E quindi domani come faremo?
domani puoi farmi un regalo
torno OT e rispondo a Lory, visto che ho studiato il lavoro sui disegni.
Utilizzo le sue parole:
"Il disegno penso che sia fondamentale. E’ il seme dell’idea.
Quando pensiamo ad un’opera, è come se la disegnassimo mentalmente, con lo sguardo, con l’immaginazione. Il disegno, nella pratica, può assumere diversi aspetti, per me è la nota iniziale, di-segno (se dividi a metà il termine) è il primo segno su un pezzo di carta,
è l’esperienza più intima, è come scrivere, in un certo senso, ma non ha il dogma della scrittura che impone un linguaggio, un tipo di carattere, di lettering: nel disegno, essenzialmente, puoi far come ti pare; lo puoi fare su un muro, su un pezzo di pietra.
E’ l’inizio di qualcosa, di un’espressione, il primo, quello che diventa più visibile. Rispetto all’arte visiva è fondamentale.
A me è interessato per molto tempo perché parte dalla mia educazione artistica, accademica. Ad un certo punto, l’ho abbandonato; mi ero reso conto di saper disegnare, ma questo era diventato per me un limite, nel senso che mi imponeva una struttura visiva troppo legata alla mano, al saper fare; era diventato un po’ manieristico, così l’ho abbandonato e ho cercato di ‘disimparare’ il disegno, ed è quello il periodo in cui ho fatto disegni che erano un po’ degli scarabocchi, che riportavano soltanto delle forme, in cui c’era un’assenza di chiaroscuro, di elementi formali, ma la forma diventava una sorta di silhouette, di scarabocchio il più possibile automatico; li facevo dovunque, cercando di avere un atteggiamento istintivo rispetto a ciò che usciva fuori. Erano come una serie di fantasmi della mia infanzia, era la mia ricerca di quel periodo. Successivamente, pian piano, ho ripreso il disegno, quando cioè avevo effettivamente la possibilità di disegnare qualcosa. Allora, il mio problema fondamentale era cosa farci col disegno. Praticamente, attraverso il disegno, ho progettato, raccontato qualcosa che faceva parte delle installazioni o dei video."