Libano al collasso

Se continua così potrebbero essere invasi da Turchia o Israele in cambio di aiuti.
 
Eppure hanno la sovranità monetaria!!!!
 
Mah, quello economico rischia di essere l'ultimo dei loro problemi...

Mi sa che si apparecchia una bella guerra civile...
 
Mah, quello economico rischia di essere l'ultimo dei loro problemi...

Mi sa che si apparecchia una bella guerra civile...


La guerra civile è gia nella storia del Libano (1975).

Beirut ai primi anni '70 era un posto simile alla Svizzera.

Poi è successo quello che succede più o meno in tutti i posti dove le due grandi religioni sono all'incirca al 50%.

Ma ovviamente qui siamo pieni di geni che si preoccupano di Salvini e dello ius culturae................. sono questi i veri problemi dell'Italia e dell'Europa... :o:o:o
 
La guerra civile è gia nella storia del Libano (1975).

Beirut ai primi anni '70 era un posto simile alla Svizzera.

Poi è successo quello che succede più o meno in tutti i posti dove le due grandi religioni sono all'incirca al 50%.

Ma ovviamente qui siamo pieni di geni che si preoccupano di Salvini e dello ius culturae................. sono questi i veri problemi dell'Italia e dell'Europa... :o:o:o

appunto

io conoscevo dei serbi arrivati subito dopo la guerra jugo,questi cristiani,umili e lavoratori,praticanti o no frega poco,mi raccontarono che avevano molti amici d'infanzia musulmani prima della guerra,poi il macello
mi dissero che avevano cercato di mantenere rapporti amichevoli ma era stato impossibile,con fatti anche truculenti
 
La guerra civile è gia nella storia del Libano (1975).

Beirut ai primi anni '70 era un posto simile alla Svizzera.

Poi è successo quello che succede più o meno in tutti i posti dove le due grandi religioni sono all'incirca al 50%.

Ma ovviamente qui siamo pieni di geni che si preoccupano di Salvini e dello ius culturae................. sono questi i veri problemi dell'Italia e dell'Europa... :o:o:o

Peggio, Imar, perché il Libano è uno stato fittizio governato da partiti milizie che lo usano per i loro affari. Intorno gli interessi dei grandi della zona, Iran (e Siria), Israele, il mondo sunnita e i francesi.

C'è un bell'articolo su Limes online in merito.

Ciao
 
Eppure hanno la sovranità monetaria!!!!

Non te ne fai nulla della sovranità monetaria, perchè se non hai merito di credito sei comunque costretto ad indebitarti in dollari..... solito vecchio copione...

"
Libano, ecco come la «Svizzera del Medio Oriente» è finita in default
Il Governo non pagherà 1,2 miliardi di eurobond in scadenza. Con un debito pubblico al 170% del Pil, Beirut proverà a ristrutturare oltre 30 miliardi di dollari

di Roberto Bongiorni - 11 marzo 2020

«Il debito è diventato più grande di quanto il Libano possa sostenere ed è impossibile per i libanesi pagare gli interessi». Il discorso alla nazione da parte del primo ministro libanese Hassan Diab, in diretta tv sabato scorso, segna una svolta drammatica nella giovane storia del Paese dei cedri.

Il Libano non ce l’ha fatta. Ha alzato bandiera bianca. Lunedì 9 marzo 2020 passerà alla storia per esser il giorno in cui non è stato pagato l’Eurobond da 1,2 miliardi di dollari in scadenza. «Come possiamo pagare i creditori quando la gente è in strada senza nemmeno i soldi per comprare una pagnotta?» , ha spiegato il neo premier, salito al potere lo scorso 21 gennaio proprio per trovare una soluzione alla grave crisi economica che aveva trascinato in piazza per settimane quasi metà della popolazione libanese.

Un evento senza precedenti
Di crisi, il piccolo Libano ne ha vissute tante, alcune lunghe e drammatiche. Eppure aveva sempre onorato i suoi debiti. Anche nell’anno del conflitto tra Israele ed Hezbollah (giugno-luglio 2006), nei turbolenti anni che lo precedettero, ed in quelli che lo seguirono.
Perfino durante il periodo della sanguinosa guerra civile (1976-1991), quando 15 anni di scontri fratricidi si lasciarono dietro 200mila vittime e un Paese ridotto in macerie, quel che restava delle istituzioni aveva provveduto ad onorare i debiti.
Nel 2019 la crisi economica era stata particolarmente grave. I conti pubblici erano arrivati a dei livelli disastrosi, con il debito pubblico sopra il 170% del Pil. Ancora prima dell’ultima crisi, nel 2018 il deficit aveva superato l’11% del Pil. L’inflazine è bel al di sopra delle due cifre.

Prima di arrivare a questa crisi, Riad Salameh, l’uomo al timone della Banca centrale da ormai 26 anni, le aveva provate davvero tutte. Ricorrendo a quella che lui stesso aveva definito “ingegneria finanziaria” l’autorevole tecnico, nominato tre volte nella sua carriera miglior governatore di banca centrale del mondo, era riuscito a mantenere il cambio fisso con il dollaro, 1, 5 sterline libanesi. Era stato proprio lui a decidere di ancorarlo al biglietto verde 22 anni prima. Ecco perché lottava affinché questo meccanismo fosse preservato.
Ma il perno su cui si reggeva la finanza e l’economia del sistema libanese alla fine ha ceduto. L’ancoraggio, pur esistente ufficialmente, in pratica è saltato. E sul mercato nero la sterlina libanese è crollata nei confronti del dollaro americano, perdendo oltre il 40% in pochi mesi.

Una crisi scoppiata con la guerra in Siria
Ma come si è arrivati a questo punto? Il piccolo Libano si reggeva su di un paradosso. Se sul fonte politico era conosciuto come il più instabile Paese del Medio Oriente, su quello finanziario era in assoluto il più stabile.
Ancora nel 2011 il brillante e dinamico settore bancario privato , su cui si reggeva l'intera economia di questo Paese, finanziava buona parte dell’ingombrante debito del governo (che allora ammontava al 130% del Pil) .
E non c'era motivo per preoccuparsi. Nel 2010, quando le economie dei Paesi occidentali si leccavano ancora le ferite per la crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008 con la bancarotta della banca di investimenti americana Lehmans Brothers, le banche libanesi macinavano profitti su profitti. I numeri del 2010 erano impressionanti; l’attività consolidata delle 54 banche libanesi aveva raggiunto i 128,9 miliardi di dollari, il 12 per cento in più sul 2009, che a sua volta aveva registrato un aumento del 22% rispetto all'anno della crisi mondiale, il 2008. Sempre nel 2010 i depositi privati erano arrivati a 107,2 miliardi, il 12% in più rispetto al 2009.

Ma tutto ciò non poteva durare a lungo
I problemi macro economici di questo Paese che importa tutto e vive solo di servizi ,erano giù seri, irrimandabili. La guerra civile nella vicina Siria, scoppiata nella primavera del 2011, ha poi dato il colpo di grazia. Un milione e mezzo di profughi siriani si è riversato nel piccolo e impreparato Libano, trasformandolo nel Paese con il più il più alto rapporto al mondo di rifugiati per abitante. Le sue strutture e infrastrutture, già insufficienti per i libanesi, hanno resistito ma alla fine non hanno retto alla pressione.


Allarme, nel “regno” delle banche calano anche i depositi
Eppure fino alla metà del 2018, il sistema libanese pareva reggere. Nel maggio di quell’anno, durante un’intervista con il Sole 24 Ore nel suo ufficio di Beirut, il governatore Riad Salameh, non senza una punta di orgoglio, aveva precisato: «I depositi totali nel Paese superano di oltre tre volte il Pil nazionale. Questo grazie anche alle rimesse dei libanesi all’estero, circa 7 miliardi di dollari l'anno (il 15%del Pil). Sono un fattore essenziale».
Sette mesi dopo era tuttavia arrivato un pessimo segnale. I depositi bancari, la spina dorsale finanziaria su cui si era retto il Paese dei cedri, avevano iniziato a ridursi. Un brutto segno. L'inizio di una mancanza di fiducia in un Paese costruito sulla fiducia.

Il disastro dei conti pubblici
I conti pubblici d'altronde versavano da tempo in una situazione grave. E alla fine i nodi sono arrivati al pettine. Il deficit, incontrollabile, aveva infranto la barriera del 10 per cento. Il debito pubblico, il secondo più alto al mondo, ha superato il 170% del Pil. Già nel 2018 il deficit delle partite correnti aveva sfondato il 25% del PIl. La crisi scoppiata in autunno,e le grandi proteste di piazza, avevano spinto le banche ad operare forti restrizioni ai prelievi ed ai trasferimenti in dollari.

Il ruolo strategico delle riserve in valuta straniera
L’ennesimo campanello d’allarme è arrivato da un altro pilastro della finanza libanese; ultimamente le riserve in valuta straniera detenute dalla Banca centrale, necessarie anche per ripagare debitori esteri, si erano andate riducendo in modo preoccupante. Tanto che le banche, oltre ai limiti imposti ai prelievi, sovente si rifiutavano di convertire la lira libanese in dollari. Misura che aveva inferto un colpo davvero duro alla capacità del Paese di importare beni dall'estero. Il governo doveva quindi decidere se continuare a usare le sue riserve in valuta pregiata per ripagare il debito o saltare il pagamento di lunedì e conservarle per le importazioni.

Eurobond, la spada di Damocle sulle banche.
Le banche libanesi possiedono circa 12,3 dei 31 miliardi di Eurobond emessi. In sostanza se l’opzione principale dovesse risultare nel taglio del valore nominale dei bond, subirebbero un durissimo colpo. Tanto che già corre voce di un potenziale fabbisogno di circa 25-30 miliardi di dollari eventualmente da tamponare per sostenerne la ricapitalizzazione.

Ristrutturazione o azioni legali?
Le opzioni sul tavolo sono diverse. Il Governo e le banche potrebbero cercare un accordo per una ristrutturazine con i detentori degli eurobond. In tutto il Governo di Beirut intenderebbe ristrutturare 31 miliardi di dollari di eurobond. Una grossa parte del debito scaduto oggi è però controllata dal fondo britannico Ashmore. E non è automatico che sia disponibile ad accettare proposte di ristrutturazione. In questo caso si aprirebbe la strada per azioni legali.
Il Libano proverà a invocare l’ aiuto del Fondo monetario internazionale. Vi sarebbero già state missioni esplorative. Ma il prezzo da pagare rischia di essere molto alto per i libanesi. In cambio di un prestito dell'Fmi, Beirut dovrà presumibilmente negoziare un pacchetto di dolorose riforme strutturali dell’economia (tagli a sussidi, a pensioni, ristrutturazione azienda elettrica nazionale) , che metterebbero in difficoltà una popolazione già messa a dura prova.
Senza contare l’ostacolo Hezbollah. Il movimento sciita che sostiene l'Esecutivo di Beirut grazie ad un accordo con il partito cristiano maronita del presidente Michel Aoun è contrario ad ogni accordo con l'Fmi. La “longa manus” di Theran sul Mediterraneo lo considera un’emanazione del grande satana.
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Libano, ecco come la <<Svizzera del Medio Oriente>> e finita in default - Il Sole 24 ORE
 
Ultima modifica:
Peggio, Imar, perché il Libano è uno stato fittizio governato da partiti milizie che lo usano per i loro affari. Intorno gli interessi dei grandi della zona, Iran (e Siria), Israele, il mondo sunnita e i francesi.

C'è un bell'articolo su Limes online in merito.

Ciao


Ciao Paolo,
non l'ho letto, ma un pochino conosco la storia (posso dire castronerie ovviamente, non faccio lo storico di professione, ma credo che sul forum sono di più le castronerie che leggo di quelle che scrivo....;)).

Non importa tanto se sei uno stato fittizio o meno, nell'area molti stati - se guardi su una carta geografica - hanno per confini linee dritte, sono stati "tagliati a tavolino".

Adesso mi attiro di nuovo qualche strale, (ora è di moda riscrivere la storia come fa il neo-borbonico riguardo all'Italia nell'altro thread), ma la realtà è che che anche negli anni '70 i problemi del Libano nascono quando i cosidetti profughi palestinesi vengono cacciati dalla Giordania (sostanzialmente perchè continuando la guerriglia contro Israele ti portano casini in casa tua...) e questo piccolo paese viene letteralmente invaso perchè non la forza di difendere i suoi confini.

Tra l'altro, fu proprio l'ingresso massiccio dei palestinesi ad alterare l'equilibrio numerico (largo circa) che esisteva tra le due grandi religioni.

E' chiaro che se vivi di servizi bancari e turismo ..... e ti portano la guerra civile in casa....(una guerra che non è mai finita veramente, tra l'altro) beh, sei finito.

Ora a me dispiace per il Libano (Libano è la civiltà dei fenici tra l'altro), ma mi preoccupano di più i maledetti geni di casa nostra, che si reputano troppo intelligenti per non imparare dalla storia, e sembrano non capire i rischi che corre l'Europa (l'Europa è più grande del Libano, ci vorrà molto più tempo, la fine non la vedremo noi ma le generazioni future, ma se si lascia scorrere il flusso senza intervenire..... non è una questione di SE ma di QUANDO....).
 
Ultima modifica:
Non te ne fai nulla della sovranità monetaria, perchè se non hai merito di credito sei comunque costretto ad indebitarti in dollari..... solito vecchio copione...

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Libano, ecco come la «Svizzera del Medio Oriente» è finita in default
Il Governo non pagherà 1,2 miliardi di eurobond in scadenza. Con un debito pubblico al 170% del Pil, Beirut proverà a ristrutturare oltre 30 miliardi di dollari

di Roberto Bongiorni - 11 marzo 2020

«Il debito è diventato più grande di quanto il Libano possa sostenere ed è impossibile per i libanesi pagare gli interessi». Il discorso alla nazione da parte del primo ministro libanese Hassan Diab, in diretta tv sabato scorso, segna una svolta drammatica nella giovane storia del Paese dei cedri.

Il Libano non ce l’ha fatta. Ha alzato bandiera bianca. Lunedì 9 marzo 2020 passerà alla storia per esser il giorno in cui non è stato pagato l’Eurobond da 1,2 miliardi di dollari in scadenza. «Come possiamo pagare i creditori quando la gente è in strada senza nemmeno i soldi per comprare una pagnotta?» , ha spiegato il neo premier, salito al potere lo scorso 21 gennaio proprio per trovare una soluzione alla grave crisi economica che aveva trascinato in piazza per settimane quasi metà della popolazione libanese.

Un evento senza precedenti
Di crisi, il piccolo Libano ne ha vissute tante, alcune lunghe e drammatiche. Eppure aveva sempre onorato i suoi debiti. Anche nell’anno del conflitto tra Israele ed Hezbollah (giugno-luglio 2006), nei turbolenti anni che lo precedettero, ed in quelli che lo seguirono.
Perfino durante il periodo della sanguinosa guerra civile (1976-1991), quando 15 anni di scontri fratricidi si lasciarono dietro 200mila vittime e un Paese ridotto in macerie, quel che restava delle istituzioni aveva provveduto ad onorare i debiti.
Nel 2019 la crisi economica era stata particolarmente grave. I conti pubblici erano arrivati a dei livelli disastrosi, con il debito pubblico sopra il 170% del Pil. Ancora prima dell’ultima crisi, nel 2018 il deficit aveva superato l’11% del Pil. L’inflazine è bel al di sopra delle due cifre.

Prima di arrivare a questa crisi, Riad Salameh, l’uomo al timone della Banca centrale da ormai 26 anni, le aveva provate davvero tutte. Ricorrendo a quella che lui stesso aveva definito “ingegneria finanziaria” l’autorevole tecnico, nominato tre volte nella sua carriera miglior governatore di banca centrale del mondo, era riuscito a mantenere il cambio fisso con il dollaro, 1, 5 sterline libanesi. Era stato proprio lui a decidere di ancorarlo al biglietto verde 22 anni prima. Ecco perché lottava affinché questo meccanismo fosse preservato.
Ma il perno su cui si reggeva la finanza e l’economia del sistema libanese alla fine ha ceduto. L’ancoraggio, pur esistente ufficialmente, in pratica è saltato. E sul mercato nero la sterlina libanese è crollata nei confronti del dollaro americano, perdendo oltre il 40% in pochi mesi.

Una crisi scoppiata con la guerra in Siria
Ma come si è arrivati a questo punto? Il piccolo Libano si reggeva su di un paradosso. Se sul fonte politico era conosciuto come il più instabile Paese del Medio Oriente, su quello finanziario era in assoluto il più stabile.
Ancora nel 2011 il brillante e dinamico settore bancario privato , su cui si reggeva l'intera economia di questo Paese, finanziava buona parte dell’ingombrante debito del governo (che allora ammontava al 130% del Pil) .
E non c'era motivo per preoccuparsi. Nel 2010, quando le economie dei Paesi occidentali si leccavano ancora le ferite per la crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008 con la bancarotta della banca di investimenti americana Lehmans Brothers, le banche libanesi macinavano profitti su profitti. I numeri del 2010 erano impressionanti; l’attività consolidata delle 54 banche libanesi aveva raggiunto i 128,9 miliardi di dollari, il 12 per cento in più sul 2009, che a sua volta aveva registrato un aumento del 22% rispetto all'anno della crisi mondiale, il 2008. Sempre nel 2010 i depositi privati erano arrivati a 107,2 miliardi, il 12% in più rispetto al 2009.

Ma tutto ciò non poteva durare a lungo
I problemi macro economici di questo Paese che importa tutto e vive solo di servizi ,erano giù seri, irrimandabili. La guerra civile nella vicina Siria, scoppiata nella primavera del 2011, ha poi dato il colpo di grazia. Un milione e mezzo di profughi siriani si è riversato nel piccolo e impreparato Libano, trasformandolo nel Paese con il più il più alto rapporto al mondo di rifugiati per abitante. Le sue strutture e infrastrutture, già insufficienti per i libanesi, hanno resistito ma alla fine non hanno retto alla pressione.


Allarme, nel “regno” delle banche calano anche i depositi
Eppure fino alla metà del 2018, il sistema libanese pareva reggere. Nel maggio di quell’anno, durante un’intervista con il Sole 24 Ore nel suo ufficio di Beirut, il governatore Riad Salameh, non senza una punta di orgoglio, aveva precisato: «I depositi totali nel Paese superano di oltre tre volte il Pil nazionale. Questo grazie anche alle rimesse dei libanesi all’estero, circa 7 miliardi di dollari l'anno (il 15%del Pil). Sono un fattore essenziale».
Sette mesi dopo era tuttavia arrivato un pessimo segnale. I depositi bancari, la spina dorsale finanziaria su cui si era retto il Paese dei cedri, avevano iniziato a ridursi. Un brutto segno. L'inizio di una mancanza di fiducia in un Paese costruito sulla fiducia.

Il disastro dei conti pubblici
I conti pubblici d'altronde versavano da tempo in una situazione grave. E alla fine i nodi sono arrivati al pettine. Il deficit, incontrollabile, aveva infranto la barriera del 10 per cento. Il debito pubblico, il secondo più alto al mondo, ha superato il 170% del Pil. Già nel 2018 il deficit delle partite correnti aveva sfondato il 25% del PIl. La crisi scoppiata in autunno,e le grandi proteste di piazza, avevano spinto le banche ad operare forti restrizioni ai prelievi ed ai trasferimenti in dollari.

Il ruolo strategico delle riserve in valuta straniera
L’ennesimo campanello d’allarme è arrivato da un altro pilastro della finanza libanese; ultimamente le riserve in valuta straniera detenute dalla Banca centrale, necessarie anche per ripagare debitori esteri, si erano andate riducendo in modo preoccupante. Tanto che le banche, oltre ai limiti imposti ai prelievi, sovente si rifiutavano di convertire la lira libanese in dollari. Misura che aveva inferto un colpo davvero duro alla capacità del Paese di importare beni dall'estero. Il governo doveva quindi decidere se continuare a usare le sue riserve in valuta pregiata per ripagare il debito o saltare il pagamento di lunedì e conservarle per le importazioni.

Eurobond, la spada di Damocle sulle banche.
Le banche libanesi possiedono circa 12,3 dei 31 miliardi di Eurobond emessi. In sostanza se l’opzione principale dovesse risultare nel taglio del valore nominale dei bond, subirebbero un durissimo colpo. Tanto che già corre voce di un potenziale fabbisogno di circa 25-30 miliardi di dollari eventualmente da tamponare per sostenerne la ricapitalizzazione.

Ristrutturazione o azioni legali?
Le opzioni sul tavolo sono diverse. Il Governo e le banche potrebbero cercare un accordo per una ristrutturazine con i detentori degli eurobond. In tutto il Governo di Beirut intenderebbe ristrutturare 31 miliardi di dollari di eurobond. Una grossa parte del debito scaduto oggi è però controllata dal fondo britannico Ashmore. E non è automatico che sia disponibile ad accettare proposte di ristrutturazione. In questo caso si aprirebbe la strada per azioni legali.
Il Libano proverà a invocare l’ aiuto del Fondo monetario internazionale. Vi sarebbero già state missioni esplorative. Ma il prezzo da pagare rischia di essere molto alto per i libanesi. In cambio di un prestito dell'Fmi, Beirut dovrà presumibilmente negoziare un pacchetto di dolorose riforme strutturali dell’economia (tagli a sussidi, a pensioni, ristrutturazione azienda elettrica nazionale) , che metterebbero in difficoltà una popolazione già messa a dura prova.
Senza contare l’ostacolo Hezbollah. Il movimento sciita che sostiene l'Esecutivo di Beirut grazie ad un accordo con il partito cristiano maronita del presidente Michel Aoun è contrario ad ogni accordo con l'Fmi. La “longa manus” di Theran sul Mediterraneo lo considera un’emanazione del grande satana.
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Libano, ecco come la <<Svizzera del Medio Oriente>> e finita in default - Il Sole 24 ORE

Insomma il libano andava allineato e si è trovato il modo, io la vedo così e si ricollega anche al fatto che ha una banca centrale.
 
Io auspico che la valuta nazionale venga ritirata e si eurizzino, esistono già paesi con l'euro come valuta circolante pur non facendo parte dell'UE
 
quando ho visto i primi video e' la prima cosa che ho pensato,la velocita' di innalzamento delle polveri e la forma a funghetto sono troppo strane per qualcosa di solamente chimico

A Beirut e stata utilizzata una carica nucleare miniaturizzata, difficile nascondere la situazione. Migliaia di vittime - Come Don Chisciotte

macron oggi e' li' con la mascherina chirurgica!...+ chiaro di cosi'....la testata non ci fa una bella figura a pubblicare ste *******
 

Beh, Libano o Argentina o Zimbawe, lo schema è sempre lo stesso.

Ti devi indebitare in dollari USA, perchè sei in una situazione instabile ed il mercato lo sa, nessuno ti finanzia in valuta locale (o comunque dovresti offrire interessi stratosferici, e il risultato finale non cambia).

Una volta che hai debiti in valuta estera, devi cercare di tenere il cambio fisso, se lasci il cambio col USD muoversi secondo logiche di mercato, la valuta locale si svaluta ed il debito (misurato in valuta locale) aumenta a dsimisura e tutto (quel poco che hai) di sistema economico salta.

Il problema è che la realtà ha la testa dura, ed i fondamnetali prima o poi emergono, così la svalutazione che in una situazione normale avresti assorbito un tanto all'anno, te la becchi tutta in un colpo, si crea iperinflazione e la gente non arriva più a coprire i bisogni essenziali.

Non si tratta di una "truffa organizzata dalla banca centrale" come dice l'articolista che hai linkato, la banca centrale in una situazione simile può solo cercare di comprare tempo (col peg) sperando che l'economia si rafforzi e il cambio reale non si discosti troppo dal PEG.

Non si tratta di schema Ponzi, o meglio lo è nella stessa misura di tutti gli altri paesi (Italia in prima fila) che da sempre pagano interessi crescenti sul debito facendo nuovi debiti.....

In sostanza la banca centrale si muove su un sentiero molto stretto, può solo scegliere se fallire subito o fallire in un secondo tempo.

In genere, sceglie la seconda opzione, ma alla lunga il risultato è comunque segnato.

Ovviamente nel caso del Libano il tutto ha una origine ben precisa ed extra economica, ma lo si deve dire sottovoce, per non incorrere negli strali del "politicamente allineato".
Probabilmente, se avessi scritto un messaggio simile a quello di ieri su Twitter o su Facebook, sarei stato censurato (e questo la dice lunga su che futuro ci aspetta se non c'è una reazione, un futuro in cui pochi social network si arrogheranno il diritto di scegliere cosa si può dire e cosa no).

Ps comunque, se avete visto in TV, i volti dei giovani libanesi che si affollano attorno a Macron o che - ramazza in mano - cercavano di ripulire dai detriti ..... beh si capisce tutto, non occorre leggere sofisticati trattati di politica internazionale.......... basta guardare e si capisce tutto (se si vuol capire ovviamente, i maledetti geni di casa nostra - sepolti nella loro ignavia e presunzione - quelli stessi che si strappavano le vesti perchè il cattivone ha provato - senza riuscirci - a socchiudere i porti per qualche mese.......beh, loro sappiamo che non capiranno mai....).

Sono quei giovani, i perdenti della guerra civile che è inziata nel 1975, e che non si è mai chiusa veramente, checchè se ne dica.
 
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La Turchia rischia un tracollo valutario simile al Libano
 
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