L'istruzione in Italia è probabilmente una criticità non meno seria di altre

Monte_Cristo

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20/3/18
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Facendo un paragone fra l'istruzione in Italia e quella di altri paesi europei non si può non prendere nota della bassissima qualità a fronte di orari e impegno sproporzionati.

I programmi e le conoscenze insegnate sono inadeguati a formare uno studente sul piano meramente tecnico figuriamoci umano e la quasi totalità del corpo insegnanti è fatto da individui poco motivati e che mai dal momento dell'incarico hanno pensato ne sono stati costretti ad aggiornarsi.

Le scuole dell'obbligo sono poco più di un parcheggio per giovani mentre le università salvo poche eccellenze non sono in grado di formare adeguatamente nel campo in questione tanto che una volta concluso il ciclo 3+2 sono necessari corsi extra tenuti dall'ente che offre lavoro (si pensi ai commercialisti o gli avvocati tanto per dirne una).

La maggiore criticità è un lag formativo in termini di conoscenze apprese rispetto a conoscenze necessarie per non parlare della rigidità dei ministeri nell'imporre programmi datati anche ad università che vorrebbero fornire un offerta formativa migliore.

Il semplice fatto che il concetto di materia facoltativa o percorso a scelta sia visto come un contentino da dare allo studente somministrandolo con il contagocce fa bene capire l'impostazione.
 
è uno stipendificio per gli insegnanti. Un milione di privilegiati che lavorano 18 ore a settimana, 3 mesi di ferie, pensione anticipata. Il sistema è impostato per loro e non per gli studenti. Quindi è ovvio che questo sistema non può essere competitivo.
 
è uno stipendificio per gli insegnanti. Un milione di privilegiati che lavorano 18 ore a settimana, 3 mesi di ferie, pensione anticipata. Il sistema è impostato per loro e non per gli studenti. Quindi è ovvio che questo sistema non può essere competitivo.

verissimo
 
A mio avviso ci sono 3 temi:

- il percorso formativo che è gestito in maniera un po' datata con materie ignorate (geografia, economia) e alcune monche (storia che finisce al 45). Il peso delle materie scientifiche è ancora considerato di nicchia per cui già alle medie si ha una grossa scrematura per "quelli che non capiscono la matematica" e "quelli che non han voglia" facendo sì che a 13 anni si condanni una parte di popolazione ad essere ignorante come un tombino.
"Scienze" è vista sempre come una materia per appassionati che vogliono dedicarsi a quello nella vita, mentre è "solamente" la base per comprendere il mondo. Se ci fosse un minimo di cultura scientifica (intendo il metodo) sarebbe più semplice affrontare gli argomenti con un minimo di cognizione di causa.
A mio avviso dalle università italiane (almeno quelle decenti) escono studenti preparati bene. Trovo anzi che la preparazione teorica offerta sia davvero di ottimo livello, escludo da questo discorso tutto ciò che è IT visto che non ho molto polso a riguardo. Il problema è però nella parte "pratica". Le università hanno tutt'ora collaborazioni scarse con le aziende e sono spaventosamente indietro a livelli di mezzi e infrastrutture.
Chimica a Milano, ad esempio, prevede un anno di tesi da fare in azienda o presso i laboratori universitari. Le infrastrutture fanno pietà e il risultato è che tesisti (e dottorandi/ricercatori) utilizzano strumenti vecchi, reagenti col contagocce, personale discutibilmente qualificato e non hanno dotazioni nemmeno lontanamente paragonabili con i competitor. Qui si scava un solco.

- La struttura. Problema enorme è l'uscita tardiva. Ciclo dopo ciclo si finisce a 24 anni ed è biologicamente tardi oltre a prolungare il tempo in cui non si ha reddito. Varrebbe la pena, secondo me, definire dei percorsi più rapidi con diverse materie facoltative già dalle superiori.

- Il corpo docente. E' indecente la preparazione di alcuni professori. A livello universitario esiste un sistema indegno di assegnazione delle cattedre. Il 90% dei ricambi universitari che ho visto vedevano l'assegnazione delle cattedre a parenti (moglie, figlio) oppure al ricercatorino che ha seguito per 20 anni il professore. Ovviamente anche qui esiste sempre una politica con fazioni varie, quindi se nei consigli di facoltà ci sono dei gruppi dominanti quei gruppi sono poi avvantaggiati nelle assegnazioni.
Per esperienza personale sono stato "raccomandato" per una borsa di ricerca. Basta infatti che il bando venga poco pubblicizzato e di fatto si presenta un numero di persone minimo o addirittura nessuno.
Ho avuto modo di fare il colloquio con la commissione e poi ho per fortuna potuto ignorare l'esito avendo trovato lavoro.
 
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