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Un post che nasce dagli interventi di questi ultimi giorni.
A me sembra che, nonostante la frequentazione del mercato dell'arte di svariati anni da parte di quasi tutti i partecipanti, a molti per qualche motivo piace l'idea di crogiolarsi in un ipotetico "mercato dell'arte cristallino, etico, trasparente" e altre bellissime poesie di questo tipo.
Mi spiace darvi un brusco risveglio, ma questo mondo ipotetico esiste solo nella fantasia.
Poi ci sono quelli che in tutta normalità cercano di dire qualcosa di concreto come "il mercato è questo, e con questo tocca confrontarsi", e allora vengono tacciati di difesa delle case d'aste (???), o attaccatti per presunti "interessi da difendere" (???), dietrologie assurde di vario genere e altre fantasiose amenità.
Tornate nei vostri corpi, perchè non c'è nulla di tutto ciò, se non nelle menti di chi pensa di saper "unire i puntini" perchè si crede furbissimo ma non ne azzecca una.
C'è semplicemente qualcuno che prende atto della reale "fotografia" e cerca di rappresentarla, e chi invece pensa di poter salvare il mondo criticando le politiche di una casa d'aste per poi finire ad analizzare i lotti nella sessione successiva. (Perchè, parliamoci chiaro, dopo tante parole al vento è a questo che si tornerà...).
Cari collezionisti e appassionati, mi spiace, ma il mercato dell'arte è quello che avete sotto i vostri occhi e non cambierà perchè una manciata di persone lo vorrebbero diverso.
Poi, come ho scritto, se qualcuno ha voglia di fare la rivoluzione, può certamente provare a farla, o anche fare degli esposti o delle cause (visto che qui spesso si parla di temi interessantissimi sotto il profilo legale, ma fin'ora non si è assistito al minimo sbocco o iniziativa).
Uno può anche addentrarsi in una giungla con dei mocassini o tacchi a spillo e protestare per il terreno accidentato, o lamentarsi che i rettili non siano tutti a sinistra e gli aracnidi sulla destra, o pretendere che a metà percorso ci possa essere un punto ristoro gestito da Carlo Cracco. Ma purtroppissimo ciò non farà cambiare la giungla in nessuno modo.
Se non piace, se uno pensa di poter pretendere che le componenti del mercato si adattino ai suoi desideri, mi spiace, ma il mercato resta comunque questo.
Tutti noi singolarmente possiamo ovviamente cercare di difenderci dalle distorsioni e dai trabocchetti con degli strumenti auto-costruiti, ma è una difesa individuale, non è che si arriva a cambiare le regole del gioco, ed è normale che sia così, come è normale come ogni azienda del settore giustamente entro il sistema della legalità cerchi di tutelare se stessa, come succede in tutti i campi, a volte anche con metodi borderline o non da tutti condivisi sotto il profilo etico o delle policy.
Nell'attesa di vedere queste marce rivoluzionarie (che non si vedranno), il mercato con cui confrontarsi nel frattempo è quello di ieri, dell'altro ieri e di oggi.
Quindi, non c'è nessuna difesa del mercato, delle case d'asta, ecc ecc, ma semplicemente una fotografia di ciò che è: è una presa d'atto della realtà.
Personalmente vedo solo alcune strade concrete: chi vuole collezionare deve essere lui a crearsi una consapevolezza di quello che è il mercato, oppure chi ne sta fuori.
Se non gli sta bene (ed è lecito), può anche pensare di fare la rivoluzione modificando le aziende degli altri. Io penso che risultati non ce ne saranno, ma se uno vuole tentare è liberissimo di provare.
Diversamente, ci si attrezza per la comprensione dei meccanismi, se ne prende atto, si cerca di parare i colpi e si partecipa come si è sempre partecipato.
Collezionare arte significa entrare in una dimensione differente da qualsiasi altro settore. Senza passione, studio e approfondimento degli artisti e del loro mercato non si va molto avanti.
E se uno vuole in astratto considerare questo settore ANCHE per le potenzialità di investimento, l'approfondimento deve essere doppio, triplo. Il che ad esempio include il non fidarsi ciecamente nè dei risultati d'asta, nè dei database, se non a soli fini statistici e di medio-lungo periodo.
"Eh, ma il comunicato stampa", "eh, ma l'articolo con il 100% di venduto", "eh, ma il virgolettato", "eh, ma gli invenduti che spariscono", "eh, ma le basi d'asta finte", "eh, ma le aggiudicazioni pompate o non credibili", "eh, ma se è così non voglio pagare i diritti d'asta", "eh ma allora pago per un database senza certezza di risultati"... Eh, ecco appunto.
I meccanismi con i quali ci dobbiamo confrontare sono quelli esistenti nella realtà, non quelli che ipoteticamente ci piacerebbero.
E questi meccanismi sono i medesimi per tutti, il che vuol dire che anche gli strumenti di conoscenza dei meccanismi e delle informazioni sono i medesimi per tutti, poi ognuno li calibra in base alle proprie considerazioni.
Quindi, nell'attesa che qualcuno faccia la rivoluzione e trasformi il mercato dell'arte in trasparente e cristallino: bello il lavoro, bella la boiserie ma caro Aronne Piperno il mercato è quello che c'è nella realtà non quello che vorremmo ma esiste solo nella fantasia.
Poi, dopo la rivoluzione, quando ci sarà il fatidico mercato trasparente e cristallino, saremo tutti lietissimi di adattarci ai nuovi standard cui tutti tendiamo.
Ecco, quel giorno gentilmente qualcuno mi svegli per tempo, grazie.
A me sembra che, nonostante la frequentazione del mercato dell'arte di svariati anni da parte di quasi tutti i partecipanti, a molti per qualche motivo piace l'idea di crogiolarsi in un ipotetico "mercato dell'arte cristallino, etico, trasparente" e altre bellissime poesie di questo tipo.
Mi spiace darvi un brusco risveglio, ma questo mondo ipotetico esiste solo nella fantasia.
Poi ci sono quelli che in tutta normalità cercano di dire qualcosa di concreto come "il mercato è questo, e con questo tocca confrontarsi", e allora vengono tacciati di difesa delle case d'aste (???), o attaccatti per presunti "interessi da difendere" (???), dietrologie assurde di vario genere e altre fantasiose amenità.
Tornate nei vostri corpi, perchè non c'è nulla di tutto ciò, se non nelle menti di chi pensa di saper "unire i puntini" perchè si crede furbissimo ma non ne azzecca una.
C'è semplicemente qualcuno che prende atto della reale "fotografia" e cerca di rappresentarla, e chi invece pensa di poter salvare il mondo criticando le politiche di una casa d'aste per poi finire ad analizzare i lotti nella sessione successiva. (Perchè, parliamoci chiaro, dopo tante parole al vento è a questo che si tornerà...).
Cari collezionisti e appassionati, mi spiace, ma il mercato dell'arte è quello che avete sotto i vostri occhi e non cambierà perchè una manciata di persone lo vorrebbero diverso.
Poi, come ho scritto, se qualcuno ha voglia di fare la rivoluzione, può certamente provare a farla, o anche fare degli esposti o delle cause (visto che qui spesso si parla di temi interessantissimi sotto il profilo legale, ma fin'ora non si è assistito al minimo sbocco o iniziativa).
Uno può anche addentrarsi in una giungla con dei mocassini o tacchi a spillo e protestare per il terreno accidentato, o lamentarsi che i rettili non siano tutti a sinistra e gli aracnidi sulla destra, o pretendere che a metà percorso ci possa essere un punto ristoro gestito da Carlo Cracco. Ma purtroppissimo ciò non farà cambiare la giungla in nessuno modo.
Se non piace, se uno pensa di poter pretendere che le componenti del mercato si adattino ai suoi desideri, mi spiace, ma il mercato resta comunque questo.
Tutti noi singolarmente possiamo ovviamente cercare di difenderci dalle distorsioni e dai trabocchetti con degli strumenti auto-costruiti, ma è una difesa individuale, non è che si arriva a cambiare le regole del gioco, ed è normale che sia così, come è normale come ogni azienda del settore giustamente entro il sistema della legalità cerchi di tutelare se stessa, come succede in tutti i campi, a volte anche con metodi borderline o non da tutti condivisi sotto il profilo etico o delle policy.
Nell'attesa di vedere queste marce rivoluzionarie (che non si vedranno), il mercato con cui confrontarsi nel frattempo è quello di ieri, dell'altro ieri e di oggi.
Quindi, non c'è nessuna difesa del mercato, delle case d'asta, ecc ecc, ma semplicemente una fotografia di ciò che è: è una presa d'atto della realtà.
Personalmente vedo solo alcune strade concrete: chi vuole collezionare deve essere lui a crearsi una consapevolezza di quello che è il mercato, oppure chi ne sta fuori.
Se non gli sta bene (ed è lecito), può anche pensare di fare la rivoluzione modificando le aziende degli altri. Io penso che risultati non ce ne saranno, ma se uno vuole tentare è liberissimo di provare.
Diversamente, ci si attrezza per la comprensione dei meccanismi, se ne prende atto, si cerca di parare i colpi e si partecipa come si è sempre partecipato.
Collezionare arte significa entrare in una dimensione differente da qualsiasi altro settore. Senza passione, studio e approfondimento degli artisti e del loro mercato non si va molto avanti.
E se uno vuole in astratto considerare questo settore ANCHE per le potenzialità di investimento, l'approfondimento deve essere doppio, triplo. Il che ad esempio include il non fidarsi ciecamente nè dei risultati d'asta, nè dei database, se non a soli fini statistici e di medio-lungo periodo.
"Eh, ma il comunicato stampa", "eh, ma l'articolo con il 100% di venduto", "eh, ma il virgolettato", "eh, ma gli invenduti che spariscono", "eh, ma le basi d'asta finte", "eh, ma le aggiudicazioni pompate o non credibili", "eh, ma se è così non voglio pagare i diritti d'asta", "eh ma allora pago per un database senza certezza di risultati"... Eh, ecco appunto.
I meccanismi con i quali ci dobbiamo confrontare sono quelli esistenti nella realtà, non quelli che ipoteticamente ci piacerebbero.
E questi meccanismi sono i medesimi per tutti, il che vuol dire che anche gli strumenti di conoscenza dei meccanismi e delle informazioni sono i medesimi per tutti, poi ognuno li calibra in base alle proprie considerazioni.
Quindi, nell'attesa che qualcuno faccia la rivoluzione e trasformi il mercato dell'arte in trasparente e cristallino: bello il lavoro, bella la boiserie ma caro Aronne Piperno il mercato è quello che c'è nella realtà non quello che vorremmo ma esiste solo nella fantasia.
Poi, dopo la rivoluzione, quando ci sarà il fatidico mercato trasparente e cristallino, saremo tutti lietissimi di adattarci ai nuovi standard cui tutti tendiamo.
Ecco, quel giorno gentilmente qualcuno mi svegli per tempo, grazie.