Collezionismo d'elite

blackcity

Nuovo Utente
Registrato
22/10/14
Messaggi
4.483
Punti reazioni
210
Prendo spunto da un post di acci (https://www.finanzaonline.com/forum...a-domanda-nasce-spontanea-6.html#post53706838) per chiedervi: quali sono secondo voi gli artisti che hanno un mercato talmente controllato da parte delle rispettive gallerie di riferimento al punto da renderli praticamente impossibili da trovare in giro o in asta con lavori significativi?
Questa strategia ripaga nel tempo o si rischia di farli cadere nell'oblio?

Faccio i primi tre nomi che mi vengono in mente, solo uno è italiano: Acconci, Kawara, Spalletti.
 
Sassolino, Samorì
 
Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Emilio Prini (poveristi)
confermo Vito Acconci (evitando pacchianate fatte per il mercato) e aggiungo cosette storiche di Gilbert & George.

Confermo ovviamente Spalletti e ci aggiungo Roman Opalka e Claudio Parmiggiani, ma anche
Jan Schoonhoven ed Emilio Villa (senza fare un minestrone troppo variegato; che già ho comunque fatto, vero?:p)

Infine, se mi devo allargare ancora, mi spingo con
Ian Wilson:o un mio sogno nel cassetto:yes:

Solo per alcuni cicli anni settanta innegabile la presenza di John Baldessari, Andrè Cadere, Robert Barry e Daniel "Dan" Graham.

Ah, dimenticavo magari un paio di sculture dai, magari di Medardo Rosso e di Adolfo Wildt.


Non sono certo tutti artisti che fanno molto rumore nei record price ma in collezioni elitarie fanno la loro dignitosa figura;)

uscendo dai miei gusti personali innegabile citare Enzo CucchiOK!
 
Paolini e, nel suo piccolo, de marchi.
 
Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Emilio Prini (poveristi)
confermo Vito Acconci (evitando pacchianate fatte per il mercato) e aggiungo cosette storiche di Gilbert & George.

Confermo ovviamente Spalletti e ci aggiungo Roman Opalka e Claudio Parmiggiani, ma anche
Jan Schoonhoven ed Emilio Villa (senza fare un minestrone troppo variegato; che già ho comunque fatto, vero?:p)

Infine, se mi devo allargare ancora, mi spingo con
Ian Wilson:o un mio sogno nel cassetto:yes:

Solo per alcuni cicli anni settanta innegabile la presenza di John Baldessari, Andrè Cadere, Robert Barry e Daniel "Dan" Graham.

Ah, dimenticavo magari un paio di sculture dai, magari di Medardo Rosso e di Adolfo Wildt.


Non sono certo tutti artisti che fanno molto rumore nei record price ma in collezioni elitarie fanno la loro dignitosa figura;)

uscendo dai miei gusti personali innegabile citare Enzo CucchiOK!

forse black, si riferiva ad artisti anagraficamente meno in là e più di qua ;)

Con Enzo siamo mooooolto amici , lo hai già incontrato?
 
Tutti quelli che hanno scelto una via internazionale si vedono poco nelle sessioni d'asta, anche se non le seguo costantemente, non so se per scelta, perchè seguiti da gallerie blindate, se per centellinare la produzione, anche se questi ingredienti credo coesistano un pò in tutti. Forse dovremo farci anche qualche domanda sul significato di gran parte delle aste nostrane.

Anche a me è venuto in mente Sassolino oltre a Spalletti tra quelli citati, in fascia alta Stingel e Vezzoli, di Nunzio e Tirelli poco e/o poco significativo, anche Pivi (pur non amandola), tra i datati noto che Merz è molto meno presente di altri poveristi, non so se per "ragioni di galleria" o altre motivazioni.
 
Ultima modifica:
Anche io trovo interssssante la questione posta da @black.
Non so dove, tempo fa, mi pare si sfiorò l'argomento.
Per me la "prova del mercato secondario" rimane qualcosa di piuttosto decisivo. Non mi aspetto certo che le eventuali trattative o aggiudicazioni su quel mercato siano le medesime di quelle delle gallerie che rappresentano uno specifico artista (esattamente come succede per tutti gli artisti), ma senz'altro sarebbe un confronto interessante.
Di mio in linea di massima tendo a guardare artisti già storicizzati che quindi già hanno da tempo un mercato secondario, quindi farei un po' difficoltà a prendere in considerazione artisti "blindati" con un mercato sostanzialmente "autoreferenziale" (se così si può dire).
Preferirei in linea di massima artisti ben posizionati, trattati in modo continuativo e qualitativo da gallerie di riferimento, ma che in ogni caso almeno in piccola parte hanno un mercato secondario, perchè - magari sbaglio, ma la vedo così - ho l'idea che la strategia del "mercato blindato" avvantaggi sicuramente l'artista e la galleria, ma possa a un certo punto penalizzare il collezionista.

Poi, poniamo che per questioni personali e/o economiche, ci sia una divergenza tra un artista "blindato" e la sua principale galleria di riferimento, e che prendano due strade diverse, beh a quel punto vedrei ipoteticamente sorgere non poche problematiche.
 
Tutto sta nella qualità del lavoro dell'artista, ma anche nella serietà della galleria/gallerie che, se non si attivano per una corretto posizionamento nel tempo (riconoscibilità internazionale), non preparano adeguatamente lo sbarco dell'artista sul mercato secondario, perché questo avviene sostanzialmente sempre.
Chiaramente un margine di rischio permane e come detto da @techne penso molti artisti vorrebbero vedere il loro felice approdo a questo, felice approdo appunto, non naufragio!
 
Anche io trovo interssssante la questione posta da @black.
Non so dove, tempo fa, mi pare si sfiorò l'argomento.
Per me la "prova del mercato secondario" rimane qualcosa di piuttosto decisivo. Non mi aspetto certo che le eventuali trattative o aggiudicazioni su quel mercato siano le medesime di quelle delle gallerie che rappresentano uno specifico artista (esattamente come succede per tutti gli artisti), ma senz'altro sarebbe un confronto interessante.
Di mio in linea di massima tendo a guardare artisti già storicizzati che quindi già hanno da tempo un mercato secondario, quindi farei un po' difficoltà a prendere in considerazione artisti "blindati" con un mercato sostanzialmente "autoreferenziale" (se così si può dire).
Preferirei in linea di massima artisti ben posizionati, trattati in modo continuativo e qualitativo da gallerie di riferimento, ma che in ogni caso almeno in piccola parte hanno un mercato secondario, perchè - magari sbaglio, ma la vedo così - ho l'idea che la strategia del "mercato blindato" avvantaggi sicuramente l'artista e la galleria, ma possa a un certo punto penalizzare il collezionista.

Poi, poniamo che per questioni personali e/o economiche, ci sia una divergenza tra un artista "blindato" e la sua principale galleria di riferimento, e che prendano due strade diverse, beh a quel punto vedrei ipoteticamente sorgere non poche problematiche.


Problematiche che succedono eccome, un esempio la Beecroft…
 
non capisco il mercato sono qua per spiarvi :) , secondo me il nocciolo è avere l' appoggio economico di una galleria che ti valorizzi economicamente e non ti sprema. Quando un artista comincia a fare opere "d' atelier " o è Warhol o diventa un tappezziere
 
non capisco il mercato sono qua per spiarvi :) , secondo me il nocciolo è avere l' appoggio economico di una galleria che ti valorizzi economicamente e non ti sprema. Quando un artista comincia a fare opere "d' atelier " o è Warhol o diventa un tappezziere

Hai ragione. Tutto dipende dall'artista. Se ha una produzione non esorbitante, se ha sempre curato la qualità del suo lavoro, se si mantiene alla larga dalle tentazioni di mercanti, psuedomercanti e televisioni, se non vende nulla ma proprio nulla ai privati che bussano al suo studio, se lavora solo con Gallerie selezionate, che lo sappiano valorizzare e serie che applicano rigidamente il listino concordato... se si comporta così (sempre che abbia un profilo davvero importante), allora si sarà costruito nel tempo un mercato serio e un collezionismo d'élite.
 
Ultima modifica:
Hai ragione. Tutto dipende dall'artista. Se ha una produzione non esorbitante, se ha sempre curato la qualità del suo lavoro, se si mantiene alla larga dalle tentazioni di mercanti, psuedomercanti e televisioni, se non vende nulla ma proprio nulla ai privati che bussano al suo studio, se lavora solo con Gallerie selezionate, che lo sappiano valorizzare e serie che applicano rigidamente il listino concordato... se si comporta così (sempre che abbia un profilo davvero importante), allora si sarà costruito nel tempo un mercato serio e un collezionismo d'élite.

Quindi le gallerie degli artisti d'elite secondo te giocano un ruolo comunque marginale nel mantenimento di questo status?

Esempio, se mi presento dalla galleria x con il lavoro acquistato da loro dell'artista y, supponiamo anche che l'artista abbia tutte le caratteristiche che elenchi e che io abbia necessità di vendere, dici che loro non avrebbero interesse a trovare un accordo per consentirmi di rientrare del mio investimento in maniera soddisfacente e per soddisfacente intendo senza indurmi in tentazione di andare sul mercato secondario?
E' tutto in linea teorica ovviamente a meno che non abbiate esperienze dirette con artisti d'elite...

Esempio pratico: non so quanto costi un'anfora di Spalletti in galleria ma da Martini ha fatto un bel 75k hammer.
 
Hai ragione. Tutto dipende dall'artista. Se ha una produzione non esorbitante, se ha sempre curato la qualità del suo lavoro, se si mantiene alla larga dalle tentazioni di mercanti, psuedomercanti e televisioni, se non vende nulla ma proprio nulla ai privati che bussano al suo studio, se lavora solo con Gallerie selezionate, che lo sappiano valorizzare e serie che applicano rigidamente il listino concordato... se si comporta così (sempre che abbia un profilo davvero importante), allora si sarà costruito nel tempo un mercato serio e un collezionismo d'élite.

Il punto è quelle che hai citato sono condizioni necessarie o sufficienti? :confused:
Penso che due precondizioni siano comunque una produzione controllata e il riconoscimento internazionale, possibilmente reale e non costruito a tavolino e quello avviene solo passando per gallerie di riferimento soprattutto quando è debole il supporto istituzionale. Vedo difficile come avviene in altri ambiti artistici un'affermazione autonoma/spontanea, anche perchè dove si parla di collezionismo di elite, l'esclusività vale più del prezzo e sei disposto a pagare anche la "bella confezione".
 
Il punto è quelle che hai citato sono condizioni necessarie o sufficienti? :confused:
Penso che due precondizioni siano comunque una produzione controllata e il riconoscimento internazionale, possibilmente reale e non costruito a tavolino e quello avviene solo passando per gallerie di riferimento soprattutto quando è debole il supporto istituzionale. Vedo difficile come avviene in altri ambiti artistici un'affermazione autonoma/spontanea, anche perchè dove si parla di collezionismo di elite, l'esclusività vale più del prezzo e sei disposto a pagare anche la "bella confezione".

Parlare di spontaneità in un mercato come quello dell'arte mi sembra una visione idilliaca. Assodato che in un artista importante deve esserci sempre e comunque un valore in termini di base teorica, serietà, coerenza e intelligenza del linguaggio artistico, le Gallerie di riferimento devono saper affermare quel valore e farlo conoscere. Se tali Gallerie sono di buon livello riusciranno a proporlo a livelli alti e internazionali con le giuste strategie. Sottolineo che "strategie" non vuol assolutamente dire "operazioni". Le operazioni si fanno su opere commerciali, non per raggiungere un collezionismo elitario. Per definizione l'élite non può essere troppo allargata.
Per quanto riguarda il significato di collezionismo d'élite, mi soffermerei sul suo significato di "pregio" e "ricercatezza". Non sul costo. Ci sono tanti imbrattatele venduti cari per farli sembrare importanti, ma averli in collezione non è indice di élite, semmai di collionaggine.
 
Non credo che una Galleria di riferimento debba per forza ritirare un'opera da un collezionista per paura che vada a finire in un'asta. Può decidere di farlo o anche no, dipende magari dal tipo di collezionista. Ma che un lavoro o pochi lavori vadano all'asta è semplicemente la fisiologia del mercato. Certo che se troppe opere vanno di continuo all'asta, il mercato di quell'artista non può che risentirne negativamente (qualche eccezione c'è: per esempio Boetti, ma rappresenta un caso piuttosto eccezionale appunto). Ma perchè di un artista si trovano in tutte le aste un numero esagerato di opere? Perchè negli anni passati c'è stata un cattiva gestione. O da parte dell'artista stesso che ha venduto lavori a destra e a manca, magari blocchi di opere a mercanti, psuedomercanti e privati, non avendo curato così facendo un sano posizionamento. O da parte di galleristi di mezza tacca che a loro volta hanno smerciato i quadri a chiunque e a qualsiasi prezzo pur di vendere. Tutti questi errori poi tornano nei denti.
Per quanto riguarda il più volte citato Spalletti, Spalletti è proprio il giusto esempio di Artista serio, intelligente, schivo, rigoroso sulla qualità, capace di grande autocontrollo nella produzione, che ha sempre lavorato SOLO con pochissime e selezionate Gallerie serie e importanti. Un mercato così pulito e rigoroso poteva non essere elitario? Suoi lavori, pochi, sono passati in qualche asta, ma il suo mercato essendo solido e controllato non ne ha certo risentito, anzi. L'opera recentemente passata da Martini, ha fatto 75k. Ancora poco rispetto ai prezzi in Galleria, ma bisogna dire che quel genere di opere finora ha avuto poco apprezzamento (tralascio però commenti sulla sensatezza di una stima di 40-60k e una base di 20k). Qualche lavoro di Spalletti passa anche in televendita, ma proprio perchè sul mercato non si trovano mai opere 'svendute' (per i motivi che ho elencato prima) anche Orler deve assoggettarsi, quando le trova, a pagarle care. Insomma, tutto è in equilibrio. Spalletti è un vero caso di Artista elitario.
 
Rileggendomi, preciso che non so gli Spalletti a quanto li possa pagare Orler, ma intendo dire che certo non ne può trovare a pacchi e a sconto come le opere di tanti altri artisti svendute da certe galleriette affamate e compiacenti.
 
Indietro