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12-03-21, 11:07 #2
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A me intriga molto il cambio di modus che quest'arte richiede, ovvero passare da un possesso fisico dell'opera ad un possesso virtuale.
Fino ad ora quello che era richiesto ad un collezionista lungimirante era riconoscere lo status artistico in qualcosa di non canonico (videoarte, performance, street art...) ma la fruizione era sempre nel mondo reale. Qui la fruizione è spostata nell'etere del web. La moneta stessa con cui la si compra è l'Ethereum.
Questo aspetto è fantastico, é come se stessimo vedendo il mondo (dell'arte) che vedranno i nostri nipoti.
Se poi l'arte di questo tizio mi piaccia o no è secondario.. Quello è un passo facile da compiere.Ultima modifica di leiris; 12-03-21 alle 11:18
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12-03-21, 11:50 #3
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..a me sembra che sia solo aria fritta, abbondantemente già superata dal concettuale più serio come Ian Wilson "Non tutte le idee devono essere rese fisicamente” e Downsbrough "the reference to the space is the artwork, or rather the artwork is the space, in a reversal of perception".
Pero' la Crypto art e' trendy...mentre per questi maestri devi accontentarti di un foglio di carta...
Ritengo che se avessero avuto piena conoscenza di questi mezzi negli anni 70 li avrebbero sicuramente usati...ma l'idea appunto e' vecchia di almeno 50 anni!Ultima modifica di eelle25; 12-03-21 alle 12:00
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12-03-21, 12:41 #4
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La interpreto come un fenomeno di adeguamento del "medium" ai tempi, più legato alla proposta, fruizione e "gestione" dell'opera che alla produzione o innovazione artistica, di cui occorre mettere a fuoco gli obiettivi. Nel caso specifico trovo più un creativo che un artista che gioca molto sulla costruzione del personaggio un pò come ha fatto Banksy.
Di sicuro si crea una forte disintermediazione artista-utente almeno inizialmente e si pone un pb. di valore dell'opera, considerando le infinite possibilità di manipolazione dell'immagine digitale. Alcune fiammate in asta prima col Rembrandt realizzato da big data e algoritmi ora con l'opera esitata da Chr per 70 Mln di $, proposte sdoganate vedremo se avranno una continuità. Alla fine informatica a servizio dell'arte o arte a servizio dell'informatica?
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12-03-21, 12:42 #5
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A me questa cosa ricorda molto
Le anime morte
di Gogol
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12-03-21, 12:46 #6
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12-03-21, 13:06 #7
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12-03-21, 13:23 #8
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Grazie Eelle. Certo non contesto il tuo parere, ma io credo siano cose molto diverse le poetiche dei due "artisti". Wilson nega radicalmente l'arte fisica, cioè qualsivoglia traccia di produzione, a qualsiasi titolo. Di arte è possibile, per l'artista sudafricano, soltanto parlarne. Da Minini anni fa fece degli incontri dei quali naturalmente non c'è nessuna traccia.
L'altro non nega la traccia artistica, sebbene soltanto in files dispersi nell'etere.
Poi, come ha scritto Lory, che ringrazio, anche a me tutto l'apparato nasconditivo alla Banski o più semplicemente alla De Dominicis, pare affatto apprezzabile.
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12-03-21, 14:38 #9
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Mah, sarà... ma io preferisco le opere tangibili o i pensieri seri e strutturati e qui vedo solo un divertissement tecnologico...un mio limite probabilmente.
Ultima modifica di eelle25; 12-03-21 alle 15:11
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12-03-21, 15:43 #10
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Mi hanno accennato a questo fenomeno e lo ritengo interessante pro futuro. Non credo che farà sparire l'opera da appendere o porre in casa ma, però, un artista che si pone in quel mercato ha davanti a sè il mondo intero. Applicando la tecnologia delle crypto (blockchain) tra l'altro si toglie ogni dubbio sull' autenticità dell'opera. Questo potrà inoltre portare ad una dematerializzazione come è avvenuto per altre realtà (foto, video, monete) e quindi anche al ridimensionamento della catena legata al mondo dell'arte (galleria, mercante, case d'asta ecc.).
Indubbiamente vale sempre e varrà ancora il principio della qualità.
Da quello che ho visto non mi sembra che si possa parlare di arte.