Proprietà frazionata di opere d'arte

Raffaele84!

Nuovo Utente
Registrato
25/9/19
Messaggi
40
Punti reazioni
0
Salve a tutti,
ho letto un articolo sulla possibilità di acquistare quote di opere d'arte, qualcuno ha informazioni concrete sulle piattaforme che lo consentirebbero?
Inoltre, posto che la maggior parte di queste piattaforme dovrebbero essere straniere, quale sarebbe la tassazione in caso di plusvalenze e si andrebbe incontro a.monitoraggio fiscale?
 
Salve a tutti,
ho letto un articolo sulla possibilità di acquistare quote di opere d'arte, qualcuno ha informazioni concrete sulle piattaforme che lo consentirebbero?
Inoltre, posto che la maggior parte di queste piattaforme dovrebbero essere straniere, quale sarebbe la tassazione in caso di plusvalenze e si andrebbe incontro a.monitoraggio fiscale?

Lascia perdere: puoi trovare pezzi unici di tantissimi artisti a prezzi contenuti. Queste multiproprietà arricchiscono solo chi le propone.
 
Io ho letto di piattaforme come feral horses, Masterworks, Artsquare, Otis ecc...i ritorni sembrano interessanti.
Oltretutto acquistare un'opera d'arte per sé implica costi di assicurazione contro i rischi di furto e distruzione, oltre a problemi logistici di custodia.
Dall'altro lato anche io ho il sospetto che la proprietà frazionata serva ad arricchire maggiormente chi ha la quota di maggioranza e l'opera in casa. Per non parlare del problema tassazione.
 
Tutto ciò per me è ASSURDO:eek:

per un collezionista mi chiedo quale senso possa avere?
Bah:(:(:(

meglio entrare in banca e farvi consigliare azioni, a sto punto:o
 
Prioprio a proposito di "élite culturale" direi :wall::wall::wall:
 
In giri del genere possono finire solo opere che i veri collezionisti non vogliono. Ricordo uno sgorbio di Picasso venduto in maniera simile.
 
Attenzione ragazzi, il mercato dell'arte non è quello della borsa...
Già vi portate avanti con i ragionamenti relativi alla tassazione, ma quella presuppone un utile e qualcuno che ve lo corrisponda.

Se uno è bravo o fortunato al punto di riuscire a fare degli investimenti redditizzi in qualunque campo, ben per lui, ma nessuno regala nulla a questo mondo, e nel settore dell'arte l'investimento vero e proprio non esiste, ma esiste una "potenzialità di investimento", con il proprio capitale in ogni caso a rischio (non il guadagno, il capitale!).

Quindi prima di mettere i vostri risparmi nelle mani di altri, informatevi bene su cosa si propone, perchè "proprietà frazionata di opere d'arte" vuol solo dire che in pratica si versano dei soldi a fronte di un qualcosa che non si potrà mai avere in mano, di cui non si potrà disporre e su cui non si ha alcun potere decisionale, nella speranza che chi ha in mano il bene agisca nel vostro interesse :rolleyes:

Allora a quel punto il fatto che si tratti di un'opera d'arte piuttosto che di una quantità di sacchi di riso o di caffè non cambia nulla.

Cercate di mettere i vostri risparmi in settori che conoscete bene e direttamente. Ocio.
 
propongo a Biagio di prendere un suo ricamo di boetti,
scomporre e quindi distruggere l'opera
farne singole letterine:eek::eek::eek::eek:

e venderle tutte in multiproprietà.

L'insieme del ricamo farà il capitale
ma l'opera è persa.:D

Povero Biagio. Buona domenica:D

PS : per Biagio .... hai visto la lettera di Bettino Craxi a Boetti sul risveglio culturale?:cool:
 
Propongo un'istallazione fruibile da più persone...
Il Sor"bettino"...
:):p Ciao!! a tutti.

sorbetto-al-braulio.jpg
 
propongo a Biagio di prendere un suo ricamo di boetti,
scomporre e quindi distruggere l'opera
farne singole letterine:eek::eek::eek::eek:

e venderle tutte in multiproprietà.

L'insieme del ricamo farà il capitale
ma l'opera è persa.:D

Povero Biagio. Buona domenica:D

PS : per Biagio .... hai visto la lettera di Bettino Craxi a Boetti sul risveglio culturale?:cool:

AAA cedesi proprietà frazionata di singoli fili provenienti (forse) da arazzini. Disponibili ulteriori fili provenienti (forse) da mappe, a prezzo d'amatore. Nessuna garanzia sulla provenienza dei fili. Massima serietà e riservatezza.
:D

Ps. Bella la lettera di Craxi, vista ora! Anche in quel caso, il soprannome di "bottino" ci sta tutto :-))))
 
Ma questo discorso allora varrebbe per tutti gli investimenti di borsa o in crowdfunding no?
 
Ma io ho capito che l'opera rimane unitaria, solo che ne viene tokenizzato il possesso.
 
In giri del genere possono finire solo opere che i veri collezionisti non vogliono. Ricordo uno sgorbio di Picasso venduto in maniera simile.

Ma credo che per un collezionista o un museo la vendita virtuale di pezzi di opera d'arte sia come il proprietario di un'azienda che decide di quotare parte della stessa...non è molto diverso secondo me
 
Ma questo discorso allora varrebbe per tutti gli investimenti di borsa o in crowdfunding no?

Beh, il crowfounding non è un investimento. C'è qualcuno che chiede dei soldi per un progetto e qualcuno che glieli dà, ma non compra una quota.
In borsa invece uno compra delle azioni che poi diventano sue e può disporne quando vuole per monetizzare.

Con una frazione di un'opera d'arte che è in mano ad uno che decide, tu che ci fai?

Ma soprattutto: visto che non avresti nulla in mano, e non puoi decidere nulla, perché una quota di un'opera d'arte piuttosto che di una partita di caffè?
È questo secondo me: l'idea dell'opera d'arte è fuorviante o meglio va ad alimentare un immaginario, ma poi è un asset come un altro, sulla cui gestione non si ha alcun controllo nè sul l'eventuale ed ipotetica plusvalenza...

Cioè: poni questo argomento su un forum di "investimenti in arte e collezionismo", ma questo non è nè collezionismo nè acquisto di opere d'arte, nè investimento in arte: è una qualunque speculazione finanziaria. Il fatto che l'assett sia un'opera d'arte è del tutto relativo se non per l'aspetto "emotivo" per tirare dentro degli investitori... poi sull'eventuale dinamica di recupero dei propri fondi e sulla reale redditività di questa operazione, è tutto da vedere...
 
Credo che in un forum che tratta di "investimenti" non sia peccato mortale citare anche questa forma di investimento in opere d'arte. Che poi al nostro sensibile cuore di amanti dell'arte appaia tristissimo equiparare un prodotto sublime quale è una piazza di De Chirico o un taglio di Fontana alle patate o al granoturco o al succo d'arancia, beh è il mercato, bellezza!

Per maggiore conoscenza del fenomeno, ne copioincollo l'operatività:

“Arte per tutti i gusti” ma, soprattutto, “per tutte le tasche”. Slogan più azzeccato per presentare la Borsa dell’Arte, un modo innovativo di avvicinarsi al mercato dell’arte ideato da Niccolò Filippo Veneri Savoia, trentaduenne mantovano, founder e Ceo di Look Lateral, società con sede a Seattle, Stati Uniti.
Grazie a una piattaforma basata sulla tecnologia blockchain, il mercato dell’arte verrà sottoposto a un vero a proprio make up che renderà accessibile l’acquisto di opere d’arte come fossero azioni quotate in borsa. La piattaforma si chiama Fimart – Financial Market of Art – ed è uno dei pionieri tra le borse internazionale dell’arte.
...
Si tratta, per l’Italia e l’Europa, di un’assoluta innovazione culturale e tecnologica grazie all’App che renderà l’arte un asset trasformabile in liquidità mediante il frazionamento del bene e investimenti alla portata di ogni disponibilità economica.
Lo sviluppo di Fimart procede con ritmi veloci che hanno già raggiunto importanti gallerie e collezionisti di prestigio. “Ho sempre cercato di aprire il mercato dell’arte a un pubblico più vasto – afferma Veneri Savoia – Quando vivevo a San Francisco ho capito che per farlo serviva una rivoluzione, poi ho scoperto la tecnologia blockchain e ho subito intuito che poteva essere lo strumento perfetto per portare trasparenza e liquidità nel mercato dell’arte”. “La Blockchain permette di frazionare la proprietà attraverso l’utilizzo di smart contract e il processo di tokenizzazione. Attraverso questo processo è possibile creare una comproprietà e/o una cartolarizzazione. Essendo uno strumento utile per tracciare e cristallizzare informazioni la Blockchain aiuta a svolgere anche una funzione notarile.”
La piattaforma dispone oggi di un team di esperti super qualificati – provenienti dal mondo dell’arte, della finanza, e della tecnologia. Ne fanno parte Joe Roets, Ceo di Dragonchain, tra le più innovative società blockchain degli Usa, Piers Heaton Armstrong, vice President Marketing di Amazon. La supervisione del ramo Pricing e Analytics è affidata ad Antonio Mele, ex-docente alla London School of Economics e ora noto professore di finanza alla Swiss Finance Institut. La mission è quella di rendere disponibile la piattaforma in Italia e nel resto d’Europa entro il 2020.
Le perplessità non mancano da parte di chi opera in un settore considerato, fino ad oggi, di nicchia. Ma il Ceo di Look Lateral ribatte: “L’arte, la buona arte, è un asset class in crescita costante da 150 anni. Oggi non tutti potrebbero permettersi di acquistare un Picasso, un Monet o un Botticelli…ma, fra poco, tutti potranno comprare una parte di un Picasso con soli cento dollari e rivendere il loro investimento in un mercato liquido ed efficiente. Moltissimi hanno capito i benefici che il frazionamento delle opere d’arte porterà ai proprietari di opere come: musei, fondazioni, gallerie, collezionisti e anche al nostro governo. Penso anche a family office, hedge funds, banche d’investimento per cui era difficile gestire investimenti in patrimonio artistico e ora trovano un ambiente più vicino alle loro esigenze”.
...
Il prodotto conta già oltre cinquecento investitori internazionali.
Il processo di fundraising è all’inizio con un’offerta di Securities – Look – emesse sotto Regulation D e Regulation S, in riferimento al protocollo del Security Act americano con un tetto di 20 milioni di dollari. Valore della security è una revenue share dal 10 al 20% dei ricavi totali della società, che verrà distribuita periodicamente agli investitori. Ogni security rappresenta una preferred stock della società; 200 milioni di Look securities rappresentano il 20% della società Look Lateral Inc.
Una security è un prodotto finanziario. il possessore della security riceve una fetta dei ricavi lordi della società. in aggiunta a questo dividendo periodico, ogni nostra security è anche un’azione della società.
Chi compra e chi vende le opere d’arte sarà trattato fiscalmente secondo le normative applicate alle società e alle persone fisiche. In Italia, nel caso di un imprenditore, il ricavato di una vendita (non la plusvalenza) rientra fra i ricavi dell’impresa, tassati con Ires e Irap. Tutti gli acquisti delle frazioni di opere andranno nei costi. Le imprese pagheranno le imposte sugli utili. Nel caso di una persona fisica, l’eventuale plusvalenza – prezzo di vendita – prezzo di acquisto – è considerata tra i “redditi diversi” ed è soggetta a Irpef.
...
Una documentazione dettagliata garantirà l’autenticità dell’opera che sarà assicurata per il furto e il deterioramento e per la conservazione in sicurezza. Ogni opera messa in vendita sarà identificata da un NFC (Near Field Communication) tag. Il proprietario potrà conservare il 51 percento della proprietà dell’opera e il controllo della stessa mettendo in vendita quote fino al 49. “Nel caso di Buy Back option, se il proprietario vorrà poi vendere l’opera in toto – spiega Veneri – dovrà prima riacquistare dai soci di minoranza le quote che detengono, a un prezzo fissato. I proprietari di frazioni di opere potranno venderle ad altri utenti registrati alla piattaforma Look Lateral. Il gestore della piattaforma si incaricherà di stabilire prezzi equi di collocazione e garantire la correttezza delle transazioni. per ogni opera, sia questa un quadro o una scultura, saranno previste quote minime di accesso alla proprietà”.
 
Ma no, certo che non è peccato mortale, figuriamoci!

Il punto è che ciò che in questo frangente viene "venduto" come "investimento in arte", in realtà è qualcosa di molto diverso. Qualcosa di assolutamente lecito e forse ipoteticamente anche redditizio (ognuno poi valuti riesci e benefici), ma è a tutti gli effetti una speculazione finanziaria.
Non lo scrivo con una accezione negativa!
Ma non è un investimento in arte contemporanea. L'arte contemporanea è l'assett. Assett per richiamare investitori ("diventa proprietario di una frazione di un Picasso o di un Van Gogh" ecc).
Ma fondamentalmente a chi partecipa cosa interessa? Investire x e portare a casa x+y. Il che - fosse vero - andrebbe benissimo.
Quello che intendevo mettere in risalto è che questa è una semplice operazione di tipo finanziario-speculativo e, ammesso che il meccanismo funzioni, poco importa cosa l'assett sia, Picasso o container di banane o barili di petrolio.
Uno compra una frazione di qualcosa di cui non può disporre, sperando in un plusvalore.
Io approfondirei le dinamiche di eventuali dismissioni di tali quote e rischi di perdita del capitale, tempistiche ecc. Perché uno dei nodi principali è: che succede se non trovi compratori per le tue quote/frazioni? Il socio di maggioranza ha il Picasso, gli altri una bella stringa di codice, e buona fortuna !

Per il resto appunto se l'ottica è la semplice partecipazione ad una speculazione, che l'assett sia arte è del tutto indifferente... se non per far presa su un immaginario.
 
Credo che in un forum che tratta di "investimenti" non sia peccato mortale citare anche questa forma di investimento in opere d'arte. Che poi al nostro sensibile cuore di amanti dell'arte appaia tristissimo equiparare un prodotto sublime quale è una piazza di De Chirico o un taglio di Fontana alle patate o al granoturco o al succo d'arancia, beh è il mercato, bellezza!

Per maggiore conoscenza del fenomeno, ne copioincollo l'operatività:

“Arte per tutti i gusti” ma, soprattutto, “per tutte le tasche”. Slogan più azzeccato per presentare la Borsa dell’Arte, un modo innovativo di avvicinarsi al mercato dell’arte ideato da Niccolò Filippo Veneri Savoia, trentaduenne mantovano, founder e Ceo di Look Lateral, società con sede a Seattle, Stati Uniti.
Grazie a una piattaforma basata sulla tecnologia blockchain, il mercato dell’arte verrà sottoposto a un vero a proprio make up che renderà accessibile l’acquisto di opere d’arte come fossero azioni quotate in borsa. La piattaforma si chiama Fimart – Financial Market of Art – ed è uno dei pionieri tra le borse internazionale dell’arte.
...
Si tratta, per l’Italia e l’Europa, di un’assoluta innovazione culturale e tecnologica grazie all’App che renderà l’arte un asset trasformabile in liquidità mediante il frazionamento del bene e investimenti alla portata di ogni disponibilità economica.
Lo sviluppo di Fimart procede con ritmi veloci che hanno già raggiunto importanti gallerie e collezionisti di prestigio. “Ho sempre cercato di aprire il mercato dell’arte a un pubblico più vasto – afferma Veneri Savoia – Quando vivevo a San Francisco ho capito che per farlo serviva una rivoluzione, poi ho scoperto la tecnologia blockchain e ho subito intuito che poteva essere lo strumento perfetto per portare trasparenza e liquidità nel mercato dell’arte”. “La Blockchain permette di frazionare la proprietà attraverso l’utilizzo di smart contract e il processo di tokenizzazione. Attraverso questo processo è possibile creare una comproprietà e/o una cartolarizzazione. Essendo uno strumento utile per tracciare e cristallizzare informazioni la Blockchain aiuta a svolgere anche una funzione notarile.”
La piattaforma dispone oggi di un team di esperti super qualificati – provenienti dal mondo dell’arte, della finanza, e della tecnologia. Ne fanno parte Joe Roets, Ceo di Dragonchain, tra le più innovative società blockchain degli Usa, Piers Heaton Armstrong, vice President Marketing di Amazon. La supervisione del ramo Pricing e Analytics è affidata ad Antonio Mele, ex-docente alla London School of Economics e ora noto professore di finanza alla Swiss Finance Institut. La mission è quella di rendere disponibile la piattaforma in Italia e nel resto d’Europa entro il 2020.
Le perplessità non mancano da parte di chi opera in un settore considerato, fino ad oggi, di nicchia. Ma il Ceo di Look Lateral ribatte: “L’arte, la buona arte, è un asset class in crescita costante da 150 anni. Oggi non tutti potrebbero permettersi di acquistare un Picasso, un Monet o un Botticelli…ma, fra poco, tutti potranno comprare una parte di un Picasso con soli cento dollari e rivendere il loro investimento in un mercato liquido ed efficiente. Moltissimi hanno capito i benefici che il frazionamento delle opere d’arte porterà ai proprietari di opere come: musei, fondazioni, gallerie, collezionisti e anche al nostro governo. Penso anche a family office, hedge funds, banche d’investimento per cui era difficile gestire investimenti in patrimonio artistico e ora trovano un ambiente più vicino alle loro esigenze”.
...
Il prodotto conta già oltre cinquecento investitori internazionali.
Il processo di fundraising è all’inizio con un’offerta di Securities – Look – emesse sotto Regulation D e Regulation S, in riferimento al protocollo del Security Act americano con un tetto di 20 milioni di dollari. Valore della security è una revenue share dal 10 al 20% dei ricavi totali della società, che verrà distribuita periodicamente agli investitori. Ogni security rappresenta una preferred stock della società; 200 milioni di Look securities rappresentano il 20% della società Look Lateral Inc.
Una security è un prodotto finanziario. il possessore della security riceve una fetta dei ricavi lordi della società. in aggiunta a questo dividendo periodico, ogni nostra security è anche un’azione della società.
Chi compra e chi vende le opere d’arte sarà trattato fiscalmente secondo le normative applicate alle società e alle persone fisiche. In Italia, nel caso di un imprenditore, il ricavato di una vendita (non la plusvalenza) rientra fra i ricavi dell’impresa, tassati con Ires e Irap. Tutti gli acquisti delle frazioni di opere andranno nei costi. Le imprese pagheranno le imposte sugli utili. Nel caso di una persona fisica, l’eventuale plusvalenza – prezzo di vendita – prezzo di acquisto – è considerata tra i “redditi diversi” ed è soggetta a Irpef.
...
Una documentazione dettagliata garantirà l’autenticità dell’opera che sarà assicurata per il furto e il deterioramento e per la conservazione in sicurezza. Ogni opera messa in vendita sarà identificata da un NFC (Near Field Communication) tag. Il proprietario potrà conservare il 51 percento della proprietà dell’opera e il controllo della stessa mettendo in vendita quote fino al 49. “Nel caso di Buy Back option, se il proprietario vorrà poi vendere l’opera in toto – spiega Veneri – dovrà prima riacquistare dai soci di minoranza le quote che detengono, a un prezzo fissato. I proprietari di frazioni di opere potranno venderle ad altri utenti registrati alla piattaforma Look Lateral. Il gestore della piattaforma si incaricherà di stabilire prezzi equi di collocazione e garantire la correttezza delle transazioni. per ogni opera, sia questa un quadro o una scultura, saranno previste quote minime di accesso alla proprietà”.

Grazie mille, do un'occhiata!
 
Beh, il crowfounding non è un investimento. C'è qualcuno che chiede dei soldi per un progetto e qualcuno che glieli dà, ma non compra una quota.
In borsa invece uno compra delle azioni che poi diventano sue e può disporne quando vuole per monetizzare.

Con una frazione di un'opera d'arte che è in mano ad uno che decide, tu che ci fai?

Ma soprattutto: visto che non avresti nulla in mano, e non puoi decidere nulla, perché una quota di un'opera d'arte piuttosto che di una partita di caffè?
È questo secondo me: l'idea dell'opera d'arte è fuorviante o meglio va ad alimentare un immaginario, ma poi è un asset come un altro, sulla cui gestione non si ha alcun controllo nè sul l'eventuale ed ipotetica plusvalenza...

Cioè: poni questo argomento su un forum di "investimenti in arte e collezionismo", ma questo non è nè collezionismo nè acquisto di opere d'arte, nè investimento in arte: è una qualunque speculazione finanziaria. Il fatto che l'assett sia un'opera d'arte è del tutto relativo se non per l'aspetto "emotivo" per tirare dentro degli investitori... poi sull'eventuale dinamica di recupero dei propri fondi e sulla reale redditività di questa operazione, è tutto da vedere...

In uno dei siti da me citati, invero, mettono a disposizione dell'investitore (con un minimo di quote) l'opera d'arte fino ad un massimo di sei mesi oppure permettono di andare a visionare e fruire l'opera in speciali gallerie.
Quindi non è esattamente come acquistare una quota di un prodotto di consumo.
Certo il problema della liquidità e dell'assenza di potere decisionale rimane.
 
Direi che col collezionismo non c'entra nulla, anzi direi che è proprio in antitesi rispetto all'esclusività, la ricercatezza, il possesso di cui si parlava altrove, arte che diventa liquida e puro investimento gestito, con tante perplessità anche su questo fronte non solo per la difficoltà, imprevedibilità, profonda conoscenza che richiede questo mercato.
Trovo anche surreale affermare che è un modo per mettere l'arte nella disponibilità di chiunque perchè con le quote min uno straccio di grafica te la porti a casa, forse diversa la finalità del fund raising anche se le criticità comunque restano.

Si parla di volontà di trasparenza ma mi domando se invece grazie alle risorse che derivano dalla cartolarizzazione non siano favorite azioni mirate funzionali ad incrementare il valore degli artisti gestiti, immagino le opere non saranno tutte capolavori assoluti.
 
Ultima modifica:
Indietro