Mario Merz

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Alessandro Celli

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23/10/09
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Oggi sarebbe stato il compleanno di Mario Merz
nato il 01 gennaio del 1925.

Strano che nel FOL non ci sia un 3D a Lui dedicato, quindi rimedio con il suo ben noto profilo
che osserva l'installazione con i numeri di fibonacci nel 1971

foto del noto Gianfranco Gorgoni
 

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Secondo la definizione del suo grande estimatore (e similmente anarchico;)) Harald Szeemann:

«appartenente all’ultima generazione di visionari, solitari e nomadi che crea dal caos, considerando la pulsione interiore come criterio primario»


Nel vortice che investe il mondo culturale a metà degli anni ‘60, Mario Merz è l’autore più anziano e una delle figure di spicco della koinè dei poveristi (prendo a prestito una felice definizione di Bruno Corà).

Merz arriva a Torino da Milano per studiare medicina ed entra nel gruppo antifascista Giustizia e Libertà nel 1945, alimentando la sua visione politica attraverso la lettura di Gramsci e Marx: partigiano, verrà condannato a un anno di detenzione nelle Carceri Nuove, un evento che segnerà un momento cruciale nella la sua esperienza artistica.

Lì incontrerà Luciano Pistoi (che aprirà poi la galleria Notizie) e sfrutterà la parentesi carceraria per sperimentare disegni con la tecnica del tratto continuo, già approcciati durante la prima giovinezza. Si forma da autodidatta, concentrandosi in prima battuta sul disegno e aprendosi alla pittura anche grazie al confronto con Mattia Moreni e Luigi Spazzapan, due “outsider” della scena artistica dell’epoca, guardando poi all’informale, a Jackson Pollock, ma anche a Jean Dubuffet e Jean Fautrier.

La sua pratica artistica è segnata da una visione critica della società consumistica contemporanea, ed è influenzata dal Situazionismo, presente nell’area torinese nella figura carismatica di Pinot Gallizio, ma anche dalla tradizione pittorica.


Merz, using himself as a sensitive needle, tries to draw a map in which the archetypes of the individual’s feeling and living solidify as they move through differentiated territories.” (Germano Celant, Mario Merz, catalogo della mostra, Solomon R. Guggenheim Museum,


Fonte : Mario Merz. Igloos | Doppiozero
 

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Se le parole prendono la forma di frasi o di domande, i numeri invece fanno invece sempre riferimento alla cosiddetta “serie di Fibonacci”, a cui Merz si appassionò alla fine degli anni ’60 leggendo i testi del filosofo naturalista toscano Leonardo Fibonacci.

Quest’ultimo, all’inizio del 1200, per studiare come evolveva la popolazione di una colonia di conigli, aveva individuato una sequenza matematica nella quale ogni numero è dato dalla somma dei due precedenti (1,2,3,5,8…). Fino al XIX secolo a questa successione non fu attribuita alcuna importanza, finché si scoprì che poteva essere applicata, per esempio, nel calcolo delle probabilità, nella sezione aurea e anche nella natura, per esempio nella disposizione delle foglie di un albero. Insomma, una serie numerica che sta alla base della nostra realtà.

A partire dal 1970, Merz inizia ad introdurre la sequenza di Fibonacci all’interno di molte sue opere (ad esempio su alcuni igloo, o direttamente sulle pareti, in relazione ad animali o oggetti della vita quotidiana che compongono le sue opere). I numeri di Fibonacci rappresentano i processi di crescita del mondo naturale e rimandano anche a un’idea di continua trasformazione ed evoluzione, una sorta di successione potenzialmente infinita. ;)
 

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Spazio, tempo, materia, gesto e comportamento sono gli elementi che avvicinano Mario Merz a Lucio Fontana, in un dialogo ideale sulle potenzialità dell’arte nella tarda modernità che ha contribuito in maniera determinante a ridefinire i caratteri della cultura artistica contemporanea.

Sebbene attraverso percorsi molto diversi, entrambi hanno ridefinito i concetti di spazio e tempo in relazione alla posizione dell’uomo
rispetto alla natura.

Vi è un passaggio nel Primo Manifesto dello Spazialismo, redatto da Fontana e da altri nel 1947, in cui si legge “L'arte è eterna, ma non può essere immortale. È eterna in quanto un suo gesto, come qualunque altro gesto compiuto, non può non continuare a permanere nello spirito dell'uomo come razza perpetuata. [...] Ma l'essere eterna non significa per nulla che sia immortale. Anzi essa non è mai immortale. Potrà vivere un anno o millenni, ma l'ora verrà sempre, della sua distruzione materiale. Rimarrà eterna come gesto, ma morrà come materia”.

Alcuni decenni più tardi, Merz realizzerà un’opera con una scritta al neon che recita “Se la forma scompare la sua radice è eterna”.
(verso del poeta persiano Rumi)
 

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Forse non tutti sanno che una delle poche opere (igloos) ad avere al suo interno anche oggetti di uso comune è “Is space bent or straight?”, dove dalle pareti in vetro di un suo igloos si vede una macchina da scrivere.

L’oggetto presente è andato in scena all’interno di una performance eseguita da Merz insieme a Emilio Prini, nella quale i due leggevano, scrivevano e parlavano seduti all’interno dell’igloo, che diventava a tutti gli effetti un luogo abitabile e di relazione.
 

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Merz era affascinato dalla serie di numeri di Fibonacci, questo sistema (originariamente applicato alla comprensione della riproduzione nei conigli) si estende all'infinito, quindi si può vedere che corrisponde alla proliferazione in natura.

I numeri aumentano sommando ciascuna coppia precedente, ad esempio 1 + 1 = 2 + 1 = 3 + 2 = 5.

Qui immagini di tavoli sempre più grandi sono collegati in una spirale, numeri al neon su ciascuno secondo il sistema Fibonacci, con bicchieri disegnati su ogni tavolo corrispondenti a questi numeri, suggerendo un numero infinitamente crescente di commensali.

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@Ale sei riuscito a fare ben 7 post di fila su un artista senza nè nominare nè attaccare una Fondazione.
Che succede?
E' un RECORD da festeggiare:cincin:
 
come promesso:o

Ed eccomi qui con la prima polemica.:p

La Fondazione è a tutti gli effetti un importante centro di arte contemporanea, ospita mostre – eventi e organizza attività educative di tutto rispetto.:bow::bow:
Fondazione | Fondazione Merz

Una critica tanto vale segnalarla comunque, in merito all’Archivio, inserito nella Fondazione :

“Si fa presente che l’Archivio non rilascia autentiche, ma raccoglie la documentazione relativa alle opere degli artisti ai fini della pubblicazione dei rispettivi cataloghi ragionati. Si procede pertanto alla registrazione esclusivamente di quelle opere giudicate idonee dal Comitato Scientifico nonché più rilevanti per la pubblicazione.”

https://www.fondazionemerz.org/wp-c...o-Merz-richiesta-registrazionecertificato.pdf


Mario da lassù non si arrabbi ma stavolta è colpa di Biagio:rotfl::rotfl:
 

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come promesso:o

Ed eccomi qui con la prima polemica.:p

.....:

e allora te ne aggiungo una seconda.

E' l'artista italiano più presente in tutti i musei del mondo; dato oggettivo che si sente spesso dire ed è vero.
Nessuno dice anche (però) che, a prescindere dalle sue doti artistiche, era anche figlio di un importante banchiere ebreo svizzero.
Nulla di male, ci vorrebbe, ma magari l'aiutino di papà, come è giusto che sia, non è mancato! e in un periodo, l'immediato dopoguerra, dove certe situazioni andavano (forse giustamente) riequilibrate.

Solo per inquadrare sempre il contesto, altrimenti vale sempre tutto ed il contrario di tutto.
 
come promesso:o

Ed eccomi qui con la prima polemica.:p

La Fondazione è a tutti gli effetti un importante centro di arte contemporanea, ospita mostre – eventi e organizza attività educative di tutto rispetto.:bow::bow:
Fondazione | Fondazione Merz

Una critica tanto vale segnalarla comunque, in merito all’Archivio, inserito nella Fondazione :

“Si fa presente che l’Archivio non rilascia autentiche, ma raccoglie la documentazione relativa alle opere degli artisti ai fini della pubblicazione dei rispettivi cataloghi ragionati. Si procede pertanto alla registrazione esclusivamente di quelle opere giudicate idonee dal Comitato Scientifico nonché più rilevanti per la pubblicazione.”

https://www.fondazionemerz.org/wp-c...o-Merz-richiesta-registrazionecertificato.pdf


Mario da lassù non si arrabbi ma stavolta è colpa di Biagio:rotfl::rotfl:

Anche qui vado in "controtendenza" caro @Ale: in un lontano passato ho avuto un'opera di Merz in collezione, che poi ho ceduto. Una carta. Non posso dire che fosse un'opera museale, ma ho ricevuto in ogni caso dalla Fondazione Merz un feddback molto rapido e cortese e nel giro di qualche settimana mi è arrivato il certificato.

Secondo me quando scrivono sul sito riferendosi ad opere "idonee" e "più rilvenanti" intendono la maggior parte delle opere compiute vere e proprie, ossia non bozzetti o cose analoghe.

Per quanto riguarda l'attività di spazio espositivo, la Fondazione Merz cura sempre delle situazioni di grande livello e qualità, come hai giustamente sottolineato.
 
almeno loro hanno un comitato scientifico.
 
Bravi:clap::clap::clap:

La Fondazione Merz inaugura il 26 ottobre la sua sede palermitana presso il padiglione ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa con la mostra collettiva «L’altro, lo stesso» (fino al 27 marzo 2022). Curata da Beatrice Merz e Agata Polizzi, l’esposizione dà il via a un progetto triennale battezzato ZACentrale: in programma esposizioni, educazione e ricerca, per un’idea di arte contemporanea fatta di relazioni e di esperienze. Lida Abdul, Rosa Barba, Alfredo Jaar, Joan Jonas, Silvia Maglioni e Graeme Thomson, Mario Merz e Marisa Merz sono gli artisti scelti per la mostra integrata da video storici dei due artisti titolari della Fondazione, di Gino De Dominicis, Gilbert & George e Lawrence Weiner.

Al via il progetto ZACentrale, ZAC - Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo | Fondazione Merz
 
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