L’incubo di uffici vuoti e ospedali chiusi: arriva quota 100

Monte_Cristo

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20/3/18
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L’incubo di uffici vuoti e ospedali chiusi: nel pubblico arriva il terremoto Quota 100 - La Stampa

Si salveranno solo i vigili urbani. Anche senza il giubbotto antiproiettile. Perché la loro difesa, negli ultimi anni, è stata assicurata da assunzioni quasi continue. Il proiettile vagante di Quota 100, che ora rischia di colpire in pieno la pubblica amministrazione italiana, centrerà quasi certamente gli uffici dell’anagrafe, le scuole e soprattutto gli asili nido, gli uffici tecnici e i servizi sociali. Nel giro di pochi mesi, insomma, le amministrazioni comunali italiane rischiano di trovarsi con migliaia di scrivanie vuote. Alle carenze d’organico attuali, visto che da anni il turn over è ancora rigorosamente bloccato, si aggiungeranno i vuoti già previsti dagli enti locali e dall’Inps. Le domande presentate fino al 31 luglio sono più di 52 mila e nel 19 per cento dei casi è già arrivata l’approvazione. Nei prossimi mesi, secondo le stime fatte dai sindacati, le richieste si moltiplicheranno e i lavoratori in lizza per lasciare il proprio ufficio saranno più di 100 mila. Forse addirittura 120 mila.

L’esodo anticipato

Il grande piano per l’esodo anticipato di migliaia di lavoratori avrà presto gravi effetti collaterali. Con il rischio concreto di paralizzare i servizi per i cittadini. Sia nelle grandi città, dove il numero di impiegati pronti a conquistare il traguardo della pensione è ovviamente maggiore, sia nei piccoli centri, dove gli uffici pubblici possono contare su organici risicati. E nei paesi, dove molti servizi si reggono sul lavoro di un solo impiegato, l’effetto quasi immediato sarà quello di chiudere gli uffici. Ma anche alcuni reparti d’ospedale o addirittura qualche pronto soccorso. E a settembre, al riavvio delle lezioni, moltissime scuole si ritroveranno con la metà degli insegnanti e allora toccherà come sempre ai precari lanciare il paracadute. «Ai 100 mila che usufruiranno dei nuovi limiti previsti da Quota 100 - sottolinea Federico Bozzanca, segretario nazionale della Funziona pubblica Cgil – bisognerà sommare tutti quelli che invece hanno già raggiunto i requisiti secondo i parametri della legge Fornero».

I concorsi bloccati
La salvezza per la pubblica amministrazione con gli uffici sguarniti passerà ovviamente per i concorsi. Ma ci sarà parecchio da attendere. Canonici tempi delle selezioni pubbliche, a cui andranno aggiunti i soliti italici imprevisti: prima i bandi e poi i ricorsi, con gli intoppi burocratici e in qualche caso pure le inchieste. «Nella migliore delle ipotesi – prevede Nicola Foccillo, segretario confederale dalla Uil – passerà almeno un anno». E nel frattempo? Gli impiegati che restano avranno un carico di lavoro doppio e molti servizi dovranno essere ridotti. Oppure chiusi e sospesi. «Non dimentichiamo che il blocco delle assunzioni è ancora in vigore fino a novembre – ricorda Foccillo – Per il momento solo i Comuni e le scuole possono bandire i concorsi».

Gli enti in agonia
Quel che succederà, appena scatteranno le pensioni anticipate, finirà per aggravare ulteriormente le condizioni degli enti pubblici, quelli locali in particolar modo. «Già da due anni sappiamo che nell’arco del quinquennio in corso ben 500 mila dipendenti pubblici andranno in pensione – ricorda Foccillo – Circa 200 mila hanno già lasciato il lavoro e gli altri andranno via prossimamente. Questa è una previsione legata ai limiti d’età previsti dalla legge precedente, dunque con le soglie previste da Quota 100 la situazione rischia di aggravarsi pesantemente». Nelle sedi centrali degli enti pubblici, dai ministeri fino alle sedi principali delle agenzie, si prevede un terremoto. «Negli uffici romani, da qui alla fine del 2019, circa 45 mila persone raggiungeranno il traguardo della pensione – aggiunge Maurizio Petriccioli, segretario generale Cisl-Fp – Per risolvere questa emergenza bisogna stabilizzare subito i precari della pubblica amministrazione, utilizzando le graduatorie già stilate e chiamando in servizio chi è idoneo».

L’età media
L’ultima grande ondata di assunzioni nella pubblica amministrazione, ricordano i sindacati, risale agli anni Ottanta e per questo l’età media dei lavoratori comincia a essere piuttosto alta. E per tantissime persone la finestra della pensione comincia a intravedersi con un po’ di nitidezza in più. «Con questo metodo si sta anche creando un vero impoverimento per la macchina della pubblica amministrazione – riflette Bozzanca della Cgil – Il fatto di avviare i concorsi dopo che molti lavoratori hanno già ottenuto la pensione significa che non c’è un passaggio generazionale delle competenze. È vero che tutti i neo assunti hanno un livello di scolarizzazione ben più alto, ma non si può non tenere conto che il patrimonio culturale di chi va in pensione non viene lasciato in eredità a nessuno».
 
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