batteristasinest
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Visto che si avvicinano le feste natalizie e si ha più tempo per riflettere e fermarsi un pò posto qui un tormentone quasi secolare ossia un pensiero sul bello, la mente e i sensi nell'arte.
Argomento a mio avviso affascinante dato anche il fatto che da decenni si discute sul fatto che la "bellezza" in arte è un concetto sorpassato ma ancora oggi molti si soffermano su un'opera contemporanea facendosi sfuggire dalla bocca la parola ormai censurata dalle menti eccelse dell'arte: Bellissimo!
Che il bello in sè sia vittima dei sensi è ovvio ma, ecco il dubbio, i sensi dovrebbero partecipare ancora oggi nel mondo attuale artistico? A guardare certi artisti attualissimi, senza far nomi, sembrerebbe di no, ma poi la parolina censurata ricompare ciclicamente a innervosire gli animi di chi poi saltuariamente ci cade dentro a piedi pari.
La mente quando viene solleticata nello spirito, e non nell'estetica, così come sosteneva Kant, è ciò che determina in modo oggettivo la riuscita oggi di un opera d'arte? La domanda non è posta in attesa di risposta. Certe domande non hanno risposte se non nella propria mente ma quando poi ci si deve confrontare sugli oggetti artistici degni di essere definiti tali ecco che subentrano i conflitti e ovviamente il mercato ne segue le orme obnubilato da idee spesso contrastanti.
A voi la palla.
Argomento a mio avviso affascinante dato anche il fatto che da decenni si discute sul fatto che la "bellezza" in arte è un concetto sorpassato ma ancora oggi molti si soffermano su un'opera contemporanea facendosi sfuggire dalla bocca la parola ormai censurata dalle menti eccelse dell'arte: Bellissimo!
Che il bello in sè sia vittima dei sensi è ovvio ma, ecco il dubbio, i sensi dovrebbero partecipare ancora oggi nel mondo attuale artistico? A guardare certi artisti attualissimi, senza far nomi, sembrerebbe di no, ma poi la parolina censurata ricompare ciclicamente a innervosire gli animi di chi poi saltuariamente ci cade dentro a piedi pari.
La mente quando viene solleticata nello spirito, e non nell'estetica, così come sosteneva Kant, è ciò che determina in modo oggettivo la riuscita oggi di un opera d'arte? La domanda non è posta in attesa di risposta. Certe domande non hanno risposte se non nella propria mente ma quando poi ci si deve confrontare sugli oggetti artistici degni di essere definiti tali ecco che subentrano i conflitti e ovviamente il mercato ne segue le orme obnubilato da idee spesso contrastanti.
A voi la palla.