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Ottolino88
Guest
In questo thread vorrei discutere dell'andamento del PIL dei paesi dell'Eurozona a seguito del Covid-19.
Vi è un motivo particolare per voi tale per cui il PIL 1Q2020 italiano sia calato meno che in Francia e Spagna?
Covid-19, Pil zona euro -3,8% nel primo trimestre. Italia -4,7%, meglio di Francia e Spagna
Nel primo trimestre il Pil nella zona euro è calato del 3,8% e nell’Unione Europea del 3,5% rispetto al quarto trimestre 2019, quando era cresciuto, rispettivamente, di 0,1% e 0,2%. Si tratta del record storico, indica Eurostat. Rispetto a un anno prima il Pil è sceso del 3,3% nella zona euro e del 2,7% nell’Ue, dopo, rispettivamente, +1% e +1,3%. Si tratta dei cali più marcati dal terzo trimestre 2009 (-4,5% per la zona euro, -4,4% per l’Ue).
Tutti i Paesi stanno pubblicando indicatori macroeconomici e sondaggi sul sentiment di aziende e consumatori pessimi, come è logico attendersi nel contesto attuale. In Germania, per esempio, le vendite al dettaglio di marzo sono calate del 2,8% a livello mensile e del 5,6% su base annuale. Ad aprile il tasso di disoccupazione è salito al 5,8% dal 5% precedente (le stime erano per un incremento al 5,2%).
L’economia francese entrata in recessione: il Pil si è contratto per il secondo trimestre consecutivo; tra gennaio e marzo è calato del 5,8%, dopo la discesa dello 0,1% negli ultimi tre mesi dello scorso anno. Il dato ha deluso nettamente anche il consenso degli economisti, che si aspettavano un ribasso più contenuto, pari al 4%.
E anche l’Italia, come era scontato, è entrata ufficialmente in recessione: dopo aver archiviato il quarto trimestre dell’anno scorso con un Pil in calo dello 0,3%, tra gennaio e marzo l’economia si è contratta del 4,7% rispetto ai tre mesi precedenti (meno del 5% stimato dagli economisti) e del 4,8% tendenziale. Si tratta, segnala Istat, del peggior risultato dall’inizio delle serie storiche, nel 1995. Una contrazione di entità eccezionale, spiega Istat, indotta dagli effetti economici dell’attuale emergenza sanitaria e dalle misure di contenimento adottate. Il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutte le principali componenti produttive. Dal lato della domanda, vi sono stati ampi contributi negativi sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. A questo punto la variazione acquisita per il 2020 è pari a -4,9%. “La stima preliminare del Pil”, ha precisato l’Istat, “risente degli ostacoli posti dall’emergenza sanitaria in corso alla raccolta dei dati di base, che costituiscono l’input per l’elaborazione dei conti nazionali e sarà oggetto di revisione nelle prossime diffusioni, man mano che si renderanno disponibili ulteriori fonti informative. Tali revisioni potrebbero essere di entità superiore alla norma”.
La Spagna nel primo trimestre ha registrato un Pil in flessione del 5,2% rispetto al trimestre precedente e del 4,2% tendenziale.
Il fatto che Roma abbia fatto meglio (meno peggio, sarebbe più corretto dire) di Parigi e Madrid può far sperare in una ripresa più rapida dell’economia, in considerazione del fatto che il lockdown in Italia è cominciato prima rispetto agli altri Paesi europei.
Nel mese di marzo, quando sono iniziate le misure di lockdown legate al Covid-19, il tasso di disoccupazione corretto delle variazioni stagionali si è stabilito al 7,4% nella zona euro, in aumento rispetto al 7,3% registrato a febbraio. Nell’Ue il tasso di disoccupazione è pari al 6,6%, in aumento rispetto al 6,5% del mese precedente. Il mese scorso, secondo quanto riferisce Eurostat, 14,141 milioni di persone erano in disoccupazione nell’Ue, di cui 12,156 milioni nella zona euro. Rispetto al mese precedente il numero dei disoccupati è aumentato di 241.000 nell’Ue e di 197.000 nella zona euro. Italia e Francia penultime all’8,4%, peggio fa la Spagna con il 14,5%, mentre il dato della Grecia, che a gennaio aveva il tasso più alto, non è pervenuto. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile a marzo si è stabilita al 15,2% nella Ue e al 15,8% nella zona euro, contro rispettivamente il 14,4% e il 15,4% a febbraio. Spagna ultima con il 33,1%, seguita da Italia al 28%.
La fiducia delle famiglie giapponesi ad aprile è scivolata a 21,6 punti, in calo di 9,3 punti rispetto al precedente mese di marzo. Sempre in Giappone, a marzo la produzione industriale è caduta del 3,7%, rispetto al precedente -0,3% (la previsione era -5,2%). Secondo quanto reso noto dal governo di Tokyo, a marzo le vendite al dettaglio sono crollate del 4,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte dell’aumento dell’1,6% registrato a febbraio. Il dato si rileva lievemente migliore delle attese del mercato, che erano per un calo del 4,7%. Su base mensile le vendite sono scivolate del 4,5%. Quanto alle vendite all’ingrosso, riportano un -1,3% su mese, registrando un -6,6% su anno. Le vendite totali hanno evidenziato così un decremento del 2,4% congiunturale e un calo del 5,5% a livello tendenziale.
L’attività manifatturiera in Cina ha rallentato ad aprile dopo un rimbalzo a sorpresa avvenuto nel mese precedente. L’indice Pmi per il mese in corso si è attestato a 50,8 punti contro i 52 di marzo. II dato è leggermente inferiore alla previsione della media degli analisti, che indicava un livello di 51 punti. La soglia di 50 separa contrazione ed espansione di un settore.
Vi è un motivo particolare per voi tale per cui il PIL 1Q2020 italiano sia calato meno che in Francia e Spagna?
Covid-19, Pil zona euro -3,8% nel primo trimestre. Italia -4,7%, meglio di Francia e Spagna
Nel primo trimestre il Pil nella zona euro è calato del 3,8% e nell’Unione Europea del 3,5% rispetto al quarto trimestre 2019, quando era cresciuto, rispettivamente, di 0,1% e 0,2%. Si tratta del record storico, indica Eurostat. Rispetto a un anno prima il Pil è sceso del 3,3% nella zona euro e del 2,7% nell’Ue, dopo, rispettivamente, +1% e +1,3%. Si tratta dei cali più marcati dal terzo trimestre 2009 (-4,5% per la zona euro, -4,4% per l’Ue).
Tutti i Paesi stanno pubblicando indicatori macroeconomici e sondaggi sul sentiment di aziende e consumatori pessimi, come è logico attendersi nel contesto attuale. In Germania, per esempio, le vendite al dettaglio di marzo sono calate del 2,8% a livello mensile e del 5,6% su base annuale. Ad aprile il tasso di disoccupazione è salito al 5,8% dal 5% precedente (le stime erano per un incremento al 5,2%).
L’economia francese entrata in recessione: il Pil si è contratto per il secondo trimestre consecutivo; tra gennaio e marzo è calato del 5,8%, dopo la discesa dello 0,1% negli ultimi tre mesi dello scorso anno. Il dato ha deluso nettamente anche il consenso degli economisti, che si aspettavano un ribasso più contenuto, pari al 4%.
E anche l’Italia, come era scontato, è entrata ufficialmente in recessione: dopo aver archiviato il quarto trimestre dell’anno scorso con un Pil in calo dello 0,3%, tra gennaio e marzo l’economia si è contratta del 4,7% rispetto ai tre mesi precedenti (meno del 5% stimato dagli economisti) e del 4,8% tendenziale. Si tratta, segnala Istat, del peggior risultato dall’inizio delle serie storiche, nel 1995. Una contrazione di entità eccezionale, spiega Istat, indotta dagli effetti economici dell’attuale emergenza sanitaria e dalle misure di contenimento adottate. Il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutte le principali componenti produttive. Dal lato della domanda, vi sono stati ampi contributi negativi sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. A questo punto la variazione acquisita per il 2020 è pari a -4,9%. “La stima preliminare del Pil”, ha precisato l’Istat, “risente degli ostacoli posti dall’emergenza sanitaria in corso alla raccolta dei dati di base, che costituiscono l’input per l’elaborazione dei conti nazionali e sarà oggetto di revisione nelle prossime diffusioni, man mano che si renderanno disponibili ulteriori fonti informative. Tali revisioni potrebbero essere di entità superiore alla norma”.
La Spagna nel primo trimestre ha registrato un Pil in flessione del 5,2% rispetto al trimestre precedente e del 4,2% tendenziale.
Il fatto che Roma abbia fatto meglio (meno peggio, sarebbe più corretto dire) di Parigi e Madrid può far sperare in una ripresa più rapida dell’economia, in considerazione del fatto che il lockdown in Italia è cominciato prima rispetto agli altri Paesi europei.
Nel mese di marzo, quando sono iniziate le misure di lockdown legate al Covid-19, il tasso di disoccupazione corretto delle variazioni stagionali si è stabilito al 7,4% nella zona euro, in aumento rispetto al 7,3% registrato a febbraio. Nell’Ue il tasso di disoccupazione è pari al 6,6%, in aumento rispetto al 6,5% del mese precedente. Il mese scorso, secondo quanto riferisce Eurostat, 14,141 milioni di persone erano in disoccupazione nell’Ue, di cui 12,156 milioni nella zona euro. Rispetto al mese precedente il numero dei disoccupati è aumentato di 241.000 nell’Ue e di 197.000 nella zona euro. Italia e Francia penultime all’8,4%, peggio fa la Spagna con il 14,5%, mentre il dato della Grecia, che a gennaio aveva il tasso più alto, non è pervenuto. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile a marzo si è stabilita al 15,2% nella Ue e al 15,8% nella zona euro, contro rispettivamente il 14,4% e il 15,4% a febbraio. Spagna ultima con il 33,1%, seguita da Italia al 28%.
La fiducia delle famiglie giapponesi ad aprile è scivolata a 21,6 punti, in calo di 9,3 punti rispetto al precedente mese di marzo. Sempre in Giappone, a marzo la produzione industriale è caduta del 3,7%, rispetto al precedente -0,3% (la previsione era -5,2%). Secondo quanto reso noto dal governo di Tokyo, a marzo le vendite al dettaglio sono crollate del 4,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte dell’aumento dell’1,6% registrato a febbraio. Il dato si rileva lievemente migliore delle attese del mercato, che erano per un calo del 4,7%. Su base mensile le vendite sono scivolate del 4,5%. Quanto alle vendite all’ingrosso, riportano un -1,3% su mese, registrando un -6,6% su anno. Le vendite totali hanno evidenziato così un decremento del 2,4% congiunturale e un calo del 5,5% a livello tendenziale.
L’attività manifatturiera in Cina ha rallentato ad aprile dopo un rimbalzo a sorpresa avvenuto nel mese precedente. L’indice Pmi per il mese in corso si è attestato a 50,8 punti contro i 52 di marzo. II dato è leggermente inferiore alla previsione della media degli analisti, che indicava un livello di 51 punti. La soglia di 50 separa contrazione ed espansione di un settore.