Nel commentare i risultati l'amministratore delegato di Anima, Alessandro Melzi d'Eril, ha ricordato come il gruppo riesca "a generare risultati economico-finanziari molto positivi anche in un contesto così volatile come quello del 2020, dominato dalle conseguenze dell'emergenza sanitaria di Covid-19". Ha poi commentato che è difficile avere una visione chiara sui prossimi mesi, anche se "l'evolvere della situazione ci lascia sicuramente ottimisti per il medio termine".
 
Anima, gli investitori si tengono stretto il bond al tasso dell'1,75%
Il buy back del bond al 2026 Anima si è concluso con un riacquisto pari a soli 16,02 milioni di euro. Il 22 maggio la società del risparmio gestito guidata dall'ad Alessandro Melzi d'Eril aveva lanciato un'operazione di buy back per cassa su una parte del bond da 300 milioni di euro collocato lo scorso ottobre presso investitori istituzionali al tasso fisso dell'1,75% e con scadenza nell'ottobre del 2026. L'importo delle richieste era stato pari ad oltre due volte l'offerta e i titoli erano stati emessi sotto la pari (99,459). Il 1° giugno scorso termini di adesione, inizialmente fissati al 29 maggio, sono stati poi prorogati al 5 giugno.

In concomitanza con il prolungamento del periodo il gruppo ha anche cambiato il meccanismo di determinazione del corrispettivo. Inizialmente era stato previsto un prezzo minimo di acquisto pari al 90% del valore nominale mentre il valore definitivo doveva essere determinato tramite un meccanismo di asta competitiva con un prezzo massimo di 30 milioni di euro, compreso il rateo di interessi. Poi la società ha comunicato che il prezzo di acquisto sarebbe stato pari al 90% del loro valore nominale, oltre agli interessi maturati, senza asta competitiva.

Visti i risultati del bay-back gli investitori hanno dunque preferito tenersi stretti questi titoli per via del loro rendimento che appare interessante in un contesto di tassi ai minimi considerato che a sette anni il Btp rende l'1,1%. Le obbligazioni acquistate siano cancellate e non saranno rivendute, mentre le restati obbligazioni rimarranno quotate sul Global Exchange Market gestito da Euronext Dublino, per un importo nominale complessivo di 283,97 milioni.

Lo scopo dell'offerta è di gestire in modo attivo il profilo del debito in essere della società. Infatti in questo momento storico i corporate bond italiani sono sottovalutati e il gruppo vede opportunità di riacquisto dal momento che, nell'ambito della gestione dei debiti, la sua solida posizione finanziaria le dà la possibilità di ridurre l'indebitamento. La società di risparmio gestito ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un utile netto normalizzato (che non tiene conto di costi e ricavi straordinari) di 50,2 milioni di euro, in aumento del 32% sui 38,2 milioni dello stesso periodo 2019.

L'indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2020 risulta pari a 212,5 milioni, in miglioramento rispetto ai 223,3 milioni alla fine dell’esercizio 2019. Il dato tiene conto di dividendi deliberati per oltre 73 milioni, pagati a partire dal 20 maggio scorso. Inoltre la cassa alla fine del primo trimestre erano pari a 370,3 milioni dai 263 milioni di fine dicembre scorso. Considerando anche i titoli e i crediti per le commissioni di performance, le disponibilità liquide totali ammontano a 459,5 milioni, dai 373 milioni di fine 2019.

Intanto Banca Akros ha alzato di un euro il target price da 3,8 a 4,8 euro, confermando il giudizio accumulate, dopo i dati di raccolta pubblicati venerdì: a maggio la società ha avuto flussi netti per quasi 100 milioni dai -444 milioni di maggio 2019. "La solida generazione di cassa di Anima sarà utilizzata per continuare a remunerare gli azionisti e/o per l'm&a, evento che crediamo sia un po' più probabile rispetto al passato e non ancora scontato dei prezzi di borsa. Sottolineiamo anche che sulla base del consenso 2020 e 2021 i ratio prezzo/utili adjusted medi sono ancora a sconto di circa il 30% rispetto ad Amundi e Dws", osserva Banca Akros.

Al momento il titolo Anima segna a Piazza Affari un rialzo dell'1,66% a 4,406 euro, dopo il rally di venerdì (+7,65%), sulla scia del rafforzamento del Banco Bpm che ha aumentato la propria partecipazione nella società arrivando a detenere il 19,4% del capitale (dal 15,4% precedente) con acquisti sul mercato. (riproduzione riservata)
 
sono notizie vecchie ma per è per dare una rinfrescata
 
deboluccia anche oggi
nonostante
il tetto annuale dei Pir potrebbe salire a 300 mila euro
da 150000
 
Anima, raccolta netta a luglio positiva per 210 milioni
Raccolta netta in aumento per il gruppo Anima, che in mattinata ha annunciato i risultati relativi al mese di luglio 2020. Il dato della raccolta, escluse le deleghe assicurative di Ramo I, è stato positivo per 210 milioni di euro, per un totale da inizio anno di 785 milioni. "Il dato", spiega la nota della società, "comprende anche l'avvio di un nuovo mandato istituzionale per complessivi 500 milioni": la selezione dei titoli e la costruzione del portafoglio, iniziata proprio a luglio, proseguirà fino a settembre.

Si tratta di una notevole crescita su base annua, visto che la raccolta da inizio anno a luglio 2019 era stata negativa per 381 milioni. "Il mese di luglio", ha commentato l'amministratore delegato del gruppo Alessandro Melzi d'Eril, "registra una raccolta netta positiva, in un contesto ancora condizionato dall’atteggiamento conservativo della clientela retail". Il manager ha poi sottolineato che per quanto riguarda la clientela istituzionale "la crescente presenza del gruppo è confermata dall’avvio questo mese di un nuovo mandato la cui raccolta sarà registrata anche nei mesi di agosto e settembre, mano a mano che viene costruito il portafoglio titoli".

Il totale delle masse in gestione di Anima ammonta a 185,7 miliardi, in linea con il dato di fine 2019 e in lieve aumento rispetto al luglio dello scorso anno (184,3). Tra i singoli segmenti, in crescita rispetto a dicembre le gestioni individuali (da 22,7 a 23,3 miliardi) e le gestioni individuali Ramo I (da 90 a 92,2). In flessione invece i fondi aperti, pari a 70,1 miliardi dai 72,9 di fine anno.

Il dato della raccolta arriva a una settimana dalla pubblicazione del bilancio semestrale del gruppo, che ha mostrato dati robusti e in linea con le aspettative degli analisti. Anima ha chiuso il semestre con ricavi totali in crescita del 14% a 187,7 milioni, contro 162,5 dell'anno passato, un ebidta di 144,8 milioni (120,9 del 2019) e un ebit in crescita da 92,6 a 114,6 milioni. L'utile netto di 72,6 milioni è salto del 15%, dai 63,4 milioni dello stesso periodo del 2019. (riproduzione riservata)
 
Oggi tiene molto bene con volumi in aumento
 
Oggi la peggiore del risparmio gestito
anche se con volumi ridicoli:wall::wall:
 
. Nell'intervista, poi, l'ad sottolinea che la crescita del gruppo al 20% di Anima Holding "è un investimento strategico, fatto a valutazioni di mercato appetibili e conferma la disponibilità della banca a sostenere eventuali piani di crescita della società". Per Equita, Anima rimane "uno dei principali player per giocarsi il consolidamento nel settore del risparmio gestito in Europa".
 
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