Capacità produttiva e obsolescenza programmata

Monte_Cristo

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20/3/18
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Leggevo un articolo che mostrava come la capacità industriale di molte aziende di grandi dimensioni a cominciare da quelle automobilistiche, superasse enormemente la richiesta di beni da parte dei consumatori e che al fine di incrementare i profitti ma anche tenere in piedi il sistema, venissero usati degli escamotage come appunto l'obsolescenza programmata ma non solo.

Uno degli escamotage era creare una sorta di corsa all'aggiornamento del prodotto dove prodotti perfettamente funzionanti ed adeguati alle richieste venivano ritirati dietro sconti e vari incentivi al fine di invogliare il compratore ad acquistare la nuova versione.

Ora io mi chiedo, è sana da un punto di vista economico ma anche ambientale (si pensi ai metalli rari) questa nuova ondata consumista anche a fronte delle conseguenze che porta?
 
Leggevo un articolo che mostrava come la capacità industriale di molte aziende di grandi dimensioni a cominciare da quelle automobilistiche, superasse enormemente la richiesta di beni da parte dei consumatori e che al fine di incrementare i profitti ma anche tenere in piedi il sistema, venissero usati degli escamotage come appunto l'obsolescenza programmata ma non solo.

Uno degli escamotage era creare una sorta di corsa all'aggiornamento del prodotto dove prodotti perfettamente funzionanti ed adeguati alle richieste venivano ritirati dietro sconti e vari incentivi al fine di invogliare il compratore ad acquistare la nuova versione.

Ora io mi chiedo, è sana da un punto di vista economico ma anche ambientale (si pensi ai metalli rari) questa nuova ondata consumista anche a fronte delle conseguenze che porta?

"Tutto è sano se porta profitto"
-Cit. Homo Sapiens Capitalisticus :D
 
Più che altro non parlerei di "nuova ondata consumistica", visto che è un fenomeno in atto da almeno 20 anni.

Da un punto di vista economico, finché ci saranno paesi a bassissimo costo di manodopera, continuerà ad essere una via per fare profitto continuamente battuta.

Da un punto di vista ambientale, dovrà essere la legislazione a porre dei limiti alla produzione senza limiti (perché distruggere il pianeta significa distruggere anche i nostri figli). Ad esempio, oggi ci sono per i venditori di elettronica leggi precise (es: obbligo di ritiro RAEE 1 vs 1 e piccoli elettrodomestici sempre), mentre per i distributori online questi obblighi sono più leggeri.

Con l'aumento del digitale, le piattaforme online dovranno essere maggiormente regolamentate sia sul fronte dell'elusione fiscale che su quello degli obblighi di ritiro e smaltimento di materiali elettronici di qualunque dimensione (se la radio vecchio lo ritira Amazon, pagano loro lo smaltimento; se lo porto in discarica, la pagano i cittadini via Tari; se li butto nell'indifferenziata, vado a sovraccaricare i cicli di conferimento rifiuti in discarica).
Interventi simili sono ovviamente possibili solo a livello sovranazionale (leggi: unione europea).
 
Leggevo un articolo che mostrava come la capacità industriale di molte aziende di grandi dimensioni a cominciare da quelle automobilistiche, superasse enormemente la richiesta di beni da parte dei consumatori e che al fine di incrementare i profitti ma anche tenere in piedi il sistema, venissero usati degli escamotage come appunto l'obsolescenza programmata ma non solo.

Uno degli escamotage era creare una sorta di corsa all'aggiornamento del prodotto dove prodotti perfettamente funzionanti ed adeguati alle richieste venivano ritirati dietro sconti e vari incentivi al fine di invogliare il compratore ad acquistare la nuova versione.

Ora io mi chiedo, è sana da un punto di vista economico ma anche ambientale (si pensi ai metalli rari) questa nuova ondata consumista anche a fronte delle conseguenze che porta?

Anche l'onda green è pienamente funzionale a tale processo ,considerando soprattutto che trattasi in gran parte di pseudogreen
 
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