ho visto peraltro che ti piace scrivere
Anche a te, no?
3D che hai aperto dall’altra parte.
Dicevo che ho guardato le immagini e ho letto anche i Tuoi commenti.
grazie per la buona volontà (i 3 giorni di ban che riceverai passano presto
)
La prima è che credo che la tecnica in cui Lunois è specializzato, quella litografica, soffra un po' generalmente di una mancata considerazione, e questo in ambito per così dire (quasi) generale.
Sì. Nell'800 era una banale ed efficace tecnica di riproduzione che però fu rapidamente portata ad essere un mezzo di espressione artistica. La diffusione di tecniche di riproduzione ben più efficaci le ha lasciato solo soletto quello spazio, nobile ma indifeso, se si pensa che già nell'800 si facevano fotolitografie a colori. Ovviamente la sua specificità è divenuta sempre meno riconoscibile, i falsi tecnici dilagarono. E dunque, per le opere datate è ancora possibile recuperare certezze attributive, mentre se si vanno a vedere nelle vendite internet i vari Capogrossi, De Chirico eccetera
k: (un eccetera pesante) si capisce come tra falso e autentico servano conoscitori specialisti + collazione. Ovviamente questo crea problemi alla popolarità del mezzo. Peraltro, quando vedo litografie realizzate usufruendo delle migliori possibilità della tecnica stessa, mi "commuovo" anche di fronte all'opera dei peggiori dilettanti. Ma se sono in pochi ad apprezzare, il mercato annaspa.
Tu parli di “empatia” di Lunois verso l’ambiente, le persone. Mi ha colpita un passaggio (nel mentre in cui lo confrontavi con Degas) in cui hai sostanzialmente detto che era come se quella empatia lo portasse a considerare l’altro “come sé, o addirittura meglio di Sé”. Ebbene, ho sorriso, pensando che empatia non è questo
. L’Altro esiste “in noi” in quanto “è”, rappresenta qualcosa, per noi. E fino a quel momento non esiste neanche. Di qui che arrivare a dire che possa essere “meglio” di noi per me ha ben poco senso, se non nel senso di esserci ad esempio. Ma…. È (l’Altro è) sempre in funzione a noi, per noi (l’uso della maiuscola non è casuale
).
EMPATIA
Dizionario In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.
Nella critica d'arte e nella pubblicità, la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.
Intendevo il primo caso. Peraltro la definizione del vocabolario non è esatta, basterebbe sostituire
partecipazione con
prevaricazione. Infatti l'empatia è una qualità
d'ascolto.
L’empatia è la capacità di comprendere appieno lo stato d'animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Il significato etimologico del termine è "sentire dentro", ad esempio "mettersi nei panni dell'altro", ed è una capacità che fa parte dell'esperienza umana ed animale. Wikipedia
ecco, qui ci siamo : si tratta di fare spazio all'altro dentro di sé.
La frase "incriminata" è, suppongo:
"queste persone sono vive ed importanti come e più di me", che significa esattamente il sacrificio che chi percepisce empaticamente compie nel tempo in cui lascia spazio a quanto osservato (come sarebbe una mamma che cerca di percepire i bisogni del figlioletto), ma non in ogni momento. Scrivevo anche:
La sua "rotondità", la sua facilità, la sua stessa forte capacità empatetica possono certo costituire, agli occhi del critico, un limite. L'autore potrebbe venir tacciato di scarsa originalità, di ripetitività, persino di personalità debole.. Significherebbe scambiare la capacità di ascolto con una presunta carenza della personalità, una forza con una debolezza.
Vedendo molte immagini, all'osservatore non sarà sfuggita la presenza di una serenità non superficiale. Pare che oggidì sia una merce poco richiesta, direi che si preferiscono l'aggressività gratuita e gli effetti superficiali. Vabbè.
l’impressione per così dire generale che ho avuto di Lunois è quella che abbia per così dire “messo in posa”, come se si trattasse di fare un po' delle foto…. “di maniera”….? Passami il termine, non voglio sminuire. Emblematiche in tal senso un paio di corride (cadute da cavallo) dove la sensazione che mi è passata è quella di un “fermi tutti”, ma anche molti dei “ritratti” (tali mi sembrano) paiono mettere in posa i soggetti (molte figure femminili, direi per lo più figure femminili). Il più delle volte (mi è parso almeno) con la “collaborazione” del soggetto. Qualche volta (sempre a me pare di vedere) per una sorta di compiacimento di Lunois. Tutto bello in ordine, ciascuna cosa al suo posto. Questo è un po' quello che mi passa, a un esame superficiale. E quello stile “non urlato”, pacato, tranquillo, che si vede in molte vesti e di cui parli, mi sembra un po' una conseguenza di quanto sopra (Edit: rileggendomi credo che sia giusta una specifica importante. Conseguenza e non "conquista", non so se è chiaro quello che voglio dire....).
Questa per me è l'osservazione più stimolante. In effetti, molte immagini paiono "in posa" (molte certamente furono proprio create con questa modalità), e ciò vale anche per quelle più movimentate, come la caduta da cavallo o la danza del flamenco. Io ho dato la mia interpretazione: la caratteristica osservazione dell'autore presenta molti aspetti meditativi, per i quali egli ritorna circolarmente all'osservazione del soggetto. Questo viene quindi arricchito non esteriormente, bensì interiormente e pittoricamente, anche in funzione della composizione generale. Alla fine, si può guardare a questi lavori come se fossero quadri astratti piuttosto che narrazioni. Ad un Afro, per esempio, non chiederemo movimento.
Tra parentesi quadre, in cemento
, direi: anche personalmente, Techne, non sembri proprio persona tranquilla e serenissima. Direi che molte caratteristiche del nostro tempo convulso appaiono nei tuoi interventi (
absit iniuria verbis, cioè siediti e offendi i verbi, come Zaia
). Può essere che questo operare meditativo ti appaia estraneo, sino a considerare la posa non come il risultato di una osservazione a 380 gradi (abbondiamo ...), ma come una forma di incapacità a narrare il movimento. Così intendo il "conseguenza e non conquista". Molte immagini nel forum che citi smentiscono questa interpretazione. Ovviamente ve ne sono anche nel libro (il quale ne ha di più che il forum)
Controprova: la parte più debole di Lunois, che certo anche nel libro non nascondo, si rivela proprio in quelle illustrazioni in cui la parte narrativa, e magari dinamica, è predominante. Qui l'artista diviene un artigiano narratore, non particolarmente interessante. Sono i due estremi di un genio spurio, diviso nella sua vita tra splendide ispirazioni su soggetti a lui confacenti e più semplice mestiere al servizio dell'illustrazione.
D'altra parte, questa immagine (litografia di donna pianista e ballerine in movimento) credo confermi che allorché Lunois si dedica alla descrizione del movimento egli perde il suo pregio maggiore, che, perdona il ripetermi, consiste in quel considerare l'apparizione della bellezza come un fatto ineluttabile da "ascoltare" con rispetto e meraviglia.
E qui domanda a te. Cosa dovrei vedere “sotto”, che invece mi sfugge?
Lunois ha la capacità "altruistica" di valorizzare i pregi già presenti nel soggetto, ma non quella di sollevare un soggetto privo di qualità a livelli artistici superiori. Perciò quanto detto nelle due righe che precedono è il presupposto necessario. Pittoricamente, occorre desiderare di ammirare l'armonia complessiva dei colori ecc. Se il soggetto ti disturba, rovescia il quadro e, per massimo scrupolo, osservalo allo specchio: sarà divenuto un astratto, come lo sono per me tutti i quadri, perché non riesco a "vedere" il soggetto, ma cerco altro.
Grazie
Non c'èce di cheche, come diceva la ragazza a due teste.