Alessandro Celli
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Gli anni settanta, fra creatività, rivoluzione e libertà.
Nel cinema in Italia realizzarono dei capolavori, fra cui:
Morte a Venezia di Luchino Visconti, 1971
Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, 1972
Amarcord di Federico Fellini, 1973
La grande abbuffata di Marco Ferreri, 1973
Amici miei di Mario Monicelli, 1975
Novecento di Bernardo Bertolucci, 1976
La musica, sulla scia di Woodstock, il mitico evento dal 15 al 18 agosto 1969, diede inizio alla sperimentazione, all’innovazione, alla rivoluzione delle idee e dei costumi.
Dopo gli anni settanta colossi del genere non se ne ascoltarono più: Led Zeppelin, Pink Floyd, Janis Joplin, Jim Morrison ed i Doors, Deep Purple, Jehtro Tull, Genesis, Who, Black Sabbath.
Tutt’oggi la musica è contaminata da essi.
In quel decennio nacquero primi generi Electro, Synth, Pop, Dance.
E l’arte?
Beh, consiglio un libro di Stefania Portinari :
“La Biennale di Venezia attraversa gli anni settanta con una traiettoria che ne trasforma l’orientamento curatoriale. Dal conflitto ideologico innescato alla «Biennale poliziotta» del 1968 all’evocazione del rapporto tra arte e natura, la rassegna compie una metamorfosi da cui emergono l’impostazione tematica e il ruolo dei critici militanti. Scompaiono i premi, l’ufficio vendite e le arti decorative, si mostrano videotape e performance; voci dissonanti vorrebbero abbatterne i padiglioni o renderla un organismo pervasivo, mentre l’espansione al di fuori dei Giardini si affianca all’ampliarsi delle sezioni di architettura. La sua storyline si compie tra l’innesto di condizionamenti politici e il cambiamento di gerarchie nell’ente, valicando le edizioni senza numero o il dissenso alla metà del decennio.
La storia delle mostre di questa esposizione internazionale consente di creare cartografie di sguardi su protagonisti e momenti fondanti, ma anche di istituire raffronti attraverso lo specchio prismatico dell’arte contemporanea.”
E dire che il mercato a distanza di quasi cinquant’anni, se escludiamo l’arte povera e qualche scheggia impazzita che è riuscita a brillare, è ancora abbastanza silenzioso, rispetto ad un decennio tanto fervido di innovazione.
Ah, dimenticavo di menzionare le gallerie, visto che quelle degli anni settanta hanno un sapore difficile da ritrovare negli anni successivi e decisamente più frizzanti e meno pallose di quelle dei decenni precedenti, infatti i giovani iniziarono a frequentare il mondo delle gallerie proprio negli anni settanta, prima erano spazi per anzianotti se non borghesotti, come usava dire mio padre.
Vabbè, in fondo questa mia non vuole essere la promozione di un libro, ma del resto è la linea che perseguo nella mia collezione (a parte Lucio Fontana)
buona serata
Nel cinema in Italia realizzarono dei capolavori, fra cui:
Morte a Venezia di Luchino Visconti, 1971
Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, 1972
Amarcord di Federico Fellini, 1973
La grande abbuffata di Marco Ferreri, 1973
Amici miei di Mario Monicelli, 1975
Novecento di Bernardo Bertolucci, 1976
La musica, sulla scia di Woodstock, il mitico evento dal 15 al 18 agosto 1969, diede inizio alla sperimentazione, all’innovazione, alla rivoluzione delle idee e dei costumi.
Dopo gli anni settanta colossi del genere non se ne ascoltarono più: Led Zeppelin, Pink Floyd, Janis Joplin, Jim Morrison ed i Doors, Deep Purple, Jehtro Tull, Genesis, Who, Black Sabbath.
Tutt’oggi la musica è contaminata da essi.
In quel decennio nacquero primi generi Electro, Synth, Pop, Dance.
E l’arte?
Beh, consiglio un libro di Stefania Portinari :
“La Biennale di Venezia attraversa gli anni settanta con una traiettoria che ne trasforma l’orientamento curatoriale. Dal conflitto ideologico innescato alla «Biennale poliziotta» del 1968 all’evocazione del rapporto tra arte e natura, la rassegna compie una metamorfosi da cui emergono l’impostazione tematica e il ruolo dei critici militanti. Scompaiono i premi, l’ufficio vendite e le arti decorative, si mostrano videotape e performance; voci dissonanti vorrebbero abbatterne i padiglioni o renderla un organismo pervasivo, mentre l’espansione al di fuori dei Giardini si affianca all’ampliarsi delle sezioni di architettura. La sua storyline si compie tra l’innesto di condizionamenti politici e il cambiamento di gerarchie nell’ente, valicando le edizioni senza numero o il dissenso alla metà del decennio.
La storia delle mostre di questa esposizione internazionale consente di creare cartografie di sguardi su protagonisti e momenti fondanti, ma anche di istituire raffronti attraverso lo specchio prismatico dell’arte contemporanea.”
E dire che il mercato a distanza di quasi cinquant’anni, se escludiamo l’arte povera e qualche scheggia impazzita che è riuscita a brillare, è ancora abbastanza silenzioso, rispetto ad un decennio tanto fervido di innovazione.
Ah, dimenticavo di menzionare le gallerie, visto che quelle degli anni settanta hanno un sapore difficile da ritrovare negli anni successivi e decisamente più frizzanti e meno pallose di quelle dei decenni precedenti, infatti i giovani iniziarono a frequentare il mondo delle gallerie proprio negli anni settanta, prima erano spazi per anzianotti se non borghesotti, come usava dire mio padre.
Vabbè, in fondo questa mia non vuole essere la promozione di un libro, ma del resto è la linea che perseguo nella mia collezione (a parte Lucio Fontana)
buona serata