Alessandro Celli
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Quante volte ci è capitato in galleria, in una fiera o davanti ad un catalogo d’asta di desiderare un’opera ma poi rallentiamo l’entusiasmo pensando al solito orrendo dilemma del tipo “e se fra qualche anno non varrà un c__o ?”
Eggià, come se il desiderio di avere un’opera d’arte sia fin dall’inizio condizionato dalla probabilità di dovercene sbarazzare e rivendere?
Ed ecco che gli abili giochi di marketing del mercato incidono sul nostro primario senso del desiderio.
Si dice sia sempre il cervello a dare le informazioni all’occhio e non il contrario, ma possibile che il nostro cervello sia tanto condizionato dal profitto e meno dal desiderio?
Mi torna in mente l’opera di Michael Elmgreen e Ingar Dragset dove per raggiungere il pianerottolo molti gradini non permettono la praticabilità della scala.
commenti in merito?
Grazie e buona serata.
Eggià, come se il desiderio di avere un’opera d’arte sia fin dall’inizio condizionato dalla probabilità di dovercene sbarazzare e rivendere?
Ed ecco che gli abili giochi di marketing del mercato incidono sul nostro primario senso del desiderio.
Si dice sia sempre il cervello a dare le informazioni all’occhio e non il contrario, ma possibile che il nostro cervello sia tanto condizionato dal profitto e meno dal desiderio?
Mi torna in mente l’opera di Michael Elmgreen e Ingar Dragset dove per raggiungere il pianerottolo molti gradini non permettono la praticabilità della scala.
commenti in merito?
Grazie e buona serata.