Toti Scialoja

Davy81

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Credo che Toti Scialoja meriti un 3d dedicato, cosa ne pensate?

Abbandonato il pennello, l’artista imprime direttamente il colore sulla tela con fogli o stracci intrisi di pigmento alla maniera degli action painters statunitensi; tuttavia Scialoja sfugge all’automatismo assoluto di matrice surrealista, dei colleghi d’oltreoceano e riconduce la violenza anarchica del “gesto” all’interno della forma. Il gesto ribelle, infatti, trova un «freno» nella chiusura dell’“impronta”. A partire dal 1958 le “impronte” si moltiplicano sulla tela e si susseguono sulla superficie, con ritmo cadenzato.
È proprio nell’ossessiva ricerca del ritmo – che in pittura significa riprodurre, attraverso la ripetizione dell’immagine stampata, l’assolutezza temporale dell’“evento” – che si riscontra una perfetta consonanza tra Scialoja pittore astrattista e Scialoja poeta, che negli anni Sessanta scrive molte delle sue poesie nonsensiche. Il ritmo, che sulla superficie della tela è ottenuto con la sequenza seriale delle “impronte” impresse secondo una precisa scansione temporale, è ricercato e ottenuto in poesia attraverso la sonorità martellante delle parole scomposte e anagrammate e il gioco insistito delle allitterazioni e delle rime. Il «metodo puramente linguistico automatico» che sorregge il gioco delle sillabe in poesia, corrisponde in pittura all’automatismo psichico delle “impronte" che si rincorrono e sfumano sulla tela. In entrambi i casi il dato naturalistico-referenziale è cancellato e si procede – con i colori così come con le parole – verso la creazione di una realtà altra, astratta, nonsensica, e dunque profondamente eversiva rispetto a quella data.
Negli anni Settanta giungono i primi riconoscimenti autorevoli che “sdoganano” Scialoja poeta, ma sono anche gli anni più difficili per Scialoja pittore, segnati dalla ripresa dei moduli geometrici da tempo abbandonati e dal ritorno all’uso del pennello. Ma un viaggio a Madrid nel 1982 e la conseguente scoperta della forza espressiva della pittura di Goya inducono Scialoja a compiere la sua ultima, e definitiva, “metamorfosi”, da intendersi non come “strappo” rispetto alle esperienze passate, ma come naturale evoluzione e approfondimento delle precedenti “incarnazioni”. Nei dipinti della metà degli anni ’80 Toti ritrova, infatti, l’immediatezza e la spontaneità del “gesto” approdando definitivamente ad un espressionismo
astratto in cui la superficie della tela (nuovamente di grandi dimensioni) viene “aggredita” fisicamente dalla mano, dal braccio del pittore, riempiendosi di macchie, di segni e colature di colore (secondo la tecnica del dripping). Le opere di Scialoja, ora, esprimono un’ansia di emancipazione totale da ogni forma di rappresentazione naturalistica, un desiderio di astrazione e di sintesi, un bisogno irrefrenabile di libertà espressiva che esploderà con ancora maggiore vitalismo nelle ultime tele degli anni ’90.
 
Aggiungo che è stato il maestro di Kounellis...
:bow::) Ciao!!

Kounellis lascia la Grecia e si trasferisce a Roma per studiare presso l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja (nelle immagini) al quale deve l’influenza dell’espressionismo astratto che insieme all’arte informale costituisce il binomio fondamentale dal quale prende le mosse il suo percorso creativo.

Toti Scialoja |

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Aggiungo che è stato il maestro di Kounellis...
:bow::) Ciao!!

Kounellis lascia la Grecia e si trasferisce a Roma per studiare presso l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja (nelle immagini) al quale deve l’influenza dell’espressionismo astratto che insieme all’arte informale costituisce il binomio fondamentale dal quale prende le mosse il suo percorso creativo.

Toti Scialoja |

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..... azzarola , che quadro dietro l' artista ...👍👍
 
Un breve estratto di un' intervista per evidenziare anche lo spessore intellettuale di questo artista.

La superficie è il ridursi delle illusioni. L'antica prospettiva illudeva sulla lontananza, ovvero sulla favola, sulla storia immersa e vagante in un aldilà. La lontananza era il primo passo verso l'infinito. La superficie, al contrario, la fa finita con tutte queste illusioni, nega la trascendenza, riporta ad un presente spaziale, a un oggi spaziale: ovvero all'unica verità, all'unica misera certezza rimasta all'uomo. Su questo muro unico concesso all'espressione, la pittura è il segno, l'intrico, il labirinto, lo sgorgare della povertà umana nel suo tragico limite. I segni disperati di una ricerca che è un puro sofisma, un convulso mordersi la coda. La superficie è la sede esatta della tautologia del nostro esserci, del nostro vederci ed esistere. Tutto finisce lì. Naturalmente lo sforzo della pittura è in questo vedersi, che deve essere chiaro, dolcissimo, addirittura inebriante.
 
Direi che è un ottimo 3d ... Complimenti!!!
 
"Conoscere il modo del gesto, non il significato del gesto."
Toti Scialoja.
:) Ciao!!

Ps, continua per la gioia del Mod giovedì prossimo. :D

Dalla metà degli anni Cinquanta abbandona progressivamente la figurazione per l’astrazione, realizzata però senza il pennello.

«Dipingere con lo straccio mi permetteva una comunicazione più diretta e impulsiva», scriverà.

Abbandona anche il cavalletto, posizionando la tela, ora di canapa grezza e spessa, in orizzontale e inchiodata al suolo.
La medesima cosa fa con l’olio e la tempera, sostituiti da un pigmento materico rafforzato da un collante vinilico.

La mutazione artistica di Scialoja però non è solo limitata alla concretezza del dipingere ma è anche concettuale e teorica, tanto che l’artista finisce per abbinare al suo gesto pittorico la nozione di automatismo del gesto stesso.

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un gigante vero, tranquillamente accostabile a rauschenberg...poi si sa potenza dei soldi.....
 
Alcune opere di Scialoja presenti in fiera a Verona.
Ringrazio l'amico del FOL per le foto!!
 

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Come avvenne che Toti Scialoja agli inizi degli anni '60 divenisse anche poeta?
Si è creata, intorno a questo, una leggenda e dunque, come conviene alle leggende, prendiamola per vera.

Camminava per la strada, gli occhi a terra.
Nella testa sente un suono, lo «zzzz» della (di una) zanzara.
Improvvisamente «vede» la parola (non la zanzara) e subito comincia a smontarla: dentro la zanzara c'è Zara, ma anche l'incipit di Zanzibar.
E dentro a Zanzibar?
Non c'è un bar bello e pronto?
È stato lo stesso Scialoja ad assicurarci che è andata proprio cosí.

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La zanzara dello Zambia quando zompa su una zampa da Kasempa alla Tanzania mica danza, mica smania, mica semina zizzania, sente solo che uno zampi rone brucia nella stanza.
Estratto.


Uno due tre quattro passa un gatto quatto quatto.
Quattro tre due uno era un gatto di nessuno.

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La zanzara dello Zambia quando zompa su una zampa da Kasempa alla Tanzania mica danza, mica smania, mica semina zizzania, sente solo che uno zampi rone brucia nella stanza.
Estratto.


Uno due tre quattro passa un gatto quatto quatto.
Quattro tre due uno era un gatto di nessuno.

Vedi l'allegato 2635230

Un grande anche nella scrittura insomma. Grazie Antipole per il contributo :)
 
Scherzo, scherzetto a @Biagio :friend:
Così butto giù Boetti in seconda pagina:p

Classico esempio di un artista che compri e te ne freghi se varrà di più o di meno. Un gigante per nulla riconosciuto
 
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