Federal Reserve of San Francisco: The Rate of Return on Everything, 1870-2015

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Quindi qualcosa del tipo... Brevi cenni sull'Universo :D

Trovata, non sapevo dove postarla, eccola...

Federal Reserve Bank of San Francisco | The Rate of Return on Everything, 1870–2015

This paper answers fundamental questions that have preoccupied modern economic thought since the 18th century. What is the aggregate real rate of return in the economy? Is it higher than the growth rate of the economy and, if so, by how much? Is there a tendency for returns to fall in the long-run? Which particular assets have the highest long-run returns? We answer these questions on the basis of a new and comprehensive dataset for all major asset classes, including—for the first time—total returns to the largest, but oft ignored, component of household wealth, housing. The annual data on total returns for equity, housing, bonds, and bills cover 16 advanced economies from 1870 to 2015, and our new evidence reveals many new insights and puzzles.

https://www.frbsf.org/economic-research/files/wp2017-25.pdf

OK!
 
Per ora ne ho letto una piccolissima parte, perlopiù grafici e tabelle riassuntive storiche. Stupendo, grazie!

Chissà se la scandinavia spaccherà ancora, azz che resa che hanno avuto i loro comparti azionari. Beh forse io mi sorprendo perchè sono un novizio, per molti di voi saranno cose risapute. Bel testo cmq.
 
Bene, detto questo, adesso invece vediamo cosa ci aspetta nei prossimi trent'anni...

Azioni, bond, case: come andranno i mercati nei prossimi trent'anni? - Il Sole 24 ORE

http://www.schroders.com/en/sysglobalassets/digital/insights/2017/pdf/2018_long_run_forecasts_cb.pdf

Già è difficile fare previsioni a un anno, come dimostra l’esperienza del 2017 quando le stime delle grandi banche d’affari furono ampiamente superate dalla realtà nel giro di pochi mesi: ha senso provare a lanciarsi in un pronostico su scala trentennale? Schroders ci ha provato in uno studio appena redatto (“30 years return forecasts 2018-47”) in cui prova a gettare un fascio di luce sull’andamento delle principali asset class da qui al 2047.

Iniziamo dal cash: alla faccia della politica di normalizzazione dei tassi, i ritorni reali (depurati dall’inflazione) resteranno schiacciati sul pavimento, se non addirittura negativi in alcuni casi come quello del Giappone. Gli Stati Uniti e alcuni mercati asiatici garantiranno ritorni positivi sulla liquidità, ma stiamo parlando al massimo di uno 0,9% annuo, deludente perfino per chi è avverso al rischio.

I titoli di Stato trentennali in generale riusciranno a sovraperformare la liquidità, ma con performance comunque non certo esaltanti (e nel caso del Giappone anche in questo caso negative). Secondo gli analisti di Schroders le valutazioni dell’obbligazionario considerato “porto sicuro” restano poco attraenti e daranno ritorni bassi, nonostante il recente aumento dei tassi. Il Treasury statunitense dovrebbe garantire un ritorno reale medio annuo dell’1,8%, ma già i titoli di Stato tedeschi e i Gilt britannici sono destinati a precipitare a uno 0,9% reale.

Quanto all’inflazione, secondo la ricerca resterà sotto controllo, con le banche centrali che riusciranno a raggiungere i loro target, a eccezione di quella giapponese, che faticherà a mantenere il livello del 2% su basi sostenibili.

L’asset con il miglior potenziale nei prossimi trent’anni resta l’azionario, con ritorni che la ricerca definisce «attraenti sia sotto il profilo reale che nominale»: a brillare nei prossimi trent’anni dovrebbero essere le small cap britanniche (+6,4% medio annuo reale), i mercati emergenti (5,9%) e l’area del Pacifico (5,4%, Giappone escluso). L’azionario emergente resta comunque maggiormente esposto a periodi di crisi rispetto a quello del mondo sviluppato, «con ritorni più generosi che compensano una maggior volatilità e cali più accentuati nelle fasi di correzione».

Su un orizzonte trentennale, il ritorno medio annuo realedell’azionario dovrebbe secondo Schroders aggirarsi intorno al 4,2% nell’eurozona, al 3,2% negli Stati Uniti (percentuale che sale al 4,5% per le small cap Usa), al 3,3% in Giappone e più in generale intorno a un 3,8% globale (pari a un 5,9% nominale meno un’inflazione del 2,1%).

Quanto agli immobili messi a reddito, ossia affittati, i ritorni restano incerti per le quotazioni elevate raggiunte dal mattone. Nondimeno, la ricerca parla di ritorni medi annui nominali del 5,2% nel Regno Unito e del 5,4% in Europa, dalle quali però va tolta un’inflazione di circa l’1,8% medio nel Vecchio Continente (il 2,2% in Gran Bretagna). Il risultato in termini reali è inferiore a quello dell’azionario, che probabilmente è destinato a mantenere la palma di miglior asset class anche nei prossimi trent’anni.

:D :clap:
 
Da 2018 al 2028...

The National Debt Dilemma | Council on Foreign Relations

Last updated May 31, 2018

With the U.S. national debt already exceeding $15 trillion, President Trump’s tax reform and budget deals with Congress are poised to add massively to the country’s deficits.

The U.S. national debt is once again raising alarm bells. Federal borrowing from outside investors expanded rapidly over the past decade, totaling more than $15 trillion in 2018, and it is projected to grow even faster over the next ten years under current law. Major budget legislation signed by President Donald J. Trump, along with continued growth in entitlements and higher interest rates, will see the debt nearly double by 2028 [PDF], coming close to the size of the entire U.S. economy.


https://www.cbo.gov/system/files/115th-congress-2017-2018/reports/53651-outlook.pdf

CBO2028.JPG

:eek:
debt_02artboard.png
 
sarà interessante vedere come si comporteranno le agenzie di rating
 
Global Debt Database: Methodology and Sources

Publication Date: May 14, 2018

This paper describes the compilation of the Global Debt Database (GDD), a cutting-edge dataset covering private and public debt for virtually the entire world (190 countries) dating back to the 1950s. The GDD is the result of a multiyear investigative process that started with the October 2016 Fiscal Monitor, which pioneered the expansion of private debt series to a global sample.

http://www.imf.org/~/media/Files/Publications/WP/2018/wp18111.ashx

largestdebtors.jpg
 
Bene, detto questo, adesso invece vediamo cosa ci aspetta nei prossimi trent'anni...

Azioni, bond, case: come andranno i mercati nei prossimi trent'anni? - Il Sole 24 ORE

http://www.schroders.com/en/sysglobalassets/digital/insights/2017/pdf/2018_long_run_forecasts_cb.pdf

Già è difficile fare previsioni a un anno, come dimostra l’esperienza del 2017 quando le stime delle grandi banche d’affari furono ampiamente superate dalla realtà nel giro di pochi mesi: ha senso provare a lanciarsi in un pronostico su scala trentennale? Schroders ci ha provato in uno studio appena redatto (“30 years return forecasts 2018-47”) in cui prova a gettare un fascio di luce sull’andamento delle principali asset class da qui al 2047.

Iniziamo dal cash: alla faccia della politica di normalizzazione dei tassi, i ritorni reali (depurati dall’inflazione) resteranno schiacciati sul pavimento, se non addirittura negativi in alcuni casi come quello del Giappone. Gli Stati Uniti e alcuni mercati asiatici garantiranno ritorni positivi sulla liquidità, ma stiamo parlando al massimo di uno 0,9% annuo, deludente perfino per chi è avverso al rischio.

I titoli di Stato trentennali in generale riusciranno a sovraperformare la liquidità, ma con performance comunque non certo esaltanti (e nel caso del Giappone anche in questo caso negative). Secondo gli analisti di Schroders le valutazioni dell’obbligazionario considerato “porto sicuro” restano poco attraenti e daranno ritorni bassi, nonostante il recente aumento dei tassi. Il Treasury statunitense dovrebbe garantire un ritorno reale medio annuo dell’1,8%, ma già i titoli di Stato tedeschi e i Gilt britannici sono destinati a precipitare a uno 0,9% reale.

Quanto all’inflazione, secondo la ricerca resterà sotto controllo, con le banche centrali che riusciranno a raggiungere i loro target, a eccezione di quella giapponese, che faticherà a mantenere il livello del 2% su basi sostenibili.

L’asset con il miglior potenziale nei prossimi trent’anni resta l’azionario, con ritorni che la ricerca definisce «attraenti sia sotto il profilo reale che nominale»: a brillare nei prossimi trent’anni dovrebbero essere le small cap britanniche (+6,4% medio annuo reale), i mercati emergenti (5,9%) e l’area del Pacifico (5,4%, Giappone escluso). L’azionario emergente resta comunque maggiormente esposto a periodi di crisi rispetto a quello del mondo sviluppato, «con ritorni più generosi che compensano una maggior volatilità e cali più accentuati nelle fasi di correzione».

Su un orizzonte trentennale, il ritorno medio annuo realedell’azionario dovrebbe secondo Schroders aggirarsi intorno al 4,2% nell’eurozona, al 3,2% negli Stati Uniti (percentuale che sale al 4,5% per le small cap Usa), al 3,3% in Giappone e più in generale intorno a un 3,8% globale (pari a un 5,9% nominale meno un’inflazione del 2,1%).

Quanto agli immobili messi a reddito, ossia affittati, i ritorni restano incerti per le quotazioni elevate raggiunte dal mattone. Nondimeno, la ricerca parla di ritorni medi annui nominali del 5,2% nel Regno Unito e del 5,4% in Europa, dalle quali però va tolta un’inflazione di circa l’1,8% medio nel Vecchio Continente (il 2,2% in Gran Bretagna). Il risultato in termini reali è inferiore a quello dell’azionario, che probabilmente è destinato a mantenere la palma di miglior asset class anche nei prossimi trent’anni.

:D :clap:

e come sono state fatte queste previsioni a trent'anni ????
suppongo preusupponendo il quadro normativo e sociale immobile,ovvero ceteris paribus, il chè è molto simile a una barzelletta.
C'è chi scrive che tra trent'anni non esisterà nemmeno più il capitalismo e debbo leggere che c'è chi fa un proiezione a 30 anni
sui rendimenti finanziari, sull'inflazione e sui tassi di interessi.... ma per piacere.:confused:

AVANTI UN'ALTRO
 
Ultima modifica:
Un Paper alla Bank of England

Eight centuries of global real interest rates, R-G, and the ‘suprasecular’ decline, 1311–2018 | Bank of England

With recourse to archival, printed primary, and secondary sources, this paper reconstructs global real interest rates on an annual basis going back to the 14th century, covering 78% of advanced economy GDP over time. I show that across successive monetary and fiscal regimes, and a variety of asset classes, real interest rates have not been ‘stable’, and that since the major monetary upheavals of the late middle ages, a trend decline between 0.6–1.6 basis points per annum has prevailed.

:o

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