Il vero rialzo forse non ve lo ricordate più

gurugu

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Siete abituati a due passetti avanti e uno indietro e al mercatino delle pulci del trading della sora Lella per mettervi in tasca le 200 euro

Beh, mettetevi comodi che quest'anno gira un altro film

Il ragionamento qui sotto riguarda la banca San Paolo, provate ad allargarlo al sistema bancario nazionale cosa può venirne fuori


La marea di liquidità ferma sui conti correnti degli italiani è in continuo aumento. Una montagna da 1.577 miliardi di euro parcheggiati in banca senza essere investiti (dati Abi aggiornati a novembre 2019), a cui vanno aggiunti 240 miliardi destinati a obbligazioni i cui rendimenti risultano ridotti all’osso. Nel confronto con l’anno precedente, i depositi (ovvero la liquidità sotto forma di conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) segnano un aumento di oltre 116 miliardi di euro (+7,9% annuo).
Le grandi banche vorrebbero far confluire questa marea di liquidità sul risparmio gestito, come indicato lo scorso anno dal ceo di Intesa, Carlo Messina. “Stiamo lavorando intensamente per convertire in risparmio gestito i circa 240 miliardi di risparmi degli italiani presenti nei nostri conti sotto forma di risparmio amministrato e depositi a vista”.

L’erosione dei risparmi fermi sui conti
Non va poi dimenticato che i soldi fermi nei conti correnti, oltre a non essere remunerati ed essere esposti agli aumenti dei costi bancari, risultano esposti nel lungo periodo all’erosione dovuta all’inflazione. Per effetto dell’inflazione, il potere d’acquisto scende di anno in anno e lasciarli sul conto ha senso soltanto se li si usa se li si movimenta.
 
Siete abituati a due passetti avanti e uno indietro e al mercatino delle pulci del trading della sora Lella per mettervi in tasca le 200 euro

Beh, mettetevi comodi che quest'anno gira un altro film

Il ragionamento qui sotto riguarda la banca San Paolo, provate ad allargarlo al sistema bancario nazionale cosa può venirne fuori


La marea di liquidità ferma sui conti correnti degli italiani è in continuo aumento. Una montagna da 1.577 miliardi di euro parcheggiati in banca senza essere investiti (dati Abi aggiornati a novembre 2019), a cui vanno aggiunti 240 miliardi destinati a obbligazioni i cui rendimenti risultano ridotti all’osso. Nel confronto con l’anno precedente, i depositi (ovvero la liquidità sotto forma di conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) segnano un aumento di oltre 116 miliardi di euro (+7,9% annuo).
Le grandi banche vorrebbero far confluire questa marea di liquidità sul risparmio gestito, come indicato lo scorso anno dal ceo di Intesa, Carlo Messina. “Stiamo lavorando intensamente per convertire in risparmio gestito i circa 240 miliardi di risparmi degli italiani presenti nei nostri conti sotto forma di risparmio amministrato e depositi a vista”.

L’erosione dei risparmi fermi sui conti
Non va poi dimenticato che i soldi fermi nei conti correnti, oltre a non essere remunerati ed essere esposti agli aumenti dei costi bancari, risultano esposti nel lungo periodo all’erosione dovuta all’inflazione. Per effetto dell’inflazione, il potere d’acquisto scende di anno in anno e lasciarli sul conto ha senso soltanto se li si usa se li si movimenta.

Si è fatto lo stesso ragionamento con i PIR e poi si è visto come è andata a finire, comunque concordo che tutta la liquidità inizi a far gola alle banche alle prese con margini anemici, il problema semmai è quale tecnica useranno per il drenaggio. La più probabile è una remunerazione negativa oltre certe soglie, staremo a vedere..
 
ai sistemi High Frequency Trading che governano la maggior parte delle transazioni finanziarie non interessano tendenze chiare e continue..e non lo permetteranno
 
Da qui in avanti suoneranno sempre lo stesso disco ( tipo questo sotto uscito oggi ) per cercare di pilotare i soldi parcheggiati sui conti verso il risparmio gestito.
Noi dobbiamo cercare di comprare le azioni prima che loro abbiano fatto il pieno. :D



Pictet AM propone il nuovo paradigma dei prossimi anni fatto di tre regole: il Qe appartiene al passato, il nuovo wathever it takes sarà fiscale, i tassi bassi diventano strutturali. Il risultato è che le azioni vincono sugli altri asset
All’ingresso degli anni 20 la lettura delle economie e dei mercati non è senza contraddizioni: manifatturiero estremamente negativo, servizi in buona salute, mondo sviluppato che tentenna e Paesi Emergenti che aumentano la forza relativa, consumi solidi ma investimenti e scambi con l’estero in sensibile decelerazione. Gli investimenti languono per l’incertezza che incombe sul commercio internazionale, anche se nel lungo periodo si vedono segni di timido recupero. Intanto i consumi, che rappresentano i tre quarti del Pil USA, sono supportati dalla crescita reale dei salari, dalla bassa inflazione e dalla disoccupazione ai minimi. Un quadro certamente non avverso agli utili aziendali.

CON IL NUOVO PARADIGMA, PER L’AZIONARIO UN EXTRA RENDIMENTO FINO AL 3% L’ANNO
Partendo da questa realtà gli esperti di Pictet AM, Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager, prevedono che gli anni 20 ci collocheranno a in un nuovo paradigma in cui crescita potenziale e inflazione saranno strutturalmente inferiori rispetto al passato, con tassi di interesse stabilmente a zero o sotto l’1% nel lungo periodo. In questo quadro, secondo Pictet AM, l’azionario può godere di un extra rendimento fino al 3% annuo.

ECONOMIA ANEMICA, CRESCITA POTENZIALE E INFLAZIONE ‘NORMALE’ INFERIORI AL PASSATO
Il nuovo paradigma delineato dagli esperti di Pictet AM sarà un mondo inedito in cui le politiche monetarie hanno esaurito il proprio ruolo di stimolo all’economia, a cui potrebbe subentrare una fiscalità espansiva, come auspicato da Mario Draghi e ribadito da Christine Lagarde. Forse anche l’andamento anemico dell’economia corrisponde al nuovo paradigma, in cui crescita potenziale e inflazione ‘normale’ sono ridimensionate rispetto al passato.
 
Secondo me una parte della liquidità presente ora nei cc ritornerà nell'immobiliare.....
 
Secondo me una parte della liquidità presente ora nei cc ritornerà nell'immobiliare.....

L'immobiliare può tornare in bolla quando l'azionario trova il massimo...

Per ora costruiscono troppo, a Milano come a Dubai costruiscono 100 app, riescono a venderne 20 e gli altri 80 li nascondono al mercato proponendone 1 alla volta dicendo che è l'ultimo disponibile...

Se ti elencassi l'invenduto a Milano o lo sfitto ci troveremo l'immobiliare più performante d'Italia a meno 50% in pochi mesi...


Sono invece convinto che le banche sanno dove spostare la massa di risparmio, te lo dice uno abbastanza ricco costantemente contattato dal Private.

Continuano a ripetermi di non lasciare il malloppo su BTP e company ma spostarsi su un azionario di pregio (che sappiamo benissimo quale sia).


Vedere l'SP500 a 10000 tra un paio di annetti non mi sorprenderebbe...

A meno che?

Non parta l'inflazione... ma l'inflazione la fa partire il popolino che ha soldi....

Purtroppo manca il mercato... un quadro sociale drammaticamente diviso tra chi ha tutto e non sa più cosa comprare e chi non ha una mazza e non muoverà di certo il mercato...

Indi per cui...
TASSI A ZERO
INFLAZIONE A ZERO
BTP DA FAME
..................................puntano a stanare il ricco e portarlo sull'azionariato di pregio....
 
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