Arte : essere o avere?

Alessandro Celli

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Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.

(Di Haruki Murakami da "Kafka sulla spiaggia");)


La passione per l’arte è studio, ricerca, devozione. Un continuo rinnovamento necessario.
Sempre insaziabili sono i collezionisti di porsi l’obbiettivo di fare approfondimenti, tantissima ricerca, leggere libri, tanti libri, cercare di entrare nel linguaggio dell’artista, meglio nel suo studio quando possibile.

Collezionare è una passione (spero per tanti:yes:) come un vento.
E quanto volte personalmente ho studiato un artista o soltanto un suo ciclo o un suo periodo senza poi mettere in collezione alcuna opera ma solo libri, conoscenza o storia.

La collezione fa parte anche e forse soprattutto di questo. Essì, perché ritengo che la passione per l’arte sia soprattutto “essere” che non “avere”. Un paradosso, lo so.:boh::boh:

Del resto i quadri, le installazioni, le fotografie, le sculture e i neon vanno e vengono perché a volte il vento cambia. Ma ci resta sempre dentro quel “essere” che vale ben più di un qualsiasi taglio di Fontana (sifaperdire, eh:p:p:p)

Vi lascio con Norman Rockwell - The gossips – per vostri eventuali contributi in merito:D;)
 

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@Alessandro Celli mi piace tantissimo quando scrivi “Collezionare è una passione (spero per tanti) come un vento.
E quante volte personalmente ho studiato un artista o soltanto un suo ciclo o un suo periodo senza poi mettere in collezione alcuna opera ma solo libri, conoscenza o storia.

La collezione fa parte anche e forse soprattutto di questo. Essì, perché ritengo che la passione per l’arte sia soprattutto “essere” che non “avere”. Un paradosso, lo so.

Del resto i quadri, le installazioni, le fotografie, le sculture e i neon vanno e vengono perché a volte il vento cambia. Ma ci resta sempre dentro quel “essere”...”

É che per correre, che si corriamo tutti i giorni, si fa fatica a trovare il tempo e anche ad avere la testa libera.
Ora sto leggendo De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento e poi a seguire ci sarà un testo che tony77 mi consigliava di Dorfles :)
 
Ultima modifica di un moderatore:
ah ragaZZacci & ragaZZacce:D

su quella frase di Fontana scherzavo, eh?:p mica dovrete prendermi sempre sul serio, eddai:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 

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Scusa se faccio il pignolo, Alessandro, ma il titolo del 3D non rappresenta fedelmente la tua bella presentazione, nel senso che collezionare è esclusivamente possedere, come logico sia, mentre è l'amore per l'arte che può essere per tanti motivi solo accademica o al contrario desiderio di possesso di opere.;)

Per il resto sono completamente d'accordo con te.
 
grazie.:bow:

In effetti non sapevo quale titolo attribuire alla discussione, ora lo modificoOK!
 
Cogliendo l'occasione per riproporre il messaggio #1572 Risveglio Culturale II aggiungo:
Perché limitarsi nel possedere un'opera quando puoi averne l'anima...
:) Ciao!! a tutti.

Pablo Picasso

Nella notte le armi del sonno hanno scavato i solchi prodigiosi che disgiungono le nostre teste.
Ogni medaglia è falsa attraverso il diamante, la terra è invisibile sotto il cielo smagliante.

Il volto del cuore ha perduto i colori
e il sole cerca noi ed è cieca la neve.
Se volgiamo le spalle mette ali l’orizzonte e i nostri sguardi lontano dissipano gli errori.
Paul Eluard

Guernica-Picasso-analisi.jpg
 
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Ora sto leggendo De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento

OK!

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Corriamo gestendo il fiato senza "lasciarsi travolgere"...
;) Ciao!!

Non ho paura della strada,
bisogna vedere, bisogna provare
dei meandri dentro ai reni
e tutto andrà bene, qua
spazzati via dal vento

Mentre la marea monta
e ognuno rifà i conti
porto al riparo dell'ombra
polvere di te
Spazzata via dal vento

Tutto sparirà e saremo
spazzati via dal vento.

 
Innanzitutto complimenti per la citazione, Murakami è uno scrittore immenso.

Letto anche io De Micheli, appena completato il Barilli (L' arte contemporanea. Da Cézanne alle ultime tendenze) e pronto a partire con C.Belli (Kn).
Alle volte mi chiedo perchè?

Perchè la curiosità di approfondire un qualcosa che inspiegabilmente affascina può creare dipendenza.
Se questa dipendenza porta, attraverso lo studio, anche ad individuare il motivo dell' attrazione allora è finita.:D
Personalmente a questo punto parte l'incontrollabile voglia di possedere l'opera.
 
Ultima modifica:
Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.

(Di Haruki Murakami da "Kafka sulla spiaggia");)


La passione per l’arte è studio, ricerca, devozione. Un continuo rinnovamento necessario.
Sempre insaziabili sono i collezionisti di porsi l’obbiettivo di fare approfondimenti, tantissima ricerca, leggere libri, tanti libri, cercare di entrare nel linguaggio dell’artista, meglio nel suo studio quando possibile.

Collezionare è una passione (spero per tanti:yes:) come un vento.
E quanto volte personalmente ho studiato un artista o soltanto un suo ciclo o un suo periodo senza poi mettere in collezione alcuna opera ma solo libri, conoscenza o storia.

La collezione fa parte anche e forse soprattutto di questo. Essì, perché ritengo che la passione per l’arte sia soprattutto “essere” che non “avere”. Un paradosso, lo so.:boh::boh:

Del resto i quadri, le installazioni, le fotografie, le sculture e i neon vanno e vengono perché a volte il vento cambia. Ma ci resta sempre dentro quel “essere” che vale ben più di un qualsiasi taglio di Fontana (sifaperdire, eh:p:p:p)

Vi lascio con Norman Rockwell - The gossips – per vostri eventuali contributi in merito:D;)

Bhe, anche se ABO non è forse il tuo critico preferito...credo la sua esperienza calzi a pennello...
A differenza di quello che si può pensare possiede pochissime opere di artisti, piuttosto libri e la memoria di molti anni dedicati all'arte...le opere, dice lui, solo solo feticci per collezionisti :D
 
Bhe, anche se ABO non è forse il tuo critico preferito...credo la sua esperienza calzi a pennello...


eccome se non lo amo, il classico critico protagonista ad hoc per il sistema.
Da una sua intervista:

Personalmente io non amo l’arte, come l’operaio non ama la macchina con cui lavora. Non
ho il feticismo dell’opera, io utilizzo l’arte per fare un discorso sul sistema dell’arte. L’arte
serve a chi la fa e poi a chi la riceve, le mostre servono prima al critico e agli artisti e poi al
pubblico, così come una macchina serve prima a dare sussistenza all’operaio che ci lavora e
poi a colui che consuma il prodotto."

KO!
 
e da quelle parole si nota che NON ha mai lavorato e forse non ha mai conosciuto un operaio:mad:

Non è vero che l'operaio non ama la macchina con cui lavora.

:angry::angry::angry:
 
Per chi volesse fare dell'"archeologia industriale" suggerisco la visione de 'la classe operaia va in Paradiso"...
:):p Ciao!!

Lulù Massa è un operaio milanese che, grazie ai suoi ritmi frenetici alla catena di montaggio, è uno stakanovista del lavoro a cottimo.
Tutto cambia improvvisamente quando Lulù rimane vittima di un infortunio e perde un dito della mano: da quel momento, l'uomo ha un crollo di nervi e decide di schierarsi contro i padroni della fabbrica, mentre il sindacato proclama uno sciopero di tutti gli operai.

Il regista Elio Petri torna a dirigere per la terza volta Gian Maria Volonté in questa graffiante commedia satirica premiata con la Palma d'Oro come miglior film al Festival di Cannes del 1972.

 
Per chi volesse avere un "quadro" più esaustivo del periodo aggiungo "Romanzo popolare".
:)

L'attempato e scapolo operaio milanese Giulio Basletti sposa Vincenzina Rotunno, la figlioccia che ha tenuto a battesimo 18 anni prima nel corso di una fugace trasferta a Montecagnano, in provincia di Avellino.
Impegnato nei sindacati e teoricamente aperto alle istanze degli anni '70, il solido lavoratore riesce, col sudore della propria fronte, ad assicurare al piccolo Ciccio e all'appariscente mogliettina meridionale l'appartamento nuovo, il frigo, la tv e la 750.

Il caso, tuttavia, permette l'ingresso in casa sua del poliziotto Giovanni Pizzuto che con Vincenzina, oltre alla mentalità sudista, ha in comune l'effervescenza dell'età.
La simpatia tra i due è inevitabile e l'adulterio scatta puntuale come una cambiale.

 
«Dicendo essere o avere, non mi riferisco a certe qualità a sé stanti
di un soggetto… Mi riferisco, al contrario, a due fondamentali modalità di esistenza,
a due diverse maniere di atteggiarsi nei propri confronti e in quelli del mondo, a
due diversi tipi di struttura caratteriale, la rispettiva preminenza dei quali determina
la totalità dei pensieri, sentimenti e azioni di una persona.» Ed è la prevalenza della
modalità esistenziale dell’avere che per Erich Fromm ha determinato la situazione
dell’uomo contemporaneo, ridotto a ingranaggio della macchina burocratica, manipolato
nei gusti, nelle opinioni, nei sentimenti dai governi, dall’industria, dai mass media,
costretto a vivere in un ambiente degradato. Contro questo modello dominante, Fromm
delinea invece le caratteristiche di un’esistenza incentrata sulla modalità dell’essere,
in quanto attività autenticamente produttiva e creativa, capace di offrire all’individuo
e alla società la possibilità di realizzare un nuovo e più autentico umanesimo.

Erich Fromm
Avere o essere?
Prima edizione: 1976
Mondadori € 7.99
 
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