La querelle su Archivi e Fondazioni

jonnyct

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Ciao @jonnyct!
La ragione principale è che in generale per i falsari è molto più semplice "smerciare" opere contraffatte che costino poco e si vendano rapidamente piuttosto che opere costose.
Chi spende poco ed è un inseguitore di presunti affari rientra in un target molto più raggiungibile: si fa poche domande e pensa di saperne più di chi vende. Qualche centinaio di mila lire lo si poteva rischiare con la stessa disinvoltura con cui oggi si potrebbero rischiare 500 o 1000 euro in un'opera trovata in un mercatino, che pur priva di certificati fa illudere di essere di un qualche artista famoso, chessò, un disegno "firmato" Schiele o Vincent. A tutti piace l'idea di trovare un tesoro.

La dinamica delle opere false che costano poco è questa: nei facevano tante e le vendevano rapidamente.
Viceversa tendenzialmente già sopra i 1.000 euro la maggior parte delle persone con un po' di sale in zucca si fanno qualche domanda, chiedono delle verifiche, dei certificati ecc, e la scusa della "soffitta della nonna" per opere costose non funziona ora ma non funzionava nemmeno allora...

PS. per fortuna oggi esistono gli archivi ed è tutto molto più semplice e diretto.

Scusa, Biagio ma sono d'accordo con te solo parzialmente. Va bene gli archivi, va bene le verifiche, ma credo che i falsi siano diventati più numerosi negli ultimi anni che allora .
 
Se i falsi (penso tu intenda in generale di qualunque artista?) siano oggi più numerosi rispetto al passato, non ho idea. Non credo esistano delle statistiche in merito, o per lo meno io non le conosco.
Ma al di là che ce ne siano di più o di meno, il punto è che oggi è molto più facile starne alla larga rispetto al passato.
Se uno compera presso una galleria di buona reputazione, o una casa d'asta di primo livello, già ha una buona tutela, perchè questi di solito fanno delle verifiche già a monte. Se invece compera su qualche piattaforma di aste gestite da privati già si addentra in un territorio molto più a rischio.

Poi, ci sarà sempre quello che pensa di capire più di tutti - e specificamente più di archivi e fondazioni - che credendo nelle sue mirabolanti doti è convinto di poter comperare delle opere autentiche pagandole cifre molto più basse di quelle di mercato perchè lui è certo di saper riconoscere un'opera autentica da un falso.
Ma alla fine probabilmente compera un falso e poi se la lega al dito contro archivi e fondazioni :boh:

Sugli archivi in generale , caro Biagio, io ho qualche piccolo preconcetto.....
Troppi eredi, troppi interessi economici, troppa gente che a naso o addirittura a distanza( ho sentito e letto anche questo) , capisce che l'opera del defunto parente artista è più o meno buona.
Sarebbe opportuno che ci fossero delle istituzioni con dentro critici d'arte, periti, galleristi di primo livello rappresentanti di case d'asta, che possano operare in parallelo ai cosiddetti archivi, nel riconoscere o meno la paternità di un'opera in maniera da attutire questa specie di "primato assoluto" degli archivi costituiti da mogli amanti cognati figli ecc. del defunto maestro che operano e forse, tecnicamente, neanche sanno cos'è una tela tamburata.
P.S. questo è un mio personalissimo parere.
 
confermo e sottoscrivo.
 
confermo e sottoscrivo.

Grazie mmt mi fa piacere trovare, ogni tanto, qualcuno che condivida.
Solo l'artista, se in vita, può dire che l'opera è sua; gli archivi, le fondazioni, possono esprimono dei pareri di attribuibilità e nulla più e questo lo può fare qualsiasi perito, critico d'arte, solo che il mercato da peso agli archivi, ma ti posso dire per certo che non sempre l'operato di questi ultimi è scevro da errori , anzi.
A me è capitato su un piccolo disegno dei un grande maestro (ovviamente non faccio nomi) comperato dal mi babbo direttamente dall'artista.
Mando tutto per l'archiviazione e mi dicono che l'opera non è attribuibile al maestro, solo che, piccolo particolare, mi sono ricordato che mio padre si era fatto rilasciare una sorta di bigliettino ,a mo di ricevuta, con una piccola descrizione dell'opera. Bene vado negli uffici di papà e tra le mille pezze d'appoggio di quadri acquistati, trovo anche quel pezzo di carta scritto di pugno dal Mestro; bene, rimando tutto minacciando di adire le vie legali e tutto va "magicamente" a posto...opera archiviata.
Vi sembra normale ? A me no e credo che chissà quanti quadri buoni siano stati cassati dagli archivi negli anni e i motivi? Bohhhhh.
E come disse Totò...."ai postumi larga sentenza"
 
basterebbe che gli artisti tenessero un archivio con tutto quello che hanno fatto/prodotto
ma questo era quais impensabile anni fa e spesso faceva comodo agli stessi artisti
molto comodo
 
Sugli archivi in generale , caro Biagio, io ho qualche piccolo preconcetto.....
Troppi eredi, troppi interessi economici, troppa gente che a naso o addirittura a distanza( ho sentito e letto anche questo) , capisce che l'opera del defunto parente artista è più o meno buona.
Sarebbe opportuno che ci fossero delle istituzioni con dentro critici d'arte, periti, galleristi di primo livello rappresentanti di case d'asta, che possano operare in parallelo ai cosiddetti archivi, nel riconoscere o meno la paternità di un'opera in maniera da attutire questa specie di "primato assoluto" degli archivi costituiti da mogli amanti cognati figli ecc. del defunto maestro che operano e forse, tecnicamente, neanche sanno cos'è una tela tamburata.
P.S. questo è un mio personalissimo parere.

Un “archivio” è prima di tutto, e per definizione, un luogo dove vengono raccolti e conservati in modo sistematico documenti e più in generale materiali riguardanti qualcosa.

Evidentemente questa circostanza, che è poi alla base di qualsiasi ente che nel mondo dell’arte si occupi di mettere ordine nella produzione di un artista, sfugge ai più.

Come altrettanto sfugge il fatto che non esiste alcun impedimento per nessuna persona a svolgere attività di “archiviazione” in relazione a qualunque artista.
Non servono nemmeno titoli o iscrizioni ad albi, nè essere periti di tribunali.

Peccato che senza una credibilità accreditata da parte di collezionisti, musei, gallerie, istituzioni, case d’asta ecc, non si va da nessuna parte.

Ma se tu volessi scegliere un artista e dedicartici, potresti dopo anni e anni di raccolta di materiale e di documenti, dopo avere scritto e pubblicato dei testi, partecipato all’organizzazione di mostre e soprattutto dopo avere analizzato centinaia e centinaia di opere, potresti guadagnarti una reputazione tale da metterti nella condizione di diventare il punto di riferimento di tale artista.

Questa la vedo una strada percorribile per chi ne avesse intenzione, e, per quanto ardua, sempre più verosimile rispetto al fatto che altri si mettano a farlo perché uno così desidererebbe, e che quindi non accadrà.

Del resto, i preconcetti sono spesso naturali e legittimi, anche perché non è che la sola denominazione “Archivio” o “Fondazione” equipari in automatico per gestione, affidabilità o altro.
Ogni ente ha la sua storia e la sua credibilità.

C’è anche da dire che la più comune delle fonti di “cattive voci” siano guarda caso quelli le cui opere - solitamente pagate una frazione del prezzo di mercato... - non vengono riconosciute come originali e quindi bocciate.
Queste persone spesso sono convinte di sapere riconoscere un’opera autentica meglio di chiunque altro e che la bocciatura è frutto di qualche presunta cospirazione (e “se l’avesse sottoposta Tizio Gallerista” sarebbe passata”)...

Il tutto, al netto degli errori che, da esseri umani chiunque può sbagliare. Anche gli stessi artisti in vita.

Evidentemente, se uno non si sente sufficientemente tutelato dall’entità che il mondo dell’arte riconosce come “di riferimento”, ha alcune opzioni tra cui ad esempio comperare solo opere con pubblicazioni su cataloghi di mostre ufficiali con l’artista in vita, o non comperare proprio un dato artista o diventare lui stesso l’esperto di quell’artista (se pensa di essere capace).

In ogni caso colui si prepari a sentirsi dire a sua volta che, dopo anni di studio, curatela di mostre, pubblicazione di cataloghi, analisi di opere e bocciatura di falsi, ci sarà sempre una piccola parte di persone che non lo riterrà sufficientemente affidabile. E soprattutto coloro a cui sono sette bocciate delle opere.

Ps. in ogni caso, nessun archivio è infallibile. Tra l’altro, un archivio serio, ti comunica sempre che a fronte di ulteriori elementi un’opinione può essere anche rivista. Ad esempio nel tuo caso l’opera in sè non aveva evidentemente sufficienti elementi in merito a materiali/stile o altro (può succedere) mentre è stata determinante la descrizione autografa che gli hai portato.

Pps. Io sono da oltre due anni in attesa dell’archiviazione di un’opera di un artista che non è Boetti ma piuttosto noto, e pur essendo pubblicata su catalogo di mostra con l’artista in vita, mi tocca aspettare. È un archivio che in termini di gestione e tempistiche funziona male, malissimo. Ma l’errore è anche mio, e mi insegna una volta di più a comperare solo opere già archiviate, piuttosto che perdere tempo, rischiando tra l’altro di disamorarsi di un’opera.
Quindi ribadisco un consiglio: comprate opere già a posto e archiviate.
 
Grazie mmt mi fa piacere trovare, ogni tanto, qualcuno che condivida.
Solo l'artista, se in vita, può dire che l'opera è sua; gli archivi, le fondazioni, possono esprimono dei pareri di attribuibilità e nulla più e questo lo può fare qualsiasi perito, critico d'arte, solo che il mercato da peso agli archivi, ma ti posso dire per certo che non sempre l'operato di questi ultimi è scevro da errori , anzi.
A me è capitato su un piccolo disegno dei un grande maestro (ovviamente non faccio nomi) comperato dal mi babbo direttamente dall'artista.
Mando tutto per l'archiviazione e mi dicono che l'opera non è attribuibile al maestro, solo che, piccolo particolare, mi sono ricordato che mio padre si era fatto rilasciare una sorta di bigliettino ,a mo di ricevuta, con una piccola descrizione dell'opera. Bene vado negli uffici di papà e tra le mille pezze d'appoggio di quadri acquistati, trovo anche quel pezzo di carta scritto di pugno dal Mestro; bene, rimando tutto minacciando di adire le vie legali e tutto va "magicamente" a posto...opera archiviata.
Vi sembra normale ? A me no e credo che chissà quanti quadri buoni siano stati cassati dagli archivi negli anni e i motivi? Bohhhhh.
E come disse Totò...."ai postumi larga sentenza"

ottimo esempio di esperienza reale vissuta, bravo, scrivilo a quelli che son fissati con gli archivi di famiglia, che nulla o pressa a poco ci capiscono, .... e che se lo scrivi ti rispondono chissà quante opere ti hanno bocciato, perchè così si fa pulizia, infatti, quadri buoni no, e quelli di maniera si, ..... ma lasciamo perdere, lo avrai capito anche te....
 
Ultima modifica:
rispondo a Biagio che saluto, gli archivi sono la rovina del mercato e la fortuna economica degli stessi, .. in tanti casi è successo che gli stessi archivi producevano i falsi, ad ogni buon conto, esiste una legge che non necessiterebbe degli archivi, la galleria rilascia un documento con tutte le responsabilità del caso, tutte quelle gallerie che non sanno, lasciano il passo a quelle che sanno. Poi chiaramente se fossimo svizzeri, gli archivi sarebbero oro colato, ma in italia sono perlopiù occasione per far denari mettendo dentro tanto "frasciame", ... ma basta che sia l'erede tutto va bene, ...
 
Un “archivio” è prima di tutto, e per definizione, un luogo dove vengono raccolti e conservati in modo sistematico documenti e più in generale materiali riguardanti qualcosa.

Evidentemente questa circostanza, che è poi alla base di qualsiasi ente che nel mondo dell’arte si occupi di mettere ordine nella produzione di un artista, sfugge ai più.

Come altrettanto sfugge il fatto che non esiste alcun impedimento per nessuna persona a svolgere attività di “archiviazione” in relazione a qualunque artista.
Non servono nemmeno titoli o iscrizioni ad albi, nè essere periti di tribunali.

Peccato che senza una credibilità accreditata da parte di collezionisti, musei, gallerie, istituzioni, case d’asta ecc, non si va da nessuna parte.

Ma se tu volessi scegliere un artista e dedicartici, potresti dopo anni e anni di raccolta di materiale e di documenti, dopo avere scritto e pubblicato dei testi, partecipato all’organizzazione di mostre e soprattutto dopo avere analizzato centinaia e centinaia di opere, potresti guadagnarti una reputazione tale da metterti nella condizione di diventare il punto di riferimento di tale artista.

Questa la vedo una strada percorribile per chi ne avesse intenzione, e, per quanto ardua, sempre più verosimile rispetto al fatto che altri si mettano a farlo perché uno così desidererebbe, e che quindi non accadrà.

Del resto, i preconcetti sono spesso naturali e legittimi, anche perché non è che la sola denominazione “Archivio” o “Fondazione” equipari in automatico per gestione, affidabilità o altro.
Ogni ente ha la sua storia e la sua credibilità.

C’è anche da dire che la più comune delle fonti di “cattive voci” siano guarda caso quelli le cui opere - solitamente pagate una frazione del prezzo di mercato... - non vengono riconosciute come originali e quindi bocciate.
Queste persone spesso sono convinte di sapere riconoscere un’opera autentica meglio di chiunque altro e che la bocciatura è frutto di qualche presunta cospirazione (e “se l’avesse sottoposta Tizio Gallerista” sarebbe passata”)...

Il tutto, al netto degli errori che, da esseri umani chiunque può sbagliare. Anche gli stessi artisti in vita.

Evidentemente, se uno non si sente sufficientemente tutelato dall’entità che il mondo dell’arte riconosce come “di riferimento”, ha alcune opzioni tra cui ad esempio comperare solo opere con pubblicazioni su cataloghi di mostre ufficiali con l’artista in vita, o non comperare proprio un dato artista o diventare lui stesso l’esperto di quell’artista (se pensa di essere capace).

In ogni caso colui si prepari a sentirsi dire a sua volta che, dopo anni di studio, curatela di mostre, pubblicazione di cataloghi, analisi di opere e bocciatura di falsi, ci sarà sempre una piccola parte di persone che non lo riterrà sufficientemente affidabile. E soprattutto coloro a cui sono sette bocciate delle opere.

Ps. in ogni caso, nessun archivio è infallibile. Tra l’altro, un archivio serio, ti comunica sempre che a fronte di ulteriori elementi un’opinione può essere anche rivista. Ad esempio nel tuo caso l’opera in sè non aveva evidentemente sufficienti elementi in merito a materiali/stile o altro (può succedere) mentre è stata determinante la descrizione autografa che gli hai portato.

Pps. Io sono da oltre due anni in attesa dell’archiviazione di un’opera di un artista che non è Boetti ma piuttosto noto, e pur essendo pubblicata su catalogo di mostra con l’artista in vita, mi tocca aspettare. È un archivio che in termini di gestione e tempistiche funziona male, malissimo. Ma l’errore è anche mio, e mi insegna una volta di più a comperare solo opere già archiviate, piuttosto che perdere tempo, rischiando tra l’altro di disamorarsi di un’opera.
Quindi ribadisco un consiglio: comprate opere già a posto e archiviate.

Caro Biagio.
Io, ormai, quelle poche opere che compro o sono archiviate o sono pubblicate o sono state confermate dal maestro per iscritto.
Forse non hai capito che, per scommessa, ho mandato qualche opera pubblicata agli archivi senza citare la pubblicazione in vita e mi hanno risposto picche, poi ho trovato la pubblicazione e per incanto tutto sistemato. Il problema è che di qualche artista comperato oltre 20/25 anni fa, con appena un certificato di autenticità rilasciato dalla galleria sto avendo, stranamente, problemi
anche se coevo e diciamo, fotocopia come materiali, telai, cornici eccetera ad altri archiviati....tutto ciò mi sembra strano. Ti chiedo una cosa, vista la tua esperienza. Sai di qualche tribunale che abbia mai dato torto ad una fondazione a fronte una una valanga di perizie positive a supporto di un'opera?
 
rispondo a Biagio che saluto, gli archivi sono la rovina del mercato e la fortuna economica degli stessi, .. in tanti casi è successo che gli stessi archivi producevano i falsi, ad ogni buon conto, esiste una legge che non necessiterebbe degli archivi, la galleria rilascia un documento con tutte le responsabilità del caso, tutte quelle gallerie che non sanno, lasciano il passo a quelle che sanno. Poi chiaramente se fossimo svizzeri, gli archivi sarebbero oro colato, ma in italia sono perlopiù occasione per far denari mettendo dentro tanto "frasciame", ... ma basta che sia l'erede tutto va bene, ...

Ciao @arte povera, approfitto anche io per ricambiare il saluto!

In parte concordo con il tuo post, in parte la penso in modo diverso.
Il presupposto da cui bisognerebbe partire è che "archivi" o "fondazioni" sono solo etichette. Esattamente come "avvocato", "medico", "impiegato", "falegname". Come vale per tutto, ci sono gestioni buone, corrette, puntuali, precise, solerti, affidabili, professionali ecc, e altre pessime. In mezzo c'è di tutto.
Per questo personalmente trovo piuttosto privo di senso il continuo attacco da parte di alcuni forumisti "contro" gli archivi, come fossero tutti uguali. Non lo sono.
E' come quando dicono "italiani" pizza e mandolino. Anche basta...

Mi trovi per questo motivo in disaccordo invece sulla tua affermazione secondo cui gli archivi sarebbero la rovina del mercato. Questa è nuovamente una generalizzazione, e per questo è fuorviante.
Gli archivi che funzionano, funzionano, quelli che non funzionano o che hanno comportamenti inaffidabili sono tutto un altro paio di maniche.
 
Ciao @arte povera, approfitto anche io per ricambiare il saluto!

Mi trovi per questo motivo in disaccordo invece sulla tua affermazione secondo cui gli archivi sarebbero la rovina del mercato. Questa è nuovamente una generalizzazione, e per questo è fuorviante.
Gli archivi che funzionano, funzionano, quelli che non funzionano o che hanno comportamenti inaffidabili sono tutto un altro paio di maniche.

chiaramente sono la rovina del mercato per quegli artisti i cui archivi son gestiti non per competenza ma per eredità, poi la legge del 1971, da quando la moda degli archivi di famiglia, che a me starebbero più che bene se accoppiati a persone competenti, poi la questione commissione di esperti, è tutta roba da vedere dal vivo e non da leggere sulle carte, comunque la legge come sopra viene praticamente ad oggi disattesa, perché è più glamour per certi artisti l'autentica della moglie e della figlia, .... ma questa è roba arcinota, ed l'esempio dell'amico di cui sopra ne è una delle tante testimonianze. Poi è anche vero che ci sono avvocati seri ed altri meno o per niente, fosse per me farei una legge che togliesse competenza "iurisdictionis in hæreditatem " (competenza per eredità), la quale non si eredita, insomma un patentino di competenza come dice anche il vecchio presentatore...
 
Caro Biagio.
Io, ormai, quelle poche opere che compro o sono archiviate o sono pubblicate o sono state confermate dal maestro per iscritto.
Forse non hai capito che, per scommessa, ho mandato qualche opera pubblicata agli archivi senza citare la pubblicazione in vita e mi hanno risposto picche, poi ho trovato la pubblicazione e per incanto tutto sistemato. Il problema è che di qualche artista comperato oltre 20/25 anni fa, con appena un certificato di autenticità rilasciato dalla galleria sto avendo, stranamente, problemi
anche se coevo e diciamo, fotocopia come materiali, telai, cornici eccetera ad altri archiviati....tutto ciò mi sembra strano. Ti chiedo una cosa, vista la tua esperienza. Sai di qualche tribunale che abbia mai dato torto ad una fondazione a fronte una una valanga di perizie positive a supporto di un'opera?

Abbi pazienza, ma quello che scrivi mi appare un po' caotico... in primis non si sa di quali artisti e archivi tu stia parlando (nè come mai tu lo stia facendo sulla pagina dedicata a Boetti), ma secondariamente mi chiedo se per la tua "scommessa": hai pagato le perizie? Che materiale ti hanno chiesto? Hai mandato l'opera in visione?

Perchè da un lato parli di "scommesse" poi due righe più in basso di archivi che ti hanno fatto problemi per materiali/telai "ad altri archiviati" e a te evidentemente no.
Cioè, perdonami ma il discorso non riesco bene a seguirlo, tanto che in finale tu mi chiedi addirittura di tribunali, come se stessi valutando di intraprendere un procedimento legale, cosa assolutamente lecita, ma non saprei con quale esito, costi e efficacia, nè quale sia questa "valanga di perizie".

Partirei in ogni caso con il concetto - anche da te tra l'altro inizialmente espresso - che i falsi esistono. Non so se più oggi o più in passato, ma esistono. Pertanto circolano e qualcuno li ha comperati e quando vengono sottoposti vengono bocciati, evidentemente e comprensibilmente con massimo dispiacere per i proprietari.
Esistono anche falsi coevi e fatti con materiali che possono assomigliare a quelli usati da un artista (se sono dei falsi ben fatti, queste somiglianze sono proprio la base).

Come ha scritto @arte povera, non è che ci sia una legge che preveda la necessità di una archiviazione, ma è un dato di fatto che nessuno comprerebbe sulla base del solo certificato rilasciato (questo si per legge) da una galleria. Tra l'altro spesso i quadri falsi sono accmpagnati da altrettando falsi timbri, etichette e certificati di artisti e/o gallerie.

Io, fossi in te, cercherei di riordinare le opere in collezione e di archiviare tutte quelle che ancora non lo sono. Andare per tribunali è davvero un ultima spiaggia e in ogni caso nessun tribunale può obbligare nessun ente ad archiviare un'opera. Non solo, ma a nessuno interessa valutare l'acquisto di un'opera che al posto dell'archiviazione dell'ente riconosciuto abbia una sentenza di tribunale.

Ripeto, non so di che artista tu stia parlando, ma se ti riferisci a Boetti, purtroppo non posso che confermare che i falsi, in particolar modo dei ricami, circolavano già negli anni '80 con Boetti in vita. Opere prodotte in quantità, soprattutto in Veneto.
Quindi, ahimè, queste opere - magari con qualche timbro a retro e relativa "autentica su foto dell'artista" (falsa) - negli anni sono girate sul mercato, anche magari in gallerie minori e qualcuno le ha comperate, e sono finite in qualche collezione. Chiaramente l'Archivio non le registra.
Dispiace per chi si trova in queste situazioni, purtroppo però di solito succede perchè a monte qualcuno ha voluto pagare qualcosa di meno, in canali non proprio di primo piano, convincendosi che era autentico, mentre non lo era...
 
chiaramente sono la rovina del mercato per quegli artisti i cui archivi son gestiti non per competenza ma per eredità, poi la legge del 1971, da quando la moda degli archivi di famiglia, che a me starebbero più che bene se accoppiati a persone competenti, poi la questione commissione di esperti, è tutta roba da vedere dal vivo e non da leggere sulle carte, comunque la legge come sopra viene praticamente ad oggi disattesa, perché è più glamour per certi artisti l'autentica della moglie e della figlia, .... ma questa è roba arcinota, ed l'esempio dell'amico di cui sopra ne è una delle tante testimonianze. Poi è anche vero che ci sono avvocati seri ed altri meno o per niente, fosse per me farei una legge che togliesse competenza "iurisdictionis in hæreditatem " (competenza per eredità), la quale non si eredita, insomma un patentino di competenza come dice anche il vecchio presentatore...

Il presupposto di una gestione "per discendenza" sta principalmente nel fatto che nel 99% delle situazioni è la famiglia che detiene un "archivio fisico" nel senso che quando un artista viene a mancare, è in casa o nello studio che lascia la maggior parte della documentazione del proprio lavoro: pubblicazioni, corrispondenza, fotografie, appunti, annotazioni, opere e materiali con cui lavorava.

Quindi, al di là della questione sulla "competenza" o meno, il corpus di materiali documentali che costituiscono la base dell'archivio è quasi sempre detenuto dalla famiglia, perchè appunto rimane in casa o in studio.

E' su questo corpus che poi si può fondare un "gruppo di lavoro" che poi si sappia circondare di persone giuste. La competenza evidentemente non è una cosa che si trasmette per via ereditaria, ma la competenza è una cosa che si può ben conquistare nel tempo, con lo studio, l'apprendimento, e a partire dall'analisi di tutto ciò che è certo.

Partendo dall'analisi delle opere certe si acquisicono informazioni approfondite di vario genere che mettono in condizione di stabilire molte cose per gruppi omogenei di opere.
Più elementi si raccolgono nel tempo e maggiore è la competenza.
Che questa arrivi per eredità o meno, è molto relativo. Basta che ci sia.
Nel caso specifico di Boetti ad esempio la competenza era già in famiglia, perchè Anne Marie Sauzeau fu a stretto contatto con Alighiero anche nella realizzazione delle opere, nell'acquisto dei materiali eccetera, e i figli stessi erano coinvolti nel "mondo Boetti" fin dall'infanzia. E dopo la sua scomparsa furono coinvolti nella gestione dell'archivio affiancando la madre insieme ad alcuni degli storici collaboratori di Boetti.

Anche io, che pur non sono nessuno, avendo visto svariate opere di Boetti nel tempo e avendole osservate con una certa attenzione, riconosco degli elementi che mi danno delle informazioni e che mi danno certamente una competenza superiore rispetto a chi non ha visto tante opere quante ne ho viste io, che saranno un millesimo rispetto a quante ne può avere visto l'archivio, che ha quindi una competenza superiore alla mia di mille volte, almeno.

Poi naturalmente c'è chi ha avuto in mano uno o due arazzini - buoni o meno - ed è convinto di saperne riconoscere uno autentico da uno falso. Meglio di chiunque altro.
 
certamente, ma questa discussione archivi che non riguarda Boetti, credo, almeno per me, non è possibile spostarlo se esiste nel 3d archivi o farne uno nuovo.
 
Abbi pazienza, ma quello che scrivi mi appare un po' caotico... in primis non si sa di quali artisti e archivi tu stia parlando (nè come mai tu lo stia facendo sulla pagina dedicata a Boetti), ma secondariamente mi chiedo se per la tua "scommessa": hai pagato le perizie? Che materiale ti hanno chiesto? Hai mandato l'opera in visione?

Perchè da un lato parli di "scommesse" poi due righe più in basso di archivi che ti hanno fatto problemi per materiali/telai "ad altri archiviati" e a te evidentemente no.
Cioè, perdonami ma il discorso non riesco bene a seguirlo, tanto che in finale tu mi chiedi addirittura di tribunali, come se stessi valutando di intraprendere un procedimento legale, cosa assolutamente lecita, ma non saprei con quale esito, costi e efficacia, nè quale sia questa "valanga di perizie".

Partirei in ogni caso con il concetto - anche da te tra l'altro inizialmente espresso - che i falsi esistono. Non so se più oggi o più in passato, ma esistono. Pertanto circolano e qualcuno li ha comperati e quando vengono sottoposti vengono bocciati, evidentemente e comprensibilmente con massimo dispiacere per i proprietari.
Esistono anche falsi coevi e fatti con materiali che possono assomigliare a quelli usati da un artista (se sono dei falsi ben fatti, queste somiglianze sono proprio la base).

Come ha scritto @arte povera, non è che ci sia una legge che preveda la necessità di una archiviazione, ma è un dato di fatto che nessuno comprerebbe sulla base del solo certificato rilasciato (questo si per legge) da una galleria. Tra l'altro spesso i quadri falsi sono accmpagnati da altrettando falsi timbri, etichette e certificati di artisti e/o gallerie.

Io, fossi in te, cercherei di riordinare le opere in collezione e di archiviare tutte quelle che ancora non lo sono. Andare per tribunali è davvero un ultima spiaggia e in ogni caso nessun tribunale può obbligare nessun ente ad archiviare un'opera. Non solo, ma a nessuno interessa valutare l'acquisto di un'opera che al posto dell'archiviazione dell'ente riconosciuto abbia una sentenza di tribunale.

Ripeto, non so di che artista tu stia parlando, ma se ti riferisci a Boetti, purtroppo non posso che confermare che i falsi, in particolar modo dei ricami, circolavano già negli anni '80 con Boetti in vita. Opere prodotte in quantità, soprattutto in Veneto.
Quindi, ahimè, queste opere - magari con qualche timbro a retro e relativa "autentica su foto dell'artista" (falsa) - negli anni sono girate sul mercato, anche magari in gallerie minori e qualcuno le ha comperate, e sono finite in qualche collezione. Chiaramente l'Archivio non le registra.
Dispiace per chi si trova in queste situazioni, purtroppo però di solito succede perchè a monte qualcuno ha voluto pagare qualcosa di meno, in canali non proprio di primo piano, convincendosi che era autentico, mentre non lo era...

Biagio ciao.
Non è per fare polemica, ma le opere della mia modesta raccolta , tranne qualcuna, sono tutte a posto e per quelle non a posto ti posso dire che sono più autentiche di altre già archiviatemi (mancano solo le gocce di sangue sulla tela dalle quali si potrebbe evincere il dna dell'artista) e proprio per questo ho scritto "sai di tribunali che hanno dato torto alle fondazioni? E se si, perchè un'opera si deve archiviare citando la sentenza e quindi marchiandola a vita quando sai che è buonissima,?
Poi e' chiaro che per le opere che ho mandato senza citare la pubblicazione ho pagato l'archivio solo una volta (mica sono scemo) anche perchè la seconda volta ho ricevuto le scuse per la svista.
Purtroppo degli archivi operano correttamente altri hanno la coda di paglia (tu da esperto e da moderatore saprai meglio di me che alcune fondazioni/archivi hanno rilasciato certificati per oltre il doppio dell'effettiva produzione del maestro o hanno fatto e fanno altro ancora e mi fermo qui); se poi ,come gli struzzi, vogliamo continuare a dire che "poichè sono stata moglie, amante, marito figlio, figliastro del maestro archivio come mi pare e quello che mi pare " e il mercato mi va dietro e tutto è lecito, proprio questo non mi sta bene ed è li che dovrebbe intervenire il legislatore con leggi chiare e precise che possano tagliare quelle istituzioni che in tutto ciò ci speculano.
Se tu poi sei convinto che tutti operino correttamente fatti tuoi; anch'io ho visto un elefante volare ed anch'io, come te, per un'opera pubblicata con l'artista in vita sto ancora aspettando l'archivio (ma chi se ne frega tanto l'opera è pubblicata).
 
Biagio ciao.
Non è per fare polemica, ma le opere della mia modesta raccolta , tranne qualcuna, sono tutte a posto e per quelle non a posto ti posso dire che sono più autentiche di altre già archiviatemi (mancano solo le gocce di sangue sulla tela dalle quali si potrebbe evincere il dna dell'artista) e proprio per questo ho scritto "sai di tribunali che hanno dato torto alle fondazioni? E se si, perchè un'opera si deve archiviare citando la sentenza e quindi marchiandola a vita quando sai che è buonissima,?
Poi e' chiaro che per le opere che ho mandato senza citare la pubblicazione ho pagato l'archivio solo una volta (mica sono scemo) anche perchè la seconda volta ho ricevuto le scuse per la svista.
Purtroppo degli archivi operano correttamente altri hanno la coda di paglia (tu da esperto e da moderatore saprai meglio di me che alcune fondazioni/archivi hanno rilasciato certificati per oltre il doppio dell'effettiva produzione del maestro o hanno fatto e fanno altro ancora e mi fermo qui); se poi ,come gli struzzi, vogliamo continuare a dire che "poichè sono stata moglie, amante, marito figlio, figliastro del maestro archivio come mi pare e quello che mi pare " e il mercato mi va dietro e tutto è lecito, proprio questo non mi sta bene ed è li che dovrebbe intervenire il legislatore con leggi chiare e precise che possano tagliare quelle istituzioni che in tutto ciò ci speculano.
Se tu poi sei convinto che tutti operino correttamente fatti tuoi; anch'io ho visto un elefante volare ed anch'io, come te, per un'opera pubblicata con l'artista in vita sto ancora aspettando l'archivio (ma chi se ne frega tanto l'opera è pubblicata).

p.s. ho scritto in questa pagina solo perchè stavate parlando di archivi in generale , un argomento che mi sta a cuore, tutto qui
 
Nel novembre del 2016 presso l’Università Bicocca di Milano ci fu un convengono su “Archivi d’artista e lasciti: memorie culturali tra diritto e mercato”.

Enrico Crispolti, che certo non era l’ultimo arrivato, disse che “Il catalogo ragionato, infatti, non è uno strumento immutabile, ma vive di passaggi interpretativi.
Allo stesso tempo può capitare di dover inserire in catalogo opere false dalle evidenze degli studi, ma ritenute autentiche in seguito a dispute in tribunale.”:o

Peraltro gli eredi presenti i due giorni di convegno spesso al centro di polemiche, riguardo alla correttezza di affidare a loro la gestione di un archivio in quanto il legame di sangue non permette direttamente di arrogarsi il titolo di maggior esperto sul lavoro dell’artista. :no:

Perché non istituire una chiara regolamentazione e prevedere trasparenti comitati di esperti che non siano soltanto dei nominativi buttati lì tanto per far rumore ma che realmente partecipino a commissioni per stabilire l'autenticità di un'opera?

O forse al mercato fa comodo questo andazzo di pura anarchia?:boh::boh:
 
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