Un’Arte Concettuale con colore ed estetica

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Prendendo spunto dal 3d su Robert Barry, con un po' di stimolo e di studio ieri, ho avuto la conferma di ciò di cui già ero convinto e che vorrei condividere, ossia che, seppur la maggior parte delle opere legate al concettuale siano scarne e in bianco e nero (e lecitamente qualcuno le predilige), non è poi invece vero che gli artisti concettuali non abbiano usato il colore o che le loro opere siano tutte per forza prive di una loro estetica

Non solo il colore non toglie nulla all'arte concettuale, ma l'arte concettuale può tranquillamente avere un'estetica, e anche una godibilità.
Certo, bisogna che alla base abbia dei concetti e che le opere esplorino delle idee, ma il colore o l'estetica non tolgono nulla alla mentalità di queste opere.
Anzi, spesso possono aggiungere qualcosa di ulteriore.

In ogni caso, come già fatto notare per "One and Three Chairs" di Kosuth, qualsiasi opera concettuale - anche in bianco e nero o scarna - ha una sua estetica.
Se si prende un foglio, una matita, una penna, una macchina da scrivere, una foto, una fotocopia, un'installazione, un oggetto, una frase, un carattere, anche un singolo punto tracciato a matita in una porzione di spazio fa parte di una composizione, ed ha una sua estetica.
Anche un foglio bianco ha un'estetica, un formato, un orientamento, un pozinamento ecc.

Ciò premesso, al di là delle opere di vario tipo prive di colore, tanti artisti concettuali hanno usato ANCHE il colore e questo non ha in alcun modo tolto significato o significanza alle loro opere, nè questo accade in casi più propriamente "estetici", come mostrerò più tardi.

Questo non vuol dire che uno non possa prediligere il secco bianco e nero, ma certamente vuol dire che siccome le opere concettuali colorate esistono, non solo gli artisti concettuali le hanno praticate, ma c'è chi da collezionista anche può prediligere queste.

Ecco Robert Barry, e i suoi colori :yes:

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per Biagio,

va bene che abbiano usato i colori ma il concettuale è un antitesi con l'estetica.

non farmi fare un'altra pappardella sennò mi bannano:shit::shit::shit:

Non sono d’accordo @ale.
Intanto fino a qualche giorno fa era difficile fare passare il “concetto” che i concettuali potessero far uso del colore, e non a caso tu stesso scrivevi che un collezionista di concettuale non poteva farsi sedurre dal colore. Invece il colore c’è, o meglio ci può essere anche nell’arte concettuale.

Può esistere un’arte concettuale distante da un’idea classica di estetica (ma che in qualche modo comunque ha una sua estetica), e un’arte concettuale che comprende ANCHE una parte esplicitamente estetica. Già l’uso di un colore è una scelta estetica, come lo è anche posizionare un singolo punto di matita su un foglio di carta.

In ogni caso, “arte concettuale” è un’etichetta che può comprendere moltissime possibilità espressive che pur mantengano la centralità del pensiero e dell’idea.

Ma se da un lato esiste un’arte concettuale che ricerca in qualche modo l’annullamento dell’estetica (cosa peraltro praticamente impossibile), dall’altro lato esistono delle possibilità di arte concettuale che includono sia l’uso del colore che anche una possibilità estetica.
E in queste ricerche di arte concettuale, il colore o l’estetica sono un livello aggiuntivo di substrato e non vanno in alcun modo a detrimento dei concetti veicolati ma anzi, li esaltano.
 
Riprendo Kosuth dal 3d di Barry

Ma per un collezionista di concettuale è estremamente riduttivo apprezzare i colori:boh::boh:

Però il suo intento era di proporre opere il cui fine non era il godimento estetico bensì l’attività di pensiero.

Se tu prendi l'opera qui sotto di Kosuth l'estetica è completamente assente, lui voleva soltanto portare lo spettatore ad una riflessione sul rapporto, problematico e conflittuale, che esiste tra realtà, rappresentazione iconica (immagine) e rappresentazione logica (parola).

Quindi questa è un'arte che tende ad eliminare qualsiasi significato emozionale, per proporsi con lucida e fredda razionalità.

Ecco, sinceramente su questo si può MOLTO discutere.
Tu hai una tua lecita convinzione, ma trovo sia una forzatura voler fare passare per generale un approccio personale: è il tuo personale modo di collezionare concettuale e di approcciarti, ma non è per niente detto che valga per tutti gli altri collezionisti di concettuale.
In effetti, ti posso dire che spesso non vale nemmeno per gli artisti concettuali.

Visto che l'argomento mi ha interessato e stimolato, ho un po' "studiato" stamattina.

In primis direi che non è per forza vero che il colore o il "godimento estetico" o "emozionale" non possano convivere con un'arte incentrata sul pensiero.
Cosa che peraltro sottolineo e ribadisco da sempre su Boetti.

Secondariamente, "Arte Concettuale" è un'etichetta che in realtà è estremamente ampia ed interpretabile. La sola cosa che davvero accomuna gli artisti che si possono in qualche modo definire concettuali, è una ricerca artistica basata sull'elaborazione del pensiero, e in cui sostanzialmente ci sia la centralità dell'idea.
Dopo di che ognuno di loro non solo interpreta la propria ricerca in modo personale e differente, ma anche con una certa variabilità.

Uscendo dal generale per un attimo, e tornando sulla Sedia di Kosuth che hai proposto come spunto, pur concordando con buona parte delle tue osservazioni, non è sostenibile che l'opera non abbia una sua estetica.
La sedia ha una sua estetica, che può cambiare a seconda della sedia scelta, la foto con la sedia (o quella che in generale che ritrae un altro oggetto), ha sempre una sua proporzione rispetto all'installazione, e stesso discorso vale anche per l'immagine con il testo, ossia anche quella ha sempre un formato di un certo tipo, e può variare la lingua. Inoltre i font del testo possono essere scelti dall'artista in modo differente, e questa è certamente una scelta anche estetica per il semplice motivo che ci sono innumerevoli font - che Kosuth varia - e ognuno ha nella sua elaborazione un approccio estetico.

La "foto della sedia + la spaziatura + la sedia al centro + la spaziatura + la foto con il testo" hanno nel loro insieme uno studio compositivo, con precisi spazi e proporzioni degli elementi e tra gli elementi. Non c'è nulla lasciato al caso. Quindi, dove c'è una composizione, obbligatoriamente ci sono delle scelte di tipo estetico.

Non a caso queste opere di Kosuth hanno tra l'altro assunto una forte valenza iconica.

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non è mai l'oggetto che deve sedurre
semmai l'idea.

Quel “MAI” è secondo me quello che non funziona.

Ci possono essere idee banali rese in modo scarno e idee geniali che contemplino anche un’estetica e anche una godibilità.
In mezzo c’è di tutto.

Ma è riduttivo immaginare che possa esistere un’arte concettuale unicamente scarna o priva di un’estetica. Semplicemente perché non è così.
Tanti artisti concettuali hanno fatto solo opere scarne e prive di colore, altri hanno contemplato anche l’uso del colore e altri hanno ricercato anche un’estetica. Alcuni hanno praticato le proprie ricerche concettuali spostandosi agevolmente e liberamente in tutte queste direzioni.
 
Sempre nell'antichità c'era la pittura di scuolaToscana che prediligeva le forme e i volumi (valori tattili) e vedeva i colori come un contorno, mentre quella Veneziana attraverso il colore creava le masse e le forme (pittura tonale)...

La presenza e l'uso del colore dipende dallo scopo che si vuole raggiungere.

Restando a Barry nei Telephatic piece (prima immagine) sarebbe superfluo e inutile, mentre nel Black Mirrorpiece with Multicolored Words ha una sua funzione (seconda immagine), che poi l'opera sia riuscita o meno questo esula dat tema dalla discussione.
Sempre a mio parere.
:):p Ciao!! a entrambi.

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Joseph Kosuth

Prendiamo Joseph Kosuth, uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale e al quale viene spesso attribuita la stessa invenzione dell’espressione “arte concettuale”.

Tra le sue opere più celebri c’è la serie “Art as Idea”. Concentrandoci sull’aspetto, è innegabile che queste opere abbiano una ricerca estetica: il fondo è nero e il testo è bianco, ma già la scelta del formato è estetica, come lo è il font/carattere che può variare da opera ad opera e come può variare la quantità di testo rispetto alla superficie che occupa.

Sono opere molto secche e mentali ma non certo prive di una loro estetica. La quale di certo non toglie una briciola di genialità, ma anzi anche in questo caso conferisce loro iconicità.

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Sempre di Kosuth, qui si possono vedere due versioni di “One and Three Chairs”.
Il concetto è identico in entrambe le opere.
Ma le due opere sono differenti e hanno anche un’estetica differente.
Chi conosce Kosuth sa che fondamentalmente queste opere sono composte da un CERTIFICATO con le precise indicazioni sulla realizzazione dell’opera e sull’allestimento.

È chiaro quindi che nei due casi, l’artista abbia pensato a due composizioni diverse anche nel display dei tre elementi, il che comporta una differente estetica delle due opere, come potrebbe averla la scelta di una lingua piuttosto che un’altra per la definizione, il carattere del testo o la stessa quantità di testo.

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Joseph Kosuth, spesso considerato il padre dell’arte concettuale, alla forza e centralità dell’idea spesso unisce anche colore, luce e godibiltà estetica.

Colore, neon, estetica, godibilità, tolgono qualcosa alla concettualità della sua arte e della sua ricerca? Ma proprio per niente!
Non a caso è considerato uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale.

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Mel Bochner

Mel Bochner è un altro artista concettuale che ha usato anche il colore nelle sue opere già negli anni 70.
Le sue ricerche artistiche concettuali più note sono quelle basate sul linguaggio, che nel tempo sono diventate sempre più colorate e sempre più esteticamente cateterizzate.

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@Biagio ma certo che colore ed estetica sono stati sdoganati anche qui e onestamente non ci vedo nulla di male.
@Alessandro comunque ha ragione, nel senso che le basi fondative erano abbastanza rigorose ed escludevano questo approccio.Il tempo poi inevitabilmente, e forse anche giustamente, smussa gli integralismi e accetta le contaminazioni.

@Biagio onestamente direi che c'è poco da ragionare su questo aspetto ed anche Ale converrà che gli esempi (Boetti docet) sono veramente tanti
 
Ultima modifica:
Lo stesso Vito Acconci, uno dei protagonisti indiscussi dell’arte concettuale e performativa, in alcune occasioni ha fatto uso del colore.
In altre occasioni ha combinato immagini fotografiche e scrittura, con precise disposizioni.
Non si può non rilavare che anche dietro a queste composizioni ci siano delle scelte di tipo estetico, e che ci siano - anche relativamente alla medesima performance - delle composizioni con risultati estetici differenti, e alcune possano essere più apprezzate e altre meno.

Di certo non c’è un annullamento definitivo dell’estetica dell’opera finale, che anzi, oltre alla forza dell’immagine stessa, ha delle connotazioni piuttosto ricorrenti e che rendono queste opere molto riconoscibili per il loro aspetto.

In alcuni casi, già nei primi anni ‘70 si ritrovano delle vere e proprie ricerche nella composizione e all’aspetto definitivo e immodificabile del display, fino a comprendere le forme delle cornici che contenevano foto/documenti/materiali.

Si tratta chiaramente di scelte anche di tipo estetico.

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@Biagio ma certo che colore ed estetica sono stati sdoganati anche qui e onestamente non ci vedo nulla di male.
@Alessandro comunque ha ragione, nel senso che le basi fondative erano abbastanza rigorose ed escludevano questo approccio.Il tempo poi inevitabilmente, e forse anche giustamente, smussa gli integralismi e accetta le contaminazioni.

@Biagio onestamente direi che c'è poco da ragionare su questo aspetto ed anche Ale converrà che gli esempi (Boetti dover) sono veramente tanti

Ma sai Cris, bisogna vedere cosa si intenda per “basi fondative”, perché facendo proprio una panoramica rapida, colori ed estetica nell’arte concettuale si trovano già negli anni ‘60, ossia alla nascita di questo tipo di ricerche, vedi lo stesso Kosuth ma anche tanti altri.

Sono gli approcci degli artisti che sono stati differenti, molto più scarni per alcuni e molto più liberi per altri.
Ma tutti incentrati sul pensiero.
E non è che “il pensiero” sia meno “pensiero” se è colorato o godibile: quelli sono “strati” ulteriori.

Quello che volevo documentare in modo incontrovertibile è che l’arte concettuale non è per forza solo scarna e impalpabile ma può avere tantissime forme, che possono comprendere anche il colore e un’estetica.

Questo vale allo stesso identico modo per il Minimalismo, sia italiano che internazionale, da Castellani a Bonalumi e da Donald Judd a Sol Lewitt.

Poi, all’interno di queste ricerche e all’interno dei percorsi dei vari artisti, giustamente ci sarà chi è maggiormente appagato da una carta bianca con un segno o una parola oppure da opere che contemplino anche una superficie più godibile.
Ma non è che perché uno preferisce una cosa piuttosto che l’altra allora l’altra diventi per qualche motivo meno rigorosa o meno concettuale.

Ci possono essere modalità espressive differenti pur restando nello stesso ambito di ricerca mentale basata sull’idea.
 
Ma sai Cris, bisogna vedere cosa si intenda per “basi fondative”, perché facendo proprio una panoramica rapida, colori ed estetica nell’arte concettuale si trovano già negli anni ‘60, ossia alla nascita di questo tipo di ricerche, vedi lo stesso Kosuth ma anche tanti altri.

Sono gli approcci degli artisti che sono stati differenti, molto più scarni per alcuni e molto più liberi per altri.
Ma tutti incentrati sul pensiero.
E non è che “il pensiero” sia meno “pensiero” se è colorato o godibile: quelli sono “strati” ulteriori.

Quello che volevo documentare in modo incontrovertibile è che l’arte concettuale non è per forza solo scarna e impalpabile ma può avere tantissime forme, che possono comprendere anche il colore e un’estetica.

Questo vale allo stesso identico modo per il Minimalismo, sia italiano che internazionale, da Castellani a Bonalumi e da Donald Judd a Sol Lewitt.

Poi, all’interno di queste ricerche e all’interno dei percorsi dei vari artisti, giustamente ci sarà chi è maggiormente appagato da una carta bianca con un segno o una parola oppure da opere che contemplino anche una superficie più godibile.
Ma non è che perché uno preferisce una cosa piuttosto che l’altra allora l’altra diventi per qualche motivo meno rigorosa o meno concettuale.

Ci possono essere modalità espressive differenti pur restando nello stesso ambito di ricerca mentale basata sull’idea.

Ci sono molti modi possibili per esprimere un concetto.
Giustappunto non vedo nulla di male nel fatto che lo si faccia in modo elegante ed armonioso, purché il modo di esprimere il concetto non sovrasti e celi il concetto stesso (il confine è sottile). Questo è un rischio che certi concettuali hanno voluto correre, altri forse non se la sono sentita o semplicemente non hanno voluto contemplare questa possibilità.
Tra quelli che hanno voluto correre tale rischio, alcuni se la sono cavata mirabilmente, altri un poco meno (quantomeno non in tutti i loro lavori) :)
 
Ultima modifica:
Giulio Paolini

Esattamente @toni.

Tra gli artisti che sono andato a guardare ieri, mi sono soffermato più volte su Giulio Paolini, a ragione considerato uno dei maggiori artisti concettuali italiani, riconosciuti nel mondo.

Mi sono limitato a scegliere tre immagini di opere in cui il colore è protagonista, e la prima è addirittura del 1962.

Ma sotto alla prima selezione, aggiungo qualche sua immagine fortemente riconoscibile, sottolineando quanto l’arte concettuale di Paolini sia non solo leggiadramente estetica, ma alla continua ricerca dell’equilibrio e dell’eleganza.

L’estetica in Paolini è integrata in modo indissolubile nella sua ricerca concettuale. Da sempre.

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Premettendo che tutti gli artisti fanno cose molto diverse tra di loro, secondo me un’opera concettuale deve essere priva di colore se non nelle tonalità del grigio del nero e del bianco... Agnetti per esempio è famoso per le sue bandiere con scritte e pensieri ma le sue opere più importanti sono quelle su feltro, naturalmente nero o su carta con sfondo nero...

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Premettendo che tutti gli artisti fanno cose molto diverse tra di loro, secondo me un’opera concettuale deve essere priva di colore se non nelle tonalità del grigio del nero e del bianco... Agnetti per esempio è famoso per le sue bandiere con scritte e pensieri ma le sue opere più importanti sono quelle su feltro, naturalmente nero o su carta con sfondo nero...

Vedi l'allegato 2697603

Ecco @Giuseppeart, l’intento del 3d è quello di mettere in evidenza che c’è una amplissima gamma di modalità interpretative di un’arte di tipo concettuale. E questo dai suoi esordi.
Molti artisti l’hanno praticata in modo diciamo essenziale e francescano e altri (o a volte gli stessi in modo alternativo) con colore e con valenza estetica.

Naturalmente all’interno di queste ricerche ognuno soggettivamente predilige quello verso cui lo porta la propria sensibilità.

Ciò che volevo fare emergere è che in alcune ricerche concettuali convivono sia il colore che l’estetica e questo non le rende “meno concettuali” o “meno mentali” o “meno di ricerca”, semplicemente sono approcci differenti legati alle differenti visioni e interpretazioni degli artisti.

Quello che percepisco è che ci sia un limite da parte degli amanti del rigoroso concettuale in bianco e nero nel poter riconoscere medesima validità al concettuale che contempli anche un approccio estetico, e viceversa - ma questo lo trovo un po’ più classico - una difficoltà da parte di chi è abituato ad un riscontro estetico, a entrare nell’ottica dell’estremo minimalismo di un’arte impalpabile.

Al di là dei gusti personali soggettivi, il punto è che tutta l’arte - concettuale e non - è importante principalmente per la ricerca e per i contenuti, che sovrastano sempre l’estetica intesa come banale “gradevolezza”.
Il peso di un artista sta nei contenuti, dopo di che ogni artista li esprimerà in modo diverso, che sia con una linea di matita o con un’esplosione di colore.

In entrambi i casi, chi si ferma alla superficie perché è troppo scarna o perché è troppo colorata senza approfondire tutto il pensiero di un artista non potrà avere gli strumenti per leggere quell’artista, soprattutto se si tratta di arte concettuale, dove il pensiero è al centro di tutto.

È un po’ come giudicare un libro dalla copertina, o dall’idea che ci si è fatta sulla copertina (nera, rossa o variopinta), piuttosto che sul contenuto.
 
La parola "aesthetica" ha origine da un termine greco che significa "sensazione", e da un verbo greco che significa "percepire attraverso la mediazione del senso".


Ti consiglio un paio di letture : Paolo D’Angelo, Elementi di estetica analitica ed anche Beardsley, Aesthetics: Problems in the Philosophy of CriticismOK!


Nella filosofia estetica il termine estetica non ha a che fare con la bellezza:no::no: ma con la sensibilità:yes:

Quando si afferma la centralità dell’esperienza estetica dell’arte, come dar conto di quelle arti (ad es., concettuali o performative) che sembrano farne a meno?
Devi invece dar conto dell’importanza dell’arte nella percezione del suo senso. L’idea.

E' filosofia, mica arte.

Ci sono poi contributi fondamentali di Martin Heidegger e di Hans-Georg Gadamer.
In particolare, si sono distinte due diverse scuole di pensiero: l'estetica analitica americana e l'estetica continentale.
La prima si è dedicata ad un'analisi delle condizioni di esistenza dell'arte, concentrando i propri sforzi sulla sua caratterizzazione concettuale, la seconda ne ha invece tratteggiato i presupposti storico-culturali, culminando nella riattualizzazione dell'estetica come "percettologia", cioè come scienza della percezione.

Niente a che fare con la bellezza.:no::no::no:

Tant’è che Heidegger interpreta l'arte come "la messa in opera della verità", perché è in essa che si manifesta il senso del rapporto dell'uomo con il mondo. :o


E non a caso nell'altro 3D avevo fatto riferimento alla poesia ermetica associandola al concettuale.
Questa è il vero significato di estetica:

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.​

Eugenio Montale


Spero aver chiarito.
;)
 
La parola "aesthetica" ha origine da un termine greco che significa "sensazione", e da un verbo greco che significa "percepire attraverso la mediazione del senso".


Ti consiglio un paio di letture : Paolo D’Angelo, Elementi di estetica analitica ed anche Beardsley, Aesthetics: Problems in the Philosophy of CriticismOK!


Nella filosofia estetica il termine estetica non ha a che fare con la bellezza:no::no: ma con la sensibilità:yes:

Quando si afferma la centralità dell’esperienza estetica dell’arte, come dar conto di quelle arti (ad es., concettuali o performative) che sembrano farne a meno?
Devi invece dar conto dell’importanza dell’arte nella percezione del suo senso. L’idea.

E' filosofia, mica arte.

Ci sono poi contributi fondamentali di Martin Heidegger e di Hans-Georg Gadamer.
In particolare, si sono distinte due diverse scuole di pensiero: l'estetica analitica americana e l'estetica continentale.
La prima si è dedicata ad un'analisi delle condizioni di esistenza dell'arte, concentrando i propri sforzi sulla sua caratterizzazione concettuale, la seconda ne ha invece tratteggiato i presupposti storico-culturali, culminando nella riattualizzazione dell'estetica come "percettologia", cioè come scienza della percezione.

Niente a che fare con la bellezza.

Tant’è che Heidegger interpreta l'arte come "la messa in opera della verità", perché è in essa che si manifesta il senso del rapporto dell'uomo con il mondo. :o


Spero aver chiarito.
;)

Beh, in realtà mica tanto.
Possiamo anche fare i filosofi, ma fino ad ora e in precedenza si è parlato di colore e di estetica.
E di un rifiuto da parte degli amanti del concettuale francescano di poter contemplare che opere d’arte concettuale potessero contemplare anche estetica e colore.

Vogliamo sostituire il termine estetica con bellezza? Sensibilità? Sensazione? Possiamo anche farlo, ma il 99% delle persone farà molta difficoltà ad identificare con il bello quasi la totalità delle forme d’arte di cui parliamo sul forum, inclusi i tagli Rossi di Fontana e gli Arazzi di Boetti. Facciamo in base alla “sensazione” o “sensibilità”?

Quindi la bellezza o la sensibilità e i presunti canoni di bellezza chi è che li decide o li codifica in modo da renderli oggettivi e non soggettivi?

Chi stabilisce che un’opera di Paolini non abbia a che fare anche con la bellezza? E un neon di Kosuth? E un feltro di Agnetti? E dei buchi di Fontana rispetto ai Tagli?

L’arte concettuale è concettuale per il suo contenuto e al di là della sua forma. Non a caso è praticata nei modi più variegati, con la caratteristica della centralità del pensiero

Ma chi sostiene che invece il concettuale non possa contemplare anche una parte estetica o di bellezza o di godimento o chiamiamola come preferisci, sensazione o sensibilità, spieghi quali secondo lui sarebbero esattamente questi canoni, come siano stabiliti e quali ritengano essere i confini.

Perché a sto punto mi pare veramente valido tutto e il contrario di tutto... ma chiaramente non è che l’arte è “più o meno concettuale” in base alla sensibilità di chi la osserva o alle sue preferenze.

Ps. Tu hai scritto che in Kosuth “l’ESTETICA è completamente assente”, quindi di cosa parlavi, di assenza di sensibilità? Tipo anestetico o anti-infiammatorio? :)
 
La parola "aesthetica" ha origine da un termine greco che significa "sensazione", e da un verbo greco che significa "percepire attraverso la mediazione del senso".


Ti consiglio un paio di letture : Paolo D’Angelo, Elementi di estetica analitica ed anche Beardsley, Aesthetics: Problems in the Philosophy of CriticismOK!


Nella filosofia estetica il termine estetica non ha a che fare con la bellezza:no::no: ma con la sensibilità:yes:

Quando si afferma la centralità dell’esperienza estetica dell’arte, come dar conto di quelle arti (ad es., concettuali o performative) che sembrano farne a meno?
Devi invece dar conto dell’importanza dell’arte nella percezione del suo senso. L’idea.

E' filosofia, mica arte.

Ci sono poi contributi fondamentali di Martin Heidegger e di Hans-Georg Gadamer.
In particolare, si sono distinte due diverse scuole di pensiero: l'estetica analitica americana e l'estetica continentale.
La prima si è dedicata ad un'analisi delle condizioni di esistenza dell'arte, concentrando i propri sforzi sulla sua caratterizzazione concettuale, la seconda ne ha invece tratteggiato i presupposti storico-culturali, culminando nella riattualizzazione dell'estetica come "percettologia", cioè come scienza della percezione.

Niente a che fare con la bellezza.:no::no::no:

Tant’è che Heidegger interpreta l'arte come "la messa in opera della verità", perché è in essa che si manifesta il senso del rapporto dell'uomo con il mondo. :o


E non a caso nell'altro 3D avevo fatto riferimento alla poesia ermetica associandola al concettuale.
Questa è il vero significato di estetica:

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.​

Eugenio Montale


Spero aver chiarito.
;)

Comprendo assolutamente ciò che dici.
Non a caso non ho usato i termini 'bellezza' ed 'estetica, piuttosto eleganza ed armoniosita.
Banalmente, una donna od un uomo possono essere brutti (anche se il concetto di bellezza non è assoluto, ma semplifichiamo) ma possono al contempo essere ed apparire eleganti, armoniosi, curati, espressivi, affascinanti.
Mai capitato di incontrare una donna che non ti piace ma alla quale riconosci tali aspetti?
Qui intendo lo stesso.
Un'opera potrà non piacere, anche essere ritenuta 'brutta', incomprensibile, ma comunque puo al contempo trasmettere tali sensazioni.
Questi sono gli elementi che non mi dispiace vedere anche in un'opera concettuale ed anzi credo contribuiscano ad esprimere un concetto od un'idea in modo ancor più limpido ed efficace.
E tutto ciò trascende la questione opera in bianco e nero od a colori, questo aspetto appartiene da un lato all'artista che decide come esprimere la propria idea e dall'altro a chi fruisce dell'opera che in base alla propria sensibilità può preferire l'una o altra situazione.
L'idea non ha colori, i colori semmai servono solo a 'fissarla' e renderla percepibile, qualunque essi siano.
 
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